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domenica 15 novembre 2015

Escursioni non per tutti 4 - Punta del Bech da Fenoglia o "via del fol".

Passerella sul torrente Soana
Il vallone di Codebiollo o Verdassa é  diviso amministrativamente tra i comuni di Ingria  e Frassinetto,  da cui derivano  le due diverse denominazioni ( Codebiollo ad Ingria e Verdassa a Frassinetto); dal punto di vista geografico il suo territorio è compreso tra la Valle Sacra, la Valchiusella e la Val Soana. L'unica via di accesso stradale è sfruttando la pista interpoderale che dalla frazione Berchiotto di Frassinetto si addentra nel parte mediana del vallone. Il rio Verdassa è un affluente del torrente Soana, nel quale confluisce nei pressi della frazione Frailino, situata nel comune di Pont Canavese; "Verdassa" è anche il nome con il quale veniva identificata localmente la Quinzeina.
Nascosto alla vista della zona pedemontana dalle elevazioni della Quinzeina e del Verzel, tale vallone risulta difficilmente intuibile anche risalendo la Val Soana, poiché la sua parte bassa è molto stretta ed incassata tra ripidi pendii boscosi e scarpate rocciose; la parte mediana, più aperta, è invece caratterizzata dalla presenza di numerose e caratteristiche borgate alpine, mentre le parti media ed alta sono costellate da numerosi alpeggi, a testimoniare la forte presenza dell'uomo in questa zona.
Mulattiera verso Betassa
A dispetto della sua localizzazione appartata, la parte medio-alta del vallone è infatti caratterizzata da versanti solatii e ben esposti, ideali per  gli insediamenti legati all'economia rurale alpina di un tempo. In questa bella estate di San Martino quale meta migliore di questo vallone per una bella escursione "d'altri tempi" -  cioè lunga ed in ambiente selvaggio ed austero?
La meta scelta è la Cima Carpior, sulla cresta spartiacque tra la val Verdassa ed il vallone di Canaussa, con partenza da Ingria per percorrere il vallone da cima a fondo o quasi.
Lasciata l'auto nei pressi del bar-ristoro "Pont Viei" - dove tra l'altro si mangia anche piuttosto bene - ridiscendo per un tratto la carrozzabile della val Soana fino ad incontrare la mulattiera che scende ad attraversare il rio Soana su una passerella a quota 636 m, per poi cominciare la risalita sul versante dx idrografico del vallone di Codebiollo, sempre su ottima mulattiera, sino a raggiungere la borgata Betassa. Sull'altro lato del vallone fa bella mostra di sé la frazione Fraschietto, raggiungibile in auto da Frassinetto.
Macchina da cucire
Da Betassa in poi proseguo  sulla pista sterrata che con leggera pendenza porta fino alla borgata Beirasso, ove si trova una bella chiesetta, quindi nuovamente su mulattiera raggiungo i ruderi di Fenoglia. dove qualcuno ha dimenticato una macchina da cucire. 
Saranno i ruderi, sarà la macchina da cucire, sarà il sole ormai arrivato, sta di fatto che proprio qui a Fenoglia, cartina alla mano, inizio a pormi i primi interrogativi. Innanzitutto mi rendo conto che la Cima Carpior è ancora piuttosto lontana ed io per il momento ho fatto tanto spostamento ma poco dislivello e, soprattutto, ho iniziato a camminare alle 8.15, cioè troppo tardi visto l'accorciarsi delle giornate.  Questi pensieri - associati al timore di non riuscire a raggiungere la meta designata -  mi rendono piuttosto nervoso ed inquieto; la consapevolezza poi di dover ancora percorrere un buon tratto in falsopiano - fino a Querio passando per Monteu ( dov'era presente una scuola elementare) -  mi manda letteralmente in bestia: è ora di prendere quota!
Salendo lungo la cresta
Mi affretto ad uscire dai ruderi di  Fenoglia ed ecco che, come per magia, non riesco più a trovare il sentiero per Monteu. Nonostante la facilità e banalità del percorso, pur perdendo altri 3 preziosi minuti nell'osservazione dei paraggi, inspiegabilmente la traccia continua a rimanere celata ai miei occhi. Questo è un incantesimo o, forse, un inequivocabile segno del destino: non posso raggiungere Cima Carpior per la normale via di salita da Querio; dovrò farlo risalendo direttamente la cresta da Fenoglia,  raggiungendo prima la punta del Bech e proseguendo lungo lo spartiacque Verdassa- Canaussa fino alla meta designata. 
