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martedì 23 gennaio 2018

Escursioni d'altri tempi - La riconquista di punta Cia - ( punta Cia da Locana)

Ciaspole rotte ( tentativo n°1 ) 

"Le ciaspole le calzo già alla Fucina" - scorcio della mulattiera Fucina -Montigli innevata 
Riappropriarsi degli spazi che la modernità ci ha negato, riscoprire quegli angoli di mondo lasciati ai margini dal vortice del progresso, che ha spazzato via le vecchie società rurali e continua a desertificare l'ambiente montano , riducendo via via la presenza dell'essere vivente che più lo aveva trasformato, usato ed abusato: l'essere umano.
Ristabilire un rapporto di equità con la montagna, percorrerla dal fondo alla cima senza scorciatoie, con rispetto, come una sorta di laico pellegrinaggio, un cammino
E' secondo questa logica , questa "filosofia", che da tempo avevo in mente di raggiungere punta Cia partendo direttamente dalla piazza di Locana ; e la stagione ideale per farlo non poteva che essere quella invernale, ossia quando è più agevole percorrere le vecchie mulattiere abbandonate ed invase dal caos della natura trionfante, con la speranza di potermi divertire calzando il prima possibile le ciaspole.  Un simile "omaggio" lo avevamo già tributato al lago di Pratofiorito 

"Mi affido dunque pieno di speranza..." - chiesa di S.Maria Maddalena e B.V. Addolorata a Fucina

Un primo tentativo lo compio verso metà dicembre 2017, a seguito delle forti nevicate verificatesi tra il 9 ed l'11 dicembre : l'occasione è ghiotta e le ciaspole posso calzarle già alla Fucina. Mi affido dunque pieno di speranza alla protezione di S. Maria Maddalena e della B.V. dell'Addolorata,   ma non faccio in tempo ad arrivare al Serlone che si rompe l'attacco posteriore della racchetta destra e mi vedo costretto a rinunciare all'obiettivo , ripiegando sulla strada asfaltata per il Carello.  
Santa Maria e B.V dell'Addolorata, io vi ringrazio, eh !

Il cammino dell'uomo penitente ( lungo l'asfalto) 

"Voi credevate d'essere alla meta senza sanguinare e sanzo lacrimare! Avanti tra triboli e sevizie fino allo vero mare e alla Terra Santa" , dice il predicatore Zenone nel film di Mario Monicelli  "Brancaleone alle crociate" e così io, risucchiato nel vortice del progresso,  decido di accontentarmi di raggiungere l'alpe Carello lungo la strada asfaltata. Paradossalmente, a causa delle basse temperature e della sottile patina di ghiaccio che un pò ovunque copre i margini della carrozzabile,  devo fare ancora più attenzione a non scivolare e cose del genere.
Tuttavia non soltanto di "triboli e sevizie" è fatto il mio cammino di quel giorno, perchè ciò che si vede intorno è semplicemente meraviglioso, reso magico dalla neve fresca.
Vista sulla frazione Apiatour
Neve sulle montagne, neve sugli alberi, neve sui tetti!L'Apiatour sembra il paese delle favole; lungo la strada sordoni  ( Prunella collaris ) curiosi ed iperattivi mi fanno compagnia.

Sordone ( Prunella collaris ) 
Ed ecco che questa "penitenza" dell'asfalto mi fa considerare meglio un altro aspetto controproducente della modernità, e cioè la velocità, quest'ansia, questo folle desiderio di poter arrivare ovunque nel più breve tempo possibile, di riuscire a fare più cose possibile nel tempo dato ( sfortunatamente le giornate sono ancora di 24 ore e dubito che verranno mai portate a 48). Anche se non sto camminando lungo i vecchi sentieri, anche se sono alle prese con una striscia d'asfalto monotona e ghiacciata, ho rallentato  rispetto alla normale percorrenza automobilistica e già questo semplice fatto mi consente di apprezzare molto meglio la bellezza di ciò che mi circonda .
Le Gavie
Per esempio le Gavie: ma quanto è felice la posizione di questa borgata ? Fantastico! 

