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venerdì 27 gennaio 2017

domenica 22 gennaio 2017

Escursioni non per tutti 8 - Traversata da Sparone a Locana per la cresta spartiacque Orco-Ribordone ed il colle Vardlà

Premessa

Una traversata da Sparone a Locana ? Ma che senso può avere raggiungere a piedi due località collegate da una strada asfaltata e distanti appena 6 o 7 km l'una dall'altra , scegliendo tra l'altro un percorso lungo esattamente il doppio ?  Beh, per tutto ciò che sta in mezzo e sopra ai due suddetti comuni , la cosa ha assolutamente senso: la cresta spartiacque Orco -Ribordone in questo tratto è infatti bellissima,  coperta di magnifici boschi ai quali si alternano ottimi punti panoramici e qualche piccola asperità rocciosa che rendono più vario e divertente il percorso. Un altro pregio di questa cresta è che è possibile percorrerla quasi tutto l'anno, risultando una validissima opzione nel periodo invernale, quando le mete a disposizione risultano limitate. 
Durante escursioni fatte nel passato avevo già visitato più o meno tutta la cresta spartiacque Orco -Ribordone, ma mi mancava il tratto che grosso modo va dalla frazione Bose al col Pertia: di qui l'idea di unire l'utile al dilettevole, visitando Bose ed il relativo Truc e percorrendo il tratto più lungo possibile della cresta in giornata, per poi scendere a Locana. 

Comunque vada... sarà un successo! 

San Pancrazio a Bose
E così il 3 gennaio 2017 ( si tratta anche della prima gita dell'anno nuovo! ) lascio la mia auto nei pressi del cimitero di Locana, dove viene a prendermi Luca per raggiungere  Michele,  che ci aspetta al ristorante-bar Stella d'Italia a Sparone per la colazione. Ma chi sono questi Luca e  Michele? Sono coloro che fecero l'impresa !
A dire la verità, tenuto conto del fatto che le giornate sono ancora molto corte,  non ci siamo dati appuntamento troppo presto: sono all'incirca le 9 del mattino quando ci ritroviamo al bar, ma è anche vero che si tratta di giornate piuttosto fredde, per cui posticipare appena la partenza non è poi una così cattiva idea dal punto di vista delle temperature e del ghiaccio che comunque si potrebbe incontrare lungo il percorso. 
L'obiettivo realistico di giornata è quello di arrivare  fino al colle Vardlà , ed è per questo che abbiamo scelto di lasciare una macchina a Locana; l'obiettivo massimo, ma che sappiamo difficilmente raggiungibile. è quello di proseguire fino al rifugio Blessent per poi scendere in località Barelli e di qui in breve su strada asfaltata tornare a Locana ed alla macchina. 
Ma anche se non facessimo in tempo a raggiungere il col Vardlà non ci sarebbero problemi, poichè sono numerosi i punti della cresta dai quali è agevole raggiungere il fondovalle: si tratta di un'escursione "win-win", per parafrasare una terminologia anglofona oggi molto in voga. 

Da Sparone al Truc Bose ( forse ... )

Un paio di ripidi canalini dove tocca mettere le mani
Terminata la colazione, con un ultimo giro di valzer raggiungiamo con l'auto di Michele il punto di partenza della mulattiera che da Sparone sale a Bose passando per Biola, ora in compagnia del quarto membro della spedizione, cioè Genepy, il cane di Michele. 
Michele impone da subito un certo ritmo alla camminata, e così in breve tempo, superata Biola, raggiungiamo Bose, con la chiesa dedicata a San Pancrazio e Zurana. Oltrepassata Zurana, non reperendo immediatamente il sentiero che sale al Truc Bose, cominciamo a seguire una discreta traccia che prosegue a mezza costa lungo il versante Orco, probabilmente diretta a Betassa.
Resici conto della situazione, e fedeli all'idea di percorrere per quanto possibile la cresta in maniera integrale, decidiamo di raggiungerla il prima possibile , cosa che riusciamo a fare risalendo due canalini semiboscosi un pò ripidi ma perfettamente asciutti, dunque privi di ghiaccio, dove ci tocca però usare le mani
Siamo già oltre al Truc Bose, anzi per la precisione ci troviamo nei pressi delle due asperità rocciose successive della cresta, di cui una quotata 1404 m sulla carta Igm , che normalmente si evitano sul versante Ribordone ma che noi a questo punto evitiamo sul versante Orco traversando un ripido bosco di faggi

In cima al Truc Pertia ( non tutti ) 

