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giovedì 31 agosto 2017

Avventura all'Entrelor ( ovvero del genepy, dei ghiacciai e di altre sciocchezze ).

Una montagna... invisibile !

La Cima d'Entrelor , facente parte dello spartiacque Valsavarenche - Val di Rhemes, è una classica gita sci-alpinistica che si effettua dal versante Rhemes; dal punto di vista escursionistico è invece una meta ancor oggi molto poco frequentata, sia partendo da Pont Valsavarenche che dal colle del Nivolet. Dal colle del Nivolet in particolare tale meta risultava pressochè sconosciuta fino al 2004, anno in cui su Gulliver il mitico Francoc59 ne aveva descritto l'itinerario .
Il laghetto di Plan Borgno
Il motivo principale di questa mancata frequentazione è certamente da imputarsi, in primo luogo, al fatto che tale cima non è visibile dalla zona del col del Nivolet, così come più avanti, recandosi al frequentatissimo Plan Borgno, essa non risulta visibile che all'imbocco del suddetto piano, nei pressi del laghetto, per poi scomparire nuovamente ( bisogna essere osservatori attenti e\o interessati per notarla); in seconda battuta non vanno sottovalutati il non evidente itinerario di salita ( ragion per cui ancora complimenti a Francoc59 ) , le difficoltà connesse alla natura del percorso, che per la natura dei terreni attraversati  si pone un pò ai limiti tra escursionismo ed alpinismo, nonchè la lunghezza e la faticosità della gita!
Per la descrizione dell'itinerario vi rimandiamo a quella, ottima,   presente su Gulliver e che abbiamo precedentemente linkato; noi come al solito divagheremo, approfondiremo e ne approfitteremo per mettere su un bel pò di fotografie!

Il plan Borgno

Magnifica conca impreziosita da un caratteristico laghetto, il Plan Borgno è uno degli itinerari escursionistici più facili e frequentati a partire dal col del Nivolet , adatto a tutti pur presentando un discreto sviluppo chilometrico.    Da qui la vista di cui si gode è magnifica, sia sul gruppo del Gran Paradiso che sui 3000   che  delimitano la conca ( Punta Meyes, Cima Entrelor, Punta Aouillè e la dorsale rocciosa discendente dal Taou Blanc), impreziositi dalla vista del ghiacciaio dell'Aouillè e dell'impetuoso rio che ne deriva; è inoltre possibile di solito osservare numerosi camosci e stambecchi.
Dal Plan Borgno, magnifica vista sul gruppo del Gran Paradiso

Il ghiacciaio dell'Aouillè

Il ghiacciaio dell'Aouillè, monitorato sin dal 1999, ha subito nel corso degli anni un importante arretramento ( - 5 m nell'annata 2015-2016) ; è segnalato in letteratura per il 2010 un arretramento medio di ben 20 m ( Nicolino). Come per la maggior parte dei ghiacciai ubicati a queste quote, i consistenti ritiri annuali indicano che nei prossimi decenni , se non ci saranno inversioni di tendenza nell'andamento delle temperature estive , il ghiacciaio dell'Aouillè potrebbe ridursi a dimensioni poco significative.   
15-08-2016 ( foto d'archivio)
Osservato il 15 agosto 2016 ed il  5 agosto 2017 , la  superficie del ghiacciaio quest'anno appariva già largamente priva di copertura nevosa e con il nevaio residuo a valle del limite inferiore del ghiacciaio già separato dalla sua fronte;  ben visibili anche le porte glaciali ( osservate anche nel 2016) , che risultavano visibilmente più ampie ed evidenti.

