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mercoledì 13 luglio 2016

Ho pestato una vipera ( vademecum per l'escursionista ).

Premessa

E' del 4 luglio 2016 la notizia di una giovane donna ( 35 anni) morsicata da una vipera mentre prendeva il sole in Val Sangone; nell'occasione imponente è stata la macchina dei soccorsi attivata: elisoccorso, squadra del soccorso alpino, un'ambulanza. 
Vipera aspis ssp. atra

La notizia, rimbalzando sui social network, ha come al solito scatenato reazioni contrastanti: paura delle vipere da un lato, ironia e critiche per l'imponente macchina dei soccorsi attivata dall'altro. Circa due anni fa una signora venne morsicata in Val Soana e la Sentinella del Canavese mi onorò nel chiedermi un parere sul come ci si dovesse comportare in caso di morso in virtù della mia attività di guida escursionistica ambientale. Era più o meno da allora che avevo in mente di tornare sull'argomento con un post divulgativo ma al tempo stesso il più possibile  rigoroso ed esaustivo; mi sono finalmente deciso a farlo a seguito di un evento "detonatore" occorsomi questa domenica.


Le vipere in Piemonte

Coronella austriaca
Stando alle recenti scoperte scientifiche, in Piemonte sarebbero presenti tre specie di vipere: la vipera aspis, la vipera berus e la vipera walser ,  Per quanto riguarda le alpi Piemontesi occidentali ( delle quali fanno parte le valli Orco e Soana) è segnalata soltanto la presenza di vipera aspis, ed in particolare della sua sottospecie atra, volgarmente dette "vipera delle alpi", mentre incerta è la presenza della vipera berus o marasso.
Biacco, Hieropis viridiflavus
La vipera non va confusa con altri serpenti innocui quali la coronella austriaca, il biacco , la biscia dal collare, la natrice viperina od il saettone; sue caratteristiche distintive sono la pupilla verticale, la coda nettamente distinta dal resto del corpo e la testa triangolare.




Dove vive vipera aspis ? 

Biscia dal collare, Natrix natrix
La vipera aspis è in grado di colonizzare vari tipi di ambienti naturali, lungo un gradiente altitudinale notevole, che va dai boschi e dalle siepi di rovo della pianura fino ai 3000 m di quota sulle Alpi.
Numerosi sono  gli habitat frequentati da vipera aspis: le pietraie, i margini, le radure e le tagliate dei boschi, le macchie di rovi ed altri  arbusti ( brugo, rododendri) ,i prati ed i  pascoli caratterizzati dalla presenza di muretti a secco, i terrazzamenti, i ruderi di vecchie frazioni ed alpeggi, le rive dei torrenti. 
Vipera aspis con livrea melanotica tipica delle creste erbose e dei macchioni di rododendro
Questo non significa che le vipere siano presenti ovunque in una valle: infatti la distribuzione delle popolazioni di vipera aspis tende a concentrarsi in aree particolarmente favorevoli  ( dove si osserva una vipera si può essere certi che ve ne siano anche altre ): sono infatti ben noti alle popolazioni locali i famosi "posti da vipere". Per esempio nei versanti boscosi ed esposti a nord, le vipere tenderanno a concentrarsi in corrispondenza di pietraie, radure ed alpeggi, sui pendii più assolati e lungo le creste, risultando quasi del tutto assenti sulla maggior parte della superficie ; al contrario nei versanti esposti a sud e con una migliore esposizione la loro presenza potrebbe essere più diffusa lungo tutto il versante e meno concentrata.   I requisiti principali richiesti per soddisfare le esigenze di sopravvivenza di una vipera sono principalmente la presenza di una buona esposizione ai raggi del sole ( ricordiamo che si tratta di un animale ectotermo, cioè che necessita di fonti di calore esterne per regolare la propria temperatura corporea) e la presenza di nascondigli. 
La presenza di prede non costituisce in genere un fattore limitante, essendo sempre notevole in natura la loro presenza (solitamente piccoli roditori e lucertole, talvolta anche rane, rospi e ghiri).

