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martedì 8 novembre 2016

Escursioni non per tutti 6 - Monte Canaussa da Ronco Canavese per Tiglietto, Cima Tavorna, Punta delle Gheule e ritorno per i laghi di Canaussa

Premessa

L'anno scorso, durante una bellissima giornata di fine ottobre,  ero salito da Ronco a Tiglietto per la mulattiera, e di qui avevo proseguito in cresta fino a Cima Tavorna ed alla Punta delle Gheule. Naturalmente l'idea di continuare lungo l'invitante cresta fino al monte Canaussa mi aveva immediatamente sfiorato ma, complice la presenza di neve ed il fatto di essere in solitaria, avevo poi deciso di fare un anello, ritornando a cima Tavorna e  scendendo prima a Pianronc ,poi a Cernisio e quindi raggiungendo Ronco lungo la mulattiera posta sulla sx idrografica del torrente Soana. Quale premio di consolazione per la rinuncia, avevo potuto ammirare i meravigliosi colori  dei boschi in autunno, in particolare quelli di faggio , scattando anche numerose e bellissime fotografie grazie alla perfetta luce delle ore più calde .
Cartina del percorso ( clicca per ingrandire) - elaborazione su Igm 1:25.000 - Portale Cartografico Nazionale
Così qualche giorno fa,  quando  mi ha telefonato l'amico Giuseppe Guglielmetti per chiedermi dove avessi scattato le foto che aveva visto sulla pagina fb Orco Trekking e se riuscivamo a combinare un giro da quelle parti , ci siamo messi subito d'accordo su giorno ed ora, tempo permettendo, per la settimana seguente. Il  programma "minimo" era quello di replicare il giro dell'anno scorso, magari questa volta scendendo dal  vallone di Servino lungo la dorsale che porta al Tor anzichè a Pianronc, per fare delle foto; il programma "massimo" quello di percorrere tutta la cresta fino al monte Canaussa nel caso ci fossero le condizioni giuste. Dal punto di vista della difficoltà questo itinerario va classificato come EE;  il primo tratto da Ronco a Tiglietto può  invece essere classificato come "E" , svolgendosi interamente su ottimo percorso, ed è alla portata di tutti. Da Tiglietto in poi le difficoltà aumentano progressivamente ( EE) , con il sentiero che diventa via via una labile traccia fino a scomparire quasi del tutto dopo la punta delle Gheule; il tratto di cresta per arrivare all'Uja di Tiglietto è molto ripido e richiede particolare attenzione e, se si segue fedelmente il filo di cresta , richiede qualche elementare passo di arrampicata. La discesa lungo il vallone di Canaussa richiede un pò d'attenzione per non smarrire il sentiero, specialmente nella parte iniziale fuori dal bosco.

