Premessa: tra sogno...
e realtà!
In primo luogo il Gta non passa da Ambrella ( nè mai ci è passato: grossolano errore cartografico) , ma dai Meinardi scende alla borgata Coste ; in secondo luogo il percorso segnalato dal Cai di Rivarolo raggiunge sì la Noaschetta bassa, ma passando in alto, cioè dai Giua e da Piampurcetto per poi scollinare ( altro che traversata in quota). Inoltre gran parte della zona è stata ampiamente rimaneggiata nel corso degli anni da movimenti franosi di notevole entità ; ciò non toglie che, come diceva mio nonno, da Meinardi si potesse arrivare a Noaschetta passando per l'Ambrella. Così l'anno scorso, tanto per cominciare, mi sono deciso ad andare ad Ambrella, chiedendo lumi all'amico Franco Chiapetto che ci era già stato : "beh, passi dalle Coste e dal Vailet ..." " no, io voglio traversare in piano dai Meinardi" "auguri". Prima di cominciare il racconto però credo sia giusto spendere due righe sulle frane che interessano questa zona.
Le frane nella zona delle Fontane Fredde
Ortofotocarta con catalogo frane - fare click per allargare (elaborazione M. Varda su cartografia Portale Cartografico Nazionale) - |
Come si evince dalla cartina,il bacino del rio della Frera ( tratteggiato in azzurro) è interessato da deformazioni gravitative profonde di versante ( DGPV) sia sul versante di Ambrella ( contrassegnato con il n° 1) che su quello di Barrera -Meinardi ( contrassegnato con il n°2 - il movimento franoso non interessa però il versante fino a Meinardi, attestandosi in corrispondenza del piccolo bacino che scende su Giroldi; sono inoltre riportate ( colore rosso-rosa ) le due frane per crollo\ ribaltamento, ben evidenti a chi osservi il versante sinistro idrografico percorrendo il fondovalle.
Ma che cos'è una frana ? Si tratta di un movimento di strati di terreno, classificato in base alla profondità degli strati interessati ( profondi e\o superficiali) , al tipo di materiale movimentato, al tipo di movimento, al grado di pericolosità.
Le frane per crollo e ribaltamento interessano essenzialmente gli strati superficiali e volumi di roccia più contenuti, mentre le DGPV interessano strati profondi e grandi volumi di roccia, con movimenti lenti. I movimenti franosi sono sostanzialmente provocati dalla forza di gravità, ma possono venire accelerati\innescati dalla presenza di acqua, dalle escursioni termiche etc etc. I recenti eventi alluvionali del 2000 sono stati emblematici da questo punto di vista , con l'intensa attività che ha interessato i piccoli bacini del versante sinistro idrografico di questa parte della valle Orco, con trasporti di materiale detritico che hanno inghiaiato la ex statale 460 nei pressi delle località Frera, Nora e Giroldi , interessandone anche gli abitati. Particolarmente violenta in quell'occasione fu l'attività del rio Arianas, lungo il quale una colata di detrito ha causato l'asporto di circa 70 m di strada.
Ortofotocarta + Catalogo Frane + Igm 1:25.000 ( Elaborazione M. Varda su cartografia Portale Cartografico Nazionale) |
Per quanto riguarda queste zone, l'abitato più a rischio è certamente la frazione Fè, a monte della quale è stato infatti costruito un vallo paramassi; il pericolo dovuto alle frane ha inoltre portato all'abbandono del vecchio tracciato stradale, che da località Frera inferiore conduceva a Fè e posizionato ai piedi del versante, con la realizzazione della variante della Frera e la sistemazione della viabilità provvisoria a Fè.
Contrassegnata con il n°3 è visibile inoltre la DGPV di Perebella, che interessa l'abitato di Rosone vecchio , evacuato definitivamente nel 1956 assieme a Bertodasco e Grumel a seguito dei movimenti franosi del 1953, innescati da abbondanti precipitazioni.
