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martedì 23 agosto 2016

Guida turistica del vallone di Noaschetta - escursioni obbligatorie n°3

Premessa

Dei tre valloni di Noasca, il vallone di Noaschetta è certamente il più selvaggio e meno frequentato dagli escursionisti; è invece  il più frequentato da alpinisti ed arrampicatori, impegnati in ascensioni sulle vette del gruppo del Gran Paradiso, sulle pareti del monte Castello e sulle numerose palestre di roccia presenti e l'unico ad essere sfruttato per il canyoning, in virtù delle belle cascate che caratterizzano la sua parte bassa. 
Ecco, la parte bassa:  forse è proprio lei la responsabile della selezione "naturale" che fa sì che soltanto gli intenditori frequentino questo splendido vallone:  stretto tra ripide pareti nella parte iniziale e dominato dal monte Castello. dal Gran Carro e dal Trasen Rosso nella parte successiva fin quasi ai piani della Bruna, il suo "panorama"  risulta un pò limitato spazialmente. Ma questo non significa che sia un brutto paesaggio, affatto: la conca della Noaschetta bassa dominata dalle pareti del monte Castello, il casotto Pngp e la presa dell'Arculà sono certamente meritevoli di una visita, oltre ad essere tappe obbligate per chi desidera accedere da Noasca alla parte alta del vallone,  dall'alpe La Bruna in poi , dove si apre ai nostri occhi lo spettacolo mozzafiato del vicino gruppo del Gran Paradiso che man mano si avvicina: quando arrivi al bivacco Ivrea ti sembra di poterlo sfiorare facendo pochi passi!
Se fossi chiamato a stilare una classifica personale dei luoghi più suggestivi del versante piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso, di sicuro il vallone di Noaschetta occuperebbe il primo posto a pari merito con quello dell'Eugio, e non si tratta soltanto di un legame affettivo ( frequento questa zona fin dall'infanzia) : si tratta obiettivamente di un posto magnifico ( ed il versante sud del Gran Paradiso è il più suggestivo ed imponente). Che cominci dunque la descrizione!

Inquadramento geografico-morfologico

Dal punto di vista altimetrico il vallone di Noaschetta si estende dai 1050 m di Noasca fino ai 4026 m del Roc del Gran Paradiso ;  ad est confina con la valle Orco  fino alla punta del Carro 2777 m, quindi con il vallone di Piantonetto. lungo la cresta divisoria che va fino ai becchi della Tribolazione ed alla becca di Gay 3621 m, ad ovest con il vallone di Ciamosseretto lungo la cresta spartiacque che va dal  monte Castello 2612 m fino alla Tresenta 3609 m.
Elaborazione M. Varda su cartografia IGM 1:25.000 + ortofotocarta 2012 ( fonte: portale cartografico nazionale)
A nord-ovest e nord confina con la Valsavarenche, dalla Tresenta fino al Roc 4026 m ( unico 4000 totalmente in territorio piemontese) , a nord-est con la val di Cogne ( Valnontey) dal Roc fino alla Becca di Gay. Nella parte alta il vallone si divide in due tronconi: il vallone di Goui o di Goi a nord-ovest ed il vallone del Gias della Losa a nord-est, solcati dagli omonimi rii che unendosi danno origine al torrente Noaschetta.
Dal punto di vista geomorfologico il vallone di Noaschetta si presenta come una classica valle sospesa di origine glaciale , separata dal fondovalle da un salto di circa 40 m, la famosa cascata di Noasca, di cui rimangono celebri le immagini dell'alluvione del 1993, quando la sua forza determinò il crollo di una casa. Quest'anno è invece stato inaugurato un suggestivo sentiero che conduce proprio dietro al getto della cascata, che vi consiglio caldamente di provare : si tratta di un percorso di 15-20 minuti al massimo per cui vale davvero la pena di fermarsi in piazza a Noasca per percorrerlo.
Dal punto di vista geologico qui ci troviamo nel pieno del massiccio del Gran Paradiso, ragion per cui la matrice litologica di questo vallone si presenta composta pressochè interamente da gneiss occhiadino, pietra scistosa ideale per ricavare le tradizionali "lose".


