}

mercoledì 8 agosto 2018

Circumnavigando il Paradiso ( Colle del Gran Paradiso dal Gran Piano)

I musicanti del Gran Paradiso


C'era una volta (l'anno scorso) un asino che aveva deciso di   andare al colle del Gran Paradiso, via vallone di Goi , pernottando al Rifugio Gran Piano. A lui si aggiunsero un cane, un gatto, un gallo ed altri  5 animali , contraddistinti da una grande voglia di scoprire ed esplorare. 


Arrivati un sabato sera al rifugio, si trovarono così bene che il mattino seguente partirono troppo tardi. Non raggiunsero mai il colle, ma  erano felici lo stesso: in effetti la loro più grande  scoperta in quei due giorni fu quella di rendersi conto che del raggiungimento della meta, alla fine della fiera, non gliene importava poi così tanto. Osservare la fauna selvatica, ammirare il maestoso paesaggio, trascorrere ore piacevoli condividendo una grande passione con il medesimo spirito era stato per loro più che sufficiente.
Alcuni riferiscono di averli visti prendere il sole all'alpe la Bruna od a godersi il panorama all'alpe La Motta; altri raccontano che durante le notti stellate è possibile, nei pressi del rifugio,  udire le loro voci ragliare, abbaiare, miagolare, cantare etc etc 
Per scoprire se ciò che si raccontava fosse vero, abbiamo deciso di andare a controllare di persona ( quest'anno) .

Festa all'alpe Gran Prà

In un torrido pomeriggio di inizio agosto, imbocchiamo il sentiero che dalla frazione Balmarossa superiore di Noasca porta alla borgata Varda, e di qui all'alpe Gran Prà, dove oggi si è tenuta una festa con tanto di polenta, spezzatino e prova di mungitura...
Al Gran Prà
Per nostra fortuna il primo tratto del percorso si svolge all'ombra del bosco e quando ne usciamo il cielo si copre, concedendoci un pò di refrigerio. Quando arriviamo all'alpeggio comincia a piovigginare, ma Marco e Sabrina molto gentilmente ci fanno entrare nella loro casa, dove ci offrono anche una bella merenda a base di toma, salame, vino e bibite varie...
Finita la debole precipitazione e rinfrancato lo spirito ed il corpo, veniamo al sodo: qui abbiamo ordinato mezzo kg di burro, 1,5 kg di toma e spezzatino per 8 persone; Sabrina ci chiede se vogliamo anche un paio di tomini freschi di capra e insomma, hanno un aspetto molto invitante: venduti!
Salendo verso il rifugio
Prima dell'alpeggio abbiamo anche raccolto due sacchi di spinaci selvatici: ormai dovrebbe essere facile indovinare il menù della nostra cena al rifugio, che raggiungiamo sul far della sera...


Cena e pernottamento al rifugio


Antipasto: pane, salame, tomini freschi, miele
Primo: polenta concia
Secondo: spezzatino
Contorno: spinaci selvatici
Dolce: a scelta
Vino: barbera, bonarda


Buon appetito!

Anche noi, come i musicanti del Gran Paradiso, ci siamo trovati davvero bene ed il convivio si protrarrà fino alle due del mattino, per i più nottambuli.
Quest'anno però l'asino, il cane ed il gatto almeno una possibilità di raggiungere il colle vogliono concedersela, senza contare che hanno appuntamento con il gallo alle 9,00 del mattino dopo all'alpe la Bruna, nel vallone di Noaschetta: la sveglia è dunque prevista per le ore 5 del mattino.
Oltretutto quest'anno il percorso sarà più lungo, perchè le condizioni dell'innevamento residuo non consentono di poter risalire in sicurezza il vallone di Goi e quindi bisognerà tentare la salita dal vallone del Gias della Losa, cioè dal bivacco Ivrea. Un doveroso ringraziamento va quindi a Roberto, membro del corpo di sorveglianza del Pngp, per averci tenuti aggiornati sulle condizioni del percorso.
Il triangolo d'estate con Deneb ( costellazione del Cigno), Vega ( Lyra) ed Altair ( Aquila)

Il cielo nel frattempo si rasserena, concedendoci una bella "stellata": fotografando a caso, l'asino riesce ad immortalare il triangolo d'estate, evidentemente alto nel cielo in quel momento, semplicemente utilizzando uno dei tavoli esterni come cavalletto. Un segno del destino ?
Comunque sia,l'accoglienza del rifugio colpisce ancora: alcuni animali preferiscono non seguire l'asino e ritornare direttamente a valle il giorno seguente!
Cartina in scala 1:20.000 ( elaborazione su Igm 1:25.000; fonte: portale cartografico nazionale) . Scorrere per navigare.