Naturalmente frane superficiali e DGPV sono spesso interconnesse , poichè i movimenti profondi determinano sui versanti interessati condizioni favorevoli allo svilupparsi di fenomeni di crollo e ribaltamento, colate di fango e detrito, che possono essere più o meno pericolosi a seconda dei volumi di roccia e detrito mobilitati, della vicinanza a nuclei abitati etc etc. L'entità dei movimenti profondi è di altrettanto difficile previsione , mentre ancor più complesso è valutare l'esito di tali movimenti : per quanto riguarda la frana di Perebella i modelli di rischio sviluppati dall'Arpa Piemonte vanno dalla caduta di isolati blocchi di roccia, fino a lambire Rosone Vecchio, ad eventi catastrofici che possono interessare aree distanti anche km, come il concentrico di Locana.
Nei confronti di questi fenomeni naturali l'uomo ritorna piccolo piccolo poichè essi, specialmente quando causati unicamente da fattori naturali, sono inevitabili. Tutto ciò che possiamo fare è cercare di prevenire i danni a persone o cose, mediante la conoscenza del territorio, valutando le condizioni climatiche e tramite il monitoraggio dei movimenti rocciosi .
Chi volesse avere maggiori informazioni sulla frana di Perebella può trovare qui un esaustivo studio dell'Arpa Piemonte.
Ambrella da Meinardi
Le Carbonere |
Lasciata l'auto a Grusiner, nei pressi dell'ex scuola elementare, imbocco il sentiero Gta che conduce dapprima alla frazione Fè ( si può partire anche di qui) ,passa sopra alla Frera ( si può partire anche di qui) su ampia mulattiera, per poi raggiungere le borgate Carbonere e Coste, sempre su ottimo sentiero. A Fè incontro un signore che mi chiede dove io sia diretto: "Ambrella"- rispondo - "ah, lì si che prende bene il sole" replica lui - " ma si riesce ad andare da Ambrella a Noaschetta" - cerco di indagare mettendo un pò le mani avanti io - "si, a dov essi quai trasen " ( si deve esserci qualche "trasen") . Trasen ? Ma che cos'è un trasen ? Il trasen in dialetto noaschino è un passaggio in quota, una cengia, sovente obbligato, che mette in comunicazione due località vicine altrimenti raggiungibili soltanto attraverso saliscendi notevoli ( magari tornando a fondovalle o salendo fino in cresta!) , che per gli abitanti delle montagne di allora costituivano un inutile spreco di tempo e di energie ( mentre per qualche appassionato di corsa in montagna dei giorni nostri potrebbero essere un interessante occasione di allenamento). La non raggiungibilità in quota tra queste località vicine è dovuta, ça va sans dire, alla morfologia rocciosa ed accidentata del versante, caratterizzato dalla presenza di profondi canaloni , precipizi e salti di roccia vari.
L'etimologia del toponimo "Carbonere" lascia ben pochi dubbi circa la sua origine: con ogni probabilità qui erano presenti delle carbonaie, ove si produceva carbone a partire dalla legna di castagno; anche il nome "Coste" è quasi sicuramente riferito alla posizione geografica, essendo tale borgata ubicata lungo un pendio.Di particolare interesse è l'osservazione laterale della borgata Coste, con i suoi rustici abbarbicati lungo il pendio ed addossati l'uno all'altro per sottrarre meno superficie possibile al pascolo.
Le Coste di lato |
Paulin dle Coste
In questa borgata ha vissuto, fino all'età di 80 anni, Paolo Ferrando, "Paulin dle Coste" , allevatore nato ad Ambrella nel 1930. Successivamente era sceso al Bettolino, continuando a salire alle Coste durante la stagione estiva; è morto nel gennaio 2015 all'età di 84 anni.
Aveva un centinaio di capre ed alcune vacche, che durante l'estate portava a pascolare al Vailet ed all'Ambrella; molto rinomate erano le sue tome ed il suo brus.
Alle Coste Paulin ha abitato per molti anni da solo, poichè non ha mai abbandonato nè il suo mestiere nè i suoi luoghi natali per una vita più comoda ed agiata a fondovalle od in pianura, una scelta in netta controtendenza con quella compiuta dal 99% di coloro che abitavano queste borgate di "mezza montagna" ( come ad esempio i miei nonni paterni ) , dediti ad un'agricoltura ed ad un allevamento di sussistenza.