L'incontro con la vipera 


Vipera aspis - mimetismo sulle superfici rocciose
L'incontro con una vipera è sempre un evento piuttosto raro, principalmente per via del carattere schivo ed elusivo di questo animale, che fugge al minimo segnale di pericolo e,   nella stragrande maggioranza dei casi , prima che noi possiamo vederlo od udire il suo movimento. 
Le vipere hanno un udito poco sviluppato, ma percepiscono molto bene le vibrazioni del terreno: per evitare di incontrarle possiamo non frequentare i loro habitat ( e quindi smettere di andare in montagna) ,oppure possiamo camminare rumorosamente: saremo così sicuri quasi al 100% di non incontrarne nessuna, ma di aver disturbato ogni altra specie animale presente, ragion per cui non potremo osservare neanche "innocui" cervi, caprioli, camosci etc) .  Entrambi i comportamenti sopra prospettati sono a mio avviso del tutto irrazionali  oltrechè fortemente irrispettosi dell'ambiente naturale e di eventuali altri fruitori umani presenti,  poichè frequentando la montagna l'incontro con la vipera è un'eventualità da mettere in conto. 
Può infatti accadere che nonostante la timidezza della vipera e le nostre precauzioni, l'incontro avvenga comunque . 
Questa casualità può verificarsi principalmente quando la vipera ha maggiori esigenze di termoregolazione , e cioè :
  • ad inizio primavera
  • ai primi freddi dell'autunno
  • durante giornate caratterizzate dall'alternarsi di sole e copertura nuvolosa
  • durante i periodi di muta e prima del letargo invernale
  • durante la fase della  digestione delle prede, che richiede una maggior esposizione del corpo a fonti di calore
  • durante le giornate estive più calde all'ombra del sottobosco
Vipera aspis -  mimetismo tra le foglie
In tutte le situazioni precedentemente elencate le vipere risultano essere meno vigili e più intorpidite, ragion per cui potrebbero lasciarsi sorprendere fuori dal loro nascondiglio.

Il problema non è vederle, è non vederle!!!

Qual è il comportamento da tenere in caso di incontro con la vipera ? Per farla fuggire immediatamente sarà più che sufficiente sfiorarla con la punta  del bastone o fare un pò di rumore; se invece volessimo osservarla o fotografarla dovremo avere cura di rimanere ad una distanza di sicurezza di almeno un metro e, se l'animale sta fuggendo, evitare assolutamente di rincorrerlo tra l'erba alta o metterci a spostare pietre per stanarlo, onde evitare di incorrere nel morso.
Può anche capitare che la vipera non fugga e questo non perchè la vipera "è cattiva e non scappa", come a volte sento dire, ma perchè   trovandosi magari lontana dal proprio nascondiglio non farebbe in tempo a raggiungerlo, ragione per cui essa tenderà a rimanere ferma ed immobile, puntando tutto sul mimetismo per non essere vista, oppure potremmo essere noi ad esserci involontariamente frapposti tra l'animale e la sua tana, ostacolandone la fuga.
Mimetismo all'ombra del sottobosco ( durante le prime ore del giorno)
In un paio di occasioni mi è capitato di avere il cane fermo con una vipera  tra le sue zampe ; tempo fa ricordo di una ragazzina in piedi su una pietra piana con un'aspide in mezzo alle gambe: in entrambi i casi la vipera non è stata vista e non  ha accennato alla minima reazione. 
Se invece si sentirà minacciata, la vipera si metterà nella classica posizione di difesa "ad S", pronta anche a mordere, a volte mettendosi anche a soffiare.
Il mimetismo di vipera aspis in mezzo alle foglie o tra le pietre è davvero straordinario, così come non è  facile scorgerla ad esempio in mezzo all'erba alta od alle macchie di arbusti, trattandosi di un piccolo serpente lungo al massimo 80-85 cm. Proprio per via del mimetismo, tutte le volte che ho visto una vipera non l'ho mai "messa a fuoco" al primo colpo d'occhio, ma soltanto una frazione di secondo dopo, così come mi è capitato alcune volte di essere fermo vicino ad una vipera senza accorgermene subito. Provate ad individuare il piccolo esemplare di vipera ritratto nella foto seguente, se ci riuscite!
Si tratta di un animale di piccole dimensioni... riuscireste ad individuarlo in questa foto ? 
Quanto scritto sopra dovrebbe essere sufficiente a farvi capire che per essere morsicati da una vipera bisogna proprio molestarla, calpestarla od appoggiare inavvertitamente le mani su di essa o vicino ad essa e che il rischio principale è  legato al non vederla. Quando hai visto la vipera, non è più pericolosa. 