Appena oltrepassati i ruderi della frazione attacco quindi l'evidente e ripida cresta  che sale verso la punta del Bech, che in questo primo tratto è ricoperta da un bel bosco di faggi, interrotto qua e là da qualche piccola asperità rocciosa facilmente aggirabile ed in alcuni casi direttamente superabile.
Un traverso mica da ridere
Finito il bosco di faggi la cresta prosegue in una zona di noccioli e betulle;  le asperità della cresta diventano via via più importanti, costringendomi ad un primo deciso traverso verso destra fino ad un colletto ( dove faccio volare un gheppio - evidentemente disturbato dall'arrivo di un umano cinghialoide), superato il quale riprendo a salire direttamente, ora su pendio erboso\arbustivo, fino ad un'ulteriore elevazione rocciosa, posta al termine di pendio molto ripido, che mi costringe ad una pausa di studio e riflessione. 
Superare direttamente l'ostacolo non è possibile senza attrezzatura : anche se si trattasse di una facile arrampicata, ci si potrebbe ritrovare bloccati in seguito e costretti a scendere, operazione un po' difficile senza almeno una corda.  Anche il semplice aggiramento non è un'ipotesi praticabile poiché in questo punto la cresta si affila e si restringe. Non mi resta che un'ultima possibilità: raggiungere un colletto erboso posto alla mia destra ed affacciarmici, sperando che da quel punto sia possibile proseguire oltre; in caso contrario sarò costretto a scendere lungo la via di salita e rinunciare alla meta. 
Uno sguardo all'ambiente di salita
Effettuando un traverso mica da ridere ( qui il terreno è davvero ripido ) raggiungo il colletto, posto ad una quota di 1700 m circa,mi affaccio e...evvai! Da questa parte si entra in un valloncello più ampio e  non ci sono più ostacoli di sorta: potrò senz'altro raggiungere la spartiacque Verdassa-Canaussa. 
La salita è ora sempre ripida ma decisamente più agevole e soprattutto panoramica, finalmente commisurata alla bellezza "meteorologica" della giornata: così raggiungo in breve ma non troppo l'alpe Bech.
Alpe Canaveia
Sotto l'alpe del Bech si vedo chiaramente i resti della mulattiera che un tempo saliva qui da Querio; appena sopra di essa si rinviene un'altra traccia di sentiero che, con un lungo traverso in quota, raggiungeva a sx l'alpe Canaveia ( nel l'adiacente vallone di Canaussa) e a  dx  l'alpe Charlemont.   Quando arrivo a punta del Bech è ormai passata la mezza, ed a occhio e croce per arrivare a Cima Carpior ci andrà almeno un'altra ora abbondante, per cui meglio fare tappa qui, mangiare il panino e tornare a valle, senza contare che il mancato raggiungimento della meta prevista è la miglior scusa per tornare a ficcare il naso da queste parti.
Torre Lavina
Il panorama è davvero splendido, dal Monviso alle montagne circostanti. Non sono purtroppo visibili i laghi di Canaussa, la cui conca rimane celata da questo punto di osservazione (  sono invece visibili dalla Cima Carpior) .

Bene, mangiato il panino non resta che prendere la cartina e vedere da che parte effettuare la discesa: ci sono molte possibilità di scelta.

  1. discesa per l'itinerario di salita: no grazie,  ho già dato.
  2. traverso fino a Charlemont e discesa su Querio : no,  allungherei molto il percorso, a quel punto tanto varrebbe andare fino alla Carpior.
  3. discesa diretta su Querio: si potrebbe tentare ma sotto i 1700 m di quota ci sono parecchi salti e di qui non si intravede una via che di sicuro raggiunga il fondovalle senza ulteriori intoppi. No.
  4. discesa dal vallone di Canaussa: il sindaco di Ingria potrebbe disporre un TSO per il sottoscritto e non avrebbe torto. Per il momento è no.
