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domenica 13 maggio 2018

Elbrus - Avventura nel Caucaso - Parte 1

Premessa

E' il dicembre del 2015    quando Simone e Luca ritornano da un'insolita "vacanza" in Tanzania, Africa , durante la quale hanno raggiunto la vetta di una delle "Seven Summits" , il Kilimangiaro , 5895 m.s.l.m. Affascinato dal racconto delle difficoltà fisiche ( la quota )  e logistiche di quel viaggio, ecco che butto lì un'idea : " e se andassimo nel Caucaso ? ". Immediata o quasi la risposta: "Potremmo andare sull'Elbrus! ". Avevo infatti letto cose fantastiche riguardo a quella catena montuosa; tuttavia credo onestamente che fosse stato per me tale idea sarebbe rimasta più che altro una fantasia ,  principalmente a causa del lungo viaggio aereo da affrontare ( ho paura del volo )  se nell'autunno 2017 Simone e Luca non fossero arrivati al dunque: "l'anno prossimo andiamo sull'Elbrus?  Potremmo sfruttare il periodo tra il 25 aprile ed il primo maggio: magari un pò più freddo, ma sciabile e presumibilmente privo di crepacci. Sei dei nostri ? " .  Dopo un adeguato periodo di riflessione, la mia risposta è sì, ci sono!
Avviso ai lettori : questo articolo si compone di due parti, la prima dedicata in generale al Caucaso, la seconda alla nostra "vacanza". Entrambe possono essere lette indipendentemente l 'una dall'altra ,ma se volete gustarle fino in fondo vi consiglio caldamente di leggerle entrambe

Il monte Elbrus ed il Caucaso 

Di nuovo un vulcano ( anche il Kilimangiaro è un vulcano spento) , di nuovo una delle "Seven Summits" , se si considera il Caucaso come facente parte del continente europeo, ma ad una quota  più bassa ( i 5642 m della cima occidentale dell'Elbrus) .
Il monte Elbrus si trova interamente sul territorio della Federazione Russa , più precisamente nel territorio della Repubblica di Cabardino-Balcaria, all'interno del distretto denominato El'brusskij rajon , e per raggiungerlo è necessario affrontare due voli, uno da Milano a Mosca, ed uno da Mosca a Mineral'nye Vody  , città aeroportuale situata nel Territorio  di Stavropol  , dalla quale in auto si raggiunge la valle del fiume Baksan , fino ad Azau, villaggio turistico situato a 2350 m.s.l.m.
Cartina della regione russa del Caucaso - scorrere per navigare 


Brevi cenni sul clima e sulla geografia locale

Il fiume Baksan  nasce dalle pendici del Monte Elbrus  ed è lungo 173 km , al termine dei quali  si unisce  ai fiumi Malka e Cherek Balkarskiy nei pressi di Prokhladnyy , ove  confluiscono nel fiume Terek  , lungo 600 km, che sfocia nel Mar Caspio , in territorio russo, dopo essere nato dalle pendici del monte Kazbek,  altro vulcano inattivo alto 5047 m  sito nella Georgia settentrionale.
Cartina del Caucaso - scorrere verso destra per navigare 
Dall'Enciclopaedia Iranica appendiamo numerose ed utili informazioni sul clima della regione ( traduzione mia) : " (... ) il Caucaso è anche la regione di transizione tra i venti umidi atlantici e mediterranei da un lato, e le  correnti d'aria secche  continentali  dall'altro. In pianura la transizione avviene sugli altopiani di Stavropol e Surami, ed in montagna tra il monte Elbrus ed il monte Kazbek.  Ad ovest di questa linea la depressione di Kuban a nord, riceve 400-800 mm di precipitazione ( annua, ndr) , le zone montuose più di 1500 mm ( fino a 4000 mm in alcune zone ), nel bassopiano Colchico nel sud 1500-2000 mm. A est di questa linea il clima è secco:  meno di 1000 mm di precipitazioni sulle montagne, i bacini nei bassopiani interni del Daghestan sono semiaridi ( 250 mm a Botlikh, ad una quota di 1300 m ) , e meno di 200 mm cadono nella penisola di Apsheron .
Le precipitazioni arrivano da ovest, in sistemi di perturbazioni che si alimentano sulle acque del Mar Nero, che spiegano il contrasto tra le estremità orientale ed occidentale del Caucaso e anche tra il il piovoso versante Colchico ed i più secchi versanti settentrionali.  Nel Caucaso occidentale le massime precipitazioni si hanno in inverno, nel centrale e nell'orientale in estate (...) " .
Il clima della valle di Baksan, situata nel Caucaso centrale,  è influenzato principalmente dai venti di valle e dal tipico clima di versante determinato dalla vicinanza della catena montuosa; nella sua prima parte essa  ha orientamento  est-ovest (cioè secondo i paralleli ), risultando quindi solidale con i venti dominanti  ( occidentali da sud-ovest ) , quindi assume un andamento nord-sud, cosicchè ad Azau raramente si hanno forti venti; salendo ancora  di quota ovviamente la forza del vento riprende a salire : ad un'altitudine di 4000 si segnalano nelle serie storiche venti fino a 40 m/s  con -40° di temperatura a febbraio.

