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domenica 18 novembre 2018

Bivacchi Pol e Grappein da Valnontey

Premessa

Ricordo che fin da ragazzino, "studiando" la mitica cartina 1:50000 del Parco Nazionale del Gran Paradiso dell'Igc ( quella che negli anni 80-90 avevano praticamente tutti gli amanti della montagna, compresi mio padre e mio nonno ) , c'era una casetta stilizzata in rosso , in mezzo al blu dei ghiacciai e vicinissima al Gran Paradiso,  che inesorabilmente catturava la mia attenzione: " Bivacco Pol".
"Un bivacco nel ghiacciaio!" - pensavo - "E così vicino al Gran Paradiso! Beh, essendo un bivacco, non dovrebbe essere così difficile da raggiungere..." 
Allora andavo a sfogliare la guida di Giulio Berutto: "Bivacco Pol, 3183 m. Attrezzatura richiesta: corda, piccozza e ramponi"; "Punta Ceresole 3777 m- Cresta Gastaldi 3894 m - il Roc 4026 m - Gran Paradiso 4061 m . Località di partenza: Bivacco Pol (...)  Si attraversa la tormentata superficie  del  ghiacciaio della Tribolazione (...)". Ahia!
E se il bivacco affascinava per la posizione , il ghiacciaio emozionava nel nome: ma volete mettere la parola "Tribolazione" in confronto a "ghiacciaio del Gran Paradiso" (  che fantasia! )  o di "Laveciau" ( ma che vuol dire ) ? Non parliamo poi delle dimensioni: era  di gran lunga  il più grande  di tutti quelli segnati in cartina. 
Pur non avendo la possibilità di vedere fotografie io , da buon "salgariano" educato al primato della fantasia e della conoscenza sull'esperienza nella descrizione della realtà ( "scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli", diceva il grande scrittore italiano) , potevo scatenare la mia immaginazione e disegnare nella mente quei paesaggi: gli imponenti seracchi, le vicine ed ardite vette, il bivacco ( naturalmente di colore rosso), una cordata di alpinisti impegnati nei passaggi più difficili ed esposti...
Ma anche per noi "salgariani" arriva certe volte il  momento in cui  fantasia e conoscenza sentono il bisogno di una verifica tramite l'esperienza: un passaggio coraggioso , nel quale i nostri sogni, nati tra le righe di una pagina , rischiano di infrangersi contro una realtà al di sotto delle aspettative ( un rischio che a dire il vero si rivela spesso minimo, se non nullo, in relazione alla montagna).
Sarà una meta perfetta per me ? 
Ed ecco che così, sfruttando le moderne tecnologie  ( ricerche su internet, social network -  che tanto ci danno, ma tanta capacità di immaginazione ci tolgono) e le mie conoscenze personali, comincio ad informarmi sul percorso e sulle sue difficoltà ( viene dato come PD). A dire il vero le informazioni che trovo sono piuttosto frammentarie e vaghe: mi trovo di fronte a quella che è a tutti gli effetti una sorta di "montagna di mezzo" : "poco nobile per gli alpinisti e troppo impervia per i semplici camminatori", per citare lo scrittore Paolo Cognetti. Sarà anche una meta  "perfetta per me "?  
NB:si precisa che il seguente articolo non è in alcun modo riferibile all'attività di accompagnamento naturalistico ma si tratta di attività svolta nel tempo libero.

Valnontey , la valle che non finisce mai...

Ed eccoci quindi in quel di Cogne, frazione Valnontey , la valle che non finisce mai, addì 22 settembre 2018. Alla fine la mia mente ha partorito una due giorni di tutto rispetto: ascensione al bivacco Pol , quindi casolari dell'Herbetet e pernottamento al rifugio Sella il primo giorno;  punta Rossa della Grivola il secondo...
La Valnontey al mattino
Puntuali come un orologio svizzero, ecco che alle 8,00 cominciamo a camminare nell'ombra, mentre il sole già ha incominciato ad illuminare il ghiacciaio della Tribolazione e le cime circostanti. Opinione personale: il panorama della testata della Valnontey con il ghiacciaio della Tribolazione ed i prati di Sant'Orso in basso, osservato da Gimillan, rimane a  mio giudizio uno degli scorci più belli dell'interno arco alpino.
La prima parte del percorso non presenta alcuna difficoltà, anche perchè la Valle d'Aosta sarà quel che sarà, ma i percorsi facenti parte della rete sentieristica "ufficiale" sono generalmente ben segnalati, senza economia di cartelli in presenza dei numerosi bivi: eh si, perchè la Valnontey è costellata di bivacchi! L'unico inconveniente è che bisogna percorrere tutto il fondovalle...
Su comoda strada sterrata, tra prati e boschi di conifere, raggiungiamo i casolari di Vermiana e l'inizio del "sentiero dei bivacchi", il n°22 , che imbocchiamo. Tralasciato a sinistra un primo bivio per il bivacco Money , utilizzato per le ascensioni alla catena degli Apostoli, proseguiamo fino al  pont d'Erfaulet, sul quale attraversiamo il torrente Valnontey.
Si sale in ambiente prettamente morenico
Attraversati altri due ponti che scavalcano dei rii laterali , si arriva ad un altro bivio dove, lasciato a destra il sentiero per il bivacco Leonessa ed i casolari dell'Herbetet, a quota 2040 m circa, seguiamo le indicazioni per i bivacchi Martinotti, Borghi, Pol e Grappein. Ci troviamo ora in un ambiente prettamente morenico : a fine 1800 la fronte del ghiacciaio della Tribolazione, unita a quella del Gran Croux e del Tzasset, arrivava fino a qui, fino ad una quota di poco superiore ai 2000 m !

