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domenica 29 luglio 2018

Avventura nel vallone del Roc ( ghiaccio dal cielo)

Premessa

L'anno scorso avevamo dedicato la due giorni al rifugio Gran Piano al vallone di Ciamosseretto, con tanto di parte fotografica grazie all'amico e maestro della fotografia naturalistica Francesco Sisti; quest'anno, pur in assenza del nostro fotografo preferito , per ottemperare agli obblighi escursionistici  abbiamo deciso di andare nell'adiacente vallone del Roc...
Entrata nel vallone del Roc

Meteo difficile ma non impossibile

Il mese di luglio 2018 è stato caratterizzato, almeno per quanto riguarda l'arco alpino occidentale, da una marcata instabilità atmosferica dovuta all'afflusso di correnti fredde settentrionali , che hanno finora impedito in quest'area geografica il consolidamento della tipica situazione anticiclonica estiva. Alla suddetta situazione di instabilità si sommano ovviamente le tipiche dinamiche temporalesche e di precipitazioni giornaliere legate alle elevate temperature.
E così le previsioni meteorologiche del 21-22 luglio non hanno fatto eccezione: stando al servizio meteo più affidabile per quanto riguarda le nostre zone ( www.nimbus.it ) erano previsti forti temporali nella notte tra venerdì e sabato, con una ripresa delle precipitazioni nel pomeriggio di sabato e poi ancora nel pomeriggio della domenica.  
Tempo in deciso miglioramento
La "Due giorni da Re" si poteva dunque fare , partendo però sabato al mattino anzichè nel primo pomeriggio, per sfruttare l'intervallo di bel tempo per raggiungere il rifugio e poi il bel tempo di domenica. Molti avrebbero rinunciato, ma noi no:  saper leggere le previsioni meteorologiche è fondamentale per assumere le giuste decisioni , con buona pace del club  del temporale alle 16,00 a Timbuctù... E poi si sa, "in montagna non conta un buono o cattivo tempo, ma soltanto un buon abbigliamento" .

Primo giorno ( da Balmarossa al Gran Piano) 

Quando alle 8 del mattino ci troviamo in piazza a Locana, di fronte all'ufficio turistico, il tempo è ancora grigio ma in miglioramento; quando, lasciata l'auto in frazione Balmarossa di Noasca, iniziamo a camminare sul sentiero che porta alla borgata Varda siamo tutti belli carichi ( in senso letterale e non soltanto dal punto di vista emotivo).
Forse avremmo dovuto introdurre un più rigido principio di non aggravamento dello zaino , ma insomma bene o male saliamo: raggiunta la Varda e fatta una sosta per dissetarci, prendiamo il sentiero per il Gran Piano, che attraverso vari alpeggi ci conduce fino all'alpe Gran Prà , dove ad attenderci ci sono 2,5 kg di toma , un panetto da 1,2 kg di burro e due litri di latte fresco, oltre ad un buon caffè gentilmente offertoci dai margari. Burro, latte e toma andranno naturalmente a renderci ancora più carichi in vista dell'ultimo tratto del percorso.
Un bel "crutin" con l'acqua che corre ...
Nel frattempo, poco sotto le baite, abbiamo raccolto una bella borsa di spinaci selvatici ( Chenopodium bonus-enricus) , freschi e della giusta misura probabilmente grazie ad un precedente passaggio di bovine al pascolo ( normalmente a fine luglio è già tardi per raccoglierli , risultando il loro sapore più intenso ed amarognolo).
Dopo aver fatto un'adeguata pausa ristoratrice ed aver scambiato quattro chiacchiere con i margari , che gentilmente ci fanno visitare anche il locale di caseificazione ed il "crutin" ( ma che gioia vedere un crutin dove ancora corre l'acqua , con il latte al fresco! ), riprendiamo la strada verso il rifugio, mentre il tempo comincia a cambiare: quando arriviamo al Gran Piano il cielo è ormai diventato nuvoloso, ma noi abbiamo le zampe asciutte.
Saluti al Gran Prà
Il percorso più breve dal Gran Prà al Gran Piano, recentemente risegnato , risulta ora maggiormente "decifrabile" anche per chi è meno pratico del posto.
Il Gran Piano nella nebbia

Il pranzo è servito!

Il menù del pranzo prevede spaghetti aglio olio e peperoncino; Carlo ha portato anche delle zucchine dal suo orto per arricchire il condimento; abbiamo anche portato su del pane e dell'affettato come antipasto e, come contorno , facciamo sbollentare a fuoco basso gli spinaci selvatici, previo accurato lavaggio. Qualcuno ha portato anche il dolce: biscotti, torte... ecco cosa ci dava la carica... nello zaino.

