}

venerdì 26 aprile 2019

Elbrus - Avventura nel Caucaso parte 3

Buon 25 Aprile!

Il nostro "giorno di riposo" in terra russa coincide con il 25 Aprile, giorno della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo.  Come da previsioni meteorologiche, la giornata è bellissima e senza vento, e così dovrebbe rimanere anche per l'indomani.
Una bellissima giornata...
Dopo esserci concessi un congruo extra-time di riposo mattutino in branda ed aver compiuto il rito della colazione, decidiamo di cominciare a prendere informazioni per quanto riguarda il servizio motoslitte "rattrack", e così Simone telefona al numero fornitoci dal gestore Denis... 
Il nostro interlocutore si chiama Rasul ;   venuto a conoscenza del fatto che siamo ospiti di Denis all'Hostel Priut Na Elbruse,  ci dice che sarebbe passato di lì in giornata per metterci d'accordo sui dettagli.
Dopo tutto noi abbiamo già percorso l'Elbrus a piedi, in due tappe, dai 2300 m di Azau fino ai 4700 m delle rocce Pashtukov : anche se ce ne togliessimo un pezzo dai 3750 m del bivacco , la cosa non sarebbe un delitto, senza contare che noi arriviamo dall'Italia e non avremo nella nostra vita molte altre possibilità di cimentarci con questa ascensione.
Stazione Garabashi

Per il pranzo decidiamo di salire fino ai 3847 m della stazione Garabashi, appena a monte della quale si trova il classico bar-ristorante da piste, per mangiare qualcosa di diverso dai soliti cibi pronti  e magari gustarci una birra, sotto il benevolo sguardo della nostra meta, cioè la cima occidentale dell'Elbrus , che vista da qui sembra leggermente più bassa dell'orientale, mentre invece è leggermente più alta ( 5642 m contro 5621 m ).
Il bar-ristorante e le due cime dell'Elbrus. La cima occidentale dell'Elbrus è quella a sx.

Un nutrito gruppo di guidatori di motoslitta si trova ovviamente qui , alla fine degli impianti di risalita, per trasportare gli amanti del freeride a sciare più in alto possibile. Osservandoli oggi, con il loro abbigliamento da alta montagna, i caschi e gli occhiali da sole,  penso che il loro lavoro non debba essere affatto  male: tutto il giorno sotto il sole a 4700 m, immersi in uno scenario maestoso, a a far su e giù in mezzo al bianco!
Nel locale c'è anche una discreta rete wi-fi libera, così che possiamo tornare per qualche tempo ad utilizzare la rete mobile quasi come a casa nostra: ne approfittiamo per ricevere e fare qualche comunicazione in più. Il pranzo sarà nuovamente basato su una sorta di focaccia farcita...
Nel pomeriggio ridiscendiamo al bivacco per trascorrere ancora un pò di tempo in relax ed aspettare il "motoslittista" Rasul , mentre gli atleti dello ski-rolling corrono seminudi su e giù per le piste: Spqr... sono pazzi questi russi...
Allenamenti del terzo tipo

Un pò di relax
Mentre attendiamo che arrivi l'ora della cena ( che questa sera faremo un pò più presto, vista la levataccia prevista per l'indomani) , ecco che arriva Rasul.


"All the year up to 4400 m" - il servizio motoslitte

Alba sul Caucaso  ( foto Luca) 
Il servizio motoslitte viene qui utilizzato sia per il freeride   che per  la salita all'Elbrus ; per quanto abbiamo capito, le guide alpine sono solite imporne l'utilizzo  ai clienti per aumentare le possibilità di raggiungimento della vetta.
La quota raggiunta dai mezzi varia durante l'anno in base alle condizioni del manto nevoso: in questi giorni, a causa del forte vento del giorno precedente che ha portato alla luce ghiaccio vivo. Rasul ci garantisce comunque il raggiungimento dei 4400 m di quota: per noi un risparmio di circa 650 m di dislivello, che a quelle quote non è poi così male; l'appuntamento è per le 5 del mattino seguente.
Consumata la  cena e bevuta una tisana, ci mettiamo a letto ed io confesso ai miei compagni d'avventura che per quello che è il mio carattere, non vedo l'ora di partire per la vetta, anzi partirei immediatamente: ma è necessario riposare bene.


