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domenica 30 ottobre 2016

I grandi classici - Gran Paradiso dal rifugio Vittorio Emanuele II

Dove eravamo rimasti ? Al rifugio Vittorio Emanuele II, all'ora di cena : consumato il buono ed abbondante pasto, mentre gustiamo il classico genepy , cominciamo a definire gli ultimi dettagli per il giorno successivo. Il gestore del rifugio ci aveva informato che la via normale dal Vittorio era "chiusa" per via dei crepacci e del ghiaccio duro, ed anche il raccordo con la via del rifugio Chabod era da percorrere con molta attenzione, sempre per via dei crepacci, per cui era consigliabile salire fin nei pressi della schiena d'asino sfruttando la facile via ferrata di recente realizzazione, consiglio a cui abbiamo immediatamente deciso di aderire visto che eravamo tutti dotati della necessaria attrezzatura individuale ( ovvero casco, imbragatura , due moschettoni, cordino - anche se privo di dissipatore di energia). Per parte mia, avendo saputo dal gestore che un gruppo intendeva salire alla Tresenta passando dal colle del Gran Paradiso, mi sono permesso di sconsigliare assolutamente di percorrere quella via in discesa ( e chi ha letto la prima puntata sa bene il perchè).
Si parte presto...
Per quanto riguarda l' orario di partenza non c'è neanche da discutere, poichè questo viene scandito, periodo per periodo, dall'orario in cui è prevista la colazione, nel nostro caso le 5 del mattino e così , dopo un ultimo saluto al paesaggio circostante in veste notturna, andiamo a nanna. Per poter riposare meglio avevamo prenotato una cameretta, ma nonostante questo accorgimento la qualità del sonno si rivelerà pessima , vuoi per il caldo eccessivo presente nella stanza, vuoi per la quota, vuoi per la tensione e l'aspettativa per il giorno seguente, vuoi per i rumori provenienti dal soffitto a qualunque ora ( sopra le camerette c'è infatti il sempre affollato dormitorio che abbiamo evitato).
Ad ogni modo è sempre meglio un alternarsi di sonno e veglia che una notte passata all'addiaccio, a settembre, a 2732 m di quota: nel Parco Nazionale del Gran Paradiso è infatti vietato campeggiare al di fuori delle aree apposite ( sono consentiti unicamente bivacchi di emergenza , e noi non ci trovavamo di certo in una situazione tale ), senza contare il peso che avrebbero raggiunto i nostri zaini!
Alle 4,30 suona la sveglia, ci vestiamo e scendiamo a fare colazione, quindi ci prepariamo alla partenza indossando scarponi , pila frontale ed imbragatura; una ragazza straniera ( non ricordo se di nazionalità svizzera o francese ), alla sua prima salita al Gran Paradiso , ci chiede gentilmente se lei ed il suo amico possono seguirci, visto che specialmente di notte smarrire la giusta traccia è un attimo, cosa a cui noi acconsentiamo senza problemi.
Il gruppo del Monte Bianco fa capolino allo spuntare dell'alba
Le   temperature sono davvero piacevoli e superiori alla media del  periodo; le pile frontali che illuminano la notte procedendo incolonnate lungo il percorso che conduce al raccordo con la via dello Chabod ed alla ferrata ( sito sulla dorsale che scende dalla Schiena d'Asino e divide i due bacini del ghiacciaio del Gran Paradiso e del ghiacciaio di Laveciau), nel generale silenzio ispirato dall'oscurità, fanno sembrare questo serpente umano una  processione religiosa, una marcia di spiriti desiderosi di omaggiare la dea Montagna ( anche se, come avremo modo di vedere nel prosieguo, qualcuno è soprattutto smanioso di conquistarla ad ogni costo).
Uno sguardo verso la Grivola 3969 m: chissà che prima o poi...