L'itinerario

Lasciata l'auto in piazza Mistral a Ronco Canavese alle 8,30 del mattino, attraversiamo il ponte in legno sul torrente Soana ed imbocchiamo verso destra l'ampia mulattiera proveniente da Cernisio.
La mulattiera sale nella grande faggeta
Dopo un primo breve tratto nel quale si costeggia il torrente, la mulattiera comincia a salire dolcemente a mezza costa,  sotto la copertura di un'ombrosa pecceta; poi,  assecondando le forme della montagna,  svolta a sinistra, sbucando all'interno della grande faggeta che in questo punto copre senza soluzioni di continuità tutto il versante sx idrografico della valle fino alla frazione Tiglietto ed a Cima Tavorna.  Lungo il percorso si incontrano alcune cappelle votive, che purtroppo non si presentano in buono stato di conservazione. Anche sotto la debole luce del mattino, le sfumature dei colori delle foglie di faggio sono davvero fantastiche. Dopo aver ignorato sulla sinistra la scalinata in pietra con cui ha inizio la Vi dle Guardie , un sentiero un tempo utilizzato dalle guardie forestali per spostarsi più velocemente in quota, si raggiunge con un ultimo tratto in salita la borgata Tiglietto 1275, sbucando fuori dal bosco  nei pressi della chiesa dedicata alla Madonna del Colmetto. Senza raggiungere l'abitato, un sentiero, segnato con tacche rosse un pò sbiadite,  comincia a salire a sinistra della chiesa, re - inoltrandosi immediatamente nel bosco di faggi , seguendo più o meno esattamente la dorsale spartiacque Soana-Canaussa.  Il sentiero prosegue nel bosco fino ad uscirne nei pressi di un traliccio dell'elettrodotto Super-Fènis , posto appena al di sotto della sommità di Cima Tavorna e sopra i pascoli dell'omonimo alpeggio, aprendo alla nostra vista un bellissimo panorama sulle cime circostanti.
Il traliccio posto nei pressi di Cima Tavorna
In particolare è davvero spettacolare osservare alla nostra destra il "mare" di nubi basse che copre la pianura torinese e canavesana, arrivando a lambire l'Arbella e quindi Pont Canavese. Peccato che il traliccio, certamente una grande realizzazione umana dal punto di vista tecnico e del progresso, rovini sotto diverse angolazioni il panorama ( praticamente un pugno in un occhio, diciamocelo).
Da Cima Tavorna la traccia di sentiero, ora più incerta, prosegue più o meno  lungo la cresta ( alcuni affioramenti rocciosi si evitano sul versante Soana ) fin a nei pressi di Punta delle Gheule, giunti al di sotto della quale ci si sposta in versante Soana per aggirare un ultimo tratto più accidentato. Con un' ultima salita su ripido pendio erboso si riguadagna la cresta, da cui in breve  si tocca la croce di vetta, posta sul piccolo torrione che ne costituisce il punto sommitale.  Da questo punto  è finalmente visibile tutta la cresta  e dobbiamo decidere il da farsi: scendere sul vallone di Servino, realizzando un anello e facendo delle bellissime foto alle faggete oppure allungare l'escursione proseguendo fino al Monte Canaussa.  La dorsale appare quasi completamente sgombra da neve , eccezion fatta per l'ultimo tratto, che oltre ad essere un pò imbiancato è  anche decisamente più ripido e roccioso. Dando uno sguardo con il binocolo appare evidente come l'ultimo tratto possa comunque essere evitato sulla destra per un ripido pendio erboso, nel caso si presentasse davvero  ostico, ragion per cui decidiamo di allungare l'escursione.
Panorama da punta delle Gheule

Una traccia di camosci\cacciatori riprende ora fedelmente il filo di cresta , sempre evitando le asperità sul versante Soana\Servino , fino a raggiungere la quota 2259, ove è posto un piccolo ometto in pietra ed è presente quella che ha tutto l'aspetto d'essere una vecchia postazione di caccia. Il panorama da qui in poi si fa ancora più grandioso e si arricchisce con la presenza della "Gran Becca", cioè il Cervino! Pensando alla via del ritorno incominciamo a fare varie ipotesi: scendere su Servino dalla Bora Freida ( ci ero passato un paio di anni prima di ritorno dal Monte del Prà )  , scendere dal vallone di Canaussa...
A quota 2259: 
i resti di una postazione di caccia...
Spunta il Cervino...
Dalla quota 2259 si prosegue, sempre lungo la cresta, fino alla quota 2400 m, posta alla base della prima elevazione del monte Canaussa, che scoprirò poi il giorno seguente da Franco e Blin  che localmente viene chiamata Uja di Tiglietto ( at Tiei), 2423 m. Eh si perché per uno strano caso del destino abbiamo effettuato lo stesso itinerario in giorni diversi ( il venerdì ed il sabato) , quasi come se anche quando non andiamo assieme avessimo sviluppato una sorta di telepatia nel decidere le mete delle nostre escursioni.
Dall'Uja at Tiei uno sguardo alla cresta di salita ( ben visibili la q.2259, Punta delle Gheule e Cima Tavorna

