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domenica 29 maggio 2016

Escursioni d'altri tempi - Lago di Pratofiorito da Locana ( anello integrale invernale).

PREMESSA

Per fare un'escursione:  "bisogna lasciare la macchina il più in alto possibile"; "non ha senso percorrere a piedi un tragitto che si potrebbe fare in macchina"; "piuttosto che risalire appena per ritrovare il sentiero preferisco scendere giù a dritto" .
Queste sono alcune delle idee-forza del Partito No al Dislivello ( Pnd) ,  largamente maggioritario tra gli escursionisti e bulgaro  tra i "merenderos tecnici".  Senza dubbio il fatto che siano state costruite nelle valli numerose strade carrozzabili, asfaltate e non, consentendo di raggiungere con l'automobile località che prima erano servite esclusivamente da mulattiere e sentieri ( ed accessibili affrontando dislivelli elevati e spostamenti degni di un trail corto) , è una cosa positiva, perché le ha rese fruibili da parte di un maggior numero di persone che prima non potevano farlo, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per mancanza di allenamento. 
Altra cosa positiva ( e complementare a quella di cui sopra) è certamente la diffusione dell'automobile grazie allo sviluppo economico ed al benessere verificatisi nel secondo dopoguerra.
Quanta differenza con i  pionieri dell'alpinismo locale, quelli che raggiungevano la base della salita in bicicletta ( e non con le specialissime e le mountain bike di oggi,  più leggere e dotate di cambi)  la sera precedente ed il giorno dopo compivano ascensione e discesa fino a casa, giusto in tempo per dormire qualche ora prima di cominciare il duro lavoro settimanale. Ma si tratta appunto di un'altra epoca e di altri uomini:  non potremo mai sapere come si sarebbero comportati in  condizioni analoghe a quelle odierne. 
Ovviamente ciascuno è libero di frequentare la montagna come meglio crede, non importa se per emulare le gesta dei pionieri o  per una breve passeggiata prima di gustarsi un'ottima polenta presso un accogliente rifugio sito in un luogo incantevole: sarà comunque tempo ben speso, utile a soddisfare il comune bisogno di bellezza, pace, serenità.
S.Antonio da Padova a Molera
A qualunque categoria di fruitori della montagna voi vi sentiate di appartenere, non vi è però alcun dubbio che le idee-forza del Pnd siano totalmente sbagliate. Pensiamo per esempio alla Valle Orco durante la bella stagione: per quale motivo sarebbe stupido andare a piedi dai Chiapili fino al Colle del Nivolet, data la presenza della strada asfaltata? Quella parte della valle Orco è forse brutta? No, è la più maestosa. Non c'è il sentiero e bisogna camminare sull'asfalto? No, c'è il bellissimo sentiero Chabod.  Ed ecco evidenziato uno dei lati negativi della viabilità stradale: aumentando la nostra velocità, non ci fa godere appieno della bellezza degli ambienti che attraversiamo, ce la ruba.
Ma noi possiamo facilmente riappropriarci di questa bellezza rubata : basta percorrere i vecchi sentieri, certo non ovunque, ma dove essi sono ancora ben conservati e poco o nullo è l'asfalto da calpestare ne vale la pena, specie se l'ambiente circostante merita (spesso è così). 
Ed è proprio secondo questi principi che da tempo un'idea mi frullava in testa , cioè quella di salire al lago di Pratofiorito direttamente da Locana, magari con la neve, giusto per rendere la cosa ancora più speciale. A dire il vero per quella domenica avevo organizzato una polentata con amici al rifugio alpino Santa Pulenta ; avevo in mente di fare una ciaspolata al mattino, ma nessuno dei miei soci sembrava ben disposto verso una sveglia domenicale anticipata, preferendo  l'idea di salire dopo pranzo fino al lago di Prafiorito. Così è stata musica per le mie orecchie quando l'amico Francesco Sisti di Clickalps mi ha contattato proponendomi un giro per la mattina! Tenuto conto dei miei impegni , avevo proposto  l'anello Gavie -Pratofiorito-Cambrelle, proposta subito accolta ma con un emendamento: "perchè non partiamo direttamente da Locana, tanto per fare un pò di dislivello in più?". Era una proposta che non potevo rifiutare, visto che coincideva con la mia idea di partenza e poi  in qualche modo sarei comunque arrivato al rifugio in tempo per il pranzo. Forse.