Se   devo essere sincero, in partenza non mi sento troppo in forma: inizialmente rimango appena indietro; raggiunti i compagni  tengo il loro passo ma con una fatica per me insolita , sento il fiato un pò corto e, a differenza del giorno precedente, non faccio mai l'andatura. Ed è così che nella mia mente iniziano a sorgere delle preoccupazioni: e se fossi incappato in una giornata no? Questa sensazione di fatica è dovuta alla quota e prelude ad un potenziale mal di montagna ? Il punto centrale è che non voglio assolutamente che la cordata rinunci per causa mia, ragion per cui decido, dopo lunga riflessione, di valutare la mia condizione fisica al termine della ferrata. E' infatti molto rischioso, per via dei crepacci, affrontare da solo un ghiacciaio, per giunta con problemi di forma fisica, per cui non potrei assolutamente fare ritorno da solo ( in caso di mal di montagna è infatti fondamentale abbassarsi di quota il più velocemente possibile).

La tormentata superficie del ghiacciaio di Laveciau: molto meglio fare la ferrata...
Chi però davvero non ce la fa a tenere il nostro passo ( un passo assolutamente normale per la verità) è l'amico della ragazza e noi non possiamo rallentare eccessivamente la nostra andatura per un perfetto sconosciuto, specialmente ora che si sta facendo giorno e siamo praticamente arrivati alla partenza della ferrata. La ragazza ci chiede quindi di aspettare solo un attimo per parlare con il suo amico, sorprendendoci poi con una decisione a mio giudizio discutibile sotto molti punti di vista: lasciare lì il compagno d'avventura e proseguire da sola, visto che noi non possiamo certo pensare di fare una cordata di 5 persone soltanto per il bel volto di una sconosciuta - si tratta in effetti di una ragazza a cui dal punto di vista estetico e fisico non manca nulla.
Caratteristiche della ferrata ( fonte: www.gulliver.it) 

La ragazza ci chiede quindi se le convenga fare la ferrata e ci mostra la sua attrezzatura: a dire il vero secondo Luca il suo cordino è un pò corto, potrebbe avere qualche difficoltà, ma basta dare uno sguardo di sotto ed osservare  la tormentata superficie del ghiacciaio di Laveciau per consigliarle di provare comunque la ferrata.
Questa via ferrata, realizzata nel 2012, percorre la dorsale rocciosa che partendo dalla Schiena d'Asino scende fino alla Testa di Moncorvè 2864 m. Per me si tratta della prima ferrata, ma la cosa non mi preoccupa troppo perchè si tratta di vie dotate di corde fisse e comodi appigli artificiali, ragion per cui  l'essenziale è ricordarsi di avere sempre almeno un moschettone attaccato alla corda. Inoltre questa ferrata è abbastanza semplice, evidentemente destinata  al "grande pubblico": non ci sono molti punti in cui è richiesta la forza delle braccia per progredire (  solo il mio cordino da ghiaccio si rivelerà un pò corto in certi punti), è molto aerea ma a me, che non soffro di vertigini o sindromi simili, non dà assolutamente fastidio guardare verso il basso per ammirare l'ambiente glaciale circostante , anzi lo faccio con un certo gusto poichè, essendo assicurato, non rischio certo di finire di sotto.  Alla luce di tutto questo risulta curiosa la classificazione apposta sul cartello, ED - estremamente difficile, che obiettivamente sovrastima decisamente il livello di difficoltà ( anche se la presenza di neve e\o ghiaccio lungo il percorso può farlo variare sensibilmente - noi ne abbiamo trovata pochissima). Finito il percorso attrezzato comincia  il ghiacciaio e bisogna legarsi;  io comincio a sentirmi decisamente meglio ed il mio dilemma interiore, se proseguire o meno,  neanche si pone: bisogna provare il Gran Paradiso!
