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venerdì 14 aprile 2017

Fotoescursioni n°1 - Su e giù per l'Arzola, dall'alba al... pranzo pronto

Premessa: la proiezione fotografica

Il 7 aprile a Cuorgnè  si è svolta una proiezione fotografica dell'amico Francesco Sisti, fotografo dell'agenzia Clickalps , organizzata dalle locali sezioni del Cai e del gruppo Alpini, dal titolo "Tante valli per un Paradiso". 
Francesco voleva approfittare della serata canavesana per fare l'alba da qualche parte in valle Orco: così io mi sono immediatamente offerto di ospitarlo e di accompagnarlo il mattino seguente "per monti". La sera del 7 aprile ho quindi raggiunto Francesco e gli amici del Cai e del gruppo Alpini  per la cena ( che hanno offerto anche a me: sono stati davvero gentilissimi) , consumatala quale ci siamo recati  all'ex chiesa della S.S. Trinità, sede delle conferenze organizzate dal Corsac  , associazione che si occupa di storia, archeologia ed ambiente del Canavese, tra le quali non mancano mai delle serate dedicate alla montagna. 
La proiezione è stata davvero piacevole ed interessante: l'attenzione del pubblico è stata completamente"catturata" per più di un'ora dalle bellissime immagini, che Francesco spiegava ed introduceva trasmettendo a tutti  la sua grande passione  per la fotografia e per le valli del Gran Paradiso ( tema della mostra) , che emanava  da ogni poro. 

L'alba

Il mattino seguente puntiamo la sveglia presto: l'idea di Francesco è quella di fare l'alba in zona Arzola. Dalla frazione Posio di Ribordone imbocchiamo il sentiero, che saliamo rapidamente per essere fuori dal bosco allo spuntar del sole. 
l'alpe Arzola nelle prime luci del mattino 
L'alba arriva per  prima, ma noi arriviamo secondi, cogliendo i primi raggi del sole nel valloncello adducente  l'alpe Arzola, dove ci danno il benvenuto ( da lontano) alcuni caprioli; dall'alpe in poi troviamo un pò di neve  e, quando arriviamo al pian Chermisù o pian Camusol, lo spettacolo che si presenta dinanzi ai nostri occhi è davvero mozzafiato: il cielo cristallino con la splendida vista a 360° sulle montagne circostanti , il bianco manto nevoso  che ricopre il terreno e sembra voler tagliare l'orizzonte, dolcemente ravvivato dalle prime luci del mattino.
Francesco all'opera al pian Camusol

Dal pian Camusol saliamo quindi sulla cima del monte Arzola 2158 m, dove dobbiamo fermarci: il sottile strato di neve dura ancora presente al suolo sconsiglia infatti di avventurarsi nel traverso del Gta in direzione della sella d'Oreggi senza l'ausilio dei ramponi. Da questo momento in poi erreremo letteralmente di qua e di là, su è giù per la dorsale dell'Arzola, animati dal desiderio di catturare ogni angolo, ogni vista panoramica.
Saliamo al monte Arzola

Su e giù per la dorsale, di qua e di là...

Panorama sul gruppo del Gran Paradiso dal monte Arzola

Bivacco Blessent al Redentore

Al Redentore

Dal monte Arzola torniamo al pian Chermisù per dirigerci alla statua del Redentore presso il bivacco Blessent, dove il manto erboso, da poco liberato dalla copertura nevosa, è punteggiato da numerosissimi Crocus vernus, fiori che saranno un pò il "leit motiv" di questa escursione.
Crocus vernus

Alpe Force

Francesco si aggira tra i ruderi dell'alpe Force
Con un'inversione di 180° in direzione della testata della valle Orco, traversiamo più o meno in piano la dorsale fino a raggiungere l'alpe Force 1998 m , toponimo il cui significato dovrebbe essere quello di bivio: in effetti da questo alpeggio si dipartiva un sentiero che in quota conduceva alle alpi Giassetto , già geograficamente facenti parte del bacino del rio Eugio, evitando i saliscendi della cresta spartiacque Ribordone\Orco-Eugio. 
Lungo questo sentiero ( inizialmente ancora ben tracciato, ma che poi si perde man mano fino a scomparire quasi del tutto) , a breve distanza dall'alpeggio, si trova un caratteristico crutin, un buon soggetto che vorrei mostrare a Francesco: ma ancora una volta la neve dura ci impedirà di tentare il traverso.
Vista sul gruppo del Gran Paradiso dall'alpe Force

