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giovedì 15 febbraio 2018

Ciaspolate alternative 5 - Monte Arzola da Cussalma

Premessa

Il versante del monte Arzola che dà sulla valle di Locana è  una delle mie mete invernali e primaverili preferite: molto panoramica, in piena esposizione sud, costellata da numerosi alpeggi ( oggi praticamente abbandonati) e ricca di fauna selvatica da osservare, consente di attraversare una molteplicità di ambienti naturali.
Date le scarse precipitazioni nevose degli ultimi anni e l'esposizione favorevole, non c'era neanche bisogno di usare le ciaspole, a patto di fermarsi al rifugio Blessent. Quest'anno però l'inverno è stato  particolarmente nevoso , ed è proprio a seguito di una debole nevicata che decido di prendere le ciaspole e puntare alla vetta!

Nel bosco ...

Il primo tratto dell'escursione si svolge nel bosco, con ciaspole a spalle: da Cussalma 650 m  si prende il sentiero per il vallone dell'Eugio fino alla passerella quota 741 m, dove lo si attraversa. Immediatamente sotto la passerella una traccia orizzontale porta a raggiungere la mulattiera che dalla frazione Roncore sale alla frazione Trucca 913 m  ,  dal cui cocuzzolo erboso si gode di un'ottimo panorama. 
Il bosco di castagni spolverato di neve
In questo primo tratto sono i castagni a farla da padrone; i rami degli alberi, "spolverati" dalla neve caduta nelle ore precedenti, tra quali  si insinua il sole del mattino, danno vita ad un gioco di luci ed ombre che sembra rianimare le spoglie fronde del bosco invernale.
Dalla Trucca si prosegue lungo la pista sterrata ; arrivati al fondo della pista occorre proseguire sulla strada asfaltata fino alla borgata Costa, dietro le cui case si intercetta la mulattiera che sale alla dorsale dell'Arzola. 
Appena sotto Scialva, indicazioni per il Fo
Lasciata a sinistra la frazione Barelli, la mulattiera, segnalata con bolli rossi,  prosegue ripida nel bosco , ora misto di rovere e castagni , fino a raggiungere i ruderi di Scialva  , appena prima dei quali una freccia rossa indica la giusta direzione da prendere, cioè verso il  "Fo".

 I ruderi di Scialva
La quantità di neve al suolo comincia ad aumentare, ma non ancora in misura tale da giustificare l'utilizzo delle racchette da neve; i castagni lasciano ora il posto ai faggi e,  nei dintorni della borgata,  ad estesi noccioleti  che hanno colonizzato i terrazzamenti, prati e coltivi. 
Nel bosco di faggi 
Nel bel bosco di faggi il  sentiero continua a salire in maniera sostenuta , praticamente costeggiando l'aspra dorsale che divide dalla gola de rio Fo, fino a raggiungere un primo colletto con vista sul vallone dell'Eugio a quota 1360 m circa . Se aguzzate la vista ( e l'ingegno) , da qui potrete osservare il casotto Pngp della Colla, che si trova proprio nella nostra direzione.
Dal colletto q. 1360 il sentiero prosegue, lasciando in basso a destra le costruzioni dell' alpe Forcetta (  provate ad individuarle )  , fino a raggiungere un secondo colletto posto a q.1469 ca, nei pressi del quale si trovano le costruzioni dell'alpe Bassetta . Ora la neve è presente in quantità tale da rendere necessarie le ciaspole ,ed una breve digressione verso l'alpe Bassetta è assolutamente indispensabile.
Alpe Forcetta

L'alpe Bassetta

Si tratta di un alpeggio costituito da due unità molto caratteristiche ed abbastanza ben conservate:  un "crutin" ed  una stalla con abitazione  al primo piano. A dire il vero rimane qualche incertezza sull'esattezza del toponimo: potrebbe anche chiamarsi Forcetta, vista la vicinanza con tale alpeggio , oppure Fo  , come altri quattro alpeggi che si trovano immediatamente a monte. 
 