Dal Gran Piano alla bocchetta del Ges

Quando partiamo dal rifugio,proseguendo sulla mulattiera reale di caccia che risale il vallone di Ciamosseretto, sono circa le 6,20 e si è da poco fatto giorno; arrivati al bivio prendiamo la diramazione per la bocchetta del Ges. Camminare con queste temperature, immersi in questo silenzio è davvero piacevole: il mattino ha l'oro in bocca !
Arrivati alla bocchetta del Ges

Con regolari svolte, che man mano si restringono, raggiungiamo il valico, che mette in comunicazione il vallone di Ciamosseretto con quello di Noaschetta, senza troppa fatica. Il panorama, come sempre è mozzafiato, e basta scendere di qualche passo perchè si apra a tutto il versante sud del Gran Paradiso ed alle cime limitrofe...
- "Ma quello è il Gran Paradiso? "
- "Eh si, questa è la "faccia" che vediamo dalla pianura, solo molto più ravvicinata"
Il versante sud del Gran Paradiso: da sx verso dx Becca di Moncorvè, Roc del Gran Paradiso, Gran Paradiso, Cresta Gastaldi, Punta Ceresole, Testa della Tribolazione

Anche la discesa si svolge su percorso dolce e regolare, fino ai pianori dell'alpe Bruna inferiore, dove il gallo è già lì che ci aspetta. 
Lungo il percorso qualche esemplare di fauna selvatica si fa vedere in attività; al termine della mulattiera deposito un bottiglione di vino semivuoto (residuato della cena della sera precedente) ed il sacco a pelo, onde alleggerire lo zaino...
Femmina e capretto di stambecco

Dall'alpe La Bruna al Bivacco Ivrea

Dall'alpe La Bruna inferiore la mulattiera reale prosegue sulla dx idrografica del vallone di Noaschetta fino ai pianori dell'alpe Bruna superiore, dove occorre guadare il torrente. Il guado non sempre è agevole in piena estate, specialmente nelle ore centrali, per via del regime glaciale del Rio Noaschetta  , ma questa mattina è presto e non è un grosso problema.
I pianori della Bruna


Dalla Bruna in breve si raggiunge il lungo pian di Goi, dove  la mulattiera si biforca: a sinistra risale il vallone di Goi, costeggiando tutto il lungo pianoro, a destra risale a raggiungere il vallone del Gias della Losa : noi svoltiamo a destra.  In piena estate lo spettacolo degli eriofori al pian di Goi è davvero eccezionale...
Il lungo pian di Goi ed il bianco degli eriofori...
Dal pian di Goi, sempre con ottimo e facile percorso, raggiungiamo l'alpe La Motta e la sua inconfondibile cartolina con i Becchi della Tribolazione ; la mulattiera ora svolta a sinistra ed entra nel vallone del Gias della Losa, dove sulla destra idrografica sale dolcemente fino a raggiungere una conca acquitrinosa. Anche qui in piena estate può essere problematico guadare  senza  togliere scarponi e calze, ma oggi non lo è, e così in breve perveniamo alla spalla erbosa su cui è posto il bivacco Ivrea, dove ci concediamo una meritata pausa-merenda. 
Eriofori

Nel piano acquitrinoso tuttavia non possiamo fare a meno di immortalare una fioritura di Eriophorum scheuzcheri particolarmente fitta ...
Alpe La Motta con becchi...una cartolina che i frequentatori di questo blog dovrebbero conoscere bene...

L'Eriophorum scheuzcheri, una specie "rifugiata"...

Tundra alpina
L'erioforo è una specie la cui distribuzione è artico\alpina, ossia è presente sia nelle zone artiche che lungo la catena alpina all'interno delle fasce vegetazionali più alte per via delle condizioni climatiche simili; le sue infiorescenze di aspetto lanoso sono inconfondibili. Naturalmente sono numerose altre le specie presenti sia nel bioma della tundra artica che nella vegetazione alpina d'alta quota, che non a caso viene talvolta chiamata tundra alpina
Si ipotizza che tali specie siano giunte sulla nostra penisola durante il periodo glaciale, per poi rifugiarsi sulla catena alpina alla fine dell'ultima glaciazione wurmiana, cioè laddove hanno trovato condizioni di vita idonee.
Il cambiamento climatico in atto spinge tali specie artico\alpine a colonizzare quote sempre più elevate; tuttavia specie come l'erioforo risultano maggiormente vulnerabili, poichè la loro presenza è legata non soltanto al clima ed alle temperature ma anche alla presenza di zone umide, che costituiscono il suo habitat naturale: in altre parole, all'erioforo non basta spingersi più in alto per sopravvivere.

Dalla Capanna Ivrea al ghiacciaio di Noaschetta

La mulattiera reale sale  in direzione del ripiano glaciale e del Deir Vert
Dalla Capanna Ivrea seguiamo la mulattiera reale di caccia, che sale verso sinistra  in direzione del Deir Vert e della  morena sottostante il ripiano glaciale un tempo occupato completamente dal ghiacciaio di Noaschetta , oggi non più costituente un corpo unico ma  diviso in orientale ed occidentale.
La dorsale morenica vista dall'alto; sullo sfondo il colle dei Becchi;  in direzione del colle si intravede la costruzione gialla del bivacco.
Giunti in corrispondenza di un'obliqua dorsale morenica  ( ometti),  abbandoniamo la mulattiera e seguiamo il filo della suddetta dorsale, che con pendenze non eccessive  ci porta in direzione del  ripiano glaciale superiore, che si guadagna infine superando prima una sistema di piccole cenge e poi una lingua nevosa in pendenza.
Una lingua nevosa in pendenza.
Ci troviamo ora sul ghiacciaio orientale di Noaschetta, a breve distanza dalle immani pareti del gruppo del Gran Paradiso, dove cominciamo il traverso in direzione del ghiacciaio occidentale e del colle. 
- "Il colle sarà lì ?" 
- "Oh, per carità! Noi siamo appena sotto la Testa della Tribolazione e dobbiamo proseguire fin oltre il Gran Paradiso!"
Sul ghiacciaio orientale di Noaschetta "Il colle sarà lì?" 