Tra leggenda... 

L'Elbrus è  la montagna sulla quale, secondo la mitologia, Zeus fece  incatenare ad una roccia Prometeo, reo di aver rubato il fuoco agli dei per donarlo  agli uomini . Come se ciò non bastasse, un'aquila veniva periodicamente a divorargli il fegato ( che ricresceva) .
"Fece catturare Prometeo dai suoi servi Cratos ( la Forza) e Bia ( la Violenza), lo fece portare nel selvaggio paese degli Sciti e lo fece incatenare nudo sul monte più alto del Caucaso da Efesto, che lo legò alla montagna con catene ed anelli trafiggendolo con un grosso chiodo" ( ...) "Ad interrompere il crudele castigo, dopo trentamila anni, interviene Eracle, che uccide l'aquila con una freccia, e Zeus si decide a liberare Prometeo".

Rubens, il supplizio di Prometeo

Come verranno invece puniti gli uomini? Con la creazione della  donna , Pandora, che andrà in sposa ad Epimeteo ( fratello  di Prometeo), la quale,    per curiosità, aprirà l'orcio pieno di tutti i mali subdolamente affidatole da Zeus . Davvero crudele e misogino ( come del resto lo sono tutte o quasi  le religioni )  questo paganesimo  !


e storia... 

Nel corso dei secoli il territorio del Caucaso ha subito il dominio di Mongoli ( XIII sec ), Georgiani ( XIV e XV sec.), Persiani (XVI sec.) e Ottomani ( XVI sec.), per poi diventare protettorato russo nel 1557 .
Nel 1864 l'impero russo terminò la conquista del nord del Caucaso , territorio all'epoca occupato da diversi gruppi tribali, con la sconfitta della Circassia, regione della quale facevano parte anche gli attuali territori  della regione di Stavropol e della Repubblica del Cabardino-Balcaria.  Riporto e traduco, sempre dall'Enciclopaedia Iranica :
" a seguito della sconfitta, i Circassi vennero deportati ( secondo alcune stime tale misura coinvolse circa 500.000 persone ) , ed il Caucaso occidentale rimase in pratica completamente disabitato poichè nessun altro gruppo  etnico venne a sostituirli. Nel Caucaso centrale ed orientale la colonizzazione delle zone pedemontane ad opera dei Cosacchi spinse le popolazioni caucasiche a vivere  nelle montagne. Quando, nel 1914, i Cosacchi partirono per la guerra, la loro partenza venne seguita da massicce migrazioni di abitanti della montagna nei villaggi cosacchi abbandonati ( stanitsas ) .   "
Cartina della Circassia nel 1840
"Dopo l'avvento del potere sovietico, la regione venne riorganizzata dal punto di vista amministrativo, principalmente in base a criteri di nazionalità e lingua" .