Particolare della ferrata ( fonte: www.gulliver.it) 
La   via ferrata raggiunge il ghiacciaio superiore nei pressi della celebre Schiena d'Asino 3700 m , ultimo dosso  prima della parte finale del percorso, nonchè il tratto più ripido del ghiacciaio; qualcuno dice che viene chiamata così perchè per essa venne condotto molto tempo fa un asino. A questo punto ci leghiamo, formando la cordata: primo Luca ed ultimo Stefano, quelli con più esperienza di ghiacciaio; in mezzo io secondo e Michele terzo, legati molto lunghi ( a 10 -12 m l'uno dall'altro, come ci aveva consigliato la guida alpina Stefano dalla Gasperina.
Luca scandisce un'ottima andatura , che riesco a seguire senza troppi problemi; ad un certo punto mi giro verso il Ciarforon e, sorpresa, mi rendo conto di essere più in alto di quella vetta. Non solo: essendo fino ad ora la maggior quota da me toccata quella del Rocciamelone ( 3538 m), sono in alto come non lo sono mai stato in tutta la mia vita!
Più in alto del Ciarforon
Un  misto di euforia ed emozione mi pervade, quando mi ricordo che mancano ancora almeno 300 metri di dislivello e sarà fondamentale mantenere la concentrazione sino in cima, ragion per cui mi ricompongo immediatamente e li per lì adotto un'efficace strategia per diminuire stress e fatica:  mi concentro sull'andatura, in particolare sul passo di chi mi precede, senza pensare ad altro, evitando di guardarmi continuamente intorno. Infatti, come già ho spiegato poco sopra, non sono mai stato così in alto e "as sa mai".
Lungo la salita attraversiamo vari crepacci su ponti di ghiaccio ( fortunatamente tanto solidi da reggere tutti i salitori di giornata) ; ad ogni crepaccio rallentiamo l'andatura e  lo superiamo con cautela, passando  uno alla volta. Un'altra cosa  importante a cui facciamo molta attenzione è quella di avere la corda sempre sufficientemente tesa, requisito fondamentale per prevenire\limitare i danni e riuscire a fare un minimo di sicurezza nel caso che qualcuno di noi rischi di cadere in un crepaccio, perchè "as sa mai".
E' molto importante avere cura che la corda sia sempre sufficientemente tesa ( in alto a destra i torrioni della becca di Moncorvè) 
Nel frattempo, un passo dopo l'altro, arriviamo alla base della crepaccia terminale, che in questi giorni si presenta in condizioni tali da renderla assolutamente non banale. Il gestore del rifugio aveva consigliato l'utilizzo di un chiodo da ghiaccio, che noi purtroppo non abbiamo, ragion per cui dobbiamo aggiustarci facendoci sicurezza l'un l'altro piantando la picozza e controllando la corda di chi ci precede. Proprio mentre ci stiamo organizzando per affrontare la crepaccia chi si rivede? Ma naturalmente la nostra amica , che sta scendendo bella bella da sola a tutta birra ( già al mattino si vedeva che andava come una spia) , unica salitrice non legata di giornata ( e saranno salite quasi 100 persone quel giorno!). " Oh, so finally you arrived! Slowly, eh ? ( risatina) "
Si si, penso, saremo anche saliti "slowly ", ma tu, sola e slegata, se per disgrazia cadi in un crepaccio ed hai la fortuna di sopravvivere e di non farti male, mi spieghi come fanno a tirarti su , come fai ad aiutare chi dovrà tirarti fuori dai pasticci ?
Risposta: "Yes. Did you have choosed the ferrata or the glacier to go up ? " "The ferrata". Alla faccia dell'attrezzatura e del suo peso, penso.
Preparativi per superare la crepaccia terminale



Ad  ogni modo noi ora abbiamo ben altro a cui pensare: la salita della crepaccia terminale è davvero emozionante perchè avviene su ghiaccio quasi verticale ( tanto che dobbiamo salire muovendo un arto per volta,piantando la picozza e poi spostando prima un rampone e poi l'altro). Per fortuna la consistenza del ghiaccio è ideale, e nel punto in cui attraversiamo vi è anche un solido ponte di ghiaccio, sul quale certo non ci si mette a ballare, ma che comunque dà sicurezza.
