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lunedì 19 maggio 2014

Gli Indiani nel Vallone dell'Eugio

I "visi pallidi": ecco come un amico locanese chiama i "Ciciu", altri li chiamano "i funghi di pietra". In ambito scientifico vengono invece chiamati "singolarità geomorfologiche": formati in seguito all'ultima glaciazione, 15000 anni fa, sono il risultato processi erosivi interessanti i depositi glaciali, caratterizzati da accumuli di materiale parzialmente coerente costituito da sabbie, ciottoli e blocchi immersi in una matrice molto fine, limosa e\o argillosa. A seguito della progressiva erosione dell'accumulo, un blocco risulta“esumato”, diventando naturale protezione dall'azione delle acque piovane per il materiale sottostante, che si costituirà in colonna mano mano che il processo di erosione continua.
Questa particolare forma del territorio non si osserva ovunque poiché la natura del materiale sottostante il blocco, debole e poco coeso, può portarlo al collasso. Solo con il tempo la colonna può raggiungere caratteristiche di coesione e solidità  tali da permettere di sostenere il peso del blocco nel tempo. 
Tuttavia non è così sbagliato chiamarli "visi pallidi": come gli indiani, durante la bella stagione sono nascosti dalla folta vegetazione e per osservarli è necessario abbandonare il sentiero. Ma noi sappiamo dove andare perchè la zona la conosciamo piuttosto bene. 
E così, dopo aver "scoperto" i "visi pallidi", continuiamo il nostro percorso fuori sentiero ed attraversiamo agevolmente il torrente per raggiungere la fine ( per noi l'inizio) della faggeta sull'altra sponda. Non so perchè finisca proprio in quel punto: probabilmente a causa di antichi tagli su versanti troppo impervi e dissestati, dove la copertura boschiva naturale stenta a ricostituirsi , o forse per colpa dei visi pallidi che abitano lì. All'interno del maestoso bosco si cammina bene, l'ombra delle piante inibisce la crescita di erbe ed arbusti, e così in poco tempo raggiungiamo la passerella in legno, che attraversiamo riportandoci sul sentiero per cominciare la discesa. Un rapido sguardo al giallo della fioritura della Caltha Palustris nella zona di risorgiva, quest'anno a dire il vero un pò frazionata nel tempo e meno spettacolare del solito, e poi arriviamo a Veso.
Nella vecchia scuola non c'è nessuno, del resto è domenica, però non ci sono nemmeno banchi e cattedra: ah già, queste borgate sono ormai abbandonate dagli anni 60' del secolo scorso e la scuola è chiusa da un pezzo. Visto che non c'è nessuno in giro, andiamo a farci un giro in centro a Balmetta, se non altro nella vecchia vasca l'acqua non manca mai,si vede che era stata progettata bene.
C'è spazio anche per un incontro botanico particolare, un' Arabis glabra... non è certamente il fiore più bello che abbiamo mai visto, ma è una specie rara ( anche la foto non è delle migliori).
Nel frattempo si è fatta ora di pranzo, ed allora scegliamo di pranzare al fresco nelle gole dell'Eugio. Si, perchè più in basso dei Ciciu ci sono fantastiche gole con grandi pozze cristalline e cascate. Il cibo, le bevande e l'energia dell'acqua ricaricano le nostre pile e così torniamo al punto di partenza, a Cussalma.
Sono le 14,30 circa e comincia a piovere, ma noi siamo già arrivati alle macchine. Gli indiani ci hanno portato fortuna, torneremo senza dubbio ad omaggiarli in futuro.

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