La passerella danneggiata

Fondovalle "esaurito": comincia la salita !

Ora il sentiero comincia a salire; al bivio successivo si tralasciano le indicazioni per i bivacchi Borghi e Martinotti e si seguono quelle per i bivacchi Pol e Grappein. Le grandi seraccate del ghiacciaio della Tribolazione sono sempre più vicine, ormai incombenti. La traccia si fa ora più incerta, ed occorre fare molta attenzione a segni gialli ed ometti di pietra...
Si prosegue sulla sx idrografica del torrente Valnontey fino ad una passerella in legno , ed è qui che cominciano le difficoltà. Tale passerella, fondamentale per un attraversamento che altrimenti potrebbe risultare quantomai impegnativo,   viene infatti regolarmente danneggiata dalle impetuose acque del torrente, e così noi la troviamo, ma non è certo una sorpresa poichè l'amico Roberto Truffa, che da poco era stato al Pol, mi aveva informato della situazione.


Il cordone morenico
Fortunatamente per noi, il buon Roberto ed il suo socio avevano anche provveduto ad assicurare l'ultimo troncone della passerella, rendendo tutto sommato agevole il nostro passaggio. Attraversata la passerella, continuiamo a seguire gli ometti pressochè in piano fino a guadare un altro torrente, indi imbocchiamo un evidente cordone morenico, che percorriamo fino al suo termine nei pressi di una parete rocciosa, dove comincia la parte alpinistica del percorso.
Questo è il momento ideale per una pausa ristoratrice e per guardarsi ben bene intorno. 
E' impressionante notare come il cordone morenico , sempre più ripido man mano che si avvicina alla parete , risulti fortemente eroso sulla destra idrografica nel tratto finale, con evidenti segni di crolli e smottamenti. Noi ci troviamo ora praticamente in mezzo alle due grandi seraccate del ghiacciaio, grazie al cielo ad una distanza di sicurezza , poichè crolli e piccole slavine sono all'ordine del giorno  . L 'anno scorso , mentre mi apprestavo a passare la notte al bivacco Borghi, avevo infatti assistito in diretta al crollo di un seracco ( riporto la descrizione che ne avevo fatto allora) : "sono circa le 17,45 quando un forte boato interrompe il "suono" della testata della Valnontey, somma del silenzio dell'alta montagna e del rumore dei torrenti di fusione: è un seracco del ghiacciaio della Tribolazione che crolla, causando una slavina. Io mi trovo al bivacco Borghi e riesco a riprendere una parte del fenomeno. E' uno spettacolo al tempo stesso emozionante e tragico: emozionante come può essere una visibile dimostrazione delle "forze della natura" ( in questo caso l'improvvisa rottura di un delicato equilibrio tra temperatura, forza di gravità, peso, posizione geografica), tragico perchè ennesimo esempio degli imponenti processi di trasformazione cui stanno andando incontro i nostri ghiacciai e le nostre montagne a causa del cambiamento climatico e perchè l'essere umano, in queste circostanze, non può fare a meno di immaginare gli effetti di un evento di maggiore portata. Qui, poco più di un'ora prima, un enorme masso caduto dalla parete nord della becca di Gay sul sottostante ghiacciaio di Gran Croux aveva prodotto un secco e forte colpo di fucile ed un gran polverone. Durante la notte si udranno altri massi cadere, ed il mattino successivo assisterò al distacco di un'ulteriore piccola frana mista di neve e ghiaccio, sempre dalla bastionata rocciosa che sostiene il ghiacciaio della Tribolazione. "L'unica cosa perpetua è il cambiamento" 08--09-2017
Le grandi seraccate del ghiacciaio della Tribolazione si avvicinano


Uno sguardo verso il fondovalle rende bene l'idea della morfologia della Valnontey : il lungo fondovalle e poi i pendii morenici, via via più ripidi, che conducono verso i ghiacciai che ne occupano la testata.
Uno sguardo verso il fondovalle...
Proprio di fronte a noi, cioè dall'altra parte della valle di Cogne, si vedono in lontananza la prima parte del  verdeggiante ( ed ancora più eterno, provare per credere ) vallone del Grauson, con alla sua sinistra la Pointe Arpisson ed il Monte Emilius. Ma veniamo ora alla parte alpinistica del percorso...

