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mercoledì 27 aprile 2016

Anello dei valloni 2.0 ( Roc - Ciamousseretto -Noaschetta)

Premessa

Ci eravamo lasciati con la "Guida turistica del vallone del Roc" , l'escursione obbligatoria , ve lo ricordate? Bene. Sul versante sinistro idrografico del comune di Noasca e confinanti con il vallone del Roc ci sono però anche altri due valloni, anche loro stupendi: il vallone di Noaschetta e quello di Ciamousseretto. Senza dubbio anche loro saranno oggetto, in futuro, di una "guida turistica" dedicata; oggi invece voglio affrontare la questione da un punto di vista pratico: se tutti e tre i "valloni di Noasca" sono bellissimi e , per di più, sono vicini e confinanti, perché non visitarli tutti in una volta sola, visto che il tempo libero è sempre poco e tiranno ? Questo articolo ha precisamente lo scopo di consigliarvi in tal senso. Buona lettura!

La lampadina si accende


Il mio turno di riposo questa volta è caduto intorno al 25 Aprile , ma tra i preparativi per la festa ( faccio parte dell'Anpi , Associazione Nazionale Partigiani d'Italia)  e la semina delle patate, non mi resta che un giorno libero, la domenica 24. Così ho contattato l'amico Francesco Sisti, fotografo di Clickalps , con il quale ci eravamo già divertiti nella neve  con due belle ciaspolate ( la cui descrizione è in arrivo ), che fortunatamente è libero anche lui . A seguito di un sintetico scambio di opinioni prevale l'idea di fare un'escursione "animaloso-fotografosa", evitando di portarsi dietro le ciaspole. Ed in primavera, quale posto può essere più animaloso -fotografoso dei tre valloni di Noasca , pullulanti come sono di stambecchi, camosci, marmotte, aquile, gipeti e chi più ne ha più ne metta, ai piedi del maestoso ( ed ancora innevato) versante piemontese del massiccio del Gran Paradiso
E ancora, per essere sicuri di vedere il maggior numero di animali possibile, perché non visitare tutti e tre i valloni in un'unica soluzione?  Il mio cervello comincia quindi a caricare la cartina della Valle Orco ( quante ore passate su quegli "scarabocchi"! ) ed ad elaborare il percorso : caricamento completato, salva con nome: "Anello dei valloni 2.0".

Descrizione dell'itinerario







Parte prima: il vallone di Noaschetta

Il rio Noaschetta affluisce nel torrente Orco proprio nei pressi del centro di Noasca, con una spettacolare cascata con salto di circa 40 metri: si tratta infatti di una tipica "valle sospesa" di origine glaciale. 
Le Levanne 
Arrivati in piazza a Noasca,  girate a sinistra ed attraversate  il ponte  per raggiungere il parcheggio posto sulla sponda opposta del torrente Orco ( nella piazza è stato messo un disco orario) , dove si lascia l'auto.
Tornati sulla piazza, attraversate la strada provinciale e salite alla chiesa parrocchiale, dietro la quale si imbocca il sentiero "Renato e Ada Minetti", che con ripide svolte ci porta a superare la bastionata rocciosa che sovrasta il concentrico di Noasca ( da ignorare la svolta a dx che conduce all'attacco delle famose pareti della "Torre di Aimonin" (nome volgare) . Il sentiero, sempre ben pulito e segnato, continua sulla sponda sx idrografica del vallone di Noaschetta toccando prima le case Sengie , quindi  l'alpe Scialier per poi giungere nella verdeggiante conca occupata dall'Alpe Lavassai 1550 m ca e dominata dalle pareti del vicino Monte Castello. Sulla sinistra vi sono la camera di carico e l'opera di presa della Noaschetta bassa, facenti parte dell'impianto di produzione idroelettrica dell'Iren Ceresole-Rosone: percorretene il grigliato attraversando così il rio e raggiungendo l'ex casa di guardiania, in cui oggi si trova il Rifugio Noaschetta, gestito dal Cai di Rivarolo. Camosci.
Dal rifugio Noaschetta occorre salire leggermente verso sinistra sul sentiero che va a raggiungere la mulattiera principale (che risale la sponda dx idrografica del vallone in direzione delle alpi Arculà - ove si trova un casotto del Pngp - e Bruna , in corrispondenza della quale confluisce nel sistema delle mulattiere reali) ed imboccarla in direzione Noasca, fino a raggiungere con un lungo traverso la mulattiera reale del Gran Piano ( bivio segnalato).

Parte seconda: il vallone di Ciamousseretto


Ci troviamo ora nel più aperto e panoramico vallone di Ciamousseretto ( magnifica la vista sulle Levanne): non ci resta che percorrere la mulattiera reale che con pendenza dolce e regolare ( ed infinite svolte) ci conduce sino alla conca ove è posta la Casa di Caccia del Gran Piano di Noasca 2222 m,  dominata dal Ciarforon 3642 m. Tanti camosci e qualche stambecco.
Il Ciarforon


Dalla casa di caccia del Gran Piano, raggiungere il vicino ponticello di legno sul torrente Ciamousseretto ( posto appena più in basso) ed attraversarlo.