05-08 -2017


Le zone lasciate libere dal ghiacciaio, le morene circostanti e lo stretto canalone inciso dal rio dell'Aouillè sono molto interessanti per l'osservazione della flora del piano nivale, le cui specie man mano riescono a colonizzare sempre maggiori porzioni di terreno, apportando sostanza organica e dando inizio in questo modo ad un ciclo che via via si autoalimenta, favorendo l'insediamento di altre specie vegetali e l'incremento della consistenza numerica di quelle già presenti.  
Saxifraga biflora
Studi compiuti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso in collaborazione con l'Università di Torino sulle zone proglaciali ( lasciate libere dal ghiacciaio) hanno evidenziato come già dopo 3 anni dal ritiro cominci ad insediarsi Saxifraga oppositifolia, seguita via via da altre specie tipiche di ambienti a prolungato innevamento ( 8-9 mesi l'anno) .


Saxifraga muscoides

Tutti i tipi di genepì ( o quasi ) !


In questa zona è possibile osservare tutti e tre i tipi di genepì: artemisia genipì ( genepì maschio) , artemisia umbelliformis ( genepì femmina ) e la meno pregiata artemisia glacialis, normalmente non utilizzata, a differenza delle due specie precedenti, per la produzione del famoso liquore.
Artemisia umbelliformis
Ricordiamo a tutti i nostri lettori che nel Parco Nazionale del Gran Paradiso la raccolta del genepì è vietata;  in tutto il territorio della Regione Piemonte è invece previsto  il numero limite giornaliero di 5 esemplari per persona, senza estirpazione degli organi sotteranei , non essendo il genepì incluso nell'elenco delle specie a protezione assoluta ( delle quali è vietata la raccolta ).
Per quanto riguarda  la raccolta "professionale"   delle specie officinali in genere ( e dunque anche del genepì), essa è soggetta ad autorizzazione  rilasciata dalla Comunità Montana, che conferisce la qualità di raccoglitore e specificante epoca e modalità di raccolta.
La trasformazione e la preparazione ad uso industriale delle piante officinali  è riservata a cittadini in possesso del diploma di erborista , cioè la moderna laurea triennale in tecniche erboristiche.
L'art. 9 della  L. 6 gennaio 1931 n°99 specifica inoltre che "non è considerato erborista né raccoglitore, agli effetti della presente legge, chi distilla piante acquistate da raccoglitori, né chi detiene per uso proprio o della famiglia, senza farne commercio, piante officinali in quantità non superiore a quella stabilita dall'elenco che sarà approvato con decreto reale su proposta del ministro per l'agricoltura e le foreste "  .
Il limite massimo di genepì secco detenibile per famiglia è di  1 kg per ciascuna delle tre specie: ciò significa che ogni famiglia può detenere e distillare per uso proprio, senza farne commercio, fino ad 1 kg  di genepy secco di ciascuna delle tre specie.

E la fauna selvatica ? 

Come già detto in precedenza, Plan Borgno è un itinerario molto frequentato anche per la facilità con cui può essere avvistata la fauna selvatica tipica del Parco Nazionale del Gran Paradiso.  Nelle giornate più calde dell'anno può capitare a volte di fare pochi avvistamenti, specialmente per quanto riguarda gli stambecchi. Ma non vi preoccupate: non sono volati via, semplicemente si trovano in qualche luogo più fresco e nascosto ...
Maschio di stambecco
Femmina di stambecco con due capretti

Femmina di camoscio e 5 capretti
Femmina di stambecco con capretto

In cima !

Il panorama di cui si gode dalla cima Entrelor è davvero straordinario, una vista a 360° che va dal Monte Bianco al vicino gruppo del Gran Paradiso, fino alle vicine punta Aouillè e Taou Blanc; e sotto, vicino ai nostri piedi, ci sono anche delle bellissime fioriture...
Le vicine punta Aouillè ( a dx) e Taou Blanc ( a sx )
Il gruppo del Gran Paradiso: da sx verso dx Piccolo Paradiso, Gran Paraidso, Becca di Moncorvè, Tresenta, Ciarforon, Becca di Monciair, Denti del Broglio, Punta Fourà
Il massiccio del Monte Bianco
Androsace alpina
Gentiana brachyphylla

Silene exscapa 

Un salto al lago Nero 


Sulla via del ritorno poi, perchè non fare un salto al lago Nero sul far della sera ? 
Sul far della sera...