Alpinisti ( ? ) per caso 

Supera la parete degli stambecchi
E' a circa 2450 m di quota che il "salto degli stambecchi" ( altro nome dato alla parete di cui sopra ) ci sbarra il passo: per consentire di superarla agevolmente non sono state fatte certo economie : una scala a pioli e dei comodi gradini in materiale metallico, assieme ad un bel canapone di 10 metri. 
I processi di erosione menzionati nel precedente capitolo arrivano quasi a sfiorare il piede sinistro della scala: prima o poi toccherà cambiargli posto! Bisogna comunque fare attenzione, perchè in basso a sinistra c'è un bel precipizio  ( il passaggio è esposto ) , ed anche a "volare giù dritti" si tratta pur sempre di una brutta caduta   !
Ma la cosa più importante, di fronte ad ogni passaggio, è avere sempre scolpito nella mente un concetto basilare: tutto ciò che si sale bisogna poi anche scenderlo. 
Infatti è proprio in discesa che l'esposizione, la scarsa dimestichezza e la paura possono giocare brutti scherzi, rendendo il passo malfermo ed insicuro e\o bloccando l'incauto fruitore della montagna avventuratosi in un percorso al di sopra delle proprie possibilità e\o senza la giusta attrezzatura.
Vista sul versante est della Valnontey, con il ghiacciaio di Gran Croux , la becca di Gay e la Roccia Viva
Chiamatemi pure fifone, esagerato etc etc , ma io questo genere di valutazioni sul posto le faccio sempre e non me ne frega assolutamente niente della "meta": se sono negative mi fermo e cambio itinerario, piuttosto che trovarmi poi a mal partito!  
Superata la parete, il sentiero  riprende a salire lungo la dorsale morenica , mentre comincia a schiudersi la vista sul versante est della Valnontey, con il ghiacciaio di Gran Croux ( diviso in tre tronconi), la becca di Gay ( al centro) e la Roccia Viva ( a sinistra) con l'omonimo ghiacciaio.
A scanso di equivoci chiariamo subito che di qui in poi capita abbastanza sovente di dover usare le mani, con passaggi fino al II° grado. I tratti attrezzati con catene sono classificati , a seconda delle relazioni, come II° o III° grado: insomma niente di "grave", ma neanche da sottovalutare, specie nei punti più ripidi ed esposti od in condizioni non ottimali.
Il "prato sospeso sull'abisso"
Giunti al piede di alcuni grandi massi, svoltiamo ora a sinistra fino a raggiungere un "prato sospeso sull'abisso"   : anche qui sono evidenti gli effetti di movimenti franosi che stanno scalzando al piede pure questa piccola prateria alpina, facendola "crollare" nella caotica morena sottostante.

La Barma des Bouquetins
A 2698 m di quota, ecco la mitica "Barma des Bouquetins" , la "balma" degli stambecchi, un tempo utilizzata come ricovero dagli alpinisti, cioè quando ancora non era stato realizzato neanche il bivacco Pol.
Lavori di svuotamento del  lago effimero del ghiacciaio Gran Croux
...con l'ausilio di alcuni tratti di catena..
Lanciando uno sguardo verso il ghiacciaio di Gran Croux, si vede bene come nei pressi del notevole lago effimero siano in azione mezzi meccanici per il suo svuotamento programmato: nel 2016 il suo improvviso svuotamento riverso un'ondata di piena verso Valnontey, costringendo ad evacuare ben 20 persone!
Percorriamo ora un canalino pietroso, che vinciamo con l'ausilio di alcuni tratti di catena, fino a rimontare un dosso , ed ecco che appare la lingua terminare del ghiacciaio della Tribolazione, lì a due passi con le sue temibili seraccate .
Si arriva quindi al punto che quasi tutte le relazioni sono concordi nel definire come il più pericoloso: si tratta infatti di un traverso molto esposto, con una superficie caratterizzata dalla presenza di rocce rotte e soggetto a caduta pietre , già teatro di alcuni incidenti. Insomma qui non bisogna fermarsi a perder tempo!
La lingua terminale del ghiacciaio è lì 
Superato questo delicato traverso , la vista della vicina seraccata si fa ancor più imponente.
Il tratto più pericoloso...
La vista della seraccata si fa ancor più imponente

Arrivati a questo punto ecco che perdiamo di vista bolli gialli ed ometti e  dobbiamo affidarci all'intuito:  anzichè raggiungere il successivo tratto di catene descritto nelle relazioni ( lo percorreremo al ritorno) ,  scendiamo leggermente ad attraversare un rio glaciale .
Traccia di sentiero su sfasciumi




Ora la montagna non è matematica, ma per la proprietà associativa cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia, ed eccoci di nuovo in presenza della segnaletica. 
Superato un primo tratto di sfasciumi su traccia di sentiero, si arriva  all'erta finale, sostanzialmente un canale poco esposto,  che si supera arrampicando tra roccette e zolle erbose, fino a raggiungere lo splendido pianoro glaciale ove si trovano i bivacchi Pol e Grappein. 
Si arrampica tra roccette e zolle erbose...