Non ho visto la vipera...

Il 99 % dei casi di morsicatura da vipera  avviene quando non la vediamo; non di rado accade che il soggetto colpito  non si accorga nemmeno di essere stato morsicato da una vipera sul momento, ma solo successivamente alla comparsa dei primi sintomi da avvelenamento .
In ogni caso il morso è un evento ancor più raro dell'incontro: le statistiche parlano di circa 15.000-20.000 casi all'anno in tutta Europa, con circa 50 decessi. Nel 30 -50%  dei casi infatti il morso è "secco", cioè la vipera decide di non iniettare veleno per evitare di sprecarlo; nei restanti casi molto dipende dalla quantità di veleno iniettato ( la vipera è in grado di scegliere anche quanto iniettarne), dalla zona del corpo colpita e, soprattutto, dalle caratteristiche dell'individuo colpito: è difficile che un soggetto adulto ed in salute muoia per un morso di vipera.
Sono considerati soggetti a rischio i bambini e gli adulti con gravi problemi di salute ( es. cardiopatici), oltre ovviamente a chi è allergico al veleno. 
C'è soltanto un modo per evitare di essere morsicati: guardare bene dove si mettono le mani ed i piedi! 

E' stata davvero una vipera ? 

Non è affatto facile identificare un serpente che si dilegua dopo aver morsicato, così come può accadere, come abbiamo visto,  di essere stati morsicati da una vipera senza essercene accorti  sul momento. Le sensazione del morso viene riferita come  paragonabile ad una scossa elettrica, ad un graffio: le zanne velenifere possono essere lunghe fino a 5 mm ed il morso avviene in una frazione di secondo ( tra 1\10 ed 1\40 di secondo).
In generale il morso della vipera lascia sulla parte colpita due ferite a  forellino simmetriche, causate dai denti veleniferi (anche se in alcuni casi  una vipera calpestata potrebbe mordere ripetutamente causando più forellini, oppure non mordere "bene" lasciando un solo forellino); di fondamentale importanza è quindi l'osservazione dei sintomi, anche per capire se il morso è stato "secco", cioè privo di veleno  . In generale dopo un intervallo variabile dai 10 ai 30 minuti cominciano a presentarsi sintomi locali ( gonfiore a partire dalla zona colpita in estensione al resto dell'arto, dolori all'arto colpito, ecchimosi più o meno vaste a seconda della gravità dell'intossicazione) , seguiti dai sintomi sistemici ( nausea, vomito, diarrea e, nei casi più gravi, ipotensione prolungata e stato di shock).

Cosa fare in caso di morso di vipera ? 

  1. mantenere la calma: ricordarsi che gli eventi infausti in caso di morso di vipera sono rarissimi e che abbiamo un 30-50% di possibilità che si tratti di un "morso secco".
  2. muoversi il meno possibile onde rallentare la diffusione del veleno e allertare i soccorsi il prima possibile; disinfettare la zona colpita onde prevenire infezioni secondarie mediante acqua ossigenata ( evitare disinfettanti alcolici , che hanno interazioni nocive con il veleno di vipera).
  3. applicare una fasciatura non troppo rigida all'intero arto colpito,(avendo cura di allentarla man mano che aumenta il gonfiore) ,  non fare incisioni ( sarebbero inutili perchè il veleno della vipera si diffonde attraverso i vasi linfatici, oltre ad aumentare il rischio di infezioni secondarie ed ad indebolirci a causa della perdita di sangue)  nè applicare lacci emostatici ( che potrebbero causare trombosi, necrosi e cancrene).
  4. non somministrare alcolici ( hanno effetto depressivo e vasodilatatore, facilitando la diffusione del veleno).
  5. sarà il personale medico a decidere, in base alla gravità dell'intossicazione, le terapie più opportune ( il siero antiofidico viene somministrato soltanto in casi particolarmente gravi a causa degli elevati rischi di shock anafilattico).

Ho pestato una vipera ? 