Perchè non fare un salto al Lago Nero ? 


Leontopodium alpinum
Anche il ritorno in auto dal Nivolet, durante la stagione estiva, può essere motivo di qualche piccola sorpresa "animale" , questa volta però di origine domestica...
Un bel gregge di pecore
Bene, direi che per oggi abbiamo divagato abbastanza ! La zona di Cima Entrelor vi ha incuriosito ? Bene, allora andate a farci un giro! Arrivederci ed a presto con le Storie.

lunedì 21 agosto 2017

Alle sorgenti dell'Orco

La valle Orco


Solcata dal torrente omonimo, lungo circa 90 km e che si butta nel Po a Chivasso, la valle Orco ha un gradiente altitudinale che va dai 4032 m del Roc del Gran Paradiso fino ai 183 m circa della sua foce.
Assieme alla valle Soana, omonima del suo principale affluente, essa rappresenta il versante piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso ( benchè  la maggior parte del mondo a quanto pare ignori, ahimè,  che il Parco abbia un versante piemontese ).
Alta valle Orco: i laghi Agnel e Serrù visti dal sentiero Chabod ( foto d'archivio) 
L'origine del nome "Orco" deriverebbe dal nome dialettale "l'eva d'Or", in riferimento alle pagliuzze d'oro che si trovano nel suo alveo; altre interpretazioni lo fanno invece risalire al carattere impetuoso ed alle frequenti piene cui era soggetto, specialmente nelle epoche passate, quando ancora non erano state realizzate le numerose dighe ( Ceresole, Serrù, Agnel, Piantonetto, Valsoera, Eugio) presenti all'interno del suo bacino idrografico. 
Quel che è certo è che a Locana, ad esempio, l'Orco viene chiamato  "l'arvera" , richiamante il francese "rivière", cioè "il fiume", mentre molti dei  suoi affluenti vengono chiamati "arian", torrenti: arian d'eougio ( Eugio) , d'Praghetta , d'Vasuera ( Valsoera) ...

Ma dove nasce l'Orco ?  

Alta valle Orco - uno dei laghi delle Losere con fioritura di Ranunculus peltatus subsp. peltatus ( foto d'archivio) 
Fin da ragazzino ricordo la presenza di un intenso dibattito popolare ( non certo tra i geografi) su dove nascesse l'Orco: la sua sorgente era dalle parti della Galisia , verso il confine francese, o nella zona del lago Rosset , verso la Valle d'Aosta ? Alcuni sostenevano che l'Orco nascesse dal lago Rosset, e che il torrente Galeso, proveniente dalla Galisia , fosse un suo affluente ( o viceversa) ; altri sostenevano che l'Orco si potesse denominare tale solo dalla zona del Serrù in poi, cioè laddove si congiungevano il rio Rosset ed il Galeso. La vecchia carta Igm 1:25.000 sposa ad esempio l'ultima ipotesi; altre cartine preferiscono glissare su questi toponimi incerti...

Ma il lago Rosset è in Piemonte od in Valle d'Aosta ? 

Le Levanne, (foto d'archivio)
Ecco un altro interrogativo che ha suscitato negli anni un ampio dibattito popolare: mentre tutti erano a conoscenza del fatto che  il col del Nivolet rappresentasse il confine tra Valle Orco e Valsavarenche , Piemonte e Valle d'Aosta ,  non tutti lo erano sull'esatta collocazione geografica ed amministrativa  del lago Rosset. Si sentiva dire, per esempio : "il rio Rosset nasce in Valle d'Aosta ma poi dà origine all'Orco", "le sorgenti dell'Orco sono in Val d'Aosta".
La ragione di tutto questo è da ricercare, a nostro avviso , nella discrepanza tra il confine fisico ben individuabile e marcato del col del Nivolet e quello meno pronunciato delle sue pertinenze ovest...