La stalla della Bassetta, accanto ad un grande faggio
"Bassetta" a Cussalma viene  chiamata la "montagna" che chiude a destra l'ultimo tratto del vallone dell'Eugio , montagna tra virgolette perchè è così che appare vista da quella angolazione ,  la cui sommità è identificabile grosso modo con il Bric di Scialva, spuntone roccioso sul quale sono state aperte alcune vie di arrampicata. Ho sempre associato il nome "Bassetta" al suo profilo arrotondato, in contrapposizione alla "Trsenda", l'altra "montagna" che chiude a sinistra il vallone dell'Eugio, che appare viceversa con un profilo più aguzzo
...posta praticamente sulla sommità della dorsale sx idrografica della gola del rio Fo
L'alpeggio a cui ci riferiamo si trova invece più a monte , praticamente sulla sommità della dorsale sx idrografica della gola del rio Fo ma trattandosi comunque  di due posizioni sommitali e vicine,  quantomeno in linea d'aria l'identificazione con un medesimo toponimo ci può stare. 
Oggi comunque il quadro della stalla della Bassetta nel bosco innevato è degno di una fiaba dei fratelli Grimm.

Tornato sui miei passi, cioè al colletto q.1469 ca, riprendo la salita verso il monte Arzola. Nel frattempo il paesaggio "vegetale" è di nuovo cambiato, con i faggi che lasciano il posto , laddove un tempo erano i pascoli della Bassetta ,ad un giovane bosco di betulle, sorbo degli uccellatori, sambuco montano e nocciolo, mentre lungo il percorso principale sono le betulle a farla da padrone.
Vista verso il vallone dell'Eugio dai pressi del Bric del Fo
In  questo tratto del percorso la traccia è molto poco visibile, figuriamoci con la neve (  per venire da queste parti con le ciaspole meglio essere un pò pratici ) , ma prosegue più o meno lungo una dorsale,  delimitata a destra da un susseguirsi di strapiombi e pendii ripidissimi in direzione Locana ( attenzione a non stare troppo sul ciglio).

La dorsale che da su Locana



...e fuori dal bosco

Alpi Fo di sopra 
Finite le betulle, ecco che si sbuca fuori dal bosco nei pressi del Bric del Fo , modesta elevazione sulla destra caratterizzata dalla presenza di un palo in legno. Alla nostra sinistra, dall'altra parte del rio omonimo, ecco il complesso gli alpeggi del Fo Sut  ( Pian del Prete sulla carta Mu 1:20.000) , del Fo e del Fo di sopra. Da questo punto in poi basta continuare a vista lungo la "grande muraglia"  ( ne abbiamo parlato diffusamente qui   ) , per poi puntare all'alpe Croce e da questa allo spartiacque Orco-Ribordone e godersi il panorama, in continua evoluzione ed estensione man mano che si sale, ed osservare la numerosa fauna selvatica presente. 
Lungo la grande muraglia, poi in direzione dell'alpe Croce ( a sinistra) 