Con Paulin se n'è andato uno degli ultimi "veri" montanari, ossia quelli che dalle loro "bestie", dai loro terreni, dai loro castagneti da frutto, dai loro orti e dai loro boschi traevano di che vivere e che abitavano tutto l'anno più o meno nella stessa zona, perchè lì erano i terreni di famiglia...
Il Gta Coste - Meinardi
I percorsi evidenziati in rosso: continuo per il Gta, tratteggiati gli altri |
Il sentiero attraversa il rio |
e risale lungo uno stretto canale semiboscoso |
Da Pian Fragno in breve in piano e su ampio percorso, dopo aver ricevuto a sinistra il sentiero proveniente dall'alpe Giva , si raggiunge la borgata Meinardi con il santuario di S. Anna: è bellissimo e bisogna assolutamente fare una veloce digressione per vederlo ( e poi chi vi garantisce di riuscire a traversare dai Meinardi ad Ambrella ?).
Il traverso Meinardi-Ambrella
I segni rossi, seguendo i resti del vecchio percorso... |
Dal Santuario occorre ritornare a Pian Fragno ; ricevuto il Gta si imbocca il sentiero che sale all'alpe Giva e lo si segue nel primo tratto in falsopiano, quindi lo si abbandona, proseguendo sempre in falsopiano per tracce in direzione della testata della valle Orco. Giunti praticamente alla fine della zona terrazzata, si rinviene una traccia di sentiero che comincia ad abbassarsi in direzione del canalone del rio della Frera , quindi si incontrano dei segni rossi che, seguendo più o meno i resti del vecchio percorso, conducevano con ogni probabilità fino all'ingresso di una finestra di ispezione della galleria in roccia Ceresole -Perebella ( una di quelle non più utilizzate e da tempo crollate).
I segni rossi ci portano sul ciglio del profondo e ripido canalone inciso dal rio della Frera , ove finiscono. Da questo punto in poi diventa impossibile reperire con continuità una vera e propria traccia di sentiero, poichè il versante, molto roccioso ed acclive, si presenta sin da subito ampiamente rimaneggiato da piccoli crolli e ribaltamenti di rocce e detriti.
...portano sul ciglio del canalone |
Il valloncello che si presenta dinanzi ai nostri occhi può sostanzialmente essere diviso in tre parti: una prima parte ed una terza parte più rocciose, caratterizzate dalla presenza di numerosi salti di roccia di varia altezza e da boschetti di larice ( uno con piante numerate sui tronchi - probabilmente risultato di vecchi nuclei di rimboschimento) , ed una parte centrale essenzialmente detritica con copertura vegetale erbacea-cespugliosa, ma sempre molto ripida.
Poco più in alto di me, il vecchio sentiero |
Dopo alcuni tentativi riesco ad individuare un passaggio per iniziare a superare il primo tratto, abbassandomi leggermente e poi attraversando in quota nel bosco di larici. Poco più in alto rispetto a me a tratti ricompare il vecchio sentiero, ricavato "artificialmente" tra un'asperità rocciosa e l'altra ed oggi quasi ovunque crollato, tanto che le singole sezioni rimaste possono senza dubbio dirsi impraticabili. Con un ultimo traverso verso ovest , la cui individuazione mi costa qualche faticoso saliscendi "di prova", sbuco nella seconda parte del valloncello.
Siccome in quota e sopra di me il terreno si presenta molto ripido e con saltini di roccia, decido di tagliare la testa al toro e di abbassarmi di qualche decina di metri per andare a raggiungere una striscia di larici presso un punto visibilmente più comodo, in corrispondenza di una piccola dorsale.
