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martedì 5 maggio 2015

Il mistero dei "der canterin".

Sono le 4,00 del mattino di sabato 2 maggio 2015 e sono appena arrivato a casa dopo una giornata intensa: una scappata al Mayday 2015 a Cuorgnè ( quest'anno organizzato presso Villa Filanda ), organizzato dall'associazione Dynamic District 10082 per montare il gazebo dell'Ingria Woodstock Festival e mangiare una buona grigliata, poi subito a Front per caricare impianto e strumenti, che dobbiamo andare a  suonare con i Back to Front  presso il  ristorante - pub NigraHotel di Montjovet ( Ao). Bel locale davvero ed ottima cucina: se passate da quelle parti fateci un salto, se volete mangiare bene ed in abbondanza!
Morale della favola: avendo ancora delle commissioni da fare al mattino, di andare a camminare non se ne parla fino al pomeriggio. Oltretutto la giornata è così così, quindi di fare gli eroi non ne vale proprio la pena, ma anche di perdere il vizio  non mi pare il caso! Che cosa fare però in appena mezza giornata? Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima: hanno da poco ripulito il sentiero che va al Fuet. E' d'obbligo andare a "collaudarlo"!
E così, dopo aver consumato un buon pranzo,  prendo bastone, giacca da pioggia e parto lungo il sentiero che risale il vallone dell'Eugio ( stanno ripulendo anche quello). Si tratta, in questo primo tratto, di un'ampia e ripida  mulattiera che, prima costeggiando le gole del torrente e quindi inerpicandosi nel bosco di castagni , raggiunge la borgata Balmetta 1040 m. 
Scalinata in pietra
Proprio all'inizio della borgata parte, sulla sinistra,  il sentiero per "la Pezza", o meglio per il Fuet, Pianfè e le altre borgate della zona, finalmente pulito e segnalato con evidenza: lo imbocco lasciando  il sentiero per il lago d'Eugio, che prosegue invece in direzione della borgata Veso addentrandosi nel vallone.
Si tratta anche in questo caso di un'antica  mulattiera, che percorre per un   tratto la dorsale Eugio \Orco, proseguendo poi sul versante Orco e dalla quale si gode un buon panorama. In particolare è mozzafiato la vista sul fianco sinistro idrografico del basso  vallone dell'Eugio, ripidissimo e caratterizzato da un susseguirsi di pareti rocciose e strapiombi, e sulla gola del rio Fo,  dove sono stato di recente durante un'escursione non per tutti. Immediatamente a monte di Balmetta si passa attraverso un sistema di terrazzamenti realizzato davvero con notevole perizia, così come la mulattiera, che le recenti operazioni di pulizia ci mostrano finalmente in tutto il suo ingegnoso ed utile splendore, tanta è l' eleganza con la quale supera gli ostacoli naturali ( placconi rocciosi, ripidi pendii) a mezzo di regolari rampe di scale in pietra. 

Notevoli opere di terrazzamento
Oggi molto spesso si sentono escursionisti lamentarsi degli scalini che "fanno venire male alle ginocchia", "fanno stancare"; un tempo invece  la presenza di scalini sufficientemente ampi e regolari era un requisito essenziale per uomini ed animali che percorrevano  tali vie di comunicazione, spesso gravati com'erano da pesanti carichi. Immaginatevi che cosa avrebbe potuto voler dire camminare quasi tutti i giorni  carichi su di un ripido pendio erboso o boschivo, lungo pietraie o su placconi di roccia: alla fatica dovuta al peso si sarebbe aggiunta la fatica legata all'irregolarità del percorso. Ed anche da scarichi comunque la progressione risultava più agevole, velocizzando i collegamenti con il fondovalle e\o le borgate vicine. Era quindi molto utile, quasi obbligatorio direi, avere cura nella realizzazione e manutenzione di queste infrastrutture pedonali.
Il versante sx idrografico del basso Eugio
Ed eccomi infine arrivato alla cappelletta rosa, posta proprio nel punto in cui il sentiero "abbandona" la balconata sulla Valle Orco per addentrarsi nel fianco della montagna, continuando a salire in direzione della borgata Fuet, il cui campanile diventa, da questo punto in poi, quasi invisibile a stagione avanzata. Questa cappella è posta in  una posizione davvero strategica, che la rende ben visibile, perfino ad occhio nudo,  sia dall'altro versante della Valle Orco che dalle borgate di fondovalle poste più a monte ( per esempio Casetti e Rosone). Ora i lavori di pulizia del sentiero l'hanno "liberata" dalla vegetazione che tentava di nasconderla ( dico tentava perchè nonostante tutto era rimasta individuabile anche da lontano ad un occhio esperto) .
Nei pressi della cappelletta ed a picco sulla valle Orco  vi è una grossa pietra abbastanza liscia,  un "der" , cosa che mi ha fatto venire in mente un racconto che narrava di un'antica usanza locale, quella dei "der canterin".
La cappelletta rosa