Il truc Pertia o testa di Betassa ( ben evidente
sulla sx il ripido canalino  da percorrere per
raggiungere il passaggio obbligato finale) 
Vi ricordate della casaforte di Pertia ? Ne avevamo parlato in uno dei primi post pubblicati su questo blog : ebbene, oggi non ci torneremo. Contenti ?  Scherzi a parte , tra la quota 1404 ed il col Pertia si trova un caratteristico rilievo roccioso chiamato localmente appunto Truc Pertia o Testa Betassa, poichè si trova praticamente sopra le due frazioni.
Per arrivare in cima al truc occorre, una volta giunti nei suoi pressi, spostarsi sul versante Orco per imboccare un ripido canalino semiboscoso, alla fine del quale si trova una parete di qualche metro ( passaggio obbligato) che va superata arrampicando ( è presente anche una corda ), raggiungendo così la cresta sommitale ed in breve la vetta. Osservando bene il truc dalla quota 1404 la via di salita risulta piuttosto evidente e facilmente localizzabile.  
Dalla cima si gode di uno  splendido panorama: così mi hanno detto Luca e Michele che l'hanno raggiunta; io ho preferito aspettarli alla base della parete "obbligata".
Luca è arrivato sulla cresta sommitale del truc


Col Pertia, Simma e  Foresta Nera

Dal truc Pertia occorre tornare sui propri passi ( scendere sull'altro lato della cresta presupporrebbe l'utilizzo di attrezzatura alpinistica )  ed abbassarsi leggermente sul versante Ribordone, per poi riguadagnare la cresta nei pressi del col Pertia
Raggiunto il col Pertia si prosegue lungo la traccia di sentiero che , seguendo più o meno fedelmente la cresta, ed  aggirandone le asperità ora a destra, ora  a sinistra e con qualche saliscendi ,  raggiunge il pian dla Simma o alpe Simma superiore 1432 m,  quindi il boscoso e tondeggiante rilievo della  Simma 1522 m.  
Alpe pian dla Simma
Sono davvero magnifici i boschi di faggio ed abete bianco che fanno da corona a questa panoramica cresta; in particolare i boschi presenti sul versante Ribordone, caratterizzati dalla presenza dominante dell'abete bianco, sono localmente chiamati "Foresta Nera", omonimamente alle ben più celebri ed estese selve presenti tra Germania e Repubblica Ceca.  Si tratta dell'unica abetina ( = bosco di abete bianco) ancora  presente nelle valli Orco e Soana,  un bosco di alto fusto in perfetto stato di conservazione dal punto di vista ecologico e della selvicoltura naturalistica ( ed è un vero peccato che un simile gioiello naturalistico non sia stato incluso nel Parco Nazionale del Gran Paradiso).  Va detto che l'abete bianco raramente forma boschi puri, trovandosi quasi sempre consorziato con faggio ( come nel caso della Foresta Nera ribordonese) e\o abete rosso .( come nel caso della Selva Nera tedesca e ceca).
Il monte Colombo spunta tra gli abeti della Foresta Nera
L'abete bianco è  attualmente presente anche in altre località delle valli Orco e Soana,  ma in forma del tutto sporadica e  legata alla presenza di pochi esemplari adulti, accompagnati quasi sempre da estesi nuclei di rinnovazione ( cioè di  gruppi di piccole piantine nate spontaneamente ) , per cui ancora non possiamo parlare di abetine; a Locana, nel vallone di Piantonetto e nella Valfredda sono presenti le popolazioni più consistenti che sinora ho potuto osservare. 
La presenza di estesi nuclei di rinnovazione è significativa di come l'abete bianco  stia tornando a ricolonizzare zone dalle quali era stato escluso\ridotto  dall'azione antropica, che nel piano montano era spesso volta a favorire altre specie come il faggio, ottimo combustibile ( al contrario dell'abete bianco, che è una resinosa ) oppure ad abbattere le foreste  per ricavare terreni agricoli e\o da pascolo. Inoltre il legno di abete bianco, rispetto a quello di  abete rosso e larice , ha caratteristiche meccaniche  inferiori per quanto riguarda il suo impiego come materiale da costruzione, senza contare che il larice, per via della rada copertura esercitata sul suolo, consente la pratica del pascolo.
Il legno di abete bianco era ed è tutt'ora viceversa molto utilizzato nel campo dell'arredamento ; in epoca romana veniva anche utilizzato per la costruzione delle navi.
La boscosa e panoramica cresta...
Sono molteplici le ragioni per cui la nostra Foresta Nera potrebbe essersi conservata così bene: alcune saltano immediatamente alla vista, come  la morfologia estremamente ripida ed accidentata del versante ( tale da rendere questi terreni non idonei per ricavare superfici agricole e\o da pascolo ) e  la presenza nella valle di Ribordone di grandi estensioni di boschi di faggio più facilmente accessibili per il taglio ; altre  possono essere legate  allo scarso interesse economico del legname di abete bianco ed alla natura pubblica della sua proprietà ( la gran parte delle superfici occupate da questa abetina è infatti proprietà del comune di Ribordone) , fattore che potrebbe averlo messo al riparo da operazioni di taglio sporadiche e poco coerenti. 