Pomeriggio alternativo

Nel pomeriggio il tempo sembra reggere, con rade nebbie che vanno e vengono: e così Elisabetta propone di andare fino al lago centrale di Ciamousseretto, visto che abbiamo pranzato un pò tardi e dobbiamo stimolare l'appetito per la polenta ( menù della sera) .
Naturalmente io approvo subito l 'idea e così il gruppo si divide: qualcuno rimane presso il rifugio, qualcun altro si incammina verso il lago. Mentre saliamo lungo la mulattiera reale che risale l'alto vallone di Ciamousseretto, ecco che la nebbia si abbassa nuovamente; nonostante ciò proseguiamo fino ai laghetti , dei quali il più grande risulta oggi poco distinguibile nella bruma, tutt'uno con il cielo:pare quasi che al suo posto vi sia un salto o precipizio o chissà cosa.
"Ma non è lì il lago? " Ah già!"
In riva al più grande dei "laghetti" ( non sembra, ma è lì ed ha lo stesso colore della nebia) 
Considerata la scarsa  visibilità decidiamo di tornare sui nostri passi, rinunciando a raggiungere il  "Dreolai" , e facciamo bene visto che di lì a poco una fitta pioggerellina ci accompagnerà fino al Gran Piano, dove torniamo questa volta con le zampe un pò bagnate.
Al rifugio però, oltre ai due bagni con doccia, c'è un bel camino che nel frattempo è stato acceso dai nostri compagni e che può tornare molto utile...
L'utile camino del rifugio...( foto Luca) 

Cena e tarocchi

Menù della cena: affettati, polenta, polenta concia,polenta e latte, pasta aglio olio e peperoncino: non c'è davvero nessun rischio che qualcuno rimanga con la fame! 
Finte le operazioni culinarie, una volta pulita e rassettata la cucina, ecco che Luca ( un fisico )  legge a ciascuno di noi i tarocchi ma, come ci spiega, non si tratta di una predizione il futuro ( roba da imbroglioni) quanto piuttosto di una fotografia dello stato attuale della personalità di ciascuno di noi e di come questa possa evolvere o stia cambiando. Ricordo la "diagnosi" della mia stesa ( in estrema sintesi) : impulsivo e fatalista. A posteriori  Luca ci invierà anche una stesa di gruppo...
La stesa di gruppo ( foto Luca)

Nel frattempo si è fatta notte ed  all'esterno il tempo meteorologico è nuovamente in miglioramento:  sotto le indicazioni del nostro fisico  possiamo osservare qualche stella ( una parte del Gran Carro) e ben due pianeti ( Giove e Venere). Possiamo così andare a dormire felici, consapevoli che il giorno seguente al nostro risveglio troveremo un bel cielo sereno!

Secondo giorno: l'alto vallone del Roc

Colazione e risveglio

Al mattino il cielo è sereno ( al centro il dittatore Ciarforon)
Al mattino, come da previsioni, il cielo è sereno e completamente sgombro da nubi. La colazione sarà luculliana, a base di  latte e burro d'alpeggio, pane, thè: questa volta non ci siamo fatti davvero mancare nessun lusso! 
Non possiamo tuttavia indugiare troppo perchè al pomeriggio sono possibili nuove precipitazioni anche a carattere temporalesco e talora grandinigeno. Tocca allora partire , direzione vallone del Roc!

Vallone del Roc: entrata

Dal rifugio scendiamo leggermente per andare ad attraversare il rio Ciamousseretto su una passerella in legno ( a cui un pò di manutenzione non farebbe male, visto che il suo aspetto non rimanda certo ad un'idea di solidità - benchè l'abito fortunatamente non faccia il monaco) e raggiungere la mulattiera reale che prosegue a mezza costa  in direzione del vallone del Roc  ( non essendoci un ponticello od un guado è effettivamente difficile attraversare il torrente a lato del rifugio, ci sarebbe da togliersi scarpe, calze e forse anche i pantaloni oggi).
Un ponticello dall'aspetto che non rimanda ad un'idea di solidità

Quando scavalchiamo la divisoria Ciamousseretto/Roc, il panorama che si presenta ai nostri occhi è  mozzafiato, un'entrata maestosa nella più magnifica delle regge , quella della dinastia della Montagna.
Entrando nel vallone del Roc ( a sx Uja di Ciamarella, Levanne e Colle Perduto) 

Anche il migliore tra gli ingegni umani non avrebbe potuto concepire un'opera d'arte di tale bellezza, che nel caso del paesaggio montano viene per di più prodotta casualmente, senza alcuno sforzo creativo ( che beffa per noi miseri e limitati esseri umani ).
Entrata nel vallone del Roc ( da sx verso dx Courmaon, Cuccagna, Denti del Broglio)