L'alta Valle Orco

Per parte alta della valle qui intendiamo quella posta oltre la frazione Chiapili di Sopra di Ceresole Reale ( TO) , senza ombra di dubbio la più maestosa ed imponente , ma anche la più trascurata da turisti ed escursionisti: mentre i valloni laterali vengono regolarmente e più o meno intensamente frequentati, la valle principale, complice la presenza dell'infrastruttura stradale, che consente di raggiungere velocemente in auto od in navetta il col del Nivolet,  viene viceversa regolarmente ignorata, nonostante la presenza di magnifici percorsi come il sentiero Chabod...
E' invece magnifico passeggiare su quei sentieri, godendosi lo spettacolo delle Levanne e delle altre cime della cresta spartiacque con la Francia, della Basei...
Per "riappropriarci" ancora una volta di questi spazi e per dare una risposta a tutti gli interrogativi del precedente capoverso, al di là delle certezze geografiche ed amministrative che chiunque potrebbe essere in grado di reperire e consultare autonomamente, abbiamo deciso di fare un'escursione in zona.
Cartina IGM 1:25.000 fonte: Portale Cartografico Nazionale

La Rocca Bianca ed il vallone nascosto

Lasciata l'auto nel parcheggio del Serrù, saliamo nei pianori del vallone delle Gavite, piccolo vallone laterale posto alle pendici delle punte Basei e Bousson.
I pianori delle Gavite
"Nascosto" è davvero un aggettivo perfetto per definire questa remota zona dell'alta valle Orco, poco visibile a chi percorre la valle principale, sia in auto che in macchina,  perchè racchiusa ai lati dalle dorsali  sud-est discendenti dalle punte Bousson e Basei e, verso il fondovalle, dalla bastionata rocciosa che la separa dalla zona del Serrù  ( si tratta infatti di una tipica valle sospesa di origine glaciale). 
Risalito dunque il "salto" di origine glaciale lungo i resti di una mulattiera, percorriamo ora i pianori in direzione nord-est, in direzione della Rocca Bianca, all'interno di un vero e proprio museo geologico a cielo aperto.

Percorriamo ora i pianori in direzione nord-est...
... in direzione della Rocca Bianca.
Dalla sommità della Rocca Bianca, 2703 m, si gode di una splendida vista a 360°: sul lago Serrù, sulle Levanne e la cresta spartiacque al confine con la Francia; sulla Basei, con le scoscese pareti del versante piemontese che incombono sulle nostre teste; sul lago Agnel e sul versante sinistro idrografico della valle Orco e... sulla testata della valle Orco !

Splendida vista sul lago Serrù e sullo spartiacque Italia-Francia: da sx a dx le Levanne, punta dell'Uja, punta del Carro, Grande Aiguille Rousse, cima d'Oin, cima della Vacca.
Vista sul Lago Agnel. In fondo da sx si vedono: Rocce del Nivolet, becca di Montadaynè, Piccolo Paradiso e Gran Paradiso, Punta Violetta, Ciarforon, Becca di Monciair , Punta Fourà, Mare Percia, Costa di Mentò, Cuccagna, Courmaon.