Una scoperta consistente

Mentre continuo il cammino, ecco che la mia mente, abituata a compiere questo tragitto in auto,  sta già cercando i Porcili (  "quanto tempo ci vorrà per arrivarci a piedi? Quanti tornanti ci saranno ? Perchè non li ho mai contati ?") , quand'ecco che nel mezzo del bosco compaiono una chiesetta ed una borgata abbandonata. 
S. Faustino al Bovior

Bovior 
"Ma...ai Porcili mica c'è una chiesa! Ah no aspetta, questa è quella borgata segnata sulla carta, è il Bovior!". Beh, che ci crediate o no, percorrendo a piedi la strada per il Carello, ho visto il Bovior per la prima volta, a livello personale praticamente una scoperta. Ma la neve e l'impossibilità di utilizzare le ciaspole mi impediscono di ficcanasare . E' comunque curioso comunque il destino di questa grossa borgata ( che doveva essere piuttosto importante, visto che aveva pure una chiesetta) : al contrario di tutte le altre poste lungo la strada, che più o meno hanno visto la gran parte dei loro edifici ristrutturati ed adibiti a seconda casa per le vacanze,  è stata completamente abbandonata
Forse non era ben servita dalla strada ? Forse tutti i proprietari degli immobili non avevano alcun interesse alla ristrutturazione ? Mi dicono che questo abbandono sia stato anche  motivo di studio da parte del Politecnico di Torino: approfondirò la questione.
Porcili 
 Dal Bovior in breve sono ai Porcili e quindi all'alpe Carello, dove gli impianti sono ancora chiusi ma sono già numerosi gli scialpinisti venuti in cerca della "farina" e tra di essi l'amico Nino, che incontro in un break tra una salita e l'altra ( gli scialpinisti infatti,  per amor dell'allenamento e della discesa , sogliono fare delle ripetute a punta Cia), il quale mi offre gentilmente la possibilità di provare ad aggiustare la ciaspola con del nastro americano, ma decido di non arrischiarmi e così, una volta consumato il solito panino,  riprendo la strada in discesa...
Alpe Carello
...discesa sulla quale in realtà c'è poco da dire: scandita dal ciclo del sole che già alle due del pomeriggio scompare grossomodo dietro l'alpe Uja ( lasciandomi all'ombra fino al raggiungimento dell'auto ) , mi consente però di continuare a soffermarmi sui particolari lungo il percorso ed all'orizzonte. 
Particolari all'orizzonte: un colpo d'occhio particolare sul vallone di Valsoera , con ben visibili a destra le immani pareti del Becco di Valsoera, viste, è proprio il caso di dirlo, attraverso la bocchetta di Valsoera.

Edicola votiva poco a monte di Montigli

Ciaspole a spalle ( tentativo n°2 ) 

Questa volta gli impianti al Carello sono aperti ma  la neve in basso è volata via , a causa delle eccezionali precipitazioni verificatesi tra il 7 ed il 9 gennaio 2018  collegate ai venti di scirocco che hanno determinato temperature più miti ed un innalzamento della quota neve: mi toccherà quindi portarmi le ciaspole a spalle per un bel pò !
Nel tratto di mulattiera Fucina - Montigli  lo scioglimento delle nevi mi riserva una lieta sorpresa: lavori di manutenzione sono in corso ! Una nota meno lieta viceversa è la constatazione che il pilone votivo dei Montigli ha qualche problema di basamento, cosa che non avevo mai notato non essendo mai passato lì vicino in assenza di neve!
Mulattiera Fucina -Montigli

Lavori in corso !

Cappelletta dei Montigli

Comunque sia non tutta l'assenza di neve viene per nuocere, poichè la salita in questo tratto, pur meno suggestiva, diventa molto meno faticosa.  Tra Montigli e Serlone in alcuni punti è davvero non banale mantenere la giusta traccia, ma per fortuna ho ormai una certa consuetudine con questo percorso; vi sono poi sovente ostacoli naturali ( alberi caduti, vegetazione rigogliosa) , che danno al tutto quel tono da addestramento militare\percorso di sopravvivenza: insomma l'adrenalina non manca! 
Dal Serlone proseguo lungo la mulattiera che sale verso il Carello , tralasciando in questo caso di passare da Gavie, posta lungo il percorso che raggiungeva i colli della Gavietta e del Bojret.
Caprioli sfuggenti...
In giro non si incontra anima viva: soltanto sfuggenti caprioli, a gruppi di 3 o 4, volpi, il canto del picchio nero.  Gli unici  esseri umani li vedo sfrecciare in auto  nei rari punti in cui è necessario attraversare la strada carrozzabile, ma a me va bene così, più che bene.