I bivacchi Pol e Grappein

Fino a raggiungere il bivacco...
Il bivacco Pol 3179 m, costruito nel 1946 e di proprietà dell'Associazione Giovane Montagna ,è dedicato all'alpinista Carlo Pol, deceduto in un bombardamento nel 1944. Come già abbiamo scritto, prima della sua costruzione gli alpinisti utilizzavano la Barma des Bouquetins come punto d'appoggio.
Guardando verso sud: da sx verso dx: Testa di Valnontey 3562 m , col Valnontey, Testa della Tribolazione 3638 m, colle della Luna, Punta Ceresole 3777 m
Il bivacco Gerard -Grappein 3200 m, di proprietà della società guide di Cogne e costruito nel 1987, è intitolato a due alpinisti valdostani: Marcello Gerard ed Ettore Grappein. 
Ettore Grappein, aspirante guida alpina,  morì il 17 settembre 1985 sul Lyskamm, assieme ad un istruttore ed ad altre 4 aspiranti guide alpine, tutti ragazzi dai 18 ed ai 33 anni , travolti dal distacco di una placca di neve ventata a pochi metri dalla vetta, che li fece scivolare per 500 - 600 m fino alla crepaccia terminale sottostante. Soltanto due del gruppo riuscirono a salvarsi, piantando la loro picozza nel ghiaccio; tutti quanti stavano ultimando il corso da guide alpine...
Marcello Gérard invece morì scendendo dalla Torre di Lavina il 18 gennaio 1976  .
I due bivacchi distano tra loro circa una cinquantina di metri.

Uno sguardo ad est: da dx verso sinistra Becca di Gay 3621 m e ghiacciai Gran Croux con lago effimero; Roccia Viva  3650  m e ghiacciaio di Money;  Torri del Gran San Pietro 3692 m , Sant'Andrea 3651 m  e Sant'Orso 3618 m e ghiacciaio del Coupè di Money; ghiacciaio e punte Patrì 3581 m , 3561 m.

Una realtà al di sopra delle aspettative

Secondo alcuni , il luogo ove sono situati i bivacchi Pol e Grappein è il più bello dell'intero Parco Nazionale del Gran Paradiso, ed uno dei più belli di tutta la valle d'Aosta.  Personalmente le classifiche non mi interessano; e visto che "de gustibus non disputandum est", lascio a  ciascuno di voi il giudizio, limitandomi a pubblicare qualche foto significativa.
Uno sguardo ad ovest: al centro il Piccolo Paradiso 3919 m , a destra la Becca di Montadaynè 3840 m
Parafrasando nuovamente Cognetti, eccoci ora  circondati da montagne molto nobili, forse poco attraenti per gli "alpinisti moderni", sempre alla  ricerca di difficoltà crescenti e perennemente impegnati  in superflue sfide con se stessi per dimostrare qualcosa agli altri, ma  inaccessibili per i semplici camminatori. 
Uno sguardo a nord-ovest: Becca di Montadaynè 3838 m e Herbetet 3778 m con il ghiacciaio del Dzasset ( a destra) , in primo piano il ghiacciaio della Tribolazione
Ecco, queste montagne sarebbero perfette per me se io fossi un alpinista , ma non lo sono: sono soltanto un tipo poco moderno.
Uno sguardo verso nord: Herbetet 3778 m  e Gran Sertz  3552 m

Qui la realtà ha superato  la fantasia , la mia immaginazione di ragazzino: non ci sono foto o descrizioni che possano rendere giustizia alla grandiosità dell'ambiente circostante! Ammirare il panorama, cercare di dare un nome a vette e ghiacciai, non c'è altro da fare... La meta perfetta per me! Ma ahimè, il tempo è tiranno, ed ecco che già si è fatta l'ora di scendere, di volgere lo sguardo verso valle e di salutare i bivacchi Grappein e Pol .
Dal Bivacco Pol si domina la Valnontey. Sullo sfondo da sx ecco spuntare il Gran Combin, il Cervino ed il gruppo del Monte Rosa; davanti a loro si distinguono il vallone del Grauson, il Monte Emilius e la Punta Tersiva

Il bivacco Pol è davvero un nido d'aquila, dal quale si domina la Valnontey: sembra quasi di poterla stringere con un artiglio o, se preferite, di prenderla tra le braccia !
Il bivacco  Gerard - Grappein

Il bivacco Gerard - Grappein, forse un pò geloso della posizione privilegiata del più anziano Pol , preferisce ignorare la Valnontey e guardare verso la Becca di Gay : chi tardi arriva male alloggia, e questo vale sia per i frequentatori dei bivacchi che... per i bivacchi! A noi però la cosa non dispiace perchè guarda verso casa nostra:   oltre quelle pareti ci sono il lago di Gay o di Deir Vert ,cioè il vallone di Noaschetta, e l'alto vallone di Piantonetto , cioè Noasca e Locana. 
E pensare che con un breve tunnel ferroviario si potrebbe... bah, meglio lasciar perdere, le "7 madamin" non si preoccupano certo della valle Orco! Grazie a Dio l'attenzione predatoria di chi le manovra è rivolta altrove e vigorosamente contestata! A sarà dura !