Alpe Dreja

Alpe Dreja: sullo sfondo da sx Cuccagna, Courmaon, testa del Gran Etret , Mare Percia
E così dopo aver ben ben studiato l'alpe Force, scendiamo lungo i resti di una "strada delle vacche" fino alla sottostante alpe Dreja, caratterizzata dalla lunga stalla a due comparti, ove è presente una buona fontana e dalla quale ottima è la vista sul gruppo del Gran Paradiso.
Da un comparto della stalla di Dreja, ecco comparire un allevatore fuori stagione...

Arrivati qui occorre decidere se dirigersi verso destra all'alpe Croce ed andare a vedere il lungo muro di pietra a secco (la "grande muraglia arzolese") che delimita i pascoli della dorsale verso il fondovalle di Locana,  oppure continuare la discesa sull'alpe Fo superiore, che vediamo poco sotto : noi scegliamo la prima ipotesi.
Il muraglione di pietra sito ad est delle alpi Dreja e Fo superiore ( sullo sfondo da sx: Courmano, testa del Gran Etret, Mare Percia, Denti del Broglio, becca di Monciair, Gran Carro, bocchetta di Drosa, Trasen Rosso, Gran Paradiso )

Alpe Croce e  la grande muraglia

La bellezza invade il sentiero (Crocus traverso dalla Dreja alla Croce - sullo sfondo punta Cia, Tovo, Giardonera) 
L'alpe Croce infatti è un eccellente esempio di adattamento delle costruzioni alla morfologia del pendio, cui sono strettamente addossate ( ciò serviva anche per evitare danni da neve e\o valanghe) ; molto significativa è anche la "grande muraglia", la cui realizzazione ha rivestito un duplice scopo e cioè da un lato lo spietramento delle superfici di pascolo, dall'altro il delimitare una zona caratterizzata dalla presenza di molti dirupi e pendenze accentuate, potenzialmente pericolosa per i capi di bestiame quanto per gli esseri umani, specialmente in caso di nebbia.
Le costruzione dell'Alpe Croce. strettamente addossate al pendio - foto Francesco Sisti  



Alpe Dreja - sullo sfondo Gran Paradiso, Piccolo Paradiso, Beco Meridionale della Tribolazione
Anche in direzione est , in corrispondenza del versante sinistro idrografico del bacino del rio Force , sono stati costruiti grandi uomini di pietra ( om ad pera) ed un lungo muraglione di pietra sito tra l'alpe Dreja e l'alpe Fo superiore, entrambi con il medesimo obiettivo della muraglia, cioè quello di avvisare uomini e capi di bestiame che oltre quel segno il terreno cambiava natura, diventando più ripido ed accidentato, più pericoloso.
Lungo il sentiero che traversa dalla Dreja alla Croce incontriamo anche altri graziosi fiori...
Viola calcarata
Gentiana kochiana
All'Alpe Croce, presso la "cavanna", sono inoltre presenti piacevoli pitture murali ( qui si vede senza dubbio la mano di una donna ). 
Graziose pitture murali all'alpe Croce

Uno strano concetto di "cortile di casa"

La "grande muraglia che delimita la superficie pascoliva - foto Francesco Sisti 
Nonostante non sia certo la prima volta che passo da queste parti, devo ammettere ( che imbarazzo per me) con Francesco ( incredulo) che all'alpe Fo superiore non ho mai portato i piedi. Eh si perchè, come spiegavo al mio compagno di escursione, io percorro questa dorsale più volte l'anno, avendo il vantaggio di poter cominciare a camminare direttamente dal bosco dietro casa , senza dover neanche mettere il sedere sull'auto ( altro che andare fino a Posio: che barba!) .
 Io, come spiego a Francesco, considero infatti la dorsale dell'Arzola ed il vallone dell'Eugio un pò come il mio cortile di casa, un cortile di casa molto allargato. Ma all'alpe Fo superiore non ci sono mai andato, anche se credo resterà meta "vergine" nei miei confronti ancora per poco! Aggiungo inoltre che sarei curioso di vedere tra 50 anni ( ne ho attualmente 34) come si evolverà dal punto di vista vegetazionale la zona, al che Francesco non può fare a meno di strabuzzare gli occhi, avendo capito che io stavo parlando seriamente e che insomma, proprio tutto normale non sono. 
Particolare della "grande muraglia" - foto Francesco Sisti 