Sotto la neve, emergono i resti del rudere q.1690 ( carta MU) , mentre più in alto compaiono  la lunga stalla dell'alpe Dreja e si affaccia l'alpe Force.
I resti del rudere q. 1690 ; in alto sulla sx Dreja e Force
Arrivati più o meno in direzione dell'alpe Croce, si abbandona la dorsale per raggiungere l'alpeggio , ora su terreno nuovamente più ripido. A terra ci saranno circa 30 cm di neve fresca: battere la pista è una gioia ed una fatica allo stesso tempo, e ripaga del cielo a tratti nuvoloso.
Edifici dell'alpe Croce
Gli edifici dell'alpe Croce, strettamente addossati al pendio, e la loro posizione, riparata a monte da una parete rocciosa , sono un perfetto esempio delle soluzioni di adattamento  dell'architettura rurale alpina ai rischi derivanti dall'accumulo della neve sui tetti ed al pericolo valanghe.
Se tornate ad osservare la foto del rudere q. 1690,  noterete come le costruzioni rurali siano localizzate a debita distanza dagli impluvi naturali dai quali si origina il rio Fo,  così come il nostro percorso odierno.
Panorama verso la testata del vallone del Roc
In primo piano l'alpe Force, sullo sfondo da sx Becco Meridionale della Tribolazione e Becca di Gay 
Oltre l'alpe Croce si continua a salire, giungendo in breve in vista del bivacco Blessent , che stranamente sembra aperto e quindi al pian Chermisù, da dove la nostra meta è ben visibile. Qui  le pendenze tornano a diminuire.
L'ambiente è bellissimo, ma il tratto che va da sotto l'alpe Croce alla dorsale è stato davvero faticoso, sia per la ripidezza che per lo strato duro di neve vecchia che sovente l'azione delle ciaspole riportava alla luce, con conseguenti problemi di equilibrio ( diciamo che qualche "tuffo" nella neve è mi è toccato).
Spunta il Redentore, che oggi sembra aperto...
Al Pian Chermisù, cartellonistiche vecchie e nuove; a destra le pendici del monte Arzola
Cominciando a percorrere l'ampia dorsale, risulta subito evidente come il vento tenda ad accumulare il manto nevoso sopravento, sul versante Ribordone, dove è presente una discreta cornice a fronte di una cresta che,  nei tratti più ripidi e rocciosi si presenta praticamente quasi priva di neve ( tanto che verrebbe quasi voglia di togliere le ciaspole) .
Un passo dopo l'altro ...
Per fortuna ora il percorso è molto meno faticoso, ed un passo dopo l'altro ( tutta farina del mio sacco o , se preferite, tutto pestato del mio tacco)  arrivo in cima!

Riflessioni in  vetta, ovvero analogie e differenze tra il "compagno" Philip Callaghan e me...

Oggi mi sento un pò Philip Callaghan e la sua squadra di calcio la Flynet , ve li ricordate ?
In cima, vista verso cima Testona, monte Colombo, punta Perra e Piatta di Perra
Loro erano quelli che si allenavano duramente sulle nevi del nord del Giappone, per poi non vincere mai nulla, perchè tanto alla fine trovavano un Mark Lenders che aveva un allenatore ubriacone ma gli spaccava le gambe ( e la faccia al portiere), e se non bastava avevano pure un portiere esperto di arti marziali che parava un rigore anche all'incrocio! Oppure incontravano il terzetto metrosessuale Holly, Benji, Becker, che sembravano tre imbranati ma alla fine vincevano sempre ( e per questo motivo  li ho sempre odiati, come Topolino. Io sto con Paperino.
Oggi comunque tutti questi personaggi non li ho incontrati, anzi non ho proprio incontrato anima viva, ragion per cui oggi la vittoria va alla Flynet , perchè oggi  è stata, come cantavano i Depeche Mode"a question of lust, a question of trust"...


Discesa

La discesa è l'occasione per scattare un altro bel pò di foto. Prima di buttarmi a capofitto a valle, decido però di andare fino al bivacco Blessent, che in effetti è aperto , anzi sfortunatamente sempre aperto nel vero senso della parola, visto  non è possibile chiudere la porta, almeno dall'esterno!
Zoom sul santuario di Prascondù 

Il bivacco Blessent "sempre aperto"

 Osservando la statua  del Redentore, quel che mi sono chiesto è stato: "ma il Redentore saluta chi arriva dalla pianura o saluta la pianura" ? Domanda a cui è difficile trovare una risposta, bisognerebbe chiederla a chi ha fatto costruire e piazzare la statua.



Il Redentore


  

percorso di salita \ 2

l'abetaia sotto l'Oregge 

Vista del percorso di salita dal Bric del Fo

 Conclusioni

Per il resto la discesa si è svolta lungo l'itinerario di salita, fin troppo facile da seguire sulla neve e poi anche senza , con  la poca neve presente fin sui 1200 m  ormai sciolta lasciando ben visibile sentiero e segnaletica.  
In conclusione,  si tratta di una bella ciaspolata alternativa, ma da studiare bene : non tutti gli anni infatti  ci sono le condizioni di neve  per farla e le ciaspole un pò a spasso bisogna portarsele comunque. Ma come itinerario invernale, salire anche solo fino al Redentore con le ghette è davvero bellissimo, per cui vi consiglio di provarlo, facendo sempre occhio ai bollettini meteorologici e nivologici! Arrivederci ed a presto con le Storie.


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