La ( breve) discesa ardita e poi la risalita: risalgo quindi lungo i larici , deciso a portarmi alla quota di Ambrella ma ecco che, sopresa , un piccolo canalino roccioso non visibile in precedenza mi costringe ad un nuovo stop. Ma non tutto il male viene per nuocere, perchè dal punto più elevato riesco ora a vedere bene il percorso da fare fino alle baite e così, dopo essermi abbassato per attraversare un altro canale in direzione della mia meta, risalgo ora decisamente dall'altra parte fino a portarmi sopra alcuni salti di roccia . Questo tratto del percorso è davvero infame, perchè si svolge su terreno detritico ripidissimo e piuttosto instabile, che costringe talvolta ad aiutarsi con gli arbusti presenti in loco.
Sopra di me sono ben evidenti le opere di sistemazione del versante ( con ogni probabilità quelle a cui aveva lavorato il mio nonno materno ) realizzate durante l'epoca fascista ; ancora più in alto un piccolo bosco isolato di larici, quasi sicuramente il risultato di un rimboschimento.Arrivo così almeno un 40 metri sopra Ambrella, ma ormai il gioco è fatto ed ora finalmente mi muovo più agevolmente su un terreno facile.
L'alpeggio di Ambrella è costituito da tre nuclei di costruzioni posti più o meno alla stessa quota, a qualche centinaio di metri l'uno dall'altro. Anche qui le costruzioni sono letteralmente "ammucchiate" le une sulle altre per non sprecare preziosa superficie di pascolo.
Ambrella 3 , il primo nucleo che si incontra traversando da Meinardi; sullo sfondo da dx: monte Deserta,monte Unghiasse, monte Bessun. |
La splendida cartolina di Ambrella 2 . Sullo sfondo da sx: Cima di Courmaon, Cuccagna, Testa del Gran Etret, Denti del Broglio, Becca di Monciair ( coperta dalle nuvole). |
E' davvero molto interessante osservarne la tipologia costruttiva: si intuisce la presenza di singoli nuclei abitativi "unifamigliari" composti da stalla, cavanna, fienile, piccolo letamaio e crutin.
Una comoda mulattiera, oggi in gran parte invasa dalle ginestre, collegava in quota i tre nuclei. Il colpo d'occhio di "Ambrella 2" , con lo sfondo del gruppo del Gran Paradiso, da solo vale il biglietto e ripaga della fatica supplementare causata da un traverso molto ostico; da Ambrella 1 si ha inoltre uno splendido punto di vista sul Ciarforon.
Ambrella 1 , la prima che si incontra salendo dal Vailet- vista verso il fondovalle. |
La difesa dal dissesto idrogeologico durante l'epoca fascista...ed oggi ?
Ad essere onesti, diamo a Cesare quel che è di Cesare, la difesa dal dissesto idrogeologico nasce durante il primo periodo del regime fascista,con l'introduzione del vincolo per scopi idrogeologici ed il vincolo per altri scopi con il regio decreto n°3267 del 1923 ed è rimasta sostanzialmente intatta sino ai giorni nostri. Va detto che lo Stato fascista si ritrovò a fronteggiare una situazione estremamente grave, in special mondo nei territori montani : si era infatti da poco raggiunto il
Opere di consolidamento del versante e rimboschimenti presso Ambrella |
massimo livello di pressione antropica, legato alla cd. "economia del castagno". Rustici ed alpeggi erano stati realizzati anche nelle zone più ripide e svantaggiate, realizzazione che comportava la "trasformazione di boschi in pascoli" e dei "terreni saldi" in terreni "sottoposti a periodica lavorazione"; dal 1923 in poi (art. 8 ) tali trasformazioni, per i terreni soggetti a vincolo, saranno soggette ad autorizzazione forestale, così chiamata perchè rilasciata dall'amministrazione forestale, incarnata ai tempi dal Corpo Forestale dello Stato ed oggi dal settore foreste delle Regioni. Praticamente tutte le aree boscate vennero sottoposte a vincolo e per le aree a rischio vennero disposti rimboschimenti ed una più rigorosa regolamentazione del pascolo: un altro dei gravi problemi che minacciavano la rinnovazione dei boschi e la stabilità dei suoli era infatti l'eccessiva pressione di pascolo esercitata in molte zone. Il vincolo per altri scopi ( art. 17) prevedeva l'imposizione di limiti di utilizzazione per i boschi di protezione da frane, valanghe etc etc. Nei rimboschimenti venivano impiegati anche i bambini delle scuole elementari locali ( e, stando ai racconti dello zio di mio padre, anche lui originario di Mesonette, lo trovavano divertentissimo).
