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venerdì 23 febbraio 2018

Lago d'Eugio con le ciaspole ( Escursioni non per tutti n°15)

Premessa

L'inverno 2017-2018 è stato sin qui mite e ricco di precipitazioni nevose  , ragion per cui in quota il manto nevoso è piuttosto consistente:  al momento in cui scriviamo sono presenti circa 205 cm di neve al suolo al lago Agnel , in alta valle Orco ( come risulta dai dati meteorologici forniti in tempo reale dall'Arpa Piemonte  ) . 
Nei pressi del lago d'Eugio è  proprio il caso di farsi una fotografia 
Il  vallone dell'Eugio , dal punto di vista delle escursioni con racchette da neve e dello scialpinismo, si presenta come una zona poco praticabile:  per accedervi si è costretti a partire a bassa quota, dall'imbocco del vallone , essendo le altre vie di accesso estive più comuni  ( Arzola, Colla ) molto pericolose ; la parte alta del vallone poi, stretta e contornata da un susseguirsi di ripidi versanti e canaloni, appare decisamente proibitiva.
L'unica opzione possibile rimane dunque quella di raggiungere il lago d'Eugio dal fondovalle , possibilmente a ridosso di una nevicata che abbia raggiunto anche le quote più basse con  quantità di neve e temperature adatte , oppure quella di rassegnarsi a portare sci e\o ciaspole a spalle per almeno metà del percorso ( se non di più). 
Sfortunatamente anche il sentiero estivo "normale" , con partenza dalle frazioni di Locana Roncore o da Cussalma , è  sconsigliabile in presenza di neve: a ridosso di una nevicata si sarebbe infatti costretti a passare in corrispondenza di numerosi e ripidi canaloni nella parte intermedia del percorso ed ad affrontare il  ripido pendio che dall'alpe Pis porta alla pista carrozzabile ; a congrua distanza da una nevicata, data la bassa quota e la prevalente esposizione sud e sud-est di buona parte del percorso, la prospettiva sarebbe quella di una massacrante salita su neve bagnata e sfondosa.
Vista della zona in cui arriva il Gta dall'Arzola: la foto si commenta da sola...
La scelta migliore rimane dunque quella di percorrere integralmente la dorsale spartiacque Orco-Eugio sino al pozzo piezometrico , per poi raggiungere  la diga  lungo la pista carrozzabile ( facendo però sempre attenzione al bollettino valanghe ed informandosi sulla situazione locale, visto che tale pista attraversa diverse valanghe) . Ed è la scelta che abbiamo fatto noi...


Da Cussalma alla Pezza dal Bros 

Cartografia affiancata scala 1:10.000 - parte bassa ( fonte: Portale Cartografico Nazionale) 
Rampichino alpestre 
Essendo notevole la distanza tra l'ultima nevicata e la data della nostra escursione, sapevamo bene di dover portare a lungo a spalle le nostre ciaspole, sicuramente fino alla Pezza dal Bros ( "Pezza" sulla carta Mu Valle Soana 1:20.000) . Questo primo tratto, a dispetto del trasporto racchette da neve , rimane comunque il più facile e meno faticoso della giornata, ragion per cui lo affrontiamo con la giusta calma, chiacchierando intensamente per favorire l'ossigenazione del corpo. 
Ho già ampiamente descritto questa parte del percorso qui  ; arrivati alla Pezza dal Bros ci soffermiamo ad osservarne gli edifici ed a salutare un socievole rampichino alpestre ( Certhia familiaris ) , alla ricerca di ragni ed insetti sul tronco di un albero . 
Albero di Natale dimenticato
All'interno di un rustico con il tetto completamente crollato sembra quasi che i proprietari, prima di abbandonarlo, abbiano deciso di piantarvi  un albero di Natale .
Il tubo dell'acquedotto
Memore delle peripezie affrontate l'anno precedente lungo il medesimo percorso , quando a monte delle case avevo proseguito direttamente lungo la dorsale trasformandomi in cinghiale ,  con tanto d'incontro ravvicinato con due grossi esemplari nel fitto della boscaglia ( forse volevano salutare un loro simile) ,  oggi cerco un passaggio più agevole, anche se non ci spero troppo. Per fortuna si tratta di un tratto breve! 
Superato il nucleo di case ,  situato all'interno di un magnifico bosco di abeti rossi ( "Pesse" in piemontese - da qui il toponimo  "Pezza") , proseguiamo per un breve tratto lungo il sentiero in direzione dell'alpe I Pis ( presenti dei segni rossi ) , grosso modo coincidente con il percorso della roggia\acquedotto che serviva le borgate della zona. 
Dell'acquedotto è ancora sovente visibile il tubo; nelle vicinanze sentiamo un rumore di acqua che scorre: guardando più attentamente scopriamo che almeno fino a qui un pò  ancora ne arriva , tramite una perdita .