DESCRIZIONE DELL'ITINERARIO

Ci ritroviamo così con tutta calma  nel piazzale delle ex-Casermette, di fronte all'Ufficio Turistico, alle 8,30 del mattino; calzati gli scarponi ed appese le ciaspole allo zaino, attraversiamo l'Orco sul ponte per poi proseguire lungo la strada asfaltata fino alla frazione Fucina . Vicino alla chiesetta possiamo finalmente cominciare a percorrere l'antica mulattiera che sale verso le borgate del vallone di Cambrelle, mulattiera che si presenta assolutamente ben conservata e visibile, per lo meno in questo periodo dell'anno privo di vegetazione. Un soffice strato di neve fresca rende ancora più piacevole il nostro incedere. 
Il pilone votivo poco oltre l'alpe Bianetto
Arrivati nei pressi della località Gallenca , trascuriamo la diramazione di destra, che sale a raggiungere i Montigli , e continuiamo a salire nel bosco di castagni fino a raggiungere le case di Serlone. Eccezion fatta per un brevissimo tratto ( circa 100 m ) da percorrere sulla strada asfaltata ( ben segnato sulla carta della Mu Edizioni)  ed un paio di punti dove lo schianto di alcuni alberi e la presenza di arbusti ci costringono a particolari esercizi di ginnastica e\o a dover abbandonare temporaneamente il tracciato del sentiero, il percorso è facile e sicuramente  da ripetere in primavera, ad aprile- maggio!
Dal Serlone la mulattiera continua a salire, sempre all'ombra dei castagni, fino a raggiungere la frazione Gavie ( nome la cui etimologia pare sia da ricondurre al concetto di "bivio" - ed in effetti qui la strada si biforca, salendo da una parte verso l'alpe Carello ed il passo del Boiret, e dall'altra verso il col della Paglia lungo il vallone del rio Bianetto).
Noi, che siamo diretti al lago di Pratofiorito , dobbiamo seguire l'itinerario per il col della Paglia, che attraversa la frazione per poi scendere ad attraversare il rio Cambrelle o torrente Rimolerio  sopra un ponticello in cemento all'ombra del bosco. Sul versante opposto il sentiero sale in maniera dolce e regolare, quasi in falsopiano, fino a raggiungere la bella borgata di Molera, un tempo abitata tutto l'anno, con la chiesetta dedicata a Sant'Antonio da Padova. 
Baita sommersa nella neve...
Arrivati a questo punto lo spessore del manto nevoso, andato sempre via via aumentando, diventa tale da suggerirci di indossare le ciaspole: le condizioni sono fantastiche e, grazie alla neve fresca caduta nei due giorni precedenti ed alle temperature abbastanza basse, si ciaspola nella farina, certo con un pò di fatica aggiuntiva ma senza fastidiosi sprofondamenti ( spesso ricorrenti a quote così basse in stagione avanzata).
Poco dopo l'abitato di Molera si attraversa un ponticello sul rio Trucchetta; il percorso prosegue, sempre con salita regolare, fino a raggiungere gli alpeggi Alpet e Tiracul. Dall'alpe Tiracul il sentiero prosegue attraverso un bosco di betulle posto immediatamente alle sue spalle, toccando una prima baita e quindi un secondo gruppo di costruzioni , sempre in mezzo alla vegetazione arborea, abbandonando il vallone di Cambrelle per cominciare a percorrere il vallone di Bianetto, suo tributario . 
Dal secondo gruppo di costruzioni il sentiero esce in breve dal bosco, facendoci improvvisamente trovare faccia a faccia con la parte alta del vallone di Bianetto, resa ancora più elegante dal candido manto nevoso ( ma bellissima  anche quando è tinta di verde e di fiori durante la bella stagione). 
