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lunedì 29 novembre 2021

La "terza via" per l'Arzola

Passato o presente ? 

In cima al monte Arzola


Correva l'anno 2017 quando con gli amici Franco e Blin salimmo da Cussalma al lago d'Eugio passando per la "scorciatoia" ( e scendendo lungo l'acquedotto\roggia della Pezza) . Ciò che non riuscimmo a localizzare fu il rudere di quota 1535 , peraltro già individuato in precedenza dagli stessi  Franco e Blin , primi "risalitori" della "terza via" per l'Arzola ( dal vallone dell'Eugio per il versante SO) , ossia il punto nel quale il sentiero che sale ( saliva)  ripido in direzione nord-est dal ponte di Ugiet si biforca(va): in direzione nord-ovest per l'alpe Fioria - lago d'Eugio ed in direzione sud-est verso le erbose pendici del monte Arzola.

Quando si parla di certi sentieri, davvero viene il dubbio su quale tempo verbale utilizzare per riferirsi ad essi: presente o passato ? Esistono ancora o sono soltanto leggende cartografiche ? Ma nelle leggende, si sa , c'è sempre un fondo di verità!

Elaborazione su carta Igm 1:25.000 ( fonte: Portale Cartografico Nazionale) 



Ri-risaliamo? 

L'autunno 2021 porta con sè idee balzane, ed in particolare quella di essere  "ri-risalitori" dell'Arzola dal vallone dell'Eugio ( già  il semplice fatto di arrivare ad un simile argomento di conversazione è notevole)   : 
- " Ma che bel giro! Perche non proviamo a farlo anche noi ? "
- " Ok, ma non garantisco il successo!"
E così, in una calda giornata di ottobre, ecco che infilate nello zaino roncola e forbici potatrici , partiamo dalla frazione Cussalma di Locana e passando per le borgate Balmetta e Veso arriviamo alla volta dell passerella in legno di Ugiet.
Sul percorso che sale da Cussalma al suddetto attraversamento vi è infatti ben poco da aggiungere in questa sede, sia perchè il percorso è attualmente in ottime condizioni, sia perchè in queste pagine, se andate a cercare, ci siamo già ampiamente dilungati sul vallone dell'Eugio...
Nel bosco di faggi


E' qui che viene il bello...

Attraversato il ponte, anzichè proseguire lungo il sentiero che sale verso l'alpe Ugiet ed il lago d'Eugio,  si comincia a salire, praticamente quasi in verticale, in direzione NE nel bel bosco di faggi. Un'esile e discontinua traccia , non facile da reperire se non si è pratici del posto, porta a raggiungere e risalire un ripido valloncello mantenendosi sulla sua sx idrografica; a circa 1300 m di quota il valloncello si restringe, le pendenza aumentano e la traccia si fa più logica ed evidente.
Nel bosco di faggi - 2


A 1400 m di quota circa occorre però portarsi sulla sponda dx idrografica del suddetto valloncello: e qui comincia il bello, poichè si abbandona il bel bosco di faggi per inoltrarsi in una fitta boscaglia composta prevalentemente da noccioli, sorbi e saliconi, corredata da un manto erboso particolarmente rigoglioso.
Lavorando di roncola e forbici potatrici e, soprattutto. avendo un occhio allenato a "scrutare" il terreno, si possono ancora notare qua e là piccole sistemazioni del terreno ( piccoli muri a secco, qualche scalino) ed intuire la "logica" del percorso.
Parliamo di "logica" poichè la traccia risale il versante con strette e ripide svolte , al contempo adeguandosi e sfruttando la natura del versante, fino a raggiungere un curioso passaggio, cioè una stretta cengia incassata tra due grandi pareti di roccia che si percorre verso destra.
Superata la cengia, ancora qualche svolta in salita e si perviene in una piccola radura erbosa; a questo punto occorre puntare verso alcuni faggi posti in alto verso destra, raggiungendo così il rudere di quota 1535.