 Bocchetta di Tirolo,  cima Tirolo  e  punta della  Croce 

In vista del Gran Paradiso and friends...
Dopo la Simma, ancora qualche saliscendi ed ecco che si raggiunge la bocchetta di Tirolo 1461 m , dove arriva la traccia di sentiero proveniente dalle omonime borgate sottostanti in versante Orco. Anche a Tirolo superiore è presente una bella casaforte, seppur  di tipologia diversa rispetto a quella di Pertia. A Pertia infatti la tipologia costruttiva ( muri a spina di pesce ) e l'imponenza delle strutture ne fanno intuire chiaramente l'utilizzo a scopi difensivi anche  militari ( analogamente alla casaforte di Servino in Val Soana) , mentre nel caso di Tirolo superiore siamo di fronte ad una costruzione il cui scopo principale doveva essere essenzialmente quello di mettere al sicuro da ladri\briganti o scorrerie nemiche i beni alimentari e non della popolazione civile locale. 
Dalla bocchetta di Tirolo, continuando a seguire la cresta, si toccano cima Tirolo 1601 m e punta della Croce. Ed è qui, in vista del Gran Paradiso, che facciamo una breve sosta mangereccia. A cima Tirolo, sul versante Ribordone, arriva anche la nuova pista agro-silvo pastorale che dall'alpe Roci porta sino a qui attraverso le alpi  Reis e Reis Pollin. In quest'ultimo tratto di percorso la quantità di neve presente al suolo comincia ad essere a tratti consistente e ci accompagnerà fino al colle Vardlà.

Colle Vardlà e discesa...


Vista sulle alpi Reis Pollin e Reis 
Seguire la pista non conviene, vuoi perchè meno panoramica, vuoi perchè ci troveremmo  a sprofondare nella neve e così da punta  della Croce continuiamo a seguire più o meno fedelmente la cresta innevata fino a raggiungere il col Vardlà ed il dent dla Veja, quando l'orologio ci dice che è ormai giunta l'ora di scendere . Sarebbe bello continuare fino Roc dle Teste, ma sarà per un'altra volta: per oggi l'obiettivo minimo è stato raggiunto come da previsioni.
Il colle Vardlà rappresentava e rappresenta il più veloce collegamento a piedi tra Locana e Ribordone, molto usato in passato dai locanini che si recavano alla festa al Santuario di Prascondù; coloro che invece abitavano le frazioni poste oltre Locana, utilizzavano di solito  il vicino col Busiera, più comodo da raggiungere per loro rispetto al Vardlà.
Croce sul Dent dla Veja
Dal col Vardlà scendiamo lungo il sentiero , recentemente pulito e risegnato , che dopo un traverso in leggera discesa verso destra sotto il Roc dle Teste comincia a scendere più ripidamente lungo la dorsale che conduce all'alpe Vardlà. 
Poco prima dell'alpe Vardlà,  a quota 1300 m circa, notiamo un sentiero che taglia verso sinistra e che, stando alla cartina della MU , dovrebbe farci raggiungere il sentiero recentemente pulito e risegnato che scende a Chiapetto, località vicina alla frazione Boschietto, passando per il Luvet. Siccome il percorso sembra piuttosto ben tracciato, benchè invaso dalla vegetazione, decidiamo di seguirlo poichè ci eviterebbe di passare attraverso i rimboschimenti di pino nero soprastanti Locana, infestati dalla processionaria del pino, le cui larve ed i nidi sono molto urticanti. In realtà poco sotto l'alpe Vardlà partirebbe il sentiero recentemente pulito e risegnato per il Luvet di cui sopra e forse : basterebbe fare attenzione ai segni rossi per reperirlo ( io lo avevo percorso poco tempo prima assieme a Franco e Blin) , ma se non lo trovassimo ?  E poi così ( almeno per il sottoscritto) ci sarebbe l'occasione di sperimentare un percorso nuovo.