La testata della valle Orco 

La testata della valle Orco: ben visibile a dx il col del Nivolet ed a sx punta Bes ( davanti)  e punta Leynir ( dietro), subito davanti al Taou Blanc. In primo piano i pianori posti tra il colle Agnel ed i piani del Rosset. Sullo sfondo la Grivola.
Come si può vedere bene nella foto, mentre il confine tra Piemonte e Valle d'Aosta ( valle Orco e Valsavarenche ) risulta ben definito  fin nei pressi del Col del Nivolet, a sinistra del colle si fa più incerto. Proviamo a schematizzarlo su ortofotocarta 2012:
Rappresentazione schematica della testata della valle Orco su ortofotocarta 2012 ( Elaborazione M. Varda su ortofotocarta 2012, fonte: Portale Cartografico Nazionale )
A quanto pare tale conformazione della testata della valle Orco sarebbe dovuta ad un fenomeno di erosione regressiva, ossia un processo di erosione fluviale  in virtù del quale un corso d'acqua, in particolari condizioni geomorfologiche, comincia ad erodere anche in direzione della sorgente: se tale erosione prosegue per un tempo sufficientemente lungo , può accadere che il corso d'acqua oltrepassi uno spartiacque nelle sue vicinanze, "catturando" le acque del bacino idrografico che in precedenza alimentavano un altro corso d'acqua. Condizioni di questo tipo si possono verificare, per esempio, in presenza di superfici rocciose più difficilmente erodibili dall'acqua , come ad esempio in corrispondenza  di una bastionata rocciosa, di una cascata. Questo è, in parole semplici,  quello che dovrebbe essere accaduto con il torrente Orco, che avrebbe rimontato lo spartiacque in zona Nivolet, estendendo così il suo bacino fino alle punte Rosset e Leynir.
I pianori  posti approssimativamente tra il colle Agnel ed il lago Rosset sono davvero bellissimi e noi dalla Rocca Bianca in breve scendiamo a percorrerli. Lungo l'Orco ( od è il Rio Rosset ? ),  ed in generale nelle zone umide, imponenti sono le fioriture di Saxifraga aizoides.
I bellissimi pianori ...
Imponenti fioriture di Saxifraga aizoides nelle zone umide e lungo il corso d'acqua

Anche un gregge di pecore ha scelto questo terreno per il pascolo odierno, mentre altri esseri umani non se ne vedono, fatto salvo un pastore che ad un certo punto fa capolino sulla sommità destra della conca ( cioè quella in direzione della strada asfaltata) .
Gregge di pecore

Verso il col  Rosset

Terminati i pianori, risaliamo ora verso la conca del lago Leytaz, decisi a raggiungere il Col Rosset, con splendida vista sulla Basei, che comincia a mostrare il suo ghiacciaio. 
La Basei comincia a mostrare il suo ghiacciaio
Costeggiato dunque il lago Leytaz e lasciato alla nostra destra il lago Rosset, il cui isolotto risulta oggi essere occupato da una numerosa comitiva, imbocchiamo il sentiero per il colle.
Isolotto del Rosset affollato...
Tutto intorno a noi è una festa di colori e... di stelle!
Aster alpinus
Leontopodium alpinum
Arrivati nella conca dei laghi Chanavey , la festa continua !
Cerastium uniflorum
Campanula cenisia
Senecio incanus
Giunti in prossimità del colle, guardando in direzione della punta Bes , ecco che vediamo la zona da cui molto probabilmente nasce l'Orco,  dove dovrebbe trovarsi la sua sorgente.
L'Orco nasce in questa zona...
Panoramica
La salita al colle è anche l'occasione per fare una bella panoramica dei laghi Rosset e Leytaz, nonchè per osservare dall'altra parte la confinante val di Rhemes.
Panorama verso val di Rhemes
Un salto al lago Rosset
Scendendo dal  Rifugio Chivasso...
Scendendo, facciamo un salto al lago Rosset, per poi raggiungere il rifugio Chivasso ed avviarci verso il Serrù, dapprima lungo la mulattiera reale per il col del Nivolet, poi nell'ultimo tratto lungo la strada, per evitare di dover fare un'ulteriore risalita dall'alpe Renarda.
Parte lungo la mulattiera reale per il col del Nivolet...