Praticamente una situazione completamente opposta a quella che viviamo oggi , non foss'altro che l'abbandono dei territori montani con la relativa mancata manutenzione del territorio rischia di condurci in futuro allo stesso modo di fronte ad una recrudescenza dei fenomeni del dissesto idrogeologico. Oggi sarebbe necessaria una grande opera nazionale di difesa dal dissesto idrogeologico: ripristino e \o manutenzione delle sistemazioni di versante, dei sistemi di scolo delle acque ( che consentivano ad un tempo l'irrigazione durante i periodi di secca ed una miglior distribuzione del deflusso delle acque durante gli eventi di piena) , dei paravalanghe e così via. Io credo che uno Stato "vero" ci metterebbe mano in maniera massiccia ( e non aggiungo altro).
L'intervento realizzato ad Ambrella
Escursionisti armati |
Sicuramente vi era anche una discreta pressione di pascolo, che poteva aumentare il rischio di dissesto: mio nonno mi raccontava che il luogo era letteralmente infestato da pulci e zecche, tanto che quando arrivava a casa se ne ritrovava i pantaloni pieni e doveva appenderli fuori . Come se non bastasse si trattava di un lavoro faticosissimo: le pietre erano ricavate in loco con punta e scalpello, quindi venivano spostate e posizionate con l'ausilio di "leve " e "levarin" ( aste di ferro di varia misura utilizzate appunto per smuovere il materiale lapideo).
I muri di contenimento sono ancora lì ed in buone condizioni oggi, ragion per cui possiamo dire che progettista e realizzatori dell'intervento avevano svolto più che bene il loro lavoro.
La discesa a Coste
Prendo una decisione drastica: mi trasformo in cinghiale! |
Quando capisco di essere ormai sceso troppo ( e non avendo alcuna voglia di fare dietrofront in quelle condizioni di percorso), prendo una decisione drastica: mi trasformo in cinghiale ed inizio a scendere in direzione del rio della Frera, per andare ad incrociare il Gta il prima possibile. Al Vailet non ci sono arrivato, mancando completamente il sentiero che scende alle Coste: pazienza , vorrà dire che mi toccherà tornare.
Ambrella dalle Coste ( un anno dopo )
L'alpe Vailet ed il sentiero da Coste
Ci sarebbe un panorama meraviglioso se... |
Dopo un tratto di dolce salita a mezzacosta, più o meno in corrispondenza di un minuscolo ruscello ( abbeveratoio per i cinghiali ), il percorso si fa più ripido ed incerto ( forbici potatrici in azione) , anzi: scompare od almeno io lo perdo. Non vedo più segni di roncola , la vegetazione si fa più invadente : "se è così fino su andiamo bene, ma molto più probabilmente si tratta soltanto di un punto più sporco", penso tra me e me. Mi affido così all'intuito ed al ragionamento: in linea d'aria non dovrei essere molto distante dal Vailet ed il sentiero deve salire per forza in questo punto. Così continuo a salire quasi verticalmente tra i noccioli per alcuni metri, superati i quali ho fortuna: ricompaiono i segni dell'azione della roncola, ricompare il sentiero. Tra l'altro se non ci fossero tutti questi arbusti dovrebbe esserci un panorama meraviglioso!
Vi assicuro che il sentiero c'è, si vede |
Ora il sentiero "ritrovato" sale ripidamente con stretti tornanti ed è abbastanza evidente a livello del terreno, ma la crescita degli arbusti di nocciolo non perdona e spesso ostruisce il passaggio ( roncola in azione). Non passa molto tempo che madre natura, probabilmente mossa a compassione dalla mia solitudine, decide di movimentare la situazione con folti e verdeggianti cespugli di ginestre a mò di giungla e, soprattutto, di tirarmi su il morale con il gioco del "gratacul a sopresa": si tratta di rose canine ad altezza uomo , piazzate a caso lungo il sentiero e ben camuffate tra i rami di nocciolo . Sono momenti bellissimi: graffiarsi con una spina di rosa canina con estrema naturalezza, scambiandola per un nocciolo nel folto della giungla è davvero emozionante, dovreste provare anche voi! Vi assicuro che comunque il sentiero c'è, si vede. La situazione ora è tale che io, riposto definitivamente il bastoncino da trekking che mi ero portato, salgo tenendo in una mano la roncola e nell'altra le forbici potatrici. Marco mani di roncola.