Il rudere di quota 1535

A che cosa sarà mai servita questa costruzione, in corrispondenza della quale il percorso si biforca, a destra in direzione Fo, ed a sinistra in direzione dell'Alpe Fioria ?
Una piccola stalla per il ricovero degli animali appare la destinazione d'uso più credibile, considerando anche il fatto che il tracciato appena percorso ben si presta come "via dle crave" , non certo come "strada per le vacche".

E dopo ? Ancora meglio!

Nei pressi di un piccolo rio...

Aver raggiunto ed individuato il rudere non deve indurre a facili ottimismi, poichè per toccare le comode propaggini erbose del versante sud del monte Arzola, c'è ancora parecchio da tribolare !
Incomincia qui infatti il tratto più bisbetico del percorso: superata la costruzione diroccata occorre infatti proseguire quasi in piano, seguendo vaghe tracce di animali sotto una fitta boscaglia di noccioli che costringe sovente a camminare chini ed a compiere strane acrobazie tra un tronco e l'altro.
Arrivati in corrispondenza di un piccolo rio, la copertura di noccioli si dirada e si raggiunge una radura erbosa: è questa l'occasione per dare un'occhiata in giro e raggiungere un bel bosco di faggi, posto poco più in basso su una balza rocciosa a picco sul vallone dell'Eugio.

Radici secolari

L'osservazione delle radici secolari di un faggio, visibilmente oggetto di ceduazione nei decenni passati ( ad occhio e croce si direbbe almeno 60-70 anni fa) , è fonte di interessanti considerazioni naturalistiche e di profonde riflessioni: ciò che ha radici non scompare! Possiamo abbattere più volte e più volte, ripetutamente, ciò che sta fuori terra, ciò che attiene alla dimensione più esteriore , ma tutto ciò che è innervato con la terra ,tutto ciò che è interiore è destinato a sopravvivere e , ciò che è più importante, ad emergere!

Vipera aspis



Poco più in basso, un esemplare di vipera aspis, ben mimetizzato nel substrato di roccia e foglie, si gode il sole del mattino ed il calore trasmesso dalla tiepida superfice di un masso.

Vista sul basso vallone dell'Eugio


Affacciandoci sul limitare della balza rocciosa, la vista a picco sul basso vallone dell'Eugio e sul terreno circostante ( difficile, ripido, roccioso, inospitale) è davvero mozzafiato! Quanti ostacoli sembrano insuperabili, quante cenge, pendii ripidissimi sembrano irraggiungibili, insuperabili!
Eppure, come abbiamo appena avuto modo di constatare, l'uomo ha praticato l'agricoltura di sussistenza anche qui, sfruttando il minimo spazio agibile! A maggior ragione dovremmo riuscire a cavarcela noi, semplici "esploratori dell'inutile".

In direzione di un ripido canalino semiboscoso

Dobbiamo però interrompere l'idillio ed abbandonare la panoramica e dirupata oasi boschiva , per riprendere il filo del cammino.
compagnia faunistica
Riguadagnata la radura erbosa, il percorso diventa obbligato: occorre ora abbassarsi leggermente in direzione sud-est verso la stretta gola incisa dal rio Force , nuovamente sotto una fitta copertura di noccioli, fino ad attraversarlo proprio di fronte ad un ripido canalino semiboscoso, che occorre risalire fino in fondo.
Tutto un susseguirsi di dirupi...

Sia verso monte che verso valle infatti è tutta una successione di ripide pareti rocciose e precipizi , non ci sono altre vie d'uscita!


Se poi guardiamo alla compagnia "faunistica" che popola questa rude zona, abbiamo la conferma della sua "comoda" percorribilità: ecco un giovane stambecco che ci guarda stupito...

Occorre risalire fino in fondo il ripido canalino...