Dalla Pezza al Pozzo

Cartografia affiancata  scala 1:10.000 - parte alta ( fonte: Portale Cartografico Nazionale) 

Arrivati in corrispondenza di una zona caratterizzata dalla presenza di un bosco più rado e di alcuni terrazzamenti , abbandoniamo il sentiero per I Pis e cominciamo a risalire direttamente il pendio, coperto da una fitta boscaglia di noccioli.
Il percorso si dimostra più agevole del previsto, con un tracciato a svolte strette e ripide  abbastanza evidente, che non costringe a camminare chini  strisciando tra gli arbusti , limitando il "ballo del cinghiale" entro una soglia tollerabile, tant'è che non sarà necessario estrarre dallo zaino l'arma, cioè la roncola : per facilitare il percorso delle mie compagne d'avventura sarà più che sufficiente rompere qua e là dei rami secchi. Ancora una volta si dimostra azzeccato il motto del ravanatore: "nel dubbio, rimani nel bello", motto chiaramente da non prendere alla lettera ma da utilizzare "cum grano salis".
Ciò che resta delle vecchie superfici prato\pascolive ( foto d'archivio) 


Ci troviamo  su ciò che resta di un sentiero che in passato doveva essere  molto ben marcato e che, a giudicare dalla cartina, dovrebbe essere quello che conduceva alle alpi Montagnè . Superata la zona dei noccioli, ci ritroviamo all'interno di un boscaglia più rada,  dove la progressione diventa più agevole e sono ben visibili le vestigia delle superfici prato\pascolive che un tempo occupavano gran parte della dorsale Orco \Eugio.
Ruderi di una costruzione
Qui vicino si trovano anche i ruderi di una costruzione, che oggi non rintracciamo ( nè possiamo perdere tempo a farlo visto che l'escursione è lunga ) , ma della quale posto comunque una foto d'archivio: nel caso la incontraste, avrete la conferma di essere "nel giusto".
Da questo punto in poi non rinveniamo più un sentiero vero e proprio: anche sulla cartina Igm quello per le alpi   Montagnè svolta a destra, mentre noi continuiamo lungo la dorsale,  che mano mano si fa più ripida e rocciosa,  raggiungendo in breve i ruderi di un'altra costruzione ricavata accanto ad un grande masso .
  
Ruderi della costruzione accanto al grande masso /1 


Ruderi della costruzione accanto al grande masso ( che lose ! ) \2

La costruzione appare divisa in due scomparti, con in fondo a destra quello che potrebbe essere un piccolo ripostiglio ; a giudicare dall'altezza dell'entrata,  sembrerebbe una piccola  stalla utilizzata  sia per il ricovero di capre e\o pecore  ( a sx  ) che del pastore ( vano  con " ripostiglio"): di certo non saranno state più di 4 o 5 capre, massimo una decina nel caso fosse stata totalmente impiegate per gli ovicaprini.
Arrivati in vista del piano inclinato che sale dalla centrale di Rosone dell'Iren  e  poi della pista che dall'arrivo del piano inclinato conduce alla diga d'Eugio,  non ci resta che salire a vista in direzione di quest'ultima. 
Stazione di arrivo del piano inclinato Rosone- Testa d'Aj - Pozzo ( foto d'archivio) 
Lungo tutto il percorso dalla Pezza in poi abbiamo trovato qua e là zone innevate ma, eccezion fatta per alcuni punti all'ombra nei pressi della borgata al mattino, le temperature miti e la scarsa consistenza del manto nevoso non hanno reso necessario l'utilizzo di ciaspole o ramponi: d'altronde qui siamo in piena esposizione sud - sud est. Comunque in caso di temperature rigide e scarso innevamento avere dietro dei ramponi potrebbe tornare molto utile in  caso vi fossero tratti ghiacciati e\o con neve dura.

Il pozzo piezometrico 

Il pozzo piezometrico e la casa di guardia del pozzo

Dall'enciclopedia Treccani: " opera idraulica che si inserisce lungo le condotte in pressione per smorzare gli effetti dei colpi d'ariete (...) negli impianti idroelettrici ad alta caduta il pozzo piezometrico è posto tra la galleria di derivazione  e condotta forzata, ed è costituito da una condotta verticale con sbocco all'aria libera; il suo scopo è quello di diminuire le sovrapressioni dovute ai colpi d'ariete nella condotta forzata  e pressoché di annullarle nella galleria di derivazione ".
A questa condotta forzata afferiscono non soltanto le acque provenienti dal serbatoio dell'Eugio (  1900 m.s.l.m , 4,95 milioni di mc)  ma anche quelle del serbatoio di Telessio ( 1917 m.s.l.m , 23 milioni di mc ) : l'impianto Telessio - Eugio - Rosone sfrutta un salto di 1217 m ; nella centrale di Rosone sono installati due gruppi da 41,2 MW di potenza ciascuno, con capacità produttiva di circa 200 GWH / anno ( http://www.irenenergia.it/ChiSiamo/Attivita/EnergiaElettrica/ImpIdroelettrici.html ) .
Presso il pozzo vi è anche la casa di guardia: un tempo dei guardiani erano presenti in pianta stabile anche qui, così come presso la stazione intermedia del piano inclinato a Testa d'Aj.