Quanti "ingredienti " hanno contribuito a creare questa immagine? Geologia, geomorfologia, clima, microclima, stagione, giorno ed ora... chi mai potrebbe controllare tutti questi parametri ?  Un'immagine dinamica ,i cui ingredienti sono  in continuo movimento, qualcuno al passo della tartaruga, qualcuno al passo di Achille. Eppure a pensarci bene, come nel paradosso di Zenone di Elea, Achille non raggiunge mai la tartaruga...
Man mano che proseguiamo lungo la mulattiera che con regolare percorso taglia tutto il versante sx idrografico del vallone del Roc, possiamo osservare marmotte e camosci; anche un'aquila si libra in volto sopra le nostre teste. 
Residuo di valanga: qualcuno indugia incuriosito... ( foto Elisabetta)

Un residuo di valanga, ormai completamente scavato al fondo dal rigagnolo formato dall'acqua di scioglimento della neve,   ci costringe ad un saliscendi lungo un pendio erboso . A guardarlo da sotto  avremmo quasi potuto usarlo come un tunnel, se avessimo voluto farci la doccia  ! 
All'alpe del Broglio, pausa in compagnia
Superato "l'ostacolo", ecco che in breve raggiungiamo  l'alpe Foges ; lasciata a sx l'alpe Broglietto , la mulattiera prosegue in salita sulla sx idrografica del vallone a raggiungere  l'alpe del Broglio, presso la quale ci concediamo una meritata pausa ristoratrice, in compagnia di un gruppo di simpatiche manze ed asciutte, tra le quali una spicca per la "veneranda" età, come indicano le sue corna ricurve verso il basso! 
L'alpe Broglietto
Un tempo, quando il valore economico del singolo capo bovino era parte rilevantissima del "capitale" di ciascun nucleo famigliare, era la norma che una vacca pezzata rossa valdostana avesse una lunga vita, cioè che venisse "mantenuta in servizio" fino a quando era in grado di partorire:solo allora veniva macellata.  Oggi invece in molte aziende zootecniche le vacche pezzate rosse valdostane non vivono più di 8-10 anni, dopodichè vengono macellate : scelta che taluni giudicano discutibile, considerato lo scarso valore della carne di una vacca adulta oltre che l'attitudine della razza ad una produzione di latte buona ma che non crolla dopo pochi anni come nel caso delle frisone ( che in certi allevamenti non vivono più di due o tre anni).


Un vallone fatto a scale 

La "cascata" del Roc per antonomasia...
A pensarci bene, il vallone del Roc è il vallone delle cascate, segnato lungo tutto il suo sviluppo da un susseguirsi di bastionate rocciose alternate a zone più dolci e pianeggianti: la famigerata cascata del Roc per antonomasia, cioè quella posta al fondo della parte bassa del vallone , sopra alla quale si trovano gli alpeggi Roc, Truna e Pianes; la cascata sottostante i pianori del Broglietto, quella sottostante l'alpe del Broglio e quella che gli sta sopra...


Un susseguirsi di bastionate rocciose...
Nei pressi dell'alpe del Broglio la mulattiera reale si biforca, con il ramo principale che prosegue in direzione del colle della Porta e dunque del Nivolet, ed il ramo secondario che sale in direzione del bivacco Giraudo e del colle della Torre, che mette in comunicazione con la testata del vallone di Ciamousseretto.
Dall'alpe del Broglio  quindi imbocchiamo il ramo secondario ed in breve raggiungiamo il bivacco Giraudo, con il vicino laghetto della Piatta. Dal punto di vista alpinistico, il bivacco Giraudo serve come punto d'appoggio per l'ascensione a Becca di Monciair, Ciarforon e Denti del Broglio, mentre da un punto di vista escursionistico esso può essere un utile punto tappa per chi percorre l'Alta Via Canavesana o per chi vuole raggiungere il col del Nivolet lungo il sistema delle mulattiere reali di caccia ( dal bivacco infatti i segni bianchi e rossi conducono in breve alla mulattiera reale per il colle della Porta).
Alto vallone del Roc - Cartina 1:20.000  su base Igm 1:25000 ( scorrere verso dx e sx per navigare) 

Che tempo farà? Meteo in evoluzione..

Mentre proseguiamo il tempo comincia a cambiare: verso la pianura non si sono ancora formate nubi consistenti, mentre altre, più minacciose, sembrano stazionare sulla Valgrande di Lanzo; altre ancora rimangono per il momento sbarrate dal vicino spartiacque Orco-Valsavarenche. Riusciremo a non bagnarci le zampe o quantomeno ad evitare di prendere temporali ? Difficile dirlo...