  5. discesa per la dorsale che scende fino al Monte Betassa: già salendo si vedeva che era fattibile, senza contare che dovrebbe farmi risparmiare parecchio tempo. Assolutamente si.
Dorsale verso il monte Betassa
L'aiuto da casa - il solito Carlo - suggerisce e conferma, suggerendomi inoltre, una volta arrivato intorno ai 1300 m di quota  (Pian della Poiana) , di abbandonare la dorsale e scendere sulla borgata Arcavut. Sulla mia cartina il Pian della Poiana non compare, ma grazie all'indicazione della quota, difficile sbagliare.
Camosci pazzi d'amore
Scendo quindi dalla punta e vado ad imboccare l'ampia e panoramica dorsale spartiacque Verdassa - Canaussa; lungo il percorso due camosci pazzi  a più riprese si dirigono verso di me, avvicinandosi ansimanti a pochi metri di distanza per poi fuggire. Stupefacente, anzi no: come mi spiegherà in seguito un amico molto esperto, è un comportamento molto diffuso tra i maschi in amore quello di rincorrere qualunque cosa si muova lungo una cresta od un pendio, salvo poi scappare a gambe levate scoprendo che si tratta del temibile homo sapiens sapiens. Per cui il mio stupore del momento non aveva alcuna ragione di esistere
Torniamo ora all'itinerario di discesa: come già detto in precedenza il toponimo "Pian della Poiana" non compare sulla mia cartina, per cui decido di basarmi sul raggiungimento dell'alpe ( o borgata? ) Bolli , posta sopra ad Arcavut e visibile sulla mia cartografia di giornata. Senza troppe difficoltà arrivo al confine tra la copertura erbacea e quella  arborea, dove si vedono i ruderi di un alpeggio.
Ruderi al limitare del bosco
Masso panoramico.
 Un grosso masso, posto al fondo di quello che doveva essere un signor prato, è il luogo ideale per una piccola sosta "panoramica". Sembra anche il luogo ideale per una postazione di caccia...ed infatti che cosa trovo proprio vicino al masso? Un bell'ometto di pietra: sicuramente segnala qualche passaggio, ma per dove? Tracce di passaggio evidenti non ce ne sono: tocca allora ragionare per decifrare il percorso.  In realtà non c'è neanche da scervellarsi troppo , perchè il l'ometto si trova  sulla sinistra della dorsale, ragion per cui è evidente che non indica di continuare a scendere lungo la dorsale ( altrimenti l'avrebbero costruito in posizione più centrale) e prima del masso, per cui è ovvio che stia ad indicare un bivio verso sinistra, cioè direzione Codebiollo. Ricomincio  quindi a scendere secondo gli ordini dell'uomo di pietra, cercando di traversare in direzione Ingria per accorciare ulteriormente il percorso. Ecco che dopo alcuni metri di discesa inizia a comparire una traccia, che via via si fa più evidente, fino a raggiungere un vasto noccioleto dove si vedono chiaramente qua e là i segni dell'azione di una roncola ed anche sporadici segni rossi. Bingo! Sono su una traccia dei cacciatori: ora è sufficiente non smarrirla e da qualche parte si arriva.
Ed infatti non la smarrisco, grazie ad un pò di intuito e di fortuna nei numerosi punti "dubbi", e dopo aver attraversato un bel bosco di faggi arrivo ai Bolli, dove tra i ruderi vedo nascondersi... una martora!
Dai Bolli in breve arrivo ad Arcavut e quindi a Bettassa, dove trovo due signori intenti a raccogliere castagne lungo la mulattiera. Un salto a visitare la bella chiesetta di Santa Libera e poi di corsa fino alla passerella sul Soana, dove mi aspetta una simpatica risalita fino alla carrozzabile.
Per ingannare la salita provo a contare gli scalini, se non ricordo male sono circa 500 ( sempre che io abbia contato giusto sul momento); raggiunta la provinciale ancora una breve risalita ed arrivo alla macchina. Anche oggi mi sono fatto un bel giretto, non c'è che dire.
La montagna è un pò come la musica jazz: è bello improvvisare, creando nuove melodie, nuove strade. Ma se improvvisi senza criterio, produrrai soltanto stonature: a buon intenditor, poche parole!