La vipera che ho "pestato"
Quasi. E' successo domenica pomeriggio, durante una giornata torrida: la vipera si trovava nei pressi di una borgata abbandonata, all'ombra di un bosco di noccioli posto al limitare di un prato, in mezzo all'erba alta. Io ero fermo e mi stavo guardando intorno: quando ho ripreso il cammino non ho fatto in tempo a posare il primo passo che il mio occhio ha notato qualcosa che si muoveva in mezzo all'erba, qualcosa che non tornava nei colori: un serpente! Istintivamente ho fatto un piccolo salto indietro ( adrenalina),  questione di un istante, ed ho visto che si trattava di una vipera. Dopo aver tratto un respiro di sollievo, ringraziando in cuor mio la vipera per essersi spostata prima che io la pestassi  ed avendo notato le sue "intenzioni non nocive" ( stava cercando di nascondersi in mezzo ad altri ciuffi d'erba) , mi sono divertito a scattare un pò di foto, naturalmente a distanza di sicurezza. La vipera non era molto contenta ed un pò spaventata, ma come modella direi che si è comportata piuttosto bene. 
Guardate sempre  bene dove mettete le mani e dove posate i piedi:io non avevo visto la vipera e questo mi ha fatto andare incontro ad una situazione di pericolo, sventata dal comportamento schivo e mansueto del rettile. Sperando che la lettura di questo post possa tornarvi utile ed aiutarvi ad avere un pò meno paura delle vipere, vi mando un caloroso saluto. A presto con le Storie.





domenica 3 luglio 2016

La grande bellezza in Val Soana - osservazioni botaniche

Premessa

"Chi va di fretta, 
ossessionato dalla vetta
chi va tanto per andare,
non sapendo bene cosa fare
A entrambi sfugge la bellezza
della quale non sono all'altezza
eppur basterebbe fermarsi un attimo e osservare
per riuscirla ad apprezzare"


A fine giugno abbiamo inaugurato il calendario estivo di Orco Trekking con un'escursione dedicata alle orchidee spontanee della Val Soana. Per quella che è la nostra esperienza "sul campo". il periodo migliore per osservarle in natura è quello che va da metà giugno a metà luglio. Lungo questo arco di tempo saranno diverse le specie che troveremo in fioritura , a seconda della quota e del tipo di habitat in cui andremo a fare le nostre osservazioni. E' giusto ricordare che tutte le specie di orchidee spontanee sono considerate specie a protezione assoluta, ragion per cui la loro raccolta è vietata in tutto il territorio regionale. 
Nel territorio della val Soana in particolare vi è una zona che per alternanza di ambienti naturali, esposizione e matrice litologica consente di osservare molte specie diverse di orchidee. Non divulgheremo pubblicamente  il nome e l'ubicazione di questa zona , benché "sorvegliata" in quanto compresa nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso, per evitare che "appassionati" di fiori e giardinaggio vi si rechino a raccogliere delle piante con lo scopo di trapiantarle.  Agli appassionati di botanica e flora alpina che volessero saperne di più, chiediamo di scriverci in privato: saremo lieti di dare loro le giuste indicazioni.
Cominciamo dunque questa "storia" un pò al confine tra l'articolo ed il racconto da un bel  bosco...


Habitat n° 1 - faggeta

Si tratta di una faggeta xerotermofila, habitat di interesse comunitario afferente al Cephalantero-fagion , caratterizzata da un substrato calcifilo ( ci troviamo qui nella zona dei calcescisti e delle pietre verdi) ,  accentuata pendenza del terreno e situata ad una quota che va dai 1200 m  fino ai 1500 m di quota  circa in esposizione sud- sud est ( ulteriori approfondimenti qui.). Per quanto riguarda le singole specie di orchidee, si rimanda alle ottime schede botaniche pubblicate sul sito del progetto open-source dedicato allo studio della flora spontanea italiana  Actaplantarum , di cui riporteremo il link volta per volta. 
Neottia nidus-avis (L.) Rich. 

Scheda botanica



Cephalanthera rubra  (L.) Rich.
Scheda botanica



Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch.
Scheda botanica



Plathanthera bifolia (L.) Rich.


Scheda botanica

Epipactis helleborine  ( L. ) Crantz
Scheda botanica  ( nb: la pianta in foto non era ancora fiorita)



Dactylorhiza maculata subsp. fuchsii (Druce) Hyl.
Scheda botanica

Habitat n° 2 - prateria alpina a Trisetum flavescens (L.)