"Partire è un pò morire" ( verso il rifugio Sella) 

Scendendo \ 1

Lasciare certi luoghi in certe giornate è sempre traumatico : vorresti attendere il tramonto per poi vedere l'alba successiva, ma non ti sei organizzato, devi tornare a casa, alla quotidianità. Oppure, come nel nostro caso, sei  più fortunato: hai prenotato al rifugio Sella per la notte , ragion per cui il ritorno alla quotidianità è rimandato alla sera dopo.
Per arrivare al rifugio alle 19,30, orario della cena, dovremo pedalare, perchè la nostra strada è ancora lunga : si tratta di  risalire ai casolari dell'Herbetet e da lì compiere la celebre traversata fino al Sella, uno degli itinerari più belli e conosciuti della val di Cogne.
Faremmo molto prima a tornare alla macchina !  
Inoltre , specialmente in questo primo tratto, non possiamo certo metterci a correre, anzi! Anche in discesa occorre fare molta attenzione a seguire la segnaletica " senza lasciarsi fuorviare da un percorso diretto per le rocce sottostanti il bivacco. La pendenza aumenta in modo considerevole e potrebbe risultare negativo ed alquanto pericoloso spostarsi verso la zona, all'apparenza facile, ma esposta alla caduta di seracchi" ( cito integralmente dal sito ufficiale della Giovane Montagna ).
Scendendo\ 2
Già in passato si sono verificati incidenti per questo motivo !E così noi facciamo, ,andando così a scoprire l' ultimo tratto di catene che non avevamo percorso all'andata .
La sera incomincia ad accarezzare noi e la valle, le temperature cominciano a farsi decisamente più fresche ( dopotutto è il 22 settembre, anche se le temperature sono decisamente sopra la media).
La dimestichezza a muoversi sugli sfasciumi, anche ripidi, risulta particolarmente d'aiuto questa sera...

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 


Scendendo\3

Scendendo\4 ( notare i processi erosivi al piede della scala, cui avevamo accennato in precedenza) 
Ed eccoci infine giunti ai piedi della "parete dello stambecco" : ora la nostra andatura può essere più veloce; il guado del torrente Valnontey non ci dà grossi problemi, ed in breve tempo raggiungiamo il bivio di quota 2040, dove seguiamo le indicazioni per il bivacco Leonessa ed i Casolari del'Herbetet.
Il casotto Pngp ai casolari dell'Herbetet

Ora ci tocca risalire fino ai casolari dell'Herbetet 2435 m, dove è presente un casotto dei guardaparco: che bello salire di nuovo, oggi eravamo proprio in astinenza di salite
Mentre risaliamo, incontriamo una coppia di escursionisti che avevamo superato di gran carriera al mattino nel fondovalle: arrivano dal Bivacco Leonessa . La nostra carriera è ora un pò più lenta rispetto a quel momento ed i due, incuriositi, ci chiedono a loro volta dove siamo diretti: 
- " al rifugio Sella!"
- " Ma perchè passate di qui ? Non vi converrebbe scendere a Valnontey? "
- " Il fatto è che dormiremo al rifugio Sella"
- " Ah! Auguri, è ancora lunga! Beh, dovreste arrivare prima di notte!"
Che gentili , non volevano scoraggiarci! Al casotto prendiamo un pò d'acqua fresca e tiriamo dritto, anche se ogni tanto lungo il percorso è impossibile non voltarsi all'indietro per ammirare il paesaggio che stiamo lasciando!
Impossibile non voltarsi indietro...




Il sentiero, peraltro bellissimo, è  un continuo alternarsi di lunghi tratti pianeggianti e antipatici saliscendi, non  finisce mai.
- "Dai, che dopo quella dorsale c'è il vallone del Lauson..."
- "Siamo arrivati? "
-" No"
E avanti così, una dorsale dopo l'altra !
Si scavalcano numerose dorsali

Avevo fatto la traversata Herbetet Sella circa 18 ( 18 !?! ) anni fa in compagnia di mio padre e di mia cugina ed eravamo arrivati all'auto di notte,e da allora il sentiero non si è accorciato.
In compenso, finalmente vediamo un pò di stambecchi e camosci, che oggi avevano latitato...
Stambecco femmina e capretto



Sembra di non arrivare mai, ma dopo aver scavalcato diverse dorsali e dopo un imprecisato numero di saliscendi, ecco che giungiamo in vista del laghetto del Lauson quando sono le 19,30 spaccate. Il telefonino prende e posso avvisare il rifugio che siamo leggermente in ritardo, ma stiamo arrivando...