Lo spettacolo è grandioso...
Una volta superata la crepaccia terminale, in breve raggiungiamo l'antecima e lo spettacolo si fa ancor più grandioso: alla nostra sinistra vi è la cima con la statua della Madonnina , il 4061 effettivo;  ma per me, che sono un laico e soprattutto non sono un fanatico del raggiungimento dei punti sommitali , va benissimo osservarla a breve distanza, dedicandole un sentito ringraziamento ed una preghiera per la felice riuscita dell'ascensione.  A dirla tutta nella mia decisione di rinunciare a raggiungere la Madonnina ( non posso negare che in fondo in fondo mi sarebbe piaciuto farlo )   sono intervenuti anche fattori esogeni, quali l'incontro con un paio di cordate diciamo "maleducate" che tentavano il sorpasso nei pressi della crepaccia terminale ( c'è sempre chi ha una fretta del diavolo per arrivare ... alla Madonnina). Il brutto di andare in un luogo così frequentato come il Gran Paradiso è quello che si incontrano anche molti "conquistadores" : ma l'importanza della meta, la bellezza dei luoghi e del panorama sono tali da non poter lasciare il campo libero a potenziali sterminatori di amerindi. Del resto ad essere fondamentali sono i tuoi compagni d'avventura e quelli, grazie a Dio, possiamo ancora sceglierli oculatamente.
Panorama verso il Taou Blanc ed il ghiacciaio dell'Aouille
Ultima avventura di giornata è il superare in discesa la crepaccia terminale, cosa che occorre fare nello stesso modo in cui si è salita, ovvero faccia a monte. Mentre Luca con l'ausilio di corda e picozza cerca di fare un minimo di sicurezza in alto, scendono prima Stefano  ( il quale appena arriva dall'altra parte realizza una sosta) ed a breve distanza Michele, quindi io e Luca. Direi che scendere un muro di ghiaccio quasi verticale in   "piolet traction"  ( credo) sia stato un bel battesimo del ghiaccio per chi scrive e vi assicuro che emozione ed adrenalina non sono mancate!
Discesa lungo la comoda mulattiera
E così, nonostante qualche lamentela e qualche esclamazione ( naturalmente da parte mia) , anche quest'ultimo ostacolo  è superato: ora non ci resta che tornare al rifugio per la stessa via di salita , ripercorrendo quindi anche la ferrata. Mentre siamo sulla ferrata il tempo cambia e comincia a piovigginare, ma davvero di freddo non si può parlare; finito il percorso attrezzato non ci resta che seguire i numerosi ometti fino al rifugio. Ecco, gli ometti sono talmente numerosi che ci si perde, tanto che non sarebbe così sbagliato pensare di demolirne la maggior parte, lasciando quelli buoni e mettendo un locale "divieto di costruzione". Ad un certo punto mi stufo,  non ne posso più di tutti questi ometti fatti a caso ( la pura verità) ed inizio a scendere come pare a me , abbandonando la dorsale e cominciando a scendere decisamente nel vallone del ghiacciaio del Gran Paradiso che adduce al rifugio Vittorio. I miei compagni di gita sono un pò perplessi (effettivamente in alcuni punti sarà necessario scegliere bene il passaggio onde evitare inutili diversioni e risalite aggiuntive), ma infine arriviamo al rifugio, dove ci concediamo una meritata birra ristoratrice, sorbita la quale riprendiamo il materiale lasciato nella cameretta e cominciamo a scendere verso Pont Valsavarenche lungo l'ampia mulattiera , sempre sotto lo sguardo benevolo della Becca di Monciair e dei Denti del Broglio.