Il rudere di quota 1690 , il bric del Fo e la Forcetta

Dall'alpe Croce si prosegue in discesa più o meno costeggiando la "grande muraglia"; arrivati al rudere di quota 1690, a destra parte il sentiero che si reca alle alpi Fo e Fo sut ( quest'ultima nominata "Pian del Prete" sulla carta MU edizioni) , ma per noi il tempo stringe ( visto che pranzeremo a casa mia ) ed è giocoforza proseguire fino al bric del Fo ( sosta panoramica con merenda) ed alla Forcetta, continuando sulla dorsale ora coperta da un rado bosco  di betulle. Attenzione: io intendo per Forcetta non soltanto l'alpeggio segnato sulla cartina e quotato 1436 m, ma anche quello non nominato sulle carte e posto ad una quota di 1480 m circa, che è poi quello a cui mi riferirò d'ora in poi chiamandolo "Forcetta 1480 m".
La "grande muraglia - vista verso monte e le opere di sistemazione di versante - foto Francesco Sisti
Guardando verso l'alto sono ben visibili delle importanti opere di sistemazione del versante sulle quali sarebbe interessante effettuare una ricerca per approfondirne la conoscenza: il tipo di costruzione e la localizzazione (in corrispondenza del canalone "sorgente" principale del rio Fo ) fanno pensare ad una sistemazione a gradoni volta ad attenuare la pendenza del versante e dunque l'impeto delle acque meteoriche ed il rischio di distacco valanghe. 
Arrivati alla Forcetta mostro a Francesco la traccia di sentiero che traversa in piano verso il Fo sut; da quest'ultimo alpeggio è possibile raggiungere la gola del rio Fo e scendere a Barelli tramite  la roggia del Curlo. Vista dalla Forcetta, la gola del rio Fo si presenta davvero ardita, impressionante.

La gola del rio Fo vista dalla Forcetta 1480  m

Le bocchette quota 1460 e 1369


Il sentiero che scende dalla dorsale dell'Arzola verso la frazione Barelli di Locana passa attraverso due piccoli "valichi", il primo immediatamente a sx della Forcetta 1480 m, che segna l'ingresso nel bosco vero e proprio, cioè un bosco di faggi,   l'altro appena più in basso della Forcetta 1436 m ( che il sentiero lascia poco  in basso a sx senza raggiungerla) , dal quale si gode di un buon punto di vista sul bacino dell'Eugio e sull'alpe Colla di San Lorenzo, sede di un casotto del Pngp.

La Trucca con alle spalle il Bric di Scialva ( localmente chiamato " la bassetta" ) - foto Francesco Sisti
Scialva e tutto il resto....

Il sentiero,recentemente ripulito, scende ripido dapprima nel bosco di faggi sino ai ruderi di Scialva ( avvistato un cinghiale femmina con i piccoli ) e poi , sempre sotto copertura boschiva ( che poi progressivamente diventa di roverelle e castagni)  fino a raggiungere Barelli, che lascia alla sua destra, fino ad arrivare nei pressi della borgata Costa, dove ad una diramazione abbandoniamo la vecchia mulattiera che continua a scendere verso Montepiano -Locana  per entrare nella borgata , percorrendo la quale in breve raggiungiamo la strada asfaltata.
Niente male la borgata Costa - foto Francesco Sisti
Ancora una breve discesa sull'asfalto ed a destra prendiamo la sterrata per la "regione Trucca" ( con il caratteristico e panoramico cocuzzolo erboso). Si tratta di borgate "fortunate", caratterizzate da un'ottima esposizione: vivere qui non dev'essere male! Dalla Trucca per sentiero raggiungiamo la passerella quota 741 m sul rio Eugio ( anche qui una sosta fotografica è d'obbligo) ed arriviamo infine a  Cussalma scendendo lungo la mulattiera che sale nel vallone dell'Eugio.
Certo che anche la Trucca non è male... - foto Francesco Sisti
E con quel panorama poi.. - foto Francesco Sisti