Il laghetto del Lauson al tramonto
Arriviamo così nel giro di una ventina di minuti al rifugio Sella 2588 m, quando ormai si fa notte.

Rifugio Sella all'imbrunire

Una doccia ed un cambio d'abiti, ed ecco che siamo già con le gambe sotto la tavola: il giorno seguente ci aspetta la Rossa della Grivola : lunga discesa a parte, sarà una giornata di tutto relax in confronto a quella appena trascorsa. Forse. E forse ve lo racconteremo, in un'altra puntata, chissà!
Arrivederci ed a presto con le Storie!


Post scriptum 

Repetita iuvant: non sottovalutate questo itinerario, perchè non si tratta di una semplice escursione! Ricapitoliamo allora le insidie del percorso:
  1. e' un percorso lungo, che dal bivio per il bivacco Leonessa ( quota 2040 m ) si svolge su tracce e su un terreno via via più ripido e difficile, per il quale occorrono allenamento ed una certa dimestichezza.
  2. il guado del torrente Valnontey potrebbe essere alquanto disagevole in assenza della passerella e\o in presenza di grandi portate d'acqua
  3. la parte finale del percorso richiede ancora più attenzione . Occorre seguire fedelmente la segnaletica e, ove la si smarrisca, essere in grado di ritrovarla prontamente, insomma di arrangiarsi, specialmente nei punti dove è  maggiore il rischio di caduta pietre e non si può certo sostare. Consigliabilissimo il casco;  corda,moschettoni ed imbrago potrebbero rivelarsi estremamente utili (a condizione di saperli usare) se  con voi ci fosse qualcuno in difficoltà per via dell'esposizione...
  4. Occhio a non sbagliare in discesa...
In parole povere, ciascuno faccia le proprie valutazioni!


venerdì 9 novembre 2018

I grandi classici - Uja di Ciamarella dal Pian della Mussa

Premessa

- "Tu sei allenato,   puoi farcela anche in giornata. Noi andiamo a dormire al rifugio Gastaldi, ci vediamo là al mattino. A che ora sarà meglio partire dal rifugio ? " 
-" Meglio partire all'alba, così siamo più sicuri che il tempo rimanga stabile".
-"Quindi alle 6,30 ? "
-"Ok, alle 6,30 al rifugio Gastaldi".

Salendo verso la Ciamarella ...
E così io ed Elisabetta fissiamo l'orario del ritrovo alle 2 in piazza a Locana. Tra tornare da lavoro, una riunione in serata e la preparazione dello zaino, mi va ancora bene : riesco a dormire un'ora.  Molti dicono che dormire un'ora serve a poco, ed invece serve moltissimo, specie se devi guidare ed evitare colpi di sonno!
Fortunatamente anche la strada aiuta, nel senso che salendo da Corio lungo la val Malone e  raggiungendo le valli di Lanzo dal colle della Forcola il percorso è vario e facilita il mantenimento della veglia; poco prima delle 4 giungiamo al Pian della Mussa, dove lasciamo l'auto...
Io sarò anche allenato, ma dal Pian della Mussa all'Uja di Ciamarella sono 1871 m di dislivello ( e forse anche qualcuno in più, visto che devo passare dal Rifugio Gastaldi) , e farli in giornata potendo riposare poco significa che quantomeno sarò un pò stanco quando tornerò a casa.
Però  la Ciamarella è la Ciamarella: con in suoi 3676 m è la montagna più alta delle valli di Lanzo ed una delle sue cime più frequentate, poichè presenta difficoltà contenute , ed è da tempo che desideravo andarci!

Dal Pian della Mussa al rifugio Gastaldi

Ladri di montagne, salgono di notte..
Devo ammetterlo: non ero mai stato prima al Pian della Mussa! In Val d'Ala mi ero fermato più in basso, a Mondrone, per salire alla punta del Rous
Sono più o meno le 4 quando cominciamo a camminare con la pila frontale ; fortunatamente il sentiero per il rifugio Gastaldi è largo, battuto e ben segnalato, ragion per cui non corriamo certo il pericolo di perderci.
Saliamo con calma e senza fretta, consapevoli che la nostra meta di giornata è ancora ben lontana; visitare per la prima volta una zona di notte mi dà quasi l'impressione di essere un ladro, di essere una persona costretta a sfruttare gli orari più impensabili per recarsi in montagna,  perdendo in questo modo la possibilità di osservare con calma il paesaggio ( come piace a me) . In realtà avrò a disposizione tutto il viaggio di ritorno per farlo, senza contare il fatto che osservare la nascita del giorno ad alta quota è uno spettacolo al quale non si assiste così frequentemente e quindi ho poco da lamentarmi!
Salendo con la pila frontale

Lasciato a destra il bivio per  Pian Gias , affrontiamo gli ultimi tornanti in salita ed alle 6:30 spaccate siamo al rifugio Gastaldi 2659 m, nella splendida conca del Crot del Ciaussinè , dominata dalle imponenti pareti della Bessanese . A dispetto del cartello "rifugio chiuso" visto al Pian della Mussa, il rifugio è ancora gestito (e piuttosto frequentato direi) anche in settimana (oggi  è martedì 11 )  a settembre. Fantastico !