Anello primaverile: 

Ignorata a destra la mulattiera reale per il vallone del Roc,  scendere  a raggiungere la sottostante conca pascoliva, ove vi sono i ruderi dell'alpe Pian Levà 2131 m; proseguire ora in leggera discesa verso sinistra, quindi risalire leggermente  verso destra fino ai ruderi dell'alpe Balme Rosse ( fantastica la lunga stalla con volta interamente in pietra), posti in posizione leggermente sopraelevata accanto ad una caratteristica parete rocciosa.
Alpe Balme Rosse
Dall'alpe Balme Rosse seguire i resti della mulattiera in direzione della bella cascata formata dal torrente Ciamousseretto fino a raggiungere gli ampi pianori sovrastanti l'alpe Gran Prà, che si può raggiungere in due modi: o seguendo il sentiero segnato verso sx, oppure più direttamente attraversando il corso d'acqua secondario  posto di fronte a noi e puntando ai resti del sistema di canalizzazione delle acque che serviva il suddetto alpeggio ( attenzione all'eventuale presenza di ghiaccio ed alle rocce bagnate) .
Arrivati all'alpe Gran Prà, proseguire la discesa leggermente verso destra sino all'alpe Fortuna ( altro bellissimo esempio di architettura tradizionale alpina) e quindi a vista, sempre verso destra, fino ai ruderi dell'Alpe Lavassai 1933 m. Camosci ovunque.


Anello estivo o completo:

Alpe Gran Prà
Durante la bella stagione od in assenza di neve, oltrepassato il ponticello in legno proseguire sulla mulattiera reale per il vallone del Roc. 

Parte terza: il vallone del Roc

Anello primaverile: ( discesa diretta Lavassai- Capelle) 

Da questo punto in poi il percorso primaverile dell'anello fatto da me e Francesco diventa molto tecnico ed espostolo descriverò unicamente a futura memoria  e volutamente senza dovizia di particolari perché non voglio che nessuno, magari privo della necessaria esperienza,  vada a mettersi nei guai. Erano almeno 3 anni che mi frullava in testa l'idea di salire direttamente dalle Capelle al Gran Piano ed ora che finalmente ero in zona con un socio giusto come Francesco , non potevo perdere l'occasione di togliermi questa soddisfazione, anche se... in discesa. Una scelta sicuramente discutibile, lo ammetto!
Per percorrere questo tratto è indispensabile  essere dotati di un bastone \ canna \ bastoncino con punta di ferro  e saperlo utilizzare secondo la tecnica tradizionale , oppure di una piccozzaChi volesse maggiori informazioni può scrivermi in privato al seguente indirizzo mail: vardamarco@gmail.com. Anche un tratto di corda potrebbe non essere di troppo in caso di paura\errori. 
Camosci ovunque
Dall'alpe Lavassai cominciare a scendere leggermente verso dx traversando i ripidi pendii sottostanti sino ad oltrepassare l'incisione del rio Mola. Giunti nei pressi delle bastionate rocciose soprastanti i piani del Roc, dirigersi verso il suddetto rio e, senza mai attraversarlo, scendere per i ripidissimi pendii di erba olina posti alla sua destra; aggirando i  numerosi salti di roccia ( prestare la massima attenzione a non scivolare ed a non rimanere bloccati su qualche cengia) e disarrampicando in un paio di punti , si giunge infine ad un ultimo ripido canalino erboso\roccioso, con percorso quasi sempre obbligato. Superati gli ultimi due saltini, si sbuca infine nei verdi pendii retrostanti la borgata Capelle.
Là in fondo, i piani del Roc...
Senza dubbio questo passaggio o "trasen"  ( nome in dialetto noaschino che significa più o meno "passaggio obbligato" o "cengia")  , veniva un tempo sfruttato per raccogliere le oline poste nelle cenge soprastanti; raccontano gli anziani del posto che per svolgere in maggiore sicurezza questo particolare tipo di fienagione ( non dimentichiamo che il ritorno veniva fatto con il carico d'erba) si era soliti portarsi dietro un piccone per scalinare il terreno ove possibile e necessario, ragion per cui un tempo vi erano sicuramente delle vere e proprie tracce; oggi si rinviene soltanto qualche discontinua traccia di camosci i quali, nei punti più ripidi ed esposti optano per la più sicura ( almeno per loro) roccia

Anello primaverile - percorso consigliato:

Una volta raggiunta l'alpe Fortuna,  proseguire in direzione dell'alpe Ramaiot e delle alpi Muracci di sopra e di sotto lungo il sentiero segnalato con le tacche  bianco-rosse , raggiungendo così agevolmente la borgata Varda , dalla quale con una breve risalita si raggiungono i piani e le cascate del Roc.

Alpe Fortuna

Anello estivo o completo: 

Seguire la mulattiera reale per il vallone del Roc fin nei pressi dell'alpe Foges e abbandonatela per scendere lungo il sentiero ( non sempre così evidente quando l'erba è alta) toccando in sequenza l'alpe Truna, le alpi Pianes e l'alpe Roc; Dall'alpe Roc il sentiero comincia a scendere più decisamente fino a portarsi nella suggestiva e verdeggiante conca delle cascate del Roc, e di qui in breve alle varie frazioni: Potes, Capelle, Maison, Varda.


Parte quarta: la chiusura dell'anello

Scendere lungo la mulattiera del vallone del Roc fino alla strada asfaltata; seguire quindi le indicazioni per il sentiero "Renato e Ada Minetti" in direzione Noasca e seguirlo fino a sbucare sulla sp46 (  in corrispondenza dell'inizio della mulattiera per il Gran Piano) e  percorrerla in discesa fino alla piazza di Noasca e quindi alla propria auto, chiudendo così l'anello. 

Conclusione

Non vi resta che provare l'anello descritto: se vi è piaciuto, fatemelo sapere. A presto con le Storie.