Dall'enciclopedia De Agostini : " in questo modo venne fondata  la Repubblica Socialista Sovietica autonoma del Cabardino-Balcaria ( 1936) ; nel corso della seconda guerra mondiale i balcari furono accusati di collaborazionismo con i tedeschi che avevano occupato la regione e furono deportati in massa in Asia centrale. La repubblica divenne semplicemente Cabardinia, per riacquistare il nome originale solo nel 1957, anno in cui i Balcari furono riabilitati e fu concesso loro di fare ritorno nelle proprie case ".
La denominazione Cabardino-Balcaria si deve ai due gruppi etnici  che popolano questa repubblica, oltre al 30% di russi : i cabardi,  10 % della popolazione ,  di origine caucasica e "stretti parenti" dei circassi, di religione ortodossa, abitanti la parte settentrionale ( bassopiano caspico) ed i balcari ( oltre il 50% della popolazione)  ,  di origine turca, professanti l'Islam sunnita  ed abitanti la sezione meridionale.
Inoltre, cito da   Wojciech Gorecki, "Pianeta Caucaso": "in tutta la regione sono diffuse le credenze tradizionali . Sebbene sia raro trovare qualcuno che dichiari apertamente di aderire al paganesimo e di praticare i riti ad esso connessi, (...) gli elementi pagani non mancano sia nel cristianesimo, sia nell'islamismo caucasici " .
"Negli anni 80' del XX secolo, nel Caucaso comparvero seguaci di correnti islamiche radicali, generalmente definiti con il termine, peraltro impreciso, di wahabiti. Gli adepti del wahabismo si concentrano soprattuto nel Daghestan e in Cecenia, per quanto siano riusciti a creare comunità anche in altre repubbliche, per esempio in Cabardino-Balcaria . Sostenitori di un Islam "puro", scevro di influenze locali, stentano tuttavia a trovare seguito tra i caucasici, molto legati alla propria tradizione" .
Sebbene la situazione in Cabardino-Balcaria non sia grave quanto ad esempio in Cecenia, la presenza del fondamentalismo islamico, seppur  minoritaria è stata nel recente passato motivo di violenze a sfondo religioso.
All'interno della repubblica autonoma del Cabardino-Balcaria sono presenti alcune delle più note stazioni sciistiche della Federazione Russa e due riserve naturali: la Riserva di Cabardino-Balcaria ed il Parco Nazionale Priel'brus'e , sito alle pendici dell'Elbrus. 
Ok ,  ora che siete stati sufficientemente informati sul contesto, potete cominciare a leggere la nostra avventura !

Mai nessun problema ( finalmente in viaggio) !