Il ghiacciaio di Noaschetta

Sebbene ormai diviso in due settori , il ghiacciaio di Noaschetta rimane il più grande apparato glaciale della valle Orco dopo quello di Nel.
La superficie di questo ghiacciaio è pianeggiante,   normalmente priva di crepacci e coperta di nevato ; occorre però fare attenzione ai rii ed alle pozze glaciali che si formano per effetto dello scioglimento stagionale.
Il ghiacciaio orientale coperto da detrito
Citiamo estesamente dall'articolo del membro del corpo di sorveglianza del Pngp Valerio Bertoglio, "I ghiacciai nella valle Orco": "La fronte del settore orientale è uniformemente coperta da detrito, con una grande colata centrale; già nel 1986 veniva descritta sommersa da morena. Nella parte superiore il ghiacciaio forma un vasto ripiano che si presenta quasi uniformemente ricoperto da detriti fini e grossolani. Su questo pianalto che può essere ormai percorso senza l’utilizzo di ramponi sono osservabili i più significativi indicatori della deglaciazione: numerosi funghi glaciali, grandi bédières, fori crioconitici, presenza di limo glaciale"
Una bédière o rio glaciale
Prima dell'eventuale scomparsa infatti le masse glaciali vengono ricoperte dal detrito trasportato dal movimento del ghiacciaio o precipitato dalle pareti montuose circostanti. 
I funghi glaciali sono enormi massi trasportati verso valle dal ghiacciaio in movimento; proteggendo il ghiaccio sottostante dall'ablazione solare danno un'idea dello scioglimento e della riduzione in volume del ghiacciaio.
Le bédières sono torrenti  che scorrono sulla superficie del ghiacciaio , alimentati dalla fusione dello stesso e dalle precipitazioni; la loro profondità e portata può variare notevolmente.
I fori crioconitici  sono vaschette contenenti acqua di fusione con il fondo ricoperto da sedimento limoso nerastro ; il materiale scuro assorbe energia fondendo il ghiaccio adiacente.
Laghetto effimero 
Nel ghiacciaio occidentale di Noaschetta è presente anche un bel laghetto effimero...

Dal ghiacciaio di Noaschetta al colle del Gran Paradiso


Costeggiamo ora in direzione ovest le pareti del gruppo del Gran Paradiso, in direzione della Tresenta, che sta proprio di fronte a noi. Se dalla Valsavarenche queste montagne si salgono, dal lato Orco si toccano!  
Di fronte a noi la Tresenta 
E la tentazione di toccarle è tanta, ma il pericolo di caduta pietre (  ne cadono, ne cadono...) ci costringe a mantenere una minima distanza di rispetto per evitare incidenti. In realtà tali montagne si salgono anche dal nostro versante: forse è dall'altro che non si possono toccare allo stesso modo!
Vista sul laghetto effimero...
Sulle pareti della Tresenta, ecco un altro "rifugiato", e cioè il ghiacciaio di Goi, ormai ritiratosi da anni su quel versante. Oggi stiamo letteralmente "circumnavigando il paradiso": dopo essere passati sotto la Becca di Noaschetta, eccoci "sfilare" in sequenza sotto la Testa della Tribolazione, la Punta Ceresole, la Cresta Gastaldi, il Gran Paradiso, il Roc, la Becca di Moncorvè...
La "fine" del ghiacciaio occidentale di Noaschetta

Giunti al termine del ghiacciaio occidentale di Noaschetta, con bella vista sul laghetto effimero, ecco che dobbiamo fare un ultimo saliscendi per guadagnare la dorsale morenica che dal bacino del Goi raggiunge praticamente il colle del Gran Paradiso.
Vista su Tresenta e Ciarforon
Il tempo sta cambiando, con nuvole che cominciano ad insistere sui vicini rilievi, ma siamo comunque fortunati poichè oggi ci viene concessa la splendida vista sulla calotta glaciale del Ciarforon di cui si gode dal colle. Il Ciarforon, la cui sommità è appena 300 m più alta del punto in cui ci troviamo, sembra a portata di mano: ma quante cose ci sono in quei 300 m? Quante maggiori difficoltà da affrontare ? 
Un furbo gracchio
Noi siamo giunti fin qui camminando, su un percorso lungo ma di lusso: prima su ottima mulattiera, poi su morene mai troppo ripide od instabili, ed infine su una comoda superficie glaciale! 
Mentre ci godiamo un meritato spuntino, che si è fatta l'ora, un furbo gracchio viene subito a trovarci per vedere se per caso gli lasciamo qualcosa da beccare...

La discesa