Dal bivacco Giraudo al colle della Torre


Bivacco Giraudo
Nonostante le ingiurie degli anni, degli elementi naturali e dell'incuria dell'uomo, la mulattiera reale che sale al colle della Torre ( laddove si è conservata) rimane  un mirabile esempio di ingegneria civile e abilità delle maestranze per l'accuratezza di progetto e  realizzazione ( pendenze regolari, muri di sostegno, tratti lastricati etc etc).
Stambecchi



E' davvero un peccato che in tutti questi anni non si sia ancora messa mano ad una sua risistemazione su entrambi i versanti ma, si sa, nel versante piemontese del Parco non vogliamo sfruttare troppo le nostre potenzialità, abbiamo paura di comprometterle.
Comunque sia la mulattiera, con percorso intelligente, sale in direzione della morena laterale del ghiacciaio del Broglio , che poi percorreva in direzione del vicino colle della Torre. L'uso del tempo verbale al passato non è casuale, visto che proprio in corrispondenza di tale morena la mulattiera si perde in una caotica pietraia .
La Becca di Monciair si presenta ancora largamente innevata
Appena prima della suddetta morena, caotica pietraia per caotica pietraia, e nel timore di un possibile peggioramento del tempo, decidiamo di puntare  al colle in maniera più diretta, trascurando la ricerca degli ometti di pietra: ed infatti lo raggiungiamo "dall'alto".
Il colle della Torre visto dall'alto
Sfortunatamente anche  il versante Ciamousseretto si sta coprendo e non ci regala un grande panorama come speravamo...
Vista verso il lago superiore di Ciamousseretto

Il ghiacciaio del Broglio


Il ghiacciaio del Broglio (riportiamo dalla campagna glaciologica Pngp  2007 ) "si estende in un circo esposto a meridione collocato sotto la rocciosa parete sud del Ciarforon, alla testata del vallone del Roc, nella valle dell’Orco (...)  Il ghiacciaio nel 1989 aveva una superficie di 272000 m², in 18 anni ha perso il 36% della sua superficie"  e risulta  dal 2008  sovente completamente coperto da detriti, e dal 2016 non più misurabile.
Uno sguardo verso le pareti ed il colle del Ciarforon ( il ghiacciaio del Broglio è sopra la bastionata a dx, nella zona coperta dalla nebbia) 
Come potrete notare osservando la cartografia Igm, ai tempi della sua realizzazione la superficie del ghiacciaio occupava tutto il circo glaciale compreso tra Ciarforon e Becca di Monciair. Quest'anno la base di suddetta  conca si presenta ancora coperta da  nevai quasi continui, ed anche i versanti di Monciair e Ciarforon sono ancora largamente coperti da neve: sembra quasi che il ghiacciaio del Broglio sia tornato, ma ahimè non è così! Sono soltanto effimeri nevai!
Il colle della Torre
Al massimo,  quando verrà pubblicata la campagna glaciologica 2018 del Pngp,  scopriremo che il ghiacciaio è tornato misurabile , chissà! Noi, per non saper nè leggere nè scrivere, facciamo chiaramente il tifo per il ghiacciaio!
Ghiacciaio del Broglio nel 2000 ( fonte: SMI  )

Ed ecco che il tempo cambia ( discesa dal colle) 

Purtroppo al colle non possiamo rimanere a lungo, perchè il rischio di finire sotto la  nebbia è concreto Mentre scendiamo dal colle della Torre, ecco che le nubi presenti sul lato Valsavarenche "rompono" il precedente equilibrio , portando sul versante Orco una debole precipitazione ( a carattere grandinigeno nelle aree più prossime allo spartiacque ) , che si fa via via più forte, per poi esaurirsi e scomparire nel giro di un'ora, per fortuna senza attività elettrica associata.
Grandine su Ranunculus glacialis 
E' davvero affascinante osservare i piccoli chicchi "colpire" la vegetazione d'alta quota, in particolare il Ranunculus glacialis, che il ghiaccio lo contiene già nel nome! 
Mulattiera per il colle della Torre 
Fortunatamente superata la morena del Broglio possiamo scendere rapidamente sulla  mulattiera reale, ora immersa nella nebbia ma con visibilità accettabile.

Mulattiera reale nella nebbia
Raggiunta l'alpe Broglietto la precipitazione è  finita, ed ora con passo spedito su terreno via via più asciutto ritorniamo nel vallone di Ciamousseretto ed alla Casa di Caccia. Dopo un ultimo sguardo al Ciarforon, le cui pareti sono "spolverate" dalla grandine, possiamo tornare a valle, a Balmarossa, sotto un bel sole caldo ( che aiuta ad asciugare le zampe).  Una volta saliti in auto, non facciamo in tempo ad arrivare a Noasca che comincia a piovere  ( e questa è quella che arriva dalla pianura) , ma ormai siamo al coperto e la cosa non ci preoccupa!
E' vero, qualche goccia l'abbiamo presa ( ma poteva anche andare peggio) ed il ghiacciaio non è tornato ma, chissà, forse in un'altra fase climatica ritornerà! Ma noi non ci saremo...
Arrivederci ed a presto con le Storie!

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