E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure...
Venerdì 20 aprile da Milano Malpensa raggiungiamo, con volo Aeroflot  , l'aeroporto di Mosca - Sheremtyevo , dove facciamo scalo in attesa del volo per Mineral'nye Vody . Siamo tutti felici  e rilassati all'idea della "vacanza" che ci aspetta in quel del Caucaso , anzi talmente rilassati che , semi-ignari del cambio del fuso orario ( che in Russia è avanti di 1 ora rispetto all'Italia) , ci rechiamo all'imbarco con quel minuto di ritardo sufficiente a farci perdere il volo che attendevamo. Una giovane ed avvenente operatrice della compagnia aerea sembra però volerci aiutare: " seguitemi", ci dice in un buon inglese. Ma invece di portarci all'aereo, come si suol dire, ci "porta a spasso", o meglio a prenotarci per il volo successivo, per il quale dovremo pagare una lieve sovrattassa ed  attendere altre tre ore. Nessun problema!
Approfittando del wi-fi dell'aeroporto scrivo all'hotel che arriveremo verso le 23,00 , mentre Simone prenota on-line un taxi per raggiungere Azau, nella valle di Baksan . Chissà se ci daranno ancora la cena a quell'ora e , soprattutto, chissà che faccia farà l'autista quando ci vedrà caricati come muli ( abbiamo due zaini  più il borsone per gli scarponi e la sacca porta-sci a testa! ).
Appena usciti dall'aeroporto di Mineral'nye Vody, ecco che con un cartello in mano ci aspetta il nostro taxista, un giovane di nome Anton il quale, di fronte al nostro imponente bagaglio, sembra sorridere : una volta raggiunta l'auto ( che purtroppo non era riuscito a parcheggiare molto vicino), ecco che prende dello scotch e comincia a  nastrare le sacche porta-sci al portapacchi della sua Lada. Nessun problema!
Anton è un tipo sveglio ! ( foto: Luca Tenan ) 
Naturalmente Anton non spiaccica una parola di inglese o quasi , tuttavia è in grado di farci capire  le cose principali, cioè  che per Azau ci vogliono circa tre ore di auto e che lui è astemio ( "no beer " ) . Ed è anche molto gentile: prima di partire per il lungo trasferimento in auto ci offre anche il caffè presso una tavola calda e per  avere un seppur minimo dialogo durante il viaggio, si scarica addirittura sul cellulare un'app con riconoscimento vocale per la traduzione russo-inglese e viceversa. Durante il viaggio cercherà di venire incontro anche ai nostri gusti musicali, mettendo su Celentano .   Nessun problema! 
E' davvero un peccato dover effettuare questo trasferimento di notte, senza poter vedere nulla o quasi  dei luoghi attraversati: per fortuna che c'è l'app di Anton per passare il tempo ! Ad un certo punto lungo la strada spunta un cartellone pubblicitario con faccione di Putin  ,con tanto di occhiali da sole ,  legato alle recenti elezioni presidenziali che lo hanno visto stravincere con percentuali "bulgare" : evidentemente  certe immagini che girano frequentemente sul social non sono semplicemente frutto di "provincialismo"  o di uno stile di comunicazione  e discussione  grezzo e poco analitico ,  ma sono precisamente l'immagine che Putin vuole darsi agli occhi dell'elettorato russo e del mondo intero, e cioè l'immagine tipicamente bonapartista dell'uomo forte...
Ed ecco che compare un manifesto come questi ( immagine dal web) 
Anton nota la nostra attenzione e non ha timore di esternare immediatamente il suo orientamento politico:" Yes, Putin! Big president! " , per poi passare a chiederci, grazie alla magica app, chi mai sia il  presidente italiano. Scartata a priori l' idea di citare Mattarella ( che al 99% in Russia sicuramente non hanno mai sentito nominare ) , proviamo a spiegargli che in Italia non c'è un presidente con i poteri di Putin , che poteri analoghi sono detenuti dal presidente del consiglio e che siamo una repubblica parlamentare , ma è difficile! 
In ogni caso il nostro autista ha capito che, nel bene o nel male , in Italia un presidente con i poteri di  Putin  non l'abbiamo e non abbiamo la possibilità di eleggerlo. 
Politica a parte, veniamo a sapere che Anton ha 28 anni e tre figlie, tutte femmine, che in passato ha fatto parte della polizia ed anche per questo motivo non può viaggiare in molti paesi esteri , che è uno sportivo ( va regolarmente in palestra e pratica una sorta di kickboxing - pugilato senza troppe regole stile Uomo Tigre ) e che a Grozny, in Cecenia, si svolgono dei campionati di quella sorta di pugilato che anche lui pratica e, soprattutto, che  " in Cabardino-Balcaria very good people" e si mangia principalmente carne grigliata...