Bovior

Ed ecco che arrivo  in vista del Bovior, che finalmente oggi posso visitare più approfonditamente ! Da qui in poi comincia ad esserci qualche centimetro di neve, ma ha una crosta bella dura per cui non si sprofonda mai o quasi.  
Una grande casa isolata 
Una grande  casa isolata con i muri intonacati, poco distante dalla chiesetta,   attira la mia attenzione, in particolare l'entrata del piano terra denota la presenza di un ingresso ad arco in pietra di pregevole fattura. La posizione isolata rispetto alle altre abitazioni, la maggiore altezza e l'ingresso ad arco mi fanno pensare all'evoluzione di un'antica casaforte, attorno alla quale di sarebbe sviluppata la frazione, oppure all'abitazione sei-settecentesca di qualche persona abbastanza benestante.  Ma si tratta di superficiali speculazioni che dovrò approfondire, sia sul campo che in fase di studio.
Il resto del borgo invece presenta  abitazioni addossate le une alle altre, in questo caso poste orizzontalmente lungo la linea di livello ;  tale disposizione degli edifici veniva fatta per limitare al minimo il consumo del suolo, lasciandone il più possibile a disposizione delle attività agricole e di pascolo. 
Le case del nucleo principale di Bovior, disposte lungo una linea di livello.

Prima di proseguire, non posso esimermi da un ingresso trionfale in San Faustino. Scherzi a parte, che tristezza questo edificio religioso! La copertura del sagrato è crollata chissà da quanto tempo ( rimangono in piedi unicamente le due colonne),  l'altare di pietrame intonacato è sventrato e la volta è a rischio crollo. Una scopa di saggina, anch'essa ridotta ad un rudere, sembra quasi voler testimoniare un tentativo di tenere pulita la pavimentazione. 
La scopa di saggina abbandonata
L'altare sventrato e la volta a rischio crollo
Di fronte a tanto sfacelo mi chiedo chi sia stato l'ultimo essere umano a prendere in mano tale scopa, perdendo il proprio tempo per dare quell'ultima inutile spazzata, e se la scopa era già ridotta così male e la chiesetta così trascurata che nessuno aveva avuto neanche il pensiero di sostituirla con una integra. Chissà! Enigmi tra le  macerie...
Tra l'altro ho anche scoperto di recente che il mercato ha reso San Faustino il protettore dei single, l'antagonista di San Valentino: in effetti  chi è più "single" di questa chiesetta  abbandonata ? 

Da Bovior  ai Porcili 

Ritrovata ( non senza difficoltà) la vecchia mulattiera, ecco che dal Bovior in breve si arriva ai Porcili , che visti da questa prospettiva ( grosso modo da sud-ovest)  rivelano sia la consistenza della borgata  che la sua ottima esposizione al sole, oltre ad una testimonianza di quelli che dovevano essere i grandi prati che la circondavano, oggi coperti da un candido manto nevoso.  
Porcili - vista  da sud-ovest 

Una testimonianza dei grandi prati che circondavano la frazione

 In giro continua a non esserci anima viva:  i soliti caprioli, si fa vedere anche una volpe; i boschi di castagno lasciano il posto a quelli di faggio ...