Lasciato alla nostra destra il bivio per le alpi Bianasso ( ponticello in basso a destra), il percorso prosegue sulla sponda dx idrografica del rio  Bianetto sino all'altezza della spalla erbosa su cui si trova l'alpe Bianetto ; lasciate a destra le baite, si gira a sinistra e si risale un dosso sul quale si trova un affascinante pilone votivo ed in breve arriviamo prima alle baite quota 1683  poi , salendo in direzione dell'ormai evidente tracciato della pista agro-silvo pastorale che da Porcili raggiunge Cambrelle ed il lago di Pratofiorito  raggiungiamo le baite quota 1746 , dove il percorso si biforca nuovamente. Ignorata la diramazione di sinistra, diretta al colle della Gavietta , continuiamo lungo il sentiero 507 fino all'alpe del lago, da cui tosto si giunge alla pista ed al lago di Pratofiorito, oggi completamente innevato e con la croce di ferro pure mezza coperta dalla neve.
Al lago manca poco...
Fatta una breve ma indispensabile pausa ristoratrice ( grazie Francesco per la cioccolata) , visto che il mio tempo stringe ( arriverò sicuramente in ritardo per il pranzo al rifugio e, nonostante sia riuscito ad avvisare del fatto gestore ed amici, ci tengo comunque a non fare troppo tardi per non creare inutili preoccupazioni ), torniamo sulla pista e la percorriamo in discesa, con percorso facile ed evidente, raggiungendo le alpi Bianasso di sopra e di sotto. Dall'alpe Bianasso di sotto in poi   si è fortunatamente conservata la pista battuta con la motoslitta dai gestori del rifugio, ragion per cui la nostra velocità di discesa raddoppia ed in breve arriviamo alla cappelletta Dejr  Ross, da cui si scende ad attraversare il rio Cambrelle sul guado. 
S. Vito a Cambrelle
Ecco, ancora pochi passi e compare finalmente il rifugio, posto di fronte alla chiesetta di San Vito! Ci togliamo ciaspole e ghette e, dopo una bella scrollata , saliamo la scala in legno ed entriamo nella sala da pranzo al primo piano.  Gestori ed amici (i quali sono  naturalmente già attovagliati) mi accolgono con 92 minuti di applausi, anzi no: devo ammettere di essere leggermente in ritardo ( circa un'ora e mezza - ecco cosa succede a partire "con calma" alle 8,30 ). A questo punto le nostre strade si dividono: Francesco riprende la discesa verso Locana , io mi fermo a gustare un lauto pranzo con gli amici. Sul pasto consumato c'è poco da dire: ottimi gli antipasti, ottima la polenta, ottimi  la selvaggina ed il merluzzo, fantastico il nebbiolo. 
Mentre io sto ancora mangiando ( l'appetito non mi manca),i miei amici se ne vanno: una parte prende l'attrezzatura e comincia a salire verso il lago di Pratofiorito; più tardi altri cominciano a scendere verso le auto parcheggiate ai Porcili. 
Finito di mangiare, decido di attendere gli amici più sportivi per poi scendere con loro;  arrivati alle auto, nonostante una debole resistenza iniziale, accetto un passaggio in auto fino a Locana, completando così il tradimento di Francesco, che invece dai Porcili ha completato  l'anello a piedi.
E' stata un'escursione davvero fantastica,  una giornata che resterà impressa  per sempre nei miei ricordi. Alla luce di tutto questo  posso ben dire, senza paura di essere smentito, che l'anello del lago di Prafiorito è una delle più belle escursioni di tutta la Valle Orco, ragion per cui consiglio, anzi esigo, che la proviate anche voi, con calma, quando volete: è buona in tutte le stagioni!
Un saluto ed a presto con le Storie.