Dal pozzo al lago

Arrivati sulla pista che conduce alla diga, ecco che la quantità di neve presente aumenta repentinamente e "finalmente" calziamo le ciaspole: ora non ci resta che percorrerla fino al lago, godendoci il panorama ed il paesaggio. Ho messo "finalmente" tra virgolette poichè nelle condizioni da noi incontrate la cosa migliore era riuscire ad arrivare sin qui senza dover utilizzare le racchette da neve.

Lungo la pista: vista verso la dorsale Carello-Cialma ( in secondo piano a dx)  e la spartiacque Orco -Lanzo, dal monte Cimero ed Uja di Corio ( a sx ) fino alla Rocca Maunero ( a dx )
Lungo la pista: uno sguardo verso il basso vallone dell'Eugio nei pressi del "trivio"
Camosci nel vallone




Curiosità: tutti i mezzi pesanti necessari alla costruzione della diga dell'Eugio - camion, escavatori etc - vennero trasportati smontati lungo il piano inclinato e poi riassemblati in loco, sfruttando la pista carrozzabile per raggiungere il luogo dei lavori. 


Camoscio a Colmetta




La pista carrozzabile,  sostanzialmente pianeggiante o quasi , raggiunge  il serbatoio dell'Eugio in leggera salita ;  il suo impatto paesaggistico è tutto sommato modesto, come potrete intuire osservando le ortofotocarte, risultando sostanzialmente "camuffata" all'interno dei ripidi pendii attraversati.    Oggi, con varie motivazioni, si costruiscono piste paesaggisticamente  molto impattanti e costose ( con altrettanto ingenti costi di manutenzione periodici ) , magari al servizio di impianti idroelettrici con modesta pendenza installata ( mini e micro idroelettrico) .
Alpe Eugio sotto la neve
Alcuni galli forcelli maschi "volano" al nostro passaggio ed a più riprese possiamo sentirne il canto;  sopra di noi , in direzione di Colmetta , e più in basso  nel vallone possiamo osservare gruppi di camosci.
Arrivo al lago ( vista verso la parte alta del vallone ) 



La casa di guardia del lago d'Eugio
Man mano che ci avviciniamo al lago ( in presenza di neve ci vuole almeno mezz'ora di cammino dal pozzo per raggiungerlo) la quantità di neve aumenta; il lago è bianco, coperto di neve: uno spettacolo da vedere! 


Arrivano le nuvole...

Consumato un veloce panino, facciamo dietrofront, proprio mentre le nuvole che al nostro arrivo insistevano ancora sul Moncimour hanno ormai raggiunto la conca occupata dal lago. 
Al ritorno: vista verso l'alpe Montagnè di sopra (riuscite a vederla in mezzo ai larici ? ) 
Il percorso di ritorno lungo la pista, complice la pista battuta al mattino e l'abbassamento delle temperature, si rivela molto meno faticoso rispetto all'andata, ma altrettanto suggestivo: ora infatti  nevischia, con il verde intenso degli abeti rossi a fare da sfondo.
Mentre ci avviciniamo alla fine della pista, non possiamo fare a meno di dare uno sguardo alla dorsale percorsa in salita: abbiamo camminato per un bel pezzo! 
Uno sguardo verso la dorsale di salita
Abbandonata la pista, riprendiamo il percorso fatto al mattino, che riusciamo a seguire abbastanza fedelmente ,  raggiungendo senza troppi intoppi la Pezza, sotto una fine nevicata. 
Nevica nel bosco\ effetti dello scirocco

Anche qui i venti di scirocco hanno causato qualche trauma ai boschi! Visto che la debole nevicata sta rendendo molto fiabesco il paesaggio, decidiamo di fare una breve variante in discesa, a raggiungere la chiesa del Fuet, della quale abbiamo già parlato diffusamente qui , passando per la borgata Ceresa . La vecchia mulattiera c'è e si vede, ma non sempre è percorribile. 
Chiesa di San Bernardo, San Domenico e Madonna del Carmine al Fuet 
Anche la spianata su cui sorge la chiesa comincia ad avere qualche problema nei muri di sostegno.
Dal Fuet lungo il sentiero recentemente segnato e ripulito facciamo ritorno a Cussalma, quando ormai è diventata notte ( le giornate sono ancora corte ).


Arrivando a Cussalma, vista verso la centrale di Rosone ( da smartphone) 

Conclusioni

Il lago d'Eugio con la neve è bellissimo , uno spettacolo da vedere , ma non è  per tutti, come ampiamente spiegato in premessa, ragion per cui sconsiglio fortemente a chiunque di intraprendere questo itinerario senza l'ausilio di una persona esperta del luogo , eccezion fatta per  i "cani da sentiero" e gli escursionisti in grado di trasformarsi  in cinghiali ( due figure spesso coincidenti) , i quali  forse riuscirebbero a cavarsela senza troppi graffi e fatica. 
Non ci credete ? Allora provate! Arrivederci ad a presto con le Storie! 

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