Da Porcili a Carello 

A dire il vero non ero molto ottimista sul tratto Porcili -Carello, sia  perchè non l'avevo mai fatto prima, sia per via degli alti muri di contenimento posti lungo alcuni punti della strada asfaltata , ma la mulattiera tutto sommato  c'è ancora per la maggior parte del percorso e facendo la dovuta attenzione la si trova e si mantiene ( per quanto possibile). 
Mulattiera Porcili -Carello
Arrivo così infine al Carello,  nei pressi del pilastro in cemento dove arrivava la vecchia bidonvia da Locana e dove oggi c'è il parcheggio: arrivo dall'entrata di servizio insomma. Sfruttando le comodità dei tempi moderni, decido di concedermi  un thè caldo e ristoratore presso il  bar ristorante Alpe Cialma  e mi infilo nella bolgia, perchè qui c'è un sacco di gente oggi che è sabato e gli impianti sono aperti !  
Mulattiera Porcili-Carello 
Il passare dallo zero assoluto alle centinaia di esseri umani mi causa lì per lì un senso di smarrimento e disagio: quasi quasi farei marcia indietro, ma alla fine prevalgono la mia voglia di un thè caldo, di arrivare in punta e di salutare i numerosi amici e conoscenti che oggi si trovano lì.
Fine dello smarrimento, inizio della logorrea: ed ecco che mi ritrovo a fare una pausa imprevista di più di un'ora , chiacchierando con questo e con quella! Guardo l'orologio e capisco che è tempo di ripartire.
Cartina 1:15.000 del percorso su base Igm 1:25.000 - scorrere a destra la pagina 

Dal Carello a Punta Cia


Sul tratto Carello - Punta Cia di quel giorno, con quella neve fantastica e  con tutti quei ciaspolatori e scialpinisti in giro,   c'è poco da dire per quanto riguarda il percorso  ( basta seguire dapprima le piste sciistiche e poi le tracce sulla neve che portano fino in cima ) , ma al tempo stesso è difficile farne una descrizione che ne renda bene l'idea, ragion per cui mi limiterò a pubblicare un pò di foto con qualche breve considerazione "didascalica". 
Basta seguire le numerose tracce 
Certo molti Cialmautenti, vedendomi salire con la sacca delle ciaspole appesa allo zainetto, si saranno chiesti per quale dannato motivo io non abbia lasciato la custodia in auto ( qualcuno che conosco infatti me lo chiede) , ma il motivo c'è e voi lettori lo sapete bene perchè ho lasciato la macchina in piazza a Locana! 
Il sole del pomeriggio tra i larici 

Centinaia di scialpinisti e ciaspolatori, ma basta spostarsi appena più in là...
Guardare verso il plateau o lungo la dorsale di salita fa quasi impressione: il percorso non è battuto come le piste da sci ma sembra davvero non esistere più un metro quadro di neve vergine
Ma  la maggior parte di questi scialpinisti e ciaspolatori, che  sono centinaia oggi, sembra muoversi secondo le dinamiche di un gregge:    basta infatti  spostarsi di poco dall'autostrada  per ritrovare una montagna dall'aspetto meno "stuprato" dal brulicare di esseri umani dotati di protesi tecnologiche. Dio benedica le dinamiche di gregge !
Al Cimur
 Quando arrivo al Cimur, so che ormai è fatta. Il panorama è magnifico come sempre; in una giornata tersa come questa poi!

Il manto nevoso "stuprato" 

e punta Cia battuta...
magnifici panorami

Soddisfazione in vetta...

Ritorno a Locana

La discesa ? Beh, con una neve così  in molti punti si riesce quasi a sciare  con le ciaspole ai piedi ! Dal Carello in giù qualche piccolo problema dovuto al percorso bisbetico  ( incluso finire sul bordo di un alto muro di contenimento e dover fare parzialmente dietrofront) , ma nel complesso niente di eccezionale e, di nuovo, nessun essere umano in giro ( oltre agli automobilisti).
Quando faccio ritorno all'auto sono sì un pò stanco, ma soddisfatto : la riconquista della montagna è andata a buon fine !  Punta Cia è mia ed ho sconfitto la modernità riappropriandomi degli spazi che mi aveva negato! Beh insomma, esageruma nen! E' stata una bella escusione, da ripetere !
Arrivederci ed a presto con le Storie!

2 commenti:

  1. Grazie Marco di averci menzionati...sono felice di condividere questa tua bella camminata nella neve fra i nostri "vecchi" borghi ormai quasi completamente disabitato in inverno e leggere le vostre

    considerazioni sul territorio....grazie di <3 buona serata!!!

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