Sono comunque soddisfatto perchè pensavo peggio: sto salendo abbastanza bene, sono quasi arrivato e... come non detto! Questa volta però non perdo il sentiero: è il sentiero ad essere occluso da un muro di vegetazione tra la quale, a dar manforte a gratacui, noccioli e ginestre compaiono anche i prunus spinosa o prugnoli. Qui c'è troppo da pulire, bisognerebbe venire su apposta per farlo: e così, arrangiandomi tra rocce ed ulinnes, riesco a superare in alto a destra questo tratto, giungendo in vista del Vailet.
Mica male la vista dal Vailet ( c'è anche il Ciarforon! ) |
Anche di qui il panorama non è niente male e paga il biglietto! A monte del Vailet una traccia di sentiero sale, più o meno in direzione della "cavanna" aggiustata, fino a rimontare una piccola elevazione, raggiunta la quale svoltando a destra ed in leggera salita si raggiunge il primo nucleo di Ambrella, quindi gli altri due gruppi di baite. Dai pressi del terzo gruppo di baite lancio uno sguardo al valloncello del rio della Frera che avevo attraversato l'anno precedente: mai più!
Uno sguardo al valloncello del rio della Frera |
Tornerò a ficcare il naso da quelle parti soltanto il giorno in cui avrò messo insieme tutti pezzi del puzzle della traversata Meinardi - Noaschetta bassa , cioè il giorno che andrò per farla!
Consumato il meritato panino, posso finalmente studiare il modo in cui concludere bene la giornata: siccome il tempo è bellissimo e le temperature sono ottime , una capatina al santuario di S. Anna ci sta, passando dal Gta ovviamente! Sulla carta Mu della valle Orco in realtà è segnato anche un sentiero che da "Ambrella 3" scende direttamente a ricongiungersi con il gta nei pressi dell'attraversamento del rio delle Coste , ma immaginando la "qualità" del percorso scarto immediatamente l'idea: ritornare alle Coste senza smarrire il sentiero è già una sfida abbastanza importante.
Un salto a S. Anna dei Meinardi.
I Meinardi |
Tornato al Vailet senza particolari problemi, riprendo il sentiero percorso al mattino ( lo perderò in discesa nello stesso punto in cui l'avevo smarrito in salita per poi ritrovarlo, fortunatamente, quasi subito) e arrivo sul Gta, che percorro fino a S. Anna dei Meinardi, accompagnato dagli splendidi colori dei larici in autunno. Dopo una breve pausa e le immancabili foto di rito al santuario, scendo direttamente a Mesonette per Piada e la cappella di Giet, fino a raggiungere la strada asfaltata ai Nora.
Il Santuario di S. Anna |
Ora non mi resta che tornare a Grusiner lungo la carrozzabile, passando per Martini, Fey, Giroldi, Bouru, Riva, Bettolino, Fè, lasciando sull'altra sponda dell'Orco Pe dal Ger, Ciampendula, Lilla, Prà Lilla e Prà: una bella carrellata di tutte le borgate del fondovalle!
Conclusione
Nella stagione giusta ( autunno inoltrato\inverno) l'Ambrella è un posto che vale veramente la pena di visitare, specialmente dopo che la prima neve ha spolverato le cime del gruppo del Gran Paradiso, mentre durante la bella stagione, tra il caldo e la vegetazione non credo sia il massimo andarci. Ad ogni modo ora sapete come fare, per cui non vi resta che provarci! Alla peggio vi trasformerete in dei cinghiali! Arrivederci ed a presto con le Storie!
ti tzes fol
RispondiEliminaNel senso buono ? Esiste?
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