martedì 10 maggio 2016

Ciaspolate alternative - anello invernale della Valfredda.

INTRODUZIONE

E' un grigio venerdì di febbraio, ed è dalla tarda mattinata che sta debolmente nevicando su Locana. Soltanto un paio di giorni prima mi aveva scritto l'amico Francesco, fotografo di Clickalps: si parlava da tempo di fare un'escursione assieme e così decidiamo di organizzare una ciaspolata ( finalmente!)  per l'indomani mattina, tempo permettendo.  Non resta che decidere dove andare: cosa non facile visto che in inverno le possibilità di scelta si restringono, ma rimane inalterato l'imbarazzo nel decidere per questo o quell'itinerario.
La valle Orco offre un discreto numero di itinerari invernali non particolarmente impegnativi ed abbastanza sicuri dal punto di vista del rischio valanghe: Punta Cia, Lago Dres, rifugio Jervis, Cà Bianca e lago Serrù sono di norma i più gettonati ( se andate a fare un giro su Gulliver potete trovare numerose relazioni di gite che, durante la "stagione bianca", sono letteralmente "aggiornate in tempo reale" dai numerosi utenti del sito).
Esempio di bollettino valanghe Arpa...
Ecco, appunto: il rischio valanghe, questo sconosciuto,  lo definisco "sconosciuto" perché  da quando la frequentazione della montagna invernale si è estesa oltre i tradizionali confini dei Cai e dello scialpinismo tradizionale, la percentuale di chi lo legge si è drasticamente abbassata. Alzi la mano e scagli la prima palla di neve chi non annovera tra amici e conoscenti dei "neofiti" che del bollettino valanghe , emesso periodicamente per il Piemonte dall'Arpa, non conoscono l'esistenza né tantomeno la fondamentale utilità per evitare incidenti che possono essere anche molto gravi. Vi prometto che, data l'importanza dell'argomento, sul  bollettino valanghe e sulla sua corretta lettura ed interpretazione torneremo in un prossimo futuro con un post dedicato: per il momento mi limito ad invitare tutti coloro che leggono queste righe e frequentano la montagna invernale ma non il bollettino valanghe a farlo sempre prima di ogni escursione, sia essa con gli sci o con le ciaspole, poiché il rischio è identico.
Ma ora torniamo a noi: dopo aver consultato il bollettino valanghe ed aver verificato che il rischio per quanto riguarda la nostra zona è 3 per quanto riguarda il settore "Alpi Graie di Confine" e 2 per il settore "Alpi Graie" ( spero di avervi messo in testa un pò di curiosità), consultato il meteo e constatato che per l'indomani è previsto vento in quota , decidiamo che, vista anche la sicura presenza di neve fresca, non sarebbe male optare per una gita a bassa quota, in una zona un pò riparata.
Esclusa quindi la zona di Ceresole e rimandata ad un'altra volta la partecipazione al consueto pellegrinaggio del weekend a Punta Cia, ecco che immediatamente  mi viene l'idea: perché non andare a fare due passi nella Valfredda, magari fino all'alpe Ussel e poi si vedrà? E' bella in primavera, in estate, in autunno... ma anche d'inverno! Oltretutto poco più di un anno prima ci si era molto divertiti da quelle parti ! Francesco accetta immediatamente la proposta, essendo stato da poco al sentiero dei ponti romanici nella parte bassa del vallone ed essendosene invaghito, così io provo ad invitare l'esperto Franco: anche lui sarà dei nostri, proponendo immediatamente, da par suo, l'integrazione perfetta per l'itinerario da me abbozzato, e cioè di proseguire dall'alpe Ussel fino al Der del Munt e da qui scendere prima a Fassabella e quindi a Chironio per poi chiudere l'anello. Un giretto mica male!

PRIMA PARTE 

Il sabato mattina ci ritroviamo tutti e tre in piazza a Locana e saliamo sull'auto di Franco, con la quale raggiungiamo Balmella inferiore, 899 m.s.l.m. La quantità di neve presente al suolo è ancora poca, per cui decidiamo di calzare unicamente le ghette, lasciando per il momento le ciaspole appese allo zaino,  ed imbocchiamo l'imbiancato sentiero della Valfredda.
Franco si mette all'asciutto - Alpe Ussel
Attraversato il ponticello sul rio Leitosa si arriva, con un percorso quasi rettilineo e sempre in leggera salita, alle case di  Medan 1085 m; fino a questo punto il percorso è piuttosto evidente nonostante la copertura del manto nevoso, trattandosi di una mulattiera; di lì in poi , anche per via della rada segnaletica e della riduzione del percorso a sentiero, il bel tempo e la buona conoscenza del percorso risultano molto utili per raggiungere l'alpe Pian del Pari prima e l'alpe Casette poi. Avendo compiuto questa seconda parte dell'itinerario praticamente "a memoria" -  data la mia assidua frequentazione di questi luoghi - mi trovo paradossalmente in difficoltà a fornire delle indicazioni invernali utili, anche se , oltre a consigliarvi di seguire fedelmente per quanto possibile il percorso indicato sulla cartografia, un paio di "dritte" mi sento in grado di darvele:

  • arrivati al Medan il percorso attraversa dapprima il pianoro per poi alzarsi al limite del bosco una volta superate due baite non diroccate (ed ancora utilizzate durante la bella stagione) ;
  • poco prima di arrivare sul dosso erboso su cui è posto il Pian del Pari il sentiero svolta bruscamente  a destra ed in salita in corrispondenza di un piccolo impluvio posto immediatamente alla sinistra del suddetto alpeggio, per poi attraversarlo una volta giunti al livello delle baite;
  • dal Pian del Pari il sentiero prosegue a destra ed in salita senza raggiungere le baite e, dopo un breve tratto in leggera salita al limite del bosco, si porta  all'interno di un bel bosco di faggi dove prosegue, con pendenze leggermente accentuate,  fino alle Casette.
Dalle Casette il sentiero, tenendosi sempre in alto rispetto alle case, entra tosto in una zona di rododendri e radi larici, per poi scendere quasi subito ad attraversare il rio Vallungo in corrispondenza del sentiero per l'alpe Ussel , abbandonando la traccia che prosegue lungo l'asta valliva principale in direzione dell'alpe Muanda.
Dopo pochi metri di ripida salita si entra in  un bello ed ombroso ceduo invecchiato di faggio; arrivati a questo punto occorre trascurare la traccia che si dirige in piano verso sinistra, diretta ai ruderi dell'alpe Montà, e fare attenzione ai segni rossi sulle piante che, con  una brusca svolta in salita verso destra, ci portano sulla sommità della piccola dorsale boscosa che divide la conca dell'alpe Ussel dal vallone principale.
Ancora un'ultimo strappo sulla dorsale ed eccoci di fronte alla conca dell'alpe Ussel , le cui costruzioni si trovano al culmine della zona erbosa circostante; qui decidiamo di fare una pausa ristoratrice, durante la quale decidiamo che  è arrivato il momento di calzare le ciaspole, visti i centimetri di neve fresca presenti.
Laggiù l'alpe Ussel
Arrivati a questo punto  occorre specificare che, per quanto ci riguarda, il percorso con le ciaspole sin qui descritto ( cioè  fino all'alpe Ussel ) è tecnicamente abbastanza facile ed alla portata di tutti, facendo però molta attenzione al fatto che,  trattandosi di un itinerario poco o per nulla frequentato (e di conseguenza non battuto e poco  segnalato), è molto facile smarrire il giusto percorso se non si conosce bene la zona od in condizioni di scarsa visibilità.
Il percorso descritto nella seconda parte presenta invece difficoltà tecniche a tratti anche notevoli, ragion per cui ciascun escursionista dovrà fare le proprie valutazioni.

SECONDA PARTE


Dopo aver dato un ultimo sguardo alle belle ( ed ancora in discrete condizioni ) costruzioni dell'alpeggio, ci dirigiamo verso l'alpe Tola,  posta immediatamente a monte ed a sinistra dell'Ussel , su una panoramica spalletta  che raggiungiamo non senza qualche difficoltà nell'interpretazione del percorso, tant'è che dopo aver smarrito in mezzo alla boscaglia la traccia di sentiero, la raggiungiamo percorrendo i resti di una roggia posta immediatamente a monte della traccia. Caratteristica di questo alpeggio è  la presenza di un grande faggio bitorzoluto, forse lasciato lì per fare ombra, foglia o per motivi estetici ( difficile stabilirlo ). Piccola nota personale: la facciata dell'Alpe Tola è rivolta proprio in direzione della... facciata della mia casa in frazione Casetti, dalla quale posso distinguere bene ad occhio nudo sia la baita che il grande faggio.
Abbraccio prospettico per Franco e Francesco all'Alpe Tola
Appena al di sotto della baita una labile traccia di sentiero prosegue in direzione Sparone , diretta ad una piccola ma evidente insellatura, localmente chiamata Bocchetta del Fo , sita lungo uno dei contrafforti discendenti dal monte Cimeron. La suddetta traccia, già scarsamente visibile durante la bella stagione, è resa ancora più incerta dalla presenza del manto nevoso: a fare da segnavia in queste condizioni contribuiscono i rigogliosi arbusteti di sorbo degli uccellatori in mezzo ai quali essa è ricavata.
Questa parte del percorso è parecchio ostica: si tratta di un traverso lungo ripidi pendii, durante il quale è necessario anche attraversare un canalino in parte roccioso ( occorre fare molta attenzione all'eventuale presenza di ghiaccio) e molto disturbato dagli arbusti, tanto che in molti punti non si riesce letteralmente a tenere una ciaspola vicino all'altra.
Una volta attraversato il canalino, con un'ultima salita si arriva alla bocchetta del Fo; da qui la traccia continua verso un'evidente spalla boscosa, posta lungo il contrafforte che dal Cimeron prosegue con il Der del Munt a separare la Valfredda dal vallone inciso dal rio Fassabella, spalla boscosa che si raggiunge senza troppe difficoltà, almeno dopo aver superato il tratto precedente.
Laggiù la Bocchetta dla Crava
Ed  è proprio quando pensi che il peggio sia alle spalle che viene il bello, la parte più "divertente" del percorso: sia sul versante Fassabella che in direzione dell'ormai vicino Der del Munt l'ambiente si mostra parecchio ripido e dirupato. E noi dalla spalla appena raggiunta dobbiamo scendere per raggiungere quella che localmente viene chiamata Bocchetta dla Crava ( ed ad osservarla da qui non stentiamo a capire la logica che sta dietro all'etimologia del nome) : senza la neve non sarebbe un problema, ma con la neve e con le ciaspole si.
Mentre ragioniamo sul da farsi ( io ad esempio propongo di scendere in mezzo ai sorbi sul versante Fassabella per poi risalire appena possibile alla bocchetta dla Crava) , ecco che Franco nota un inequivocabile segno rosso sul tronco di una betulla posta lungo la cresta al limite inferiore della spalla: il "sentiero" ( parola enorme in questo caso) scende ripidissimo lungo la cresta, sembra quasi verticale.
Francesco a fine discesone
Valutata la situazione, decidiamo che il discesone è superabile grazie alla presenza di numerosi alberi ed arbusti a cui appigliarsi, a patto di togliere momentaneamente le ciaspole, tant'è che l'esperto Franco sentenzia: "se non ci fossero le piante, con la neve non sarei mai sceso".  Una sentenza quantomai giusta, sia secondo me che secondo Francesco, che nonostante la numerosa ed ingombrante attrezzatura è arrivato sin qui senza fare una piega e senza dubitare della salute mentale mia e\o di quella di Franco ( ma più avanti ci stupirà ancora).
Quindi togliamo le ciaspole, ed aggrappandoci ad alberi ed arbusti scendiamo incolumi fino all'agognata bocchetta, dalla quale in breve raggiungiamo il Der del Munt, cima Coppi di giornata.
Dopo una breve pausa ed un'occhiata al panorama, pensiamo che sia meglio scendere fino alle alpi di Fassabella prima di fare la pausa pranzo.  Comincia così la terza parte del percorso, la cui difficoltà è intermedia rispetto a quella delle prime due parti ( ma più vicina alla prima che alla seconda).