Il rifugio Gastaldi al Crot del Ciaussinè

Al rifugio io ed Elisabetta decidiamo di soffermarci ancora il tempo necessario a consumare una colazione calda, approfittando del fatto  che hanno già incominciato a servirla ; qui troviamo , già pronti a partire, i nostri due compagni d'avventura:  Vito   e CesareAlla faccia dell'allenamento : quando spieghiamo a Cesare quanto tempo abbiamo impiegato a salire al rifugio, quasi non ci crede (  non è certo un tempo olimpico) , ma anche lui deve convenire con noi che le energie è meglio risparmiarle per la parte alta del percorso.
Quasi quasi mi viene voglia di fare appello alla mancanza di sonno, non fosse che  Vito oggi purtroppo non è al massimo della forma: niente di grave, ma sicuramente fare la Ciamarella in giornata dormendo poco è meglio.

Dal rifugio Gastaldi al ghiacciaio di Ciamarella

La Bessanese 
Dal rifugio Gastaldi prendiamo il sentiero che con un traverso in quota va a ricongiungersi con quello diretto al Pian Gias  e  mentre sulla val d'Ala comincia ad albeggiare, possiamo cominciare ad rimirare la nostra meta, l'Uja di Ciamarella. Per me è tutto nuovo, è tutto meraviglioso: mi sento felice come un bambino di fronte ai regali di Natale!
Vito è molto determinato, nonostante il piccolo disturbo, e stringe i denti; è costretto a fare qualche pausa in più, a faticare più del solito, ma man mano che saliamo le sue condizioni migliorano: mai sottovalutare il potere curativo di una bella giornata in montagna !
Si fa giorno sulla val d'Ala
Al Pian Gias, come ci spiega Vito,  grande conoscitore delle valli di Lanzo, era tutto ghiacciaio fino ad alcuni decenni fa, e  ciò che più preoccupa di questo fenomeno del ritiro dei ghiacciai alpini è  la sua sconvolgente rapidità, così come è rapido, stando a numerosi dati, il fenomeno del riscaldamento globale.  La storia della Terra è scandita da mutamenti climatici impressionanti : pensiamo soltanto alle glaciazioni od al prosciugamento del mar Mediterraneo , avvenuto tra i 5 ed i 6 milioni di anni fa, secondo alcuni  a causa della chiusura dello stretto di Gibilterra, secondo altri  a causa di un'imponente glaciazione che fece estendere le calotte polari sino a determinare un drastico abbassamento del livello del Mediterraneo;  anche la piccola era glaciale ,seguita all'optimum climatico romano-medioevale ( durante il quale secondo alcuni studiosi la temperatura media della Terra era più elevata rispetto ad oggi di addirittura due gradi centigradi)  e terminata a metà del XIX secolo ebbe ripercussioni notevoli sulla vita umana.
A destra l'Uja di Ciamarella, la nostra meta. Alla sua sinistra la piccola Ciamarella e la punta Chalanson
Ma in nessuna di queste epoche, a giudizio della maggior parte degli studiosi, i cambiamenti climatici furono così rapidi come nella nostra: di qui il rilevante peso attribuito all'attività antropica nel determinarli e le preoccupazioni circa i nostri modelli di produzione e sviluppo.
Di fatto il pian Gias oggi altro non è che una lunga distesa morenica in direzione del passo del Collerin , un tempo presumibilmente occupato dal ghiacciaio Collerin.
I due laghetti di origine glaciale situati nei pressi del ghiacciaio di Ciamarella
Salendo su ottima traccia  lungo le estese morene ,  giungiamo nei pressi di due bei laghetti di origine glaciale ; superando un'ultima bastionata rocciosa,  arriviamo infine al ghiacciaio della Ciamarella, il cui fronte è posto ad una quota di 3150 m circa.
Calzati i ramponi, cominciamo a percorrerne la superficie  quasi pianeggiante , compiendo un semicerchio verso destra in direzione del detritico versante sud-ovest  della Ciamarella.
Percorrendo il ghiacciaio di Ciamarella: da sx verso dx Croce Rossa, punta d'Arnas, punta Maria, Bessanese, pointe Charbonnel
Come mi aveva spiegato l'amico Paolo Ferrando , altro grande esperto della zona,  il ghiacciaio non presentava difficoltà particolari, salvo dei piccoli crepacci agevolmente superabili data la loro esigua larghezza; il tratto finale dell'ascensione poi, si svolgeva praticamente su sfasciumi non particolarmente instabili .
Giunti in vista della traccia, abbandoniamo il ghiacciaio e togliamo i ramponi. Per quanto tempo li avremo usati ? Poco o tanto, un ghiacciaio è sempre un ghiacciaio e va affrontato con le dovute precauzioni.