Triseteto
Si tratta di un triseteto, compreso ad una quota che va dai 1500 m fino ai  2000 m di quota circa. Storicamente ricavati a scapito della vegetazione boschiva preesistente ( nel caso specifico faggete, pecceti e lariceti ),  sono dominati da graminacee di interesse foraggero quali Trisetum flavescens (L.) Baumg (scheda), Dactylis glomerata L. ( scheda ) , Polygonum bistorta L. ( scheda ) . La loro presenza è il risultato di pratiche di sfalcio o pascolamento non intensivo, la cui cessazione comporta il ritorno della vegetazione nemorale potenziale a cui segue la ricolonizzazione da parte delle essenze arboree, quindi il ritorno del bosco. La prima fase, con la progressiva comparsa di cespugli e specie arbustive, può avvenire velocemente, nel giro di un decennio.  Dal punto di vista vegetazionale possiamo dividere la stazione da noi osservata in due parti: una fascia di transizione al limite della faggeta, dai 1500 m ai 1700 m di quota circa, sottoposta ad una minor pressione di pascolo, dove il processo di comparsa della vegetazione nemorale potenziale risulta evidente dalla forte presenza di specie quali Avenella flexuosa  ( L.) Drejer.  ( scheda) ,  cespugli ed arbusti ( ginepri, rose selvatiche) e dalla presenza di rinnovazione di larice ed il triseteto vero  e proprio, caratterizzato da una maggior fertilità dovuta al pascolamento più intensivo.

Gymnademnia conopsea (L.) R. Br.

Neotinea ustulata (L.) R.M. Bateman, Pridegon & M.W. Chase  

 scheda botanica

Traunsteinera globosa (L.) Rchb.
scheda botanica

Dactylorhiza sambucina (L.) Soò
(fiore rosso) 





Dactylorhiza sambucina (L.) Soò
( fiore giallo) 

scheda botanica

Nigritella nigra subsp. rhellicani var. cenisia Teppner & E. Klein 
scheda botanica

Orchis mascula L.
scheda botanica

Va da sè che queste sono soltanto  le specie di orchidaceae da noi osservate   nel periodo e negli ambienti succitati. Altre orchidee la cui presenza è segnalata nella zona o la cui presenza è molto probabile in relazione agli habitat descritti  possono essere:   Cephalanthera damasonium ( segnalata per la faggeta),  Dactylorhiza majalis , Plathanthera chlorantha, Neottia ovata. Insomma, quando passate da quelle parti aguzzate la vista!


Corthusa mattioli L.

E poi in discesa la sorpresa...

Non v'è dubbio che l'escursione fino a quel punto fosse stata più che soddisfacente: volevamo osservare le orchidee spontanee e ci siamo riusciti. Per la discesa abbiamo però deciso di cambiare versante, spostandoci in esposizione nord-est, dove ad un certo punto noto un fiore che fino a quel momento avevo visto solo in foto e che da tempo speravo di incontrare. Non ho nello zaino una flora, ma ci troviamo in una zona umida e l'immagine che ho davanti agli occhi coincide perfettamente con quella delle fotografie scolpite nella memoria: si tratta della rarissima Corthusa mattioli (L.),una primulacea  (non della famiglia delle orchidee dunque) a protezione assoluta.
La Corthusa è una specie relitto dell'era glaciale, sopravvissuta solo in limitate aree-rifugio ( Alpi e Carpazi); essa è presente lungo tutto l'arco alpino ma sempre molto circoscritta ( in tutto il Piemonte ve ne sono pochissime stazioni ;  appena 5 in tutto il territorio del Parco del Gran Paradiso di cui due, entrambe in Val Soana, nel versante piemontese), poiché legata ad un habitat naturale particolarissimo. Anche la sua presenza nella singola stazione ( che specialmente nel periodo di fioritura potrebbe apparire abbondante)  non deve trarre in inganno poiché essa è presente lì e lì soltanto ( pensate che in linea d'aria le due stazioni valsoanine distano tra loro più di 12 km! ), ragion per cui rispettate questa piccola pianta ed il suo habitat, lasciandoli entrambi intonsi.
E fermatevi ogni tanto ad osservare e riflettere! A presto con le Storie.