Conclusione

E questo è quanto: se ci sono degli errori, scriveteci,  li correggeremo; però non dimenticatevi di andare a cercare le sorgenti dell'Orco , mi raccomando! E magari, anche di andare una volta a piedi ( non in navetta ) al Nivolet! Arrivederci ed a presto con le Storie.

mercoledì 9 agosto 2017

La dittatura del Ciarforon ( fotoescursioni n°2 )

Premessa

Estate 2017 : finalmente il Pngp riesce a dare in gestione i locali della casa reale di caccia del Gran Piano di Noasca , che verrà utilizzato come rifugio escursionistico non gestito. Naturalmente chi scrive , appena saputo della notizia,  non poteva resistere all'idea di organizzare subito qualcosa e così, presi i contatti con il gestore Danilo Chabod ( titolare del camping Casa Bianca di Ceresole Reale ) e con l'amico Francesco Sisti, fotografo dell'agenzia Clickalps, ecco che nasce l'idea di una due giorni dedicata alla fotografia naturalistica ed alla scoperta dell'alto vallone di Ciamosseretto, una meta che mi sarebbe sempre piaciuto proporre nel calendario estivo ma che è piuttosto lunga da raggiungere in una sola  giornata: "Due giorni da Re" !
Ps: le foto che seguono sono mie ( quelle di Francesco sono molto più belle).

Gruppo del Gran Paradiso - versante Rottenmeier  ( foto d'archivio ) 
Il vallone di Ciamosseretto

Insieme a quelli di Noaschetta e del Roc, il vallone di Ciamosseretto  può essere considerato uno dei valloni  del  Gran Paradiso, versante piemontese. Tutti e tre i valloni fanno parte del territorio amministrativo del comune  di Noasca ( TO)  e sono posti sulla sx idrografica della valle Orco .
Se il vallone di Noaschetta è il vallone del Gran Paradiso e quello del Roc è il vallone dei Denti del Broglio e della Becca di Monciair , il vallone di Ciamosseretto è sicuramente il vallone del Ciarforon , con i suoi 3642 metri di altezza.
Gran Paradiso - versante Heidi ( foto d'archivio) 
Se dal lato Valsavarenche il gruppo del Gran Paradiso mostra il suo volto più famoso , corrispondente all'immaginario comune della montagna di bianco vestita , con Heidi e le caprette che ti fanno ciao , dal lato piemontese esso mostra il suo lato più selvaggio ed imponente , con l'abito bianco più succinto,  le caprette che ti guardano male ( chiedendosi perchè diavolo tu sia venuto a rompergli le scatole ) e la signorina Rottenmeier  sempre pronta  rimproverarti con i suoi modi burberi ed i suoi discutibili metodi d'insegnamento.
Ma non tutto il male viene per nuocere: se infatti dal versante Valsavarenche troverete rifugi ed itinerari affollati da centinaia di escursionisti , nei valloni del Gran Paradiso sarà già un evento trovare qualcuno oltre a voi che non sia un guardaparco, potrete ammirare la montagna vera, pura, con le sue voci ed i suoi silenzi inalterati. Un'emozione che non potrete mai provare nelle valli più turistiche ed antropizzate...
Vallone di Ciamosseretto - cartina Igm 1:25000 ( fonte: portale cartografico nazionale) 

Il Gran Piano 

Alla casa di caccia del Gran Piano, posta in una verdeggiante conca sulla quale fa capolino il Ciarforon e meta della nostra prima giornata, ci si può arrivare, da Noasca, o  percorrendo integralmente la mulattiera reale di caccia che passa per la borgata Sassa, oppure salendo dalla frazione Varda. In entrambi i casi  si può lasciare l'auto alla frazione Balmarossa superiore.
Noi naturalmente scegliamo di salire dalla Varda, visto che il toponimo corrisponde al mio cognome!
Andiamo a comprare la toma...
Scherzi a parte , si tratta di un percorso più veloce  (che si svolge comunque su  ottimo sentiero) , e poi abbiamo in programma di passare all'alpe Gran Prà per acquistare della toma d'alpeggio , visto che il menù della sera prevede polenta concia con... formaggio.
Partiamo quindi nel pomeriggio, con molta calma e numerose pause per osservare fauna, flora ed i numerosi punti d'interesse che si incontrano lungo il percorso, costellato di numerosi alpeggi; giunti nei pressi del Gran Prà, è il cane Balotelli  il primo a segnalare la nostra presenza ai margari . Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con gli allevatori ed aver acquistato un bel pezzo di toma, decidiamo di ripartire, poiché sembra imminente l'arrivo di qualche temporale e così in breve arriviamo al rifugio Gran Piano.
In alto, verso la punta di Ciamosseretto, vediamo che ci sono delle bovine al pascolo , che poi a sera scenderanno nei pressi del rifugio a farci compagnia...
Bovine al pascolo verso la punta di Ciamosseretto
Una volta installati nelle camerate ( ciascuna dotata di un bagno con doccia) , apriamo la cucina, spaziosa e ben attrezzata , e cominciamo a preparare la polenta. Nel frattempo i temporali arrivano davvero , funestando i previsti stage fotografici crepuscolari e notturni.
Lo spettacolo dei fenomeni elettrici visto dalla conca del Gran Piano è comunque spettacolare, così come è piacevolissimo gustare il frescolino della serata in questa torrida giornata estiva e... buonanotte!