La leggendaria ospitalità del Caucaso 

Dopo il lungo viaggio in auto, alle 23 giungiamo finalmente ad Azau,  all'Hotel Premier  , dove salutiamo Anton e cominciamo a trasferire il nostro bagaglio nella camera da 3. Il nome anglofono ed altisonante non deve trarre in inganno: si tratta di una struttura alla buona , probabilmente non ancora terminata ( come potremo notare il giorno dopo, esternamente i muri sono addirittura ancora da intonacare! ) , gestita da simpatiche signore vestite in maniera  tradizionale e molto comoda poichè vicina agli impianti di risalita.  Anche il wi-fi probabilmente è filtrato, visto che basta appena a messaggiare via whatsapp...
L'accoglienza più calorosa però non la riceviamo dal personale dell'hotel, ma da due giovani sconosciuti, che non appena ci vedono arrivare si precipitano dal bar\sala da pranzo dell'hotel ( attiguo alla reception) , invitandoci immediatamente a sedere al loro tavolo, invito che accogliamo davvero con piacere.  A dire il vero io ero un pò preoccupato, poichè ero a conoscenza di certe usanze caucasiche che prevedono una sorta di rito dell'ospitalità a base di vodka pura , al quale non puoi sottrarti se vuoi essere considerato un amico, e noi non potevamo certamente cominciare il soggiorno nel Caucaso facendoci dei "nemici " !
A sinistra io, Simone , Sergej e Tatyana; a destra Luca, Murat e la sua fidanzata. ( foto Luca) 

I due giovani sconosciuti sono talmente impazienti di avere la nostra compagnia che quando ancora non abbiamo finito di scaricare il bagaglio, sono già sull'uscio della nostra camera a chiederci ( in inglese ) : "hey, will you come ? ". Una volta seduti al loro tavolo scopriamo che i due si chiamano Murat e Sergej, e sono all'hotel con le loro ragazze  , presumibilmente per sciare. Murat è un "locale", infatti vive a Baksan , nel Cabardino-Balcaria, mentre Sergej arriva da Stavropol; il primo se la cava con l'inglese, il secondo molto meno, ma nonostante questo riuscirà a comunicare tutta la sera , in special modo con Simone, con il quale riescono ad  intendersi nonostante Sergej parli praticamente soltanto in russo. Misteri.
Le tre bottiglie di vodka sono finite... ( foto Luca) 
Mentre le signore dell'hotel, gentilissime, cominciano a servirci la cena nonostante la tarda ora, ecco che Murat si fa portare tre bicchierini anche per noi e comincia ad offrirci il primo giro di vodka, un'ottima vodka che si è portato da casa, da bere rigorosamente alla goccia tutti assieme noi maschietti ( le signorine sono infatti esentate dal rito ) .
Da questo momento in poi Murat prende la direzione della festa : è lui a scandire il ritmo dei brindisi , interrompendo i discorsi ed il nostro desinare con dei sonori "STOP!". Ma attenzione: non si tratta di semplici brindisi fini a se stessi : ad ogni giro ciascuno di  noi , a turno, deve pronunciare una frase benaugurante prima di bere. Evidentemente questa è la tradizione... 
La cena è davvero ottima: un pane molto gustoso tipo focaccia, un primo piatto a base di cereali e legumi, carne con verdure , formaggi locali ( una sorta di parmigiano ed uno fatto con la birra). E pasteggiare a vodka non è poi così male! 
Finita la prima bottiglia di vodka,  Murat corre in camera a prenderne altre due, ma  "di quelle buone" , ci fa capire ( evidentemente se le era portate da casa ) : in effetti si tratta di una marca diversa ed è davvero molto buona... 

Un finale a sopresa  .