La salita finale 

La traccia ora risale  ripidamente il detritico versante sud-ovest  fin quasi in cresta , per poi svoltare a sinistra e raggiungere con un traverso in salita la cresta ovest, sempre con percorso molto evidente.
Traverso verso sx


Man mano che saliamo il panorama si fa sempre più spettacolare, fino ad "esplodere" al raggiungimento della cresta,  raggiunta la quale, nelle condizioni da noi trovate, si presentavano due possibilità:  percorrere un nevaio abbastanza ripido fin sulla vetta oppure proseguire per una cresta rocciosa.
Noi optiamo per la cresta rocciosa
Noi optiamo per la cresta, anche perchè per ottimizzare il peso degli zaini i ramponi li avevamo lasciati a fine ghiacciaio . Si tratta di un percorso  elementare e mai obbligato (  qualche volta c'è da mettere le mani...) , che in breve ci porta in vetta.


In vetta 
E' comunque doveroso specificare che l'aggettivo  "elementare" non significa certo banale o da sottovalutare , essendo riferito ad un terreno sostanzialmente alpinistico: nonostante le tracce di passaggio  presenti, è comunque richiesta una buona pratica di montagna per scegliere al meglio  i passaggi anche in condizioni normali. Figuriamoci in condizioni più difficili con presenza di neve e\o ghiaccio o scarsa visibilità!
Ma torniamo ora al grandioso panorama! Ecco, in direzione nord-est le Levanne con ai loro piedi il  Glacier de les sources de l'Arc e  dietro  la Grivola ed il Gran Paradiso ; in fondo a destra spunta il Cervino, la "Gran Becca" e in fondo a sinistra il massiccio del Gran Combin.
Panorama verso nord-est ( Levanne, Grivola, Gran Paradiso etc ) 
Guardando ancora più a est, ecco che spunta anche il massiccio del Monte Rosa...

Ecco il Rosa...


Guardando invece in direzione nord-ovest, ecco il massiccio del Monte Bianco...
ed il Bianco
In direzione sud-ovest, ancora uno sguardo alle vicine cime della testata delle valli di Lanzo...
Da sx verso dx Croce Rossa, punta Arnas e Bessanese
Dietro la Bessanese, ecco uno sguardo alle montagne interamente francesi ( a cui non so dare  ahimè alcun nome, salvo la punta Charbonnel ) ; in primo piano, a destra del ghiacciaio della Bessanese, ecco i denti ed il passo del Collerin...
Oltre la Bessanese ( a sx)  ecco le montagne interamente su suolo francese ( in evidenza la pointe Charbonnel) ; a dx della Bessanese, Denti e Passo del Collerin
Anche la visione d'insieme del ghiacciaio di Ciamarella appena attraversato è degna di nota...
Uno sguardo verso il ghiacciaio di Ciamarella appena attraversato
Particolarmente attrattivi risultano per me poi gli stretti canali che strapiombano sul ghiacciaio dell'Albaron di Sea   - ma non vorrei sbagliarmi, sono della valle Orco  . E se sbaglio per piacere correggetemi !
I ripidi canali che strapiombano sul ghiacciaio dell'Albaron di Sea ( od almeno credo) 


Ritorno al Pian della Mussa

Sotto un sole caldo e splendente ( come avrete intuito dalle foto precedenti, le condizioni meteorologiche erano perfette) cominciamo la lunga discesa in tutta calma.  
Ritrovati e ricalzati i ramponi, in un attimo riattraversiamo il ghiacciaio di Ciamarella; nei pressi dei laghetti glaciali ad esso sottostanti , una sosta contemplativa è d'obbligo. Una sottile nube arriva a rendere più affascinante e misterioso il paesaggio...
Laghetto di origine glaciale
Una volta superate le bastionate rocciose che sostengono il complesso glaciale, ecco che comincia la lunga discesa tra gli sfasciumi in direzione del Pian Gias.
La lunga discesa verso il Pian Gias
I torrenti glaciali, complici anche le elevate temperature, mostrano portate di tutto rispetto: fortunatamente al Pian Gias un ponticello in legno facilita l'attraversamento.
Gli impetuosi torrenti glaciali...

Dal Pian Gias non facciamo ritorno al rifugio, ma scendiamo direttamente verso il piano; io posso finalmente godermi il panorama che la partenza notturna mi aveva negato...
Scendendo verso il pian della Mussa / 1

Scendendo verso il pian della Mussa\2

Vista verso il pian Ciamarella  

Arrivati infine alle auto, siamo tutti molto soddisfatti per la buona riuscita dell'impresa. Per quanto mi riguarda, io dovrò assolutamente tornare da queste parti, visto che c'è parecchio da fare e la mia personale agenda dei sogni ha subito un notevole aggiornamento!
Arrivederci ed a presto con le Storie!