Circa a metà aprile iniziano a comparire, sulle montagne intorno a Locana, ampie strisce continue di un bel verde chiaro:è la fogliazione primaverile dei boschi di faggio. Tale fogliazione precede quella del castagno più in basso e quella di larici ed arbusti più in alto, come la stella del mattino che accarezza il cielo all'alba mentre l'oscurità progressivamente scompare, come il nastro su un pacco regalo.
Balmella inferiore |
Ammirando il paesaggio circostante ho pensato che, parafrasando un vecchio slogan pubblicitario, sarebbe stato molto bello camminare in una valle verde, magari a due passi da casa. E qual è la zona più verde e più densa di boschi di faggio nelle vicinanze? Ma la "Valfredda", naturalmente! Bisogna assolutamente andarci e subito: contatto l'amico Guido ed organizziamo l'uscita.
La "Valfredda" è un'importante vallata laterale, posta sulla sponda destra idrografica del torrente Orco, all'interno del territorio del comune di Locana, che si estende lungo il corso del Rio Vallungo, dalle Foere fino alle pendici del Monte Croass, al confine con la Valgrande di Lanzo toccando importanti borgate quali Chironio e Balmella. Forse non è la valle più bella del mondo , ma nella mia classifica personale di certo se la gioca per il podio o per una medaglia di legno, che non ho mai capito perchè un quarto posto faccia poi così tanto schifo rispetto al terzo. Ma non divaghiamo.
valle verde |
Il toponimo "Medan" significa appunto località posta "nel mezzo", ovvero la "terra di mezzo" posta tra la Valfredda ed il vallone del Rio Leitosa, suo principale affluente, proprio laddove comincia la cresta spartiacque tra i due bacini.
Tutte le nostre aspettative sono soddisfatte: due ali di faggete delimitano il nostro percorso, che la primavera ha cosparso di fiori di ogni colore e di verdi velluti d'erba sui quali posare i nostri scarponi. Siamo forse degli imperatori? Questo non lo so, ma di certo siamo in una valle verde. Ma non divaghiamo.
La parte media ed alta della "Valfredda" è ricca di verdi pascoli, punteggiati da numerosi rustici, stalle ed abitazioni ; alcune decine di anni fa ne era addirittura ricchissima. Ma le vestigia degli antichi fasti, per nostra fortuna, sono ancora ben presenti, così che noi possiamo ammirarle. Certo, perchè a queste quote la vegetazione naturale sarebbe costituita da boschi e, se continuerà l'attuale dinamica di abbandono del territorio alpino, certamente avranno la loro rivincita sull'opera dell'uomo.
salita nella faggeta |
Proseguendo oltre il Medan, sempre su ottima traccia, raggiungiamo un altro importante alpeggio: il Pian del Pari 1188 m. E' qui che il Vallungo riceve altri due affluenti minori: il rio del Pari sulla sinistra ed il rio del Lupo sulla destra. Di fronte a noi ora sono ben visibili il Monte Cimeron e la testata del vallone . Ancora un tratto di salita nel bosco, ed eccoci all'alpe Casette 1300 m. Arrivati a questo punto abbandoniamo il percorso principale per addentrarci nel bosco di faggi. Ora la traccia è più incerta, il terreno più ripido ma l'ambiente è sempre affascinante, come sanno esserlo i boschi di faggio, ma noi sappiamo bene dov'è la nostra meta. E' lo Sprot.
Guido, alla prima uscita stagionale dopo il suo ritorno in Canavese, non sembra così convinto di abbandonare il buon sentiero dalle dolci pendenze, ma la promessa di panoramiche vedute e di un percorso tutto sommato facile lo convincono a fidarsi del Varda.
Lo Sprot, toponimo che deriva molto probabilmente dal cognome "Perotti", molto diffuso nel comune di Locana, è un curioso alpeggio posto a cavalcioni tra la Valfredda ed il Vallone del Rio Leitosa, in una posizione al contempo molto panoramica e molto "coraggiosa".
finalmente lo Sprot |
Saliamo così sulla destra idrografica del rio del Pari, risalendo la dorsale boscosa che ne delimita l'impluvio. Il colore dei faggi addolcisce l'erto percorso, ma allo stesso tempo lo rende misterioso, impedendoci di capire dove sia la spartiacque Valfredda-Leitosa e di vedere "in anteprima" il luogo d'arrivo.
"Ecco che i faggi si diradano, forse ci siamo!". E invece no. "Ecco ormai la cresta è lì". No. Infine alla cresta ci arriviamo, ma non allo Sprot: in questo punto è costellata da tante paretine rocciose, come i biscotti che a volte mettono per guarnire i gelati artigianali. Ma non divaghiamo.
Dove siamo? Fuori la cartina: stiamo andando bene, ma dobbiamo spostarci più a sinistra prendendo ancora un pò di quota: e così tosto usciamo dalla faggeta e vediamo la nostra meta.
nella stalla con volta piena in pietra c'è ancora una gomma per l'acqua |
Peccato che per raggiungerla sia necessario attraversare una zona ormai prevalentemente arbustiva , ma più che altro ripida e con al suolo ancora quel buon mezzo metro di neve marcia di fine stagione. Occorre quindi calzare le ghette per non bagnarsi e procedere con calma e concentrazione, saggiando bene la neve per evitare di finire in qualche buco ( anche se a prima vista pare che non dovrebbero essercene, visto che siamo ormai nella zona dell'alpeggio).
Primula a fiore rosso allo Sprot |
Così con un ultimo sforzo raggiungiamo i ruderi dell'Alpe Sprot: una stalla, un'abitazione ed un crutin, posti in corrispondenza di una caratteristica zona rocciosa della cresta che sembra farle da scudo. Qui la vegetazione è ancora indietro: ci sono fiori di crocus, genziane e veratri che cominciano a spuntare e, sul versante Leitosa, proprio sulla zona rocciosa, delle bellissime primule a fiore rosso. Un magnifico regalo che ci compensa di un'escursione non così ricca di incontri animali come pensavamo: si ok, 4 caprioli, 1 cervo e qualche camoscio, ma è una zona che può dare molte soddisfazioni in più.
Sprot - costruzione in cresta. |
In corrispondenza del "crottino di cresta" parte inoltre il sentiero ( ormai inesistente) che scende verso Piandemma andando a raggiungere l'alpe Carel.
Svizzera? No, Valfredda! |
Soddisfatti del buon pranzo al sacco, cominciamo la discesa, questa volta però optando per la zona sgombra da neve ( che poi è anche quella dove arriva la traccia di sentiero ), incontrando poi la traccia proveniente direttamente dal Medan, che scegliamo di prendere perchè ci sembra più battuta. Come a volte succede, seguire la traccia in discesa è più facile che in salita e, fatto salvo qualche tratto più "imboscato", la discesa nella faggeta è piacevolissima, quando mi rendo conto di trovarmi in un posto conosciuto. Siamo certamente sopra l'Alpe Pian del Pari: perchè non scendere direttamente lì e riprendere la mulattiera del primo pezzo di escursione? E così facciamo. Dopo un tratto più ripido, sbuchiamo infine nei pascoli alti del Pari. La vista sulla Valfredda in questo punto ed in questo periodo dell'anno mi fa venire alla mentre un altro vecchio slogan pubblicitario: "Svizzera?" "No. Novi". No, Valfredda, io direi. Dopo una breve sosta per godere della bella vista, riprendiamo la mulattiera ed in breve arriviamo all'auto lasciata a Balmella inferiore al mattino. E' un caldo ed assolato primo pomeriggio, e Guido approva l'escursione. E' bello camminare in una valle verde!
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