L'alba

Al nostro risveglio il cielo non è completamente sereno, ma lo spettacolo è comunque grandioso...
L'alba: vista verso fondovalle

L'alba illumina la sommità del Ciarforon
Passata l'alba e consumata una buona colazione, ci avviamo lungo la mulattiera di caccia che risale il vallone,  superando il bivio per la bocchetta del Ges e raggiungendo la conca dei "laghetti" , con il tempo in costante miglioramento.

I laghi di Ciamosseretto

Giochi di luce tra gli eriofori ai laghetti. In fondo a destra il becco dell'Alpetto.

Dai laghetti la mulattiera reale prosegue ora più vicina al torrente Ciamosseretto , attraversando una zona di pietraie,  ed il dominio del Ciarforon si fa sempre più evidente.
Il dominio del Ciarforon si fa sempre più evidente...
In breve raggiungiamo quindi la conca occupata dal lago inferiore di Ciamosseretto , localmente chiamato "dreolai"; io ne approfitto per dare una sbirciata al piccolo laghetto "gemello", non visibile risalendo il vallone.
Il "dreolai"
Oggi le acque del Dreolai sono particolarmente ricche di sedimenti limosi di origine glaciale, probabilmente a causa dei temporali avvenuti durante la notte...
Il gemello piccolo del Dreolai
La giornata è sempre più bella; nei pressi del lago principale vi sono l'omonima alpe  e le "balme dreolai"  e noi lasciamo per un attimo la mulattiera per andare a visitarle, incontrando anche i primi stambecchi di giornata...
Incontro con i primi stambecchi
Una delle balme dreolai
Una di quelle balme è stata datata da uno studio  al 1300, mentre la costruzione principale dell'alpe Dreolai ( "dietro al lago") risale al 1700 circa ( data incisa su pietra) .  Gli alpeggi d'alta quota più antichi infatti sono di solito realizzati sfruttando la presenza di balme ed anfratti naturali o con strutture molto essenziali  ( p.es. un semplice recinto di pietra per chiudere gli animali di notte od una minuscola struttura in pietra quale ricovero del  pastore...)  a volte temporanee, che via via diventano  nel corso del tempo più complesse ( coperture in legno, false volte in pietra, tetti di lose con orditura in legno ... ) e stabilmente utilizzate nel tempo.
La mulattiera sale dolcemente ( foto d'archivio) 

lasciando in basso a sx...
Dal lago inferiore di Ciamosseretto la mulattiera reale di caccia prosegue a salire dolcemente a mezzacosta lungo la sponda sx idrografica del torrente, lasciando in basso a sinistra dei magnifici pianori: ogni volta che li osservi non puoi fare a meno di provare un intenso desiderio di percorrerli, ma ahimè il tempo ( non quello meteorologico)  è sempre tiranno...