Alba sul Caucaso 2 ( foto Luca) 


Il trasferimento in motoslitta ( today only up to 4200....) 

Il mattino  dopo la giornata è bellissima e senza vento;  Rasul è puntuale, così come lo siamo noi: uno alla volta ci carica e ci porta su. Non ero mai salito su una motoslitta , e  prenderla  per la prima  volta al cospetto di una stupenda alba sul Caucaso è davvero un privilegio per pochi... occidentali. E' incredibile come si possano fare centinaia di metri di dislivello in pochi minuti in alta quota, disponendo di un mezzo motorizzato !
Arrivati a fine corsa il Gps segna  4200 m di quota, non esattamente i 4400 promessi  ma in questo momento l'ultima cosa che ci passa per la testa è lamentarci con il nostro autista per chiedere uno sconto : 450 m di dislivello in meno sono sempre tanta roba!
Ci aspettano dunque circa 1442 metri di dislivello, dai 4200 m ai 5642 m della vetta...
Alba sul Caucaso 3

Da q. 4200 m al colle Elbrus

E così finalmente si parte per l'ultima tappa, la ciliegina sulla torta del nostro viaggio. Ci sentiamo bene ed in forma, le gambe viaggiano e l'andatura in questo primo tratto la fa Luca, Simone in mezzo ed io prudentemente in coda. Tutti saliamo rigorosamente con i ramponi , dato che le condizioni del ghiacciaio non consentono l'utilizzo degli sci per salire.
Più volte Simone ammonisce la nostra "lepre":
 - "Luca rallenta...stiamo andando troppo forte..."  "A queste quote non va bene partire così forte, rischiamo di pagarla dopo".
Alpinisti stanchi lungo la via... 

La traccia della via normale per l'Elbrus è piuttosto elementare : una lunga ascesa quasi verticale fino a poco dopo le rocce Pashtukov,  quindi un lungo traverso fino al colle Elbrus  e poi il tratto finale.
Dopo le rocce Pashtukov,  cominciamo ad incontrare e superare lungo il percorso diversi alpinisti (  un pò come il giorno in cui eravamo saliti da Azau al bivacco a piedi) , che sembrano materializzare dinanzi ai nostri occhi i timori di Simone. Il primo che troviamo è uno degli ospiti del nostro bivacco, guardacaso uno di quelli che ci prendeva in giro per aver scelto di usufruire del servizio motoslitta. E' seduto accanto al suo "instructor" ( una guida? un amico ? )  e non sembra proprio in gran giornata...
Luca in mezzo agli sconosciuti
Poco più in alto, vicino ad un gatto delle nevi abbandonato semisepolto nel ghiacciaio , ecco che un  nutrito gruppo si sta prendendo una lunga sosta: decidiamo anche noi di fare una piccola pausa ed a Luca viene spontaneo di recarsi in mezzo al gruppo di sconosciuti: la montagna unisce e rimuove le distanze tra gli esseri umani naturalmente, senza che questi se ne accorgano... Eppure da bambini ci avevano insegnato che non bisogna dare confidenza agli sconosciuti !Anche questi alpinisti non ci sembrano in gran giornata, ma a giudicare dall'esiguità dei loro zaini, si tratta con ogni probabilità di un gruppo in salita di acclimatamento.
Tornando alla questione andatura, in effetti quella imposta inizialmente da Luca era un pò elevata, così Simone mi propone di essere io a scandirla:
Nei pressi delle rocce Pashtukov ( foto Luca) 
- "No Luca, così non ha veramente senso. Marco, hai voglia di fare un pò tu l'andatura? "
-  "Ok".
Allora mi metto avanti, tengo sotto controllo la frequenza del mio passo e cerco di tirare un pò indietro, di frenare rispetto al ritmo che mi verrebbe naturale imporre : cuore, testa e gambe sembrano funzionare alla grande oggi !
Nonostante l'impegno profuso, anche la mia andatura non convince Simone: " cerca di andare più piano!" " guarda che la quota ti frega!"
La salita prosegue, in un ambiente mozzafiato...

Ogni tanto non possiamo fare a meno di guardarci attorno per ammirare la maestosità del paesaggio che ci circonda, le cui bellezza e  dimensioni sono davvero cosa altra rispetto ai panorami alpini cui siamo abituati. Non si tratta ovviamente di stabilire improbabili classifiche paesaggistiche , ma del fascino della scoperta, dell'effetto ipnotico che ciascun essere umano prova al contatto con una "bellezza nuova", incantevole perchè capace di lasciarci a bocca aperta, senza parole come un bambino , un innamorato, entrambi vittime di un naturale incantesimo.
Anche l'ampiezza dei panorami , e la loro percepibile "grandezza", uniti all'impegno della salita ed alla quota, contribuiscono a rendere l'aspetto dell'insieme "mozzafiato".
Simone nel traverso in direzione del colle Elbrus 
Abbiamo ormai superato i 5000 m  quando Simone decide che è meglio che l'andatura la faccia lui, giudicando le nostre troppo "pericolose", e chi scrive comincia a sentire l'effetto della quota: ogni volta che ripartiamo dopo una breve pausa e riprendiamo la marcia, sento come se qualcuno mi desse un piccolo schiaffo sulla nuca. Non provando al momento nè mal di testa, nausea, orecchie tappate o spossatezza, penso di non potermi proprio lamentare come prima esperienza oltre i 4500 m!
Un passo dopo l'altro, ecco che arriviamo al colle Elbrus, posto tra le due cime occidentale ed orientale a circa 5300 m di quota...
Traversando verso il colle

Simone e Luca in prossimità del colle

Dal colle Elbrus alla cima


Lo spettacolo che troviamo al colle Elbrus non è esattamente incoraggiante: vi staziona infatti un gruppo di circa 8 alpinisti che sembrano evidentemente molto stanchi, coricati sul ghiacciaio nelle posizioni più disparate. Ecco che una voce mi saluta: 
-"Hi Marco! " 
Si tratta di Dimitri, la "mountain guide" che avevo conosciuto due giorni prima, la quale evidentemente sta conducendo il gruppo degli alpinisti in sosta presso il colle.
-"Hi Dimitri, nice to meet you! "
-"You look very fresh! You're strong!" 
-"Thank you Dimitri, for the moment it's all right. I hope to continue so till the top..."
- "Don't worry Marco, you and your friends  looks very good! "
In effetti da guida escursionistica a guida alpina posso in parte mettermi nei suoi panni e non lo invidio per nulla, poichè si trova a 5300 m di quota con la responsabilità di un gruppo molto stanco dal punto di vista fisico: arrivare in cima per loro sarà un calvario, così come  dover eventualmente rinunciare alla vetta quando ormai mancano centinaia di metri di dislivello sarebbe molto difficile, ma sono cose che in montagna, ed in particolar modo ad alta quota, possono capitare a molti, a tutti.
-"So Dimitri, we must restart. See you on the top!" 
- "Maybe..."
Nei pressi del colle Elbrus vi è anche un bivacco, posto lungo la cima est, che immagino venga utilizzato solo in casi di emergenza, data la notevole quota alla quale è posto.
Il bivacco posto poco oltre il colle Elbrus, lungo la cima Est.

Poco dopo il colle si perviene ad un tratto più ripido, attrezzato con una corda fissa, superato il quale si raggiungono gli ultimi 150 m di dislivello che percorrono il panettone sommitale. Per la prima volta da quando siamo nel Caucaso utilizziamo la piccozza: non l'abbiamo portata per niente!
Superato questo tratto controllo il gps: ci troviamo ormai a 5500 m di quota ed io improvvisamente comincio a provare un pò di stanchezza ed il desiderio di fermarmi un attimo. Con grande voluttà mi adagio sul ghiaccio e  mi gusto una buona sorsata di tisana calda, imitando altri alpinisti trovati lungo il percorso.
Pausa dopo il tratto attrezzato; alle mie spalle la cima est dell'Elbrus ( foto Luca) 

Ed ecco che comincia a farsi sentire un'ulteriore sintomo della quota ( od almeno credo) , quando il sottoscritto comincia a fare ragionamenti alquanto discutibili
- "Ormai è fatta! Mancano solo più 150 m di dislivello: io mi riposo ancora un attimo, voi partite pure tanto in salita io non ho problemi, mi arrangio sempre"
- " Ma cosa stai dicendo?" - chiede Luca un pò stupito - "Ma stai bene?"
- "Si, si ! Sto dicendo di andare che ci vediamo in cima!" 
- "Ma che cavolo dici! Fatti furbo ed alzati che riprendiamo a salire! Quanto a lungo pensi di poter rimanere a questa quota ?" -  mi incalza Simone. In effetti il suo ragionamento non fa una piega e così mi rialzo e con qualche incitamento\suggerimento  (  " e accorcia 'sto passo, insomma!" )riesco a ritrovare un ritmo costante ed accettabile..
Militari russi in allenamento

Arrivati nei pressi degli ultimi metri, ecco che incontriamo altre persone impegnate in "allenamenti del terzo tipo", come ho modo di scoprire chiacchierando con loro: si tratta di militari russi della nazionale di corsa in montagna che si allenano facendo ripetute in salita dal colle alla cima. A quanto pare non ho perso la voglia di comunicare: ottimo segnale!
In vista degli ultimi metri ( foto Luca) 

Ed ecco che infine raggiungiamo la vetta : l'emozione ha la meglio sulla mia razionalità ed io scoppio in un breve pianto liberatorio.  Si tratta di dolci lacrime, nelle quali alla soddisfazione per il raggiungimento della meta si mischia l'esigenza di sfogare le mille piccole tensioni accumulate nei mesi precedenti al viaggio: organizzazione del viaggio, attività in montagna costanti per mantenere un buon livello di allenamento,  monitorare il proprio stato di forma fisico...

In cima
In cima Simone ha portato una maglietta dei Giulia's Mother  ; noi non possiamo esimerci dal realizzare un piccolo video in vetta, oltre a realizzare qualche foto ( neanche poi così tante a dire il vero: forse il soggetto fotografico è talmente ampio che diventa difficile pensare a come fotografarlo).
Tre canavesani in cima all'Elbrus


Panorami dalla vetta

Panorami dalla vetta \2


Panorami dalla vetta \3 

Una cosa molto interessante è notare le evidenti differenze tra il panorama che si osserva verso nord, più secco ed arido , e quello verso sud, dominato dal massiccio del Caucaso e dalle sue valli, densamente ricoperto di neve, a conferma empirica delle caratteristiche climatiche di questa zona geografica ( delle quali avevamo accennato nella parte 1) .
Tutto il resto è troppo bello  per essere descritto con il linguaggio della comunicazione umana: al pari di un grande brano musicale, anche il panorama che si schiude sotto i nostri occhi ha indubbiamente dato a ciascuno di noi emozioni personalissime ed intraducibili!

Ritorno al bivacco 

Scendendo verso il colle l'umore è ottimo e non ci facciamo mancare qualche momento goliardico... 

Scendendo verso il colle, qualche momento goliardico ( foto Luca ) 
Tornati al colle ci prendiamo una bella pausa, durante la quale mi si tappano le orecchie, cosa che io interpreto come un segnale inequivocabile del fatto che per me sia necessario scendere  al più presto possibile, cosa che in effetti faccio per davvero, cominciando a scendere a razzo nel traverso.
Una bella pausa al colle Elbrus...
Ogni tanto mi volto indietro per vedere a che punto sono Luca e Simone; dopo poco non li vedrò più, ma la cosa non mi preoccupa troppo perchè sono sicuro che più tardi loro potranno mettere gli sci, raggiungermi e superarmi, cosa che in realtà non avverrà mai, perchè i miei soci non potranno calzare gli sci prima delle rocce Pashtukov! Non credevo che si potesse progredire così velocemente con i ramponi, ed invece...
Quasi arrivato ai Diesel Hut chi ti incontro? Rasul, il nostro "motoslittista", che chiede notizie dell'ascensione: 
- "Hi, how are you" ? 
- "  I'm fine, thanks! We reach the top! Thank you Rasul!"
Io e Rasul
Un selfie di ricordo con lui è d'obbligo! Ora però ho finito i liquidi ed incomincio a sentire un intenso desiderio di bere, ed ecco che riprendo la mia discesa a razzo... 
Arrivato con largo anticipo al bivacco, metto immediatamente a bollire dell'acqua :  una bustina di riso pronto allo zafferano ( porzione da tre)  finirà diretta nella mia pancia! Unico postumo della salita, una lievissima punta di mal di testa, che passerà facendo un sonnellino!
Nel frattempo comincia a materializzarsi nella mia mente quanto sia stato stupido il  mio comportamento dopo il colle Elbrus:  va bene che Luca e Simone sono allenati e che hanno gli sci, ma se gli fosse successo qualcosa ? E se fosse successo qualcosa a me ? 
Chissà, certe scelte vengono fatte istintivamente, forse sono parte del nostro destino!
Ad ogni modo anche Simone e Luca arrivano, e dopo un meritato sonno ristoratore ci prepariamo la cena , che naturalmente io non salterò nonostante l'abbondante merenda! 
Ultima cena al bivacco ( foto Luca) 

Nella cucina in comune del bivacco  tutti sono molto gentili e si congratulano per la riuscita della nostra ascensione all'Elbrus, compreso il ragazzo che avevamo trovato fermo poco dopo le rocce Pashtukov ( e che il giorno prima ci sfotteva per aver deciso di usare la motoslitta) : "I see you this morning. You seems like machines! I'll try to reach the top another time!" 
In effetti, come nota Simone,  "anche oggi abbiamo praticamente superato tutti in salita, e questo vuol dire che ci siamo allenati bene, che abbiamo pianificato bene l'acclimatamento: dobbiamo essere contenti". 
Io noto che " mi sembrava di andare come un drago, ma alla fine ci abbiamo messo praticamente 6 ore per fare 1442 m di dislivello: la quota cambia tutto!"
Abbiamo anche avuto fortuna trovando condizioni meteo ideali : soltanto due giorni dopo, cioè il 28 aprile, sarebbe infatti cominciato un periodo di maltempo, come saprò da Rasul, con il quale sono rimasto in contatto su Instagram ( potenza dei nuovi media), che non si sa mai dovessi organizzare qualcosa nel Caucaso in futuro. A noi invece sono rimasti 3 giorni liberi, che decidiamo di sfruttare visitando la valle di Baksan e lasciando il bivacco il giorno seguente con calma.
Un'altra cosa singolare è che dopotutto noi tre assieme non avevamo fatto praticamente nessuna ascensione prima dell'Elbrus, ma soltanto diverse salite con la neve a punta Cia. In questo caso  credo che l'amicizia di lunga data e la perfetta conoscenza reciproca siano state un fattore decisivo per trovare subito un'intesa perfetta anche in ambiente alpinistico. 
Ma ora bando alle autocelebrazioni, perchè oggi è  il primo anniversario della nostra salita all'Elbrus... Il resto della nostra vacanza lo racconterò in un'ultimo capitolo! Arrivederci ed a presto con le Storie