Arrivo a Pont Valsavarenche: sullo sfondo, da sx: Becca di Monciair, Denti del Broglio,  gh.io del Gran Etret, Punta Fourà
Sarà la stanchezza , sarà il desiderio di arrivare al più presto alle rispettive case per godere il meritato riposo, ma quest'ultima parte del percorso è quella che troviamo più lunga, con le sue infinite svolte e tornanti. L'ansia del ritorno non arresta però la nostra fantasia: "l'anno prossimo a giugno potremmo venire su due giorni e fare la Tresenta e la Becca di Monciair";  in fondo a sinistra comincia ad intravedersi il ghiacciaio del Gran Etret con il soprastante ed omonimo colle, una delle ipotesi che avevamo valutato per traversare dalla valle Orco alla Valsavarenche: "perchè non tornare l'anno prossimo ma da quel valico" ? Vedremo, vedremo... intanto io il giorno seguente, giusto per non perdere il vizio e per rilassarmi un pò con una passeggiata defatigante, su invito di mia cugina mi sono prenotato per il giro delle frazioni del vallone del Roc, con tanto di colazione a Balmarossa, aperitivo alle Capelle e polentata a Pianchette! E chi se lo perde ?  Sapete cosa sospetto ? Penso di aver ormai sviluppato una forma cronica di dipendenza: sono un montagna-dipendente! Aiutatemi! Arrivederci ed a presto con le Storie!




1 commento:

  1. SEMPRE SBORRATA IN CULO: ELISA COGNO (FRUIMEX SAS DI ALBA), DA CRIMINALISSIMA PUTTANONA BERLUSCONAZISTA E PADANAZISTA QUALE DA SEMPRE E', LAVA TANTISSIMO CASH DI COSA NOSTRA, CAMORRA E NDRANGHETA, COME PURE RUBATO O FRUTTO DI MEGA MAZZETTE DI LL, LEGA LADRONA ED EX PDL, POPOLO DI LADRONI ( ORA FORZA ITALIA MAFIOSA), INSIEME A SUA MADRE, NOTA BAGASCIA BASTARDA SEMPRE PIENA DI SIFILIDE, CRIMINALISSIMA PIERA CLERICO (ANCHE LEI MEGA RICICLANTE SOLDI ASSASSINI, PRESSO ESTREMAMENTE MALAVITOSA FRUIMEX FRU.IM.EX SAS LOCALITA' SAN CASSIANO 15 - 12051 - ALBA - CN). IL TUTTO IN INFIMA HITLERIANA CONGIUNZIONE CON PROPRIO BASTARDO FILO MAFIOSO FRATELLO PAOLO COGNO: NOTO PEDERASTA NAZIFASCISTA, SUPER LAVA EURO KILLER, VICINISSIMO A FAMOSO " NDRANGHETISTA PADANO" DOMENICO BELFIORE DI TORINO E GIOIOSA JONICA. DEL GRUPPO "SATANAZISTAMENTE" OMICIDA FANNO OVVIAMENTE PARTE, IL GIA' PLURI CONDANNATO AL CARCERE, ACCLARATO PEDOFILO E MANDANTE DI OMICIDI, PAOLO BARRAI (MERCATO LIBERO ALIAS "MERDATO" LIBERO), ALTRETTANTO PEDOFILO ASSASSINO, SEMPRE A BANGKOK A STUPRARE ED UCCIDERE BAMBINI , COME A LAVARE CASH SUPER MAFIOSO DI ROBERTO PALAZZOLO, VERME BASTARDAMENTE SANGUINARIO MAURIZIO BARBERO. PURE DI ALBA, COME DI TECHNO SKY MONTE SETTEPANI E MERCATO LIBERO NEWS ALIAS "MERDATO" LIBERO NEWS. E COLLETTO LERCIO, MEGA RICICLA SOLDI CRIMINALISSIMI A ROMA (GIRI SCHIFOSISSIMI DI MAFIA CAPITALE), NONCHE' SEMPRE CANNANTE IN BORSA, MEGA AZZERA RISPARMI ALTRUI, FEDERICO IZZI, NOTO COME ZIO ROMOLO.

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