Il "der canterin"

Che cos'erano i "der canterin" ? Erano appunto grosse pietre sulle quali era possibile sedersi in compagnia, situate in luoghi  panoramici  dai quali era possibile entrare in comunicazione, visiva e sonora, con altri "der canterin"  posti su versanti dirimpettai od anche sullo stesso versante ma in posizione diversa lungo l'asta valliva. 
Che cosa accadeva su questi "der"? I racconti locali dicono che nelle lunghe serate primaverili ed estive , gruppi di uomini e donne delle borgate vicine  si radunavano nei pressi  di  queste rocce per cantare, ora alternandosi, ora cantando in coro, un pò come la banda di Pont Canavese durante i famosi "Concert dla Rua", nei quali i musicisti suonano sui balconi che si affacciano in  via Destefanis, solo che in questo caso la sinfonia era eseguita da una parte all'altra della valle!
E se questo è uno dei "der canterin", dove saranno ubicati gli altri ? Forse nella zona della borgata "La Rocca"? A Bertodasco, a Costa Bugni? 
Può darsi  che questi "der" fossero anche punti di belvedere posti lungo o nelle vicinanze dei principali  sentieri ed utilizzati per scambiarsi informazioni con appositi segnali. Provo allora a lanciare una voce per sentire se qualcuno mi risponde o se c'è un eco particolare, ma non ottengo riscontri per cui decido di proseguire: ormai manca poco alla meta. 
Un ultimo ripido tratto di sentiero scalinato,  ora tra i faggi, e poi si prende a sinistra la deviazione per il Fuet, lasciando la traccia precedente che continua a salire ripida verso la borgata Pianfè.
Con qualche piccolo saliscendi ed in pochi minuti si arriva in vista della chiesa "dla Pessa", che secondo la tradizione locale aveva tre intitolazioni: San Bernardo , San Domenico ( a cui era intitolata  la chiesa della sottostante frazione Casetti) e la Madonna del Carmine ( cui dicono fosse dedicata una chiesetta in località Cussalma, poi distrutta per far passare la vecchia strada carrozzabile). 
Il motivo di queste molteplici intitolazioni è probabilmente da ricercarsi nel fatto che molti tra gli abitanti delle borgate, un tempo abitate tutto l'anno, trascorressero l'inverno a fondovalle nelle vicine frazioni di Casetti, Cussalma e Castignè. 
Spunta il Fuet
A breve distanza dal Fuet si incrocia anche la mulattiera ( oggi in cattive condizioni) che saliva alla borgata direttamente dal fondovalle, partendo dalla località Castignè, un tempo classificata come "strada comunale". Un rapido saluto ai ruderi e riprendo il percorso a ritroso, mentre comincia a piovigginare, ed in quattro salti sono di nuovo a Cussalma: quando  la salita è ripida, se non altro la discesa è più veloce. Una mezza giornata ben spesa e ricca di spunti per il futuro.
Ah ecco, dimenticavo la parte più importante, il collaudo del sentiero: direi che è stato fatto un ottimo lavoro, per cui vi consiglio di farvi un giro da quelle parti prima che faccia troppo caldo ( siamo in piena esposizione sud). A presto con le "Storie di Montagna".