TERZA PARTE


Sotto la sicura guida di Franco cominciamo dunque a scendere lungo la dorsale boscosa, nel bel bosco misto di larici ed abeti, in direzione delle alpi Fassabella di sopra , che tuttavia non raggiungiamo lasciandole alla nostra destra, giungendo invece presso un altro gruppo di rustici, che offre alla nostra vista uno spettacolo meraviglioso, assolutamente da immortalare in una fotografia fatta come si deve, cioè fatta da Francesco.
Panorama dalle alpi Fassabella
Da questo gruppo di baite giungiamo alle alpi Fassabella, dove effettuiamo la preventivata pausa pranzo. Scartata l'idea di scendere direttamente a Balmella per via del percorso non così evidente, decidiamo di prendere la mulattiera che scende a Chironio, passando per la borgata Picca, attraverso magnifici boschi di faggio e di castagno.
Al termine della discesa attraversiamo il rio Vallungo sul bellissimo ponte romanico e raggiungiamo le case di Chironio; da Chironio proseguiamo lungo un sentiero nel bosco di castagni fino a raggiungere l'auto a Balmella inferiore.
Ed ecco che una volta giunti alla meta, Francesco decide di stupirci, chiedendoci di provare a dare un peso al suo zaino ed all'attrezzatura a tracolla: secondo me saranno di sicuro più di 15 kg, ragion per cui non possiamo che fargli i complimenti per l'allenamento e la resistenza degni della sua arte fotografica. Come sempre l'ambiente invernale e la neve fresca ci hanno dato grandi soddisfazioni ed abbiamo avuto fortuna nel trovare un itinerario di questo tipo in condizioni ideali.


CONCLUSIONE


Ci consigli di fare questa escursione? Ni. La prima parte e la terza parte possono essere percorse abbastanza agevolmente ( salendo rispettivamente da Balmella all'alpe Ussel e da Chironio al Der del Munt), ragion per cui mi sento assolutamente di consigliarle come gite indipendenti; l'aggiunta della seconda parte (  per realizzare l'anello o per raggiungere il Der del Munt da Balmella inferiore), come ho già scritto sopra, va subordinata ad un'adeguata   autovalutazione delle proprie capacità tecniche ed ad un discreto allenamento. Penso di avervi detto proprio tutto: a presto con le Storie!