Circa i nostri ospiti,  scopriamo che entrambi conoscono e seguono la Juventus in Champions League , che Murat è di religione islamica mentre Sergej è ortodosso . 
Fortunatamente per noi, i nostri due anfitrioni dovevano già essere un bel pò avanti con il lavoro prima del nostro arrivo ad Azau, visto che verso la fine della seconda bottiglia "di quella buona"  ci accorgiamo che ormai Sergej mostra chiari segni di cedimento, mentre Murat non ha più il piglio deciso di prima nello scandire i brindisi. E' a questo punto che si profila un'inaspettata vittoria per le truppe canavesane : la cosa si percepisce chiaramente,  ed è in questo momento che la direzione della festa passa a Luca , il quale implacabile costringe i nostri nuovi amici russi a mantenere il ritmo precedentemente imposto.
"Drink at home, drink at work, drink everywhere !"
Arrivano gli Armeni! ( foto Luca ) 
A questo punto avviene un colpo di scena, potenzialmente rischioso per la nostra vittoria: ecco che arrivano dei ragazzi armeni i quali , notata la festa, si precipitano nella loro stanza a prendere due bottiglie di vodka... armena, una vodka di colore rosso e più dolciastra. "Qua si mette male" , penso io. 
Fortunatamente per tutti noi ( russi ed italiani) , le usanze armene sono leggermente diverse  , dato che uno dei nostri nuovi amici ,  capita al volo la situazione "critica" , esordisce dicendo in inglese qualcosa del tipo : " Questa è vodka armena. Chi se la sente, beve, chi non se la sente...". Salvi in corner, anche perchè io comincio ad essere davvero brillo e la mia conversazione  si è ormai ridotta al farfugliare poche parole tipo "Juventus" , "Yerevan" , capire se potevo chiamare questo o quel russo "tovarisch" o no,  ma senza più riuscire ad intavolare un discorso vero e proprio  .  Ricordo però di aver chiesto a Murat come potesse conciliare la sua fede religiosa con il consumo di alcolici e la sua convinta risposta : "for me and for my family there's absolutely no problem to drink vodka!" , risposta al suono della quale mi era venuto spontaneo abbracciarlo e dirgli che per me era una grande persona. Ad un certo punto ci pare addirittura di capire che quel giorno uno dei ragazzi armeni sia salito in cima all'Elbrus con una motoslitta: incredibile ( in ogni caso però ci spiega dove si trova l'Hostel Priut Na Elbruse , il bivacco nel quale avremo il nostro campo base) ! Ed è in questa atmosfera che beviamo ancora qualche bicchierino in compagnia, e poi tutti a nanna!
L'arrivo della vodka armena ( foto: Luca ) 



Mai nessun problema 2: un cambio di programma


La funivia 

Il mattino seguente mi sveglio presto e sono tutto elettrico, anche perchè fuori il tempo è bello ed ho una voglia matta di vedere l'Elbrus. Una volta fatta colazione ( ottima ed abbondante: una sorta di pastone a  base di latte e cereali , due uova, burro, formaggio...) , usciamo dall'hotel ( delusione: l'Elbrus non si vede ) e ci dirigiamo verso i vicini  impianti di risalita per avere informazioni ( contiamo infatti sugli impianti per trasferire la nostra attrezzatura al bivacco il giorno seguente ) . 
Qui apprendiamo che il giorno seguente ( lunedì) l'ultimo tratto della risalita è chiuso: dobbiamo  assolutamente trasferire il materiale al bivacco oggi ! 
Ritornati in hotel, cominciamo a predisporre gli zaini: uno con tutto il materiale necessario per una gita, uno con tutto il materiale e l'attrezzatura che non utilizzeremo quel giorno ed il giorno successivo.  A questo punto si presenta un problema: contattare il bivacco per chiedergli se è possibile portare su il nostro materiale già oggi: abbiamo un numero di telefono ma con ogni probabilità il gestore del bivacco non parlerà inglese. Come fare ? Per fortuna ecco che si materializza uno dei ragazzi armeni, il quale ci fa da traduttore nei confronti del personale dell'hotel, che telefona al bivacco: possiamo portare su il materiale! L'ospitalità russa si conferma anche alla luce del giorno!
La moderna cabinovia

L'impianto di risalita Azau - Garabashi 

L'impianto di risalita Azau - Garabashi è una moderna cabinovia , che porta dai 2350 m ai 3800 m, con due stazioni intermedie, "Kruzogor" a 3000 m e "Mir" a 3500 m; parallelamente ad esso c'è anche un impianto più vecchio a funivia , che risale soltanto fino alla stazione "Mir".