Risalito il ripido canalino, nel quali ahinoi la vegetazione continua ad essere piuttosto lussureggiante, con un breve traverso in piano si raggiunge un bel bosco di faggi, che è anche il bosco di faggi posto a maggior quota della valle Orco.
Le leggende locali dicono che in questa selva viva una deliziosa fata, pronta a premiare i viandanti rispettosi con succulenti frutti della terra o, viceversa , a punire quelli irrispettosi con mille piccoli dispetti, tra cui per esempio quello di attaccargli le zecche.

la Fata...

Resi i dovuti omaggi alla dama del bosco, per risparmiare tempo, anzichè spostarci verso destra in direzione dell'alpe Fo, decidiamo di risalire direttamente in direzione nord , sbucando così in breve al di fuori della copertura arborea.

Dritti in punta...


Usciti dal bosco, continuiamo a risalire dritto per dritto, ora su "comoda" superfice erbosa , fino a raggiungere l'alpe Fo superiore.
Nonostante l'assenza di sentiero e la ripidezza del pendio, in questo tratto del percorso ci sembra di volare, dopo tutte le difficoltà affrontate in precedenza!

Alpe Force

Dall'alpe Fo superiore, per tracce di sentiero raggiungiamo quindi l'alpe Force ed il monte Arzola, dove ci concediamo una meritata pausa mangereccia.

in punta al monte Arzola

Chi si accontenta? Non gode !

E' vero, potremmo a questo punto scendere dall'alpe Croce ed andare a prendere la "strada delle vacche" che scende a Barelli e Montepiano, senza ulteriori grattacapi. Potremmo tornare alle nostre case e dire: ecco, abbiamo fatto tutto ciò che ci eravamo prefissati, niente di meno e niente di più....
Potremmo farlo , ed invece optiamo per mettere la classica "ciliegina" sulla torta, optando per scendere dalla gola del rio Fo.

Scendiamo ad attraversare il rio Fo

E così ripassando per l'alpe Force , raggiungiamo l'alpe Pian del Prete, al di sotto della quale, presso un piccolo gruppo di faggi secolari, imbocchiamo il sentiero che raggiunge(va) le alpi Bassetta e Forcetta ( siamo sempre lì, a cavallo tra passato e presente) . Giunti in vista del rio Fo, cominciamo a scendere ripidamente in direzione sudovest fino a raggiungere il punto nel quale attraversando il suddetto rio si raggiunge la roggia che un tempo serviva l'alpe Curlo.

in alcuni punti la roggia è crollata

Tale ardita roggia, assecondando mirabilmente il rilievo della montagna , asperrimo e pieno di "anse", ci porta a raggiungere il Curlo, posto praticamente sul versante sud della valle Orco. Anche in questo tratto del percorso occorre fare molta attenzione, poichè in alcuni tratti la roggia è crollata e la vegetazione, ancora rigogliosa e comprendente macchioni di felci ad altezza uomo, rende talora di difficile reperimento il giusto percorso , che un pò percorre ed un pò interseca il canale , il cui tracciato è caratterizzato dalla presenza di salti. Ed è proprio in uno di questi salti, per fortuna molto modesto, che il sottoscritto incappa "nuotando nelle felci".
salti e precipizi


Anche qui il percorso è obbligato o quasi , dato che il percorso attraversa pendii ripidissimi a picco su precipizi di centinaia di metri...
Il Curlo


Dal Curlo con un traverso quasi pianeggiante in direzione est raggiungiamo infine il sentiero per Barelli, che seguiamo fino alla frazione Costa; da qui lungo la strada asfaltata andiamo a prendere la sterrata per la regione Trucca, dalla quale per comodo sentiero scendiamo ad attraversare il rio Eugio sulla passerella di quota 741 facendo infine ritorno a Cussalma.
Missione compiuta ! Non c'è che dire , oggi ci siamo proprio tolti la voglia di wild!
Chi scrive però, oltre ad aver fatto ritorno alla propria dimora con succulenti frutti della terra, si è ritrovato pure con una zecca sul collo: senza dubbio opera della fata del bosco, che in questo caso ha optato per unire premio e punizione nei miei confronti ! Dove avrò mai sbagliato ?