Vie d'accesso

Sono quattro le vie di accesso al vallone di Noaschetta : la più utilizzata oggi è quella che parte dalla frazione Balmarossa sup. dove, a seguito dell'arrivo della strada asfaltata, sono stati ripristinati  sia il sentiero di collegamento con la borgata Sassa che il "sentiero corto"per il rifugio Noaschetta. In pratica il  sentiero di collegamento Balmarossa - Sassa va ad incrociare poco a monte di quest'ultima borgata  la mulattiera reale che sale alla casa di caccia del Gran Piano di Noasca, a destra della quale si diparte, ad una quota di 1600 m circa,   un sentiero  che a mezza costa e con vari saliscendi conduce fin nei pianori della Noaschetta bassa , ove è posto il rifugio omonimo: tale percorso  è denominato "sentiero lungo". 
V.ne di Noaschetta - parte bassa e media - clicca sulla foto per ingrandire ( elaborazione su cartografia IGM 1:25000 -  fonte:portale cartografico nazionale





Se all'incrocio di cui si è parlato in precedenza si scende ancora di poco verso le case di Sassa, si incontrano le indicazioni per il "sentiero corto", che attraversando delle strette cenge su pareti a strapiombo sul rio Noaschetta raggiunge direttamente l'alpe Pian Sengio, a breve distanza dal rifugio Noaschetta. La percorrenza del "sentiero corto" è sconsigliabile per chi soffre di vertigini, anche se l'intero tracciato è stato notevolmente facilitato nel corso degli anni mediante la realizzazione di piccoli terrazzamenti a sostegno di scalinate, installazione di mancorrenti, gradini di ferro e corde fisse ( fino ad una ventina di anni fa non era così comodo ), tanto che oggi praticamente il 99% di quelli che si recano nel vallone optano per questa soluzione. Cionondimeno il sentiero lungo offre una splendida vista su Ceresole e le Levanne, per cui consiglio comunque di percorrerlo in discesa.
Le Levanne viste dal sentiero "lungo"
Le altre due vie di accesso sono la mulattiera reale di caccia del Gran Piano, che si imbocca appena dopo i tornanti della strada asfaltata sopra il capoluogo ; il sentiero "Renato e Ada Minetti", che partendo dai pressi della chiesa parrocchiale di Noasca giunge fino a Balmarossa superiore ed alla Sassa oppure percorrendo lo stesso ma in senso inverso, cioè  salendo sulla sx idrografica del rio Noaschetta a raggiungere la Noaschetta bassa all'alpe Lavassai.