Il grande ometto di quota 2444, più avanti la vetta del Monte Canaussa

"Selfie con triangolino" per Giuseppe in cima al Monte Canaussa
Dalla quota 2400 alla cima dell'Uja at Tiei si affronta la parte più ripida e difficile del percorso, per compiere il quale ci sono due alternative: lungo il filo di cresta per rocce rotte ( necessario ogni tanto aiutarsi con le mani per compiere qualche facile passo d'arrampicata) , oppure aggirandolo sulla destra per un ripido canale erboso; noi abbiamo scelto la prima alternativa in quanto ritenuta più sicura. Dall'Uja at Tiei poi, per larga e comoda cresta sia raggiunge prima la quota 2444, dove è presente un grande ometto di pietre, quindi in breve la sommità del Monte Canaussa 2492 m.
Panorama sul primo, secondo e terzo lago di Canaussa. Sullo sfondo la Quinzeina.

Dalla sommità del monte Canaussa si ritorna per qualche metro sui propri passi, quindi per ripidi pendii erbosi si scende fino a toccare il terzo lago di Canaussa, quota 2216 m ,  dal quale, lungo il sentiero che scende lungo il vallone , poco evidente ma segnalato qua e là da tacche rosse ed ometti, si toccano i primi due laghi e l'alpe Canaussa ( 2117 m ) .  La parte alta del vallone di Canaussa è davvero  selvaggia e magnifica in questa splendida giornata di fine ottobre!
Comunicazione di servizio: appena al di sotto dei primi due laghi abbiamo trovato un sacco a pelo, che abbiamo lasciato in un punto preciso e riparato, poco distante dal luogo di ritrovamento ( se il proprietario\a ci stesse leggendo mi scriva per maggiori informazioni).
Per quanto riguarda il sentiero che risale il vallone di Canaussa , va detto che si tratta di un percorso tradizionalmente difficile da mantenere in ordine: secondo alcuni racconti a me pervenuti già negli anni 60-70 la parte bassa del percorso, fino all'alpe Canaveia , era considerata impraticabile per via della folta vegetazione che vi era cresciuta. Il sentiero è poi stato ripristinato negli anni 90'  ed in seguito sottoposto a periodiche opere di pulizia, ragion per cui oggi risulta praticabile, anche se occorre fare molta attenzione a non smarrire l'esile traccia.
Alpe Canaveia
La discesa continua ora fino all'alpe Canaveia 1874 m , poi più ripidamente, sempre sulla sx idrografica del vallone , fino ai ruderi dell'alpe Revedone 1498 m , dove si attraversa il rio Canaussa e si prosegue a perdere quota toccando altri magnifici boschi di faggio ( fare attenzione a non smarrire la giusta traccia : ad un certo punto infatti si incrocia un traccia  che scende alla frazione Crotto , che occorre ignorare per proseguire in leggera discesa ed a mezzacosta per Tiglietto).
Raggiunte e superate le case di Tiglietto, si imbocca nei pressi della chiesa la mulattiera che scende a Ronco e la si percorre lungo l'itinerario di salita fino a piazza Mistral. Noi ci arriviamo intorno alle 18,30 ( 18,38 per la precisione) , quando comincia a diventare buio e le luci dell'illuminazione pubblica sono già accese: che rabbia pensare che un paese bello come Ronco Canavese d'inverno sia abitato da così poche persone finito il periodo di villeggiatura estivo!
La petite ville Lumière
Ed in futuro chi lo sa ? La scomparsa delle comunità alpine non è un destino ineluttabile: presidio e difesa del territorio dal dissesto idrogeologico, valorizzazione delle attività tradizionali ( selvicoltura, agricoltura, allevamento), telelavoro ( così come l'insegnamento a distanza) , turismo, miglior qualità della vita sono concrete opportunità sulle quali occorre continuare ad investire con convinzione. La Storia, quella con la "S" maiuscola, non finisce con l'attuale ordinamento socio-economico. Arrivederci ed a presto con le Storie!


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