Siamo un pò carichi ...( foto Luca ) 
Io non amo particolarmente gli impianti a fune, ma in questo caso siamo così carichi che superare i tornelli, salire e scendere  dalla cabina ad ogni tratto diventa una piccola odissea tale da annullare qualunque altro pensiero, e poi la maestosità della catena montuosa che osserviamo di fronte a noi, tutta fatta di montagne di altitudine evidentemente superiore ai 4000 m è uno spettacolo mozzafiato ! Tra l'altro non sappiamo se l'ultimo tratto è a cabinovia: se fosse a seggiovia, come fare a portare su tutta la nostra roba ? 
Luca e Simone seduti sulla panca dell'Hostel Priut Na Elbruse 
Nel primo tratto riusciamo ad avere una cabina tutta per noi ed il nostro armamentario,  fatto in base al quale mi sbilancio in un pronostico: "ma figurati chi mai vorrebbe prendere la cabina assieme a noi, carichi come siamo!". Le ultime parole famose: alla seconda stazione 3 o 4 persone si precipitano in cabina dopo di noi, creando una bella ammucchiata! Sono però persone molto simpatiche, i cui volti,  non appena capiscono che siamo stranieri, si illuminano e ci chiedono di dove siamo ( naturalmente in russo):" italiani!" "Oh, Italia !  " .  In questa parte della Russia evidentemente non sono molto abituati ad avere visitatori stranieri, ma quando ne incontrano qualcuno sembrano essere contentissimi.

Lo "sherpa" arriva all'Hostel... ( foto Luca ) 
Nel terzo tratto ( che - sospiro di sollievo - è ancora a cabinovia)  ci farà compagnia una bella e giovane russa che sfoggia un perfetto inglese (lavora nel settore turistico come interprete ), la quale ci fornisce dei numeri di telefono per poter contattare delle guide locali, dei cui servizi ci consiglia di usufruire , ricordandoci che l'Elbrus è una montagna tecnicamente "facile" da un punto di vista alpinistico, ma che in caso di avverse condizioni meteorologiche, data anche la quota elevata, è causa ogni anno di incidenti. Noi ringraziamo e salutiamo: ora ci aspettano 50 m dislivello in discesa in direzione dell' Hostel Priut Na Elbruse , 3750 m, con uno zaino caricato davanti, uno dietro ed un borsone porta scarponi appeso. E meno male che una gentilissima signora russa mi aiuta a distribuire meglio il carico prima della partenza , altrimenti sarebbero stati dolori ! L'Elbrus oggi purtroppo è coperto, non vuole farsi vedere...

Escursione ai Diesel Hut

Io, con le ciaspole, sono più lento di Simone e Luca , con gli sci; quando arrivo al bivacco loro si sono già scaricati e stanno parlando con il gestore, un giovane di nome Denis , il quale vedendomi arrivare tutto carico chiede ironicamente: "Sherpa ? "
I Barrels a Garabashi
Sistemata l'attrezzatura nella nostra "stanza" ( una camerata da 8 con una stufa elettrica per il riscaldamento) e visitata la cucina comune, salutiamo Denis, dandoci appuntamento per l'indomani, e approfittiamo della situazione per incominciare l'acclimatamento con un'escursione fino ai Diesel Hut, cioè i bivacchi più alti.  Dovete infatti sapere che a partire dalla spalla posta di fronte al nostro bivacco e  fino ad una quota di 4100 m, dove si trovano i Garabashi Barrels ,  le pendici dell'Elbrus sono tutto un "fiorire" di bivacchi e strutture di ricovero per gli alpinisti .
Il Diesel Hut 4100 m
Alcune, come la nostra ed altri container blu posti a 3900 m di quota, i "National Park Huts" , hanno cucina comune e camere riscaldate ( ed i National Park anche il wi-fi a quanto pare) , mentre altre, come i barrels ed  il Diesel Hut, sono dotati unicamente di cucina comune. Sempre a 3900 m di quota, in direzione ovest, vi è il nuovissimo bivacco Leaprus, realizzato da una ditta italiana, la Leapfactory , la stessa che ha realizzato il bivacco Gervasutti sul Monte Bianco ( ed infatti le due strutture sono pressoché identiche). Qui ovviamente si va sul tecnologico-ecosostenibile, con tanto di riscaldamento a pavimento, impianti sanitari e per l'acqua potabile: d'altronde il Leaprus costa almeno 200 € a notte...
Si sale su una comoda pista battuta dalle motoslitte..
I barrels non sono nient'altro che dei cisternoni di olio convertiti in bivacchi; il Diesel Hut è stato ricostruito nelle immediate vicinanze dello storico rifugio Priut, distrutto da un incendio negli anni 90: diciamo che qui in Russia si va sul pratico...
Magnifici panorami...