...dei magnifici pianori glaciali
Arrivata in corrispondenza del fondo dei pianori, la mulattiera riprende ora a salire con ampie svolte lungo il pendio finale che conduce alla conca ove è posto il lago superiore di Ciamosseretto. Un rapido sguardo rivela la presenza di numerosi maschi di stambecco, alcuni anche di una certa età, oltre a parecchi camosci. Chissà se gli stambecchi, al nostro ritorno, si troveranno ancora lì!


L'ultimo tratto della mulattiera è in gran parte franato ( foto d'archivio) 


Con molta filosofia, un tornante dopo l'altro ed inventandoci un pò il percorso negli ultimi metri di salita, dove la mulattiera è in gran parte scomparsa, eccoci arrivati nella maestosa conca glaciale che racchiude il lago superiore di Ciamosseretto, dominata dal Ciarforon. Il suo dominio in questo punto  è così forte che siamo di fronte ad una vera e propria dittatura: la dittatura del Ciarforon.
La "dittatura" del Ciarforon ed il lago superiore di Ciamosseretto
E' infatti quasi impossibile staccare l'occhio da quelle imponenti pareti, che sembra di poter toccare e che da distanza così ravvicinata fanno intravedere addirittura la celeberrima calotta glaciale.
Nei pressi del lago è presente un appostamento di caccia, mentre la mulattiera prosegue sulla sinistra idrografica in direzione del colle della Torre, che da questo versante si presenta come un impressionante sfasciume quasi verticale.
Spostando lo sguardo verso destra, imponenti risultano anche la bastionata rocciosa che sostiene il ghiacciaio di Ciamosseretto ( o ciò che ne resta ) e le pareti che dividono dalla Valsavarenche...
L'imponente bastionata rocciosa che sostiene il ghiacciaio di Ciamosseretto  e le ripide pareti che dividono dalla Valsavarenche.
Il colle della Torre lato Ciamosseretto ( foto d'archivio ) 

La discesa...

E' davvero a malincuore, nonostante la lunga pausa effettuata nei pressi del lago superiore di Ciamosseretto per goderci lo spettacolo della testata del vallone, che in una giornata splendida come questa dobbiamo cominciare la discesa. 
Visto che il branco di stambecchi che abbiamo osservato salendo è ancora dove lo avevamo osservato, ci fermiamo a pranzare nei paraggi, onde tentare qualche foto più ravvicinata degli animali, cercando però di disturbarli il meno possibile rimanendo a rispettosa distanza: in fin dei conti oggi gli ospiti siamo noi.
Stambecco maschio
Consumato il pranzo al sacco, riprendiamo la discesa, ed io sento il bisogno di rendere un'ultimo omaggio al dittatore Ciarforon ( vi assicuro che si tratta di un sovrano illuminato).
Un ultimo omaggio al Ciarforon
Salutato il dreolai ed i laghetti, ripassiamo dal Gran Piano ( dove avevamo lasciato il materiale in eccesso ) e scendiamo nuovamente verso Balmarossa, con una  piccola digressione all'alpe Gran Prà perchè, come dico scherzosamente alla padrona, "la toma non è piaciuta, allora vogliamo assaggiarne ancora per essere sicuri".  Il marito, gentilissimo, mi fa anche visionare il locale di caseificazione  e stagionatura, davvero pulito e realizzato a regola d'arte ( si vede la mano di chi ama il proprio lavoro) e mi racconta di come una volta ( nell'immediato secondo dopoguerra e fino agli anni 60) nel vallone di Ciamosseretto ci fossero ben 11 margari durante la stagione estiva, praticamente uno attaccato all'altro ( mentre oggi gli unici allevatori presenti sono rimasti loro).
Tra la Varda e Balmarossa colgo  l'occasione per fotografare uno dei miei fiori preferiti, la bellissima Gentiana asclepiadea .
Gentiana asclepiadea

Insomma, che cosa aspettate ad esplorare l'alto vallone di Ciamosseretto, magari approfittando del rifugio Gran Piano per cucinarvi una buona polenta concia in compagnia ? Arrivederci ed a presto con le Storie !