Non c'è che dire: siamo proprio soddisfatti del giro, di quello che abbiamo visto e siamo così pronti, dopo una doccia ristoratrice, a gustarci il meritato pranzetto,  in larga parte a base di aglio ursino , preparato da mia madre. Nel pomeriggio Francesco mi riaccompagnerà a prendere l'auto lasciata il mattino a Posio e ci saluteremo... fino alla prossima avventura!
Arrivederci ed a presto con le Storie!







sabato 1 aprile 2017

Tutto sulle vipere

Premessa

vipera aspis ssp, atra ( Valle Orco ) - foto M. Varda

Le vipere sono animali che da sempre suscitano nell'uomo curiosità e paura , una paura spesso ingiustificata, che solo la conoscenza e l'esperienza possono cancellare. L'estate scorsa avevo pubblicato un articolo divulgativo sul tema vipera  ; le mie conoscenze in materia erano legate in special modo al libro, letto e riletto nel corso degli anni,  "Vipere" di Fabio Stergulc, edito nel 1986 dalle Edizioni Paoline, un testo davvero esauriente e ricco di fotografie significative, scientificamente rigoroso ma dai contenuti accessibili a tutti. Dal 1986 ad oggi però molti progressi sono stati fatti nello studio di questi rettili ; addirittura nel 2016 è stata riconosciuta nel territorio piemontese una nuova specie, la Vipera walser  : di qui il timore di essere rimasto un pò indietro sull'argomento.  Ed  è per questo motivo che non appena ho saputo dell'uscita del volume "Vipere Italiane" , che dalle recensioni sapevo essere stato concepito con i medesimi intenti dello Stergulc, me lo sono immediatamente procurato ( e letteralmente divorato in alcune ore di intensa lettura). Intendiamoci: il mitico libro dello Stergulc rimane a tutt'oggi validissimo! Solo la conoscenza sconfigge la paura

Vipere Italiane

"Vipere Italiane" ( Grano,Meier,Cattaneo) , edito nel 2017 da Castel Negrino, pp 197, € 26,00, è un testo esauriente e scientificamente rigoroso , senza mai dimenticare l'aspetto divulgativo, che rappresenta la soluzione ideale per chiunque, semplice fruitore della montagna o naturalista,  voglia saperne di più sulle vipere od essere aggiornato sullo stato attuale della conoscenza in materia di questi rettili. 
Il libro infatti non manca, accanto ad un utile e puntuale glossario, di numerosi approfondimenti e di una vasta bibliografia di riferimento che testimoniano inequivocabilmente la preparazione e la serietà degli autori, oltre a fornire preziosi spunti per i lettori con maggiori ambizioni scientifiche.
Altro punto di forza di questa pubblicazione è che è scritta molto bene ( qualità che il 90% delle volte manca a pubblicazioni  analoghe)  : la lettura è infatti scorrevole e piacevole, mai noiosa, ogni argomento trattato in maniera completa ma mai prolissa.  
Di qualità eccezionale  sono anche le numerosissime immagini a corredo , così come le illustrazioni.
Perchè questo libro e non un altro ? La risposta è tutta nel sottotitolo, "gli ultimi studi sulla sistematica, l'ecologia e la storia naturale" : si tratta cioè di un testo "aggiornato" ,  leggendo il quale troverete risposta a tutte le domande più frequenti sulle vipere ( una su tutte,  come comportarsi in caso di morso ) ma, al tempo stesso, se ne avrete il desiderio e la voglia, potrete imparare molto.
Ed io, leggendolo, ho imparato molto, ragion per cui agli autori ed all'editore vanno i miei più sinceri complimenti da umile baccelliere, che ancora non osa definirsi naturalista. Solo la conoscenza sconfigge la paura.
Arrivederci ed a presto con le Storie.