La parte bassa e media del vallone

Il sole sorge dalla bocchetta di Drosa. A dx il Gran Carro,
a sx il Trasen Rosso.
Essendo il nostro obiettivo quello di percorrere  integralmente tutto il vallone, descriveremo l'accesso dal sentiero  Noasca - Lavassai: dalla piazza si attraversa la provinciale  e si sale alla chiesa parrocchiale, dietro la quale si imbocca il sentiero "Renato ed Ada Minetti", che con ripide svolte ci porta a superare la bastionata rocciosa che sovrasta il concentrico di Noasca ( ignorare la svolta a destra che conduce all'attacco delle famose pareti della "Torre di Aimonin"). Il sentiero, sempre ben pulito e segnato, continua sulla sponda sx idrografica del vallone toccando prima le case Sengie e quindi l'alpe Scialier per poi giungere nella verdeggiante conca occupata dall'alpe Lavassai 1550 m e dominata dalle pareti del vicino monte Castello. Sulla sinistra vi sono la camera di carico e l'opera di presa della Noaschetta bassa, facenti parte dell'impianto di produzione idroelettrica dell'Iren Ceresole-Rosone: percorrerne il grigliato attraversando così il rio e raggiungendo il rifugio Noaschetta, ricavato nell'ex casa di guardiania , gestito dal Cai di Rivarolo. 
Le imponenti pareti del m.te Castello
Si ricorda che il rifugio Noaschetta è  non custodito chiuso tutto l'anno:  le chiavi sono reperibili al seguente indirizzo:  Ristobar Gran Paradiso di Cucciatti Sabrina, via Umberto I° n°2 ( accesso dalla piazza - 10080 Noasca ( TO).
Presa dell'Arculà
Dal rifugio Noaschetta  in breve si perviene alla mulattiera che sale al bivacco Ivrea, che passa appena più in alto. In questo tratto il vallone è dominato a sinistra dalle imponenti pareti del monte Castello ed a destra dalle cime del Gran Carro e del Trasen Rosso o becco della Siarda, in mezzo ai quali si trova la bocchetta di Drosa , un tempo importante punto di comunicazione tra i due valloni. Sul versante sx idrografico del vallone,  durante la salita, possiamo osservare ad occhio nudo o con l'ausilio di un buon binocolo numerosi alpeggi abbandonati: Balma Armà, Pian dell'Alpe, Brengi, Siarda, Valpiano, posti in un ambiente a dir poco "selvaggio"  .
Superate le alpi Vota e Bettasse, la mulattiera aggira il contrafforte roccioso discendente dalla quota 2394 m del Monte Castello e con serie di tornanti alternati a lunghi traversi in falsopiano, sale fino a raggiungere i resti dell'alpe Arculà, poco oltre la quale sono posti il casotto del Parco Nazionale del Gran Paradiso e la presa dell'Iren, che deriva le acque del torrente Noaschetta immettendole attraverso una galleria in roccia nel lago di Telessio.
Le imponenti torri del Blanc Giuir
La mulattiera ora prosegue a destra del casotto e, dopo un breve tratto più diretto, comincia a salire con regolari svolte verso i ripiani superiori, in quella che sulla carta della Mu edizioni viene chiamata "salita della Forca", dal nome del vicino ed omonimo alpeggio, posto ad una quota di 2050 m, a est della mulattiera. Sulla nostra destra cominciano a spuntare le imponenti torri rossastre del Blanc Giuir; sulla sx idrografica del torrente sono presenti altri due alpeggi diroccati ed abbandonati da molto tempo, Gorgi e Ruine, molto interessanti da un punto di vista architettonico e culturale, in quanto testimonianze dell'elevata pressione antropica di cui furono oggetto le nostre montagne grossomodo dal 1800 fino al secondo dopoguerra..
Il gruppo del Gran Paradiso e ed i pianori della Bruna
Dopo aver raggiunto ed attraversato una piccola conca pietrosa, si giunge infine al punto di congiungimento con la mulattiera reale di caccia proveniente dalle bocchette dell'Alpetto e del Ges ; da questo punto in poi anche il nostro percorso diventa quindi "reale" ( il tratto percorso precedentemente non fa infatti parte del sistema delle mulattiere reali di caccia) e stupenda la vista sul gruppo del Gran Paradiso, che non ci lascerà più.
Da questo punto è infatti possibile raggiungere in breve tempo la bocchetta dell'Alpetto 2563 m, da cui in breve si può raggiungere la cima del monte Castello per la via normale senza particolari difficoltà; proseguendo lungo la mulattiera si raggiunge invece la vicina bocchetta del Ges 2692, posta tra il Becco dell'Alpetto e la cresta dei Prosces  lungo lo spartiacque Noaschetta -Ciamousseretto.
"Nursery" di stambecchi alla bocchetta del Ges
In breve si raggiungono dunque i suggestivi pianori della Bruna inferiore e superiore; alcuni documenti storici testimoniano come  i formaggi prodotti in questi alpeggi finissero direttamente sulla tavola della real casa, in ragione della loro particolare bontà, dovuta certamente alla bravura dei pastori ma soprattutto alla particolare composizione vegetazionale, caratterizzata dalla forte prevalenza di una ciperacea, il Carex foetida L. , specie erbacea che conferisce ai latticini sapori unici. L'importanza dell'alpeggio è testimoniata inoltre dalla mulattiera di accesso ( pensiamo anche solo alla "salita della forca" ), realizzata con imponenti lavori di terrazzamento e preesistente alle attenzioni di casa Savoia. E' un vero peccato che oggi un simile alpeggio non venga più sfruttato per la produzione lattiero-casearia! 
Mio nonno materno, che aveva seguito i lavori di costruzione della presa dell'Arculà in qualità di "assistente" ( una sorta di capocantiere ) dell'Azienda Energetica Municipale di Torino, oggi Iren, mi raccontava che acquistava il latte dalla Bruna tramite i  guardaparco dell'Arculà, i quali si erano offerti di portarglielo,  visto che anche loro si rifornivano lì perchè quel latte era "più buono" di quello del margaro dell'Arculà, chiamato Peru Pacific ( non me ne vogliano suoi eventuali discendenti-lettori di  questo articolo). 
E' nei pianori della Bruna inferiore che il vallone di Noaschetta si divide in due: a  destra il vallone del Gias della Losa ed il vallone di Goui o di Goi ; i due rii omonimi infatti confluiscono proprio in questo punto dando vita al rio Noaschetta.

La parte alta del vallone

La parte alta del vallone; in rosso il percorso per la Becca della Losa ( click per ingrandire)
Superati i ruderi dell'alpe Bruna superiore si raggiunge in breve il lungo Pian di Goi, dove  la mulattiera reale si biforca: a sinistra  sale in direzione dei resti  ghiacciaio di Goi, a destra in direzione del vallone del Gias della Losa. 
Proseguendo lungo la mulattiera di sinistra, che costeggia sulla destra tutto il pianoro, incontriamo subito i ruderi dell'alpe di Goi;  arrivati alla fine del pianoro la mulattiera sale  fin nei pressi del piccolo lago di Goi, che si trova leggermente spostato sulla destra ( tale specchio d'acqua ad estate inoltrata si riduce ad una pozza quasi asciutta ).  Da quota 2700 m in poi la mulattiera sale in direzione della morena frontale del ghiacciaio di Goi, nella quale si perde; superata la morena frontale si raggiungono dapprima il ripiano superiore un tempo occupato dal ghiacciaio, ai piedi della Tresenta, quindi il ghiacciaio occidentale di Noaschetta ed il colle del Gran Paradiso 3345 m.
Fioritura di eriofori al pian di Goi; sullo sfondo Tresenta e Gran Paradiso