Un enorme masso pianeggiante...
Arriviamo così su un enorme masso pianeggiante , posto sotto un'altrettanto imponente parete rocciosa, nei pressi del quale troviamo un bivio: un sentiero che taglia in quota verso destra, ed uno che scende. Stando alla cartina della MU, dobbiamo continare  scendere e così facciamo. Purtroppo, dopo un primo tratto in cui  le vestigia del sentiero sono piuttosto evidenti ( muretti a secco laterali, scalini etc ) , la traccia si perde in una zona di terrazzamenti posta vicino ad alcuni ruderi ( località Cuha ) e diventa irreperibile. Certo continuando a scendere in teoria incercetteremmo il sentiero per il Luvet , che taglia in piano a mezza costa, ma c'è un piccolo problema: il percorso si trova al di sotto di una zona di lose e salti di roccia e così senza una traccia diventa difficile capire dove scendere ( ed anche pericoloso, vista la possibile presenza di acqua e\o ghiaccio in loco).
Località "Cuha"
Facciamo allora dietrofront e tagliando verso sinistra torniamo sulla dorsale di discesa nei pressi dell'Alpe Vardlà, riprendendo il sentiero principale che scende ripido nel bosco fino ad uscirne intorno a quota 1000 in una zona prevalentemente rocciosa. Da qui fino ad una quota di 750-800 m circa il percorso è piuttosto esposto, ragion per cui in caso di pioggia\terreno scivoloso occorre fare molta attenzione;   chi soffre di vertigini dovrà valutare attentamente la situazione.
Località Cuha
Lungo il sentiero si trova la Pera dl'Aria, grande masso erratico lasciato qui dal ghiacciaio ritiratosi dopo l'ultima glaciazione; si arriva quindi nella zona dei rimboschimenti di pino nero, dove l'esposizione e la pendenza diminuiscono notevolmente.  Un consiglio: in caso di vento, che potrebbe trasportare larve e pezzi di nido di processionaria aumentando le possibilità di entrarvi a contatto, evitate questo sentiero o copritevi per bene, altrimenti rischiate di trovarvi il giorno dopo pieni di bolle rosse sul corpo ( già sperimentato personalmente).
Arriviamo infine in vista del vallo paramassi posto dietro l'abitato di Locana, che attraversiamo per raggiungere la zona retrostante la chiesa parrocchiale di S. Pietro in Vincoli , dalla quale in breve siamo nella via centrale del paese e raggiungiamo, quando comincia a fare notte,  la mia auto, con la quale riporto Luca e Michele a Sparone, dove è  d'obbligo è una tappa al bar/ristorante Stella d'Italia per un aperitivo di commiato.

 Conclusione

La giornata odierna ci ha persuasi della possibilità di percorrere integralmente la cresta , cosa che ci siamo ripromessi di fare durante la stagione favorevole, quando le giornate saranno più lunghe. La nostra idea è quella di partire da Sparone e raggiungere la cima Testona per poi scendere a Roncore o Cussalma, oppure fare il percorso inverso. Un gitone bello lungo e con molto dislivello: riusciremo a combinarlo ?  Nel caso, ve lo faremo sapere su queste pagine. Arrivederci ed a presto con le Storie! 




martedì 10 gennaio 2017

Ciaspolate alternative 2 - Monte Soglio da Sparone

Premessa

Il monte Soglio può essere raggiunto da Sparone passando per S. Anna e San Bernardo di Sparone, per poi proseguire lungo l'ampia cresta divisoria Orco\Lanzo sino in vetta ( quest'ultima parte è comune anche ai percorsi normalmente più frequentati, cioè quello con partenza da Alpette e quelli con partenza da Canischio, Prascorsano, Forno). Si tratta di un bellissimo itinerario, un pò lungo ma agevolmente percorribile durante la primavera, l'estate e l'autunno, che si svolge in gran parte su ottimi sentieri. 
La salita invernale, decisamente più faticosa, richiede inoltre qualche attenzione in più per la possibile presenza di ghiaccio e\o neve lungo il percorso. Per quanto mi riguarda desideravo da tempo raggiungere il monte Soglio con le ciaspole lungo questo itinerario, che conoscevo per averlo percorso durante la stagione estiva qualche anno prima. A darmi man forte in questa "avventura", pur avendola decisa il giorno prima per il giorno dopo,  sarà l'amico Marino.