...mozzafiato

C'è un pò di tormenta da qualche parte...
Ad ogni modo la salita fino al Diesel Hut è una tranquilla passeggiata su una pista battuta dalle motoslitte, al termine della quale ancora l'Elbrus non si fa vedere, e la quota non ci dà particolare noia.
La differenza la fanno i grandiosi  e nuovi panorami di cui possiamo godere  e che osserviamo con umile e muta ammirazione , chiedendoci se su questa o quella cima, in questo od in quel vallone (  ai quali parimenti non siamo di in grado di  dare un nome) ci si rechi ogni tanto qualcuno. Infatti, in  aperto contrasto con la "pista" delle motoslitte che stiamo percorrendo,  le montagne ed i valloni alle nostre spalle appaiono intonsi, vergini: nessuna traccia di sci o di strutture antropiche in grado di elevarsi oltre il manto nevoso od i ghiacciai;  una bellezza  primordiale come il nostro gusto estetico, ricondotto dalla mancata conoscenza della geografia e della storia dell'alpinismo locali al più genuino e spontaneo degli approcci, per molti versi simile a quello dei bambini quando scoprono qualcosa di nuovo e di bello.
Stabilito che per me sarebbe stato faticoso e sconveniente scendere con le ciaspole fino ad Azau, ci dividiamo, e mentre Luca e Simone scendono a valle con gli sci, io mi dirigo verso la stazione Garabashi, di modo da essere lì in tempo per l'ultima corsa alle 17,00.

Finalmente l'Elbrus...

Siccome ho un pò di tempo, decido di fermarmi a godere il panorama facendo uno spuntino e gustando il thè caldo che avevo nel thermos, quando all'improvviso dietro di me il cielo si apre...ed ecco che finalmente l'Elbrus si mostra , almeno nella sua punta orientale ( ma in quel momento ancora non lo sapevo: muta ammirazione) ! Eccola lì, la nostra meta...
Finalmente compare l'Elbrus ...
La discesa con gli sci sarà molto divertente per Luca e Simone, eccezion fatta per il secondo tratto degli impianti dove tirava un forte vento , forte vento che in quel tratto farà fermare tre volte la cabinovia : immaginate che gioia per me che non amo gli impianti a fune trovarmi solo e sballottato dalle raffiche all'interno di una cabina sospesa a decine di metri da terra !  Meno male che c'è il panorama a distrarmi...
Desideroso di aggiungere nei giorni seguenti (  dove il tempo di farlo  non mancherà) qualche nome geografico alla muta ammirazione del paesaggio, faccio un giro nel mercatino di Azau, posto in prossimità della partenza degli impianti di risalita,  per trovare una cartina, una rosa dei venti, insomma qualcosa in inglese , ma niente da fare: è tutto in cirillico ! Per raggiungere l'Elbrus, evidentemente, si dovrà rimanere anche un pò bambini, almeno nello spirito...
Dopo aver consumato la cena in hotel, usciamo a berci una birra in un locale di Azau ( molto caratteristico, ma deserto questa sera ) e poi andiamo a letto: domani comincia la salita all'Elbrus ! ( CONTINUA...)