Proseguendo  a destra la mulattiera sale aggirando i contrafforti della quota 3016, ultima elevazione rilevante della divisoria Goi\Gias della Losa, originantesi dallo sperone meridionale della punta di Ceresole ed avente come principale cima il Deir Vert  3202 m, per affacciarsi sul vallone del Gias della Losa nei pressi dell'alpe la Motta 2656 m, da cui si gode di una vista impareggiabile sui becchi della Tribolazione e sulle varie cime del Blanc Giuir. Nei pressi dei ruderi di questo alpeggio sono inoltre presenti due piccoli e graziosi  laghetti ( di cui uno si presenta asciutto ad estate avanzata).
In questo punto per così dire "di valico" si può osservare bene come cambi radicalmente il carattere del vallone del Gias della Losa: dai versanti stretti e ripidi che caratterizzano la sua parte terminale, alla parte superiore, connotata dalla  presenza di estesi pianori glaciali.
I ruderi dell'alpe la Motta, sullo sfondo i becchi della Tribolazione

La mulattiera svolta quindi a sinistra e risale il vallone fino ad un esteso pianoro glaciale,  superato il quale si giunge nei pressi del bivacco Ivrea, ove il percorso si biforca nuovamente.
Risalendo uno spalto erboso si raggiungono dapprima il pianoro su cui sorge il  bivacco Ivrea  2777 m, dal quale a continuando a sinistra lungo i resti della mulattiera reale si sale in direzione del ghiacciaio orientale di Noaschetta  e del colle del Gran Paradiso, mentre rimontando la ripida morena alle sue spalle si toccano prima il bel lago di Gay 2968 m, indi il ghiacciaio omonimo sulla via che conduce al col di Valnontey, posto tra la testa della Tribolazione  e la testa di Valnontey. Il bivacco Ivrea,  di proprietà della sezione eporediese del Cai e punto d'appoggio fondamentale per l'ascensione alle vette circostanti, è sempre aperto e dotato di 9 posti letto.
Il lago di Gay

Se invece si continua in direzione Piantonetto lungo l'Avc per il colle dei Becchi ( attraversando il quale si possono agevolmente raggiungere il rifugio Pontese ed il lago di Telessio), ad un certo punto la mulattiera abbandona l'Avc e svolta a sinistra dove rimontando con vari tornanti alcune placconate rocciose poste sotto l'imponente parete sud della becca della Losa, conduce nei presi del grande lago della Losa, posto in una selvaggia conca un tempo occupata dall'omonimo ghiacciaio. Nei pressi del lago era infatti presente un appostamento di caccia ben visibile tutt'ora.  Sulla sponda sx idrografica del lago, verso il fondo della conca, si vede l'evidente colle della Losa 3129 m , dal quale si può raggiungere il bivacco Carpano , mentre costeggiando il lago sulla sponda dx idrografica e rimontando per sfasciumi si raggiungono in breve la bocchetta di Gay 3161 m e la becca della Losa.
Il lago della Losa 2990 m. Sullo sfondo: a sx il colle della Losa, a dx becco settentrionale della Tribolazione
La becca della Losa costituisce l'ultima elevazione della breve cresta che a partire dalla becca di Gay divideva i bacini un tempo completamente occupati dal ghiacciaio di Gay ad ovest e dal ghiacciaio della Losa ad est. A dispetto dell'aspetto arcigno che mostra prima di raggiungere la conca dell'omonimo lago, si tratta invece di una cima tutto sommato  facile da raggiungere per chi ha un pò di dimestichezza con la progressione su sfasciumi ( qui piuttosto stabili e non troppo ripidi a dire il vero).
La principale fonte di pericolo potrebbe dunque essere la presenza a monte  di stambecchi e camosci ,che spostandosi potrebbero far rotolare a valle materiale ( a volte fanno cadere pietre anche molto grandi) , mettendo a rischio chi si trova di sotto ( un binocolo per controllare la situazione potrebbe tornare utile). Dalla questa cima potrete godere di un panorama a 360° sulle vette circostanti, sul vallone di Noaschetta e sulla valle Orco, per cui è una meta che vi consiglio assolutamente.
Panorama dalla bocchetta di Gay: sullo sfondo da sx Denti del Broglio, becca di Monciair, Ciarforon, Tresenta, Gran Paradiso, Punta di Ceresole. In primo piano la becca di Noaschetta ed il lago di Gay.


Conclusione:

Se questa "escursione virtuale" da Noasca alla becca della Losa vi è piaciuta, che cosa aspettate? Che arrivi l'inverno? Preparate lo zaino ed andate a visitare il vallone di Noaschetta! A presto con le Storie!

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