L'itinerario

Casa con affresco in borgata Apiatur di sotto
Per raggiungere la partenza di questo itinerario occorre attraversare il ponte sul torrente Orco posto poco oltre il distributore di benzina ed imboccare la strada di collegamento con Alpette. Giunti al secondo tornante si parcheggia la macchina e si seguono sulla destra le indicazioni del sentiero che va subito ad attraversare il rio Mares su di una bella passerella in legno.  La prima gioia di giornata è quella di aver dimenticato la memory card della macchina fotografica: poco male, salirò più leggero...
Pilone votivo in località Ambarten
Su ampia mulattiera si sale fino a raggiungere prima la borgata, Aia di Pietra , con la cappella di S.Anna ed il campanile isolato, quindi Apiatur di sotto, Apiatur di sopra ed Ambarten; qui la mulattiera prosegue a monte del borgo ( presente un caratteristico pilone votivo)  senza raggiungere un gruppo di rustici sulla destra e si fa più incerta: i segni bianco-rossi risultano coperti dalla neve e bisogna affidarsi a sporadici  pezzi di nastro bicolore legati ai tronchi degli alberi. 
San Bernardo di Sparone
Indicativamente il percorso in questo punto sale a monte di Ambarten fino raggiungere  la dorsale boscosa soprastante, quindi piegando leggermente verso destra va a raggiungere S. Bernardo di Sparone. Da Ambarten in avanti, a seconda della quantità di neve presente, potrebbe essere conveniente cominciare a calzare le ciaspole, cosa che noi facciamo.
La divisoria Orco -Lanzo
Dalla dorsale boscosa in poi comincia  anche la parte più delicata dell'itinerario, perchè l'esposizione a nord e gli eventuali accumuli di neve dovuti all'azione del vento possono rendere molto consistente l'altezza della neve presente. Nel nostro caso il manto nevoso in questo tratto, principalmente a causa delle temperatura sopra la media e della scarsa esposizione, presenta accumuli da vento e crosta non portante, per una media di 60 cm di neve umida e pesante, ragion per cui gli ultimi 300 metri di dislivello si riveleranno una vera e propria guerra, faticosissimi, ragion per cui dovremo darci il cambio nel battere la pista!
Si sprofonda regolarmente oltre il ginocchio; l'unica consolazione è sapere che battendo la pista stiamo davvero toccando il fondo, cioè la superficie,erbacea e\o arbustiva, sottostante al manto nevoso. 
L'alpe Calus. Tra i tetti il Gran Paradiso
Dopo una breve e meritata sosta ristoratrice presso la cappella di San Bernardo di Sparone  , raggiungiamo  la cresta spartiacque Orco-Lanzo  per valutare le condizioni del tratto finale del  percorso, ed in particolare la presenza di una pista già battuta per il Soglio: è infatti impensabile, in queste condizioni del manto nevoso, dover ancora battere il percorso fino in cima: sarebbe troppo faticoso.
Dalla vetta del Soglio, vista in direzione dell'Uja di Corio.
Per fortuna una pista battuta c'è già e c'è anche meno neve ( circa 30- 40 cm ) , e  così decidiamo di proseguire per portare a termine l'impresa. Certo ora il magnifico panorama contribuisce ad alleviare la fatica del percorso, ma la neve è sempre pesante e faticosa e l'incedere forzatamente lento, per cui arrivare fino in cima sarà più che altro una questione di forza di volontà.
Il campanile all'Aia di Pietra
Così dopo essere leggermente scesi a raggiungere l'ampia depressione soprastante l'alpe Pian Pesse ( denominata "col Pian  Pesse" sulla carta MU) , cominciamo il tratto più ripido della salita, raggiungendo prima l'alpe Calus ed infine l'agognata cima del Monte Soglio. La bellissima giornata ripaga ampiamente delle fatiche sostenute e sarebbe bello poter "rimanere qui per sempre" , ma il sole e  l'orologio non si fermano ad aspettare il viandante, ragion per cui consumato un veloce pranzo, ci tocca cominciare a scendere.

Sparone by night
La discesa non presenterà particolari problemi nel tratto innevato, grazie anche alle fatiche del mattino; arrivati all'Apiatour di sopra ci togliamo  le ciaspole e continuiamo a scendere decisi verso valle , concedendoci una breve sosta unicamente all'Aia di Pietra per ammirare questa straordinaria borgata. Alla macchina arriveremo al calar della notte, cosa che ci regalerà una bella veduta su Sparone, un pò stanchi ma felici: missione compiuta. La prossima volta però, meglio tornare con  condizioni della neve più favorevoli !


Conclusione:

Come avrete notato in questo post, più corto del solito , non ci siamo volutamente soffermati in dettagli circa tutte le bellissime borgate di montagna attraversate lungo il percorso, perchè su questo argomento  contiamo di tornare in futuro, magari durante un'altra stagione.Arrivederci ed a presto con le Storie!






domenica 1 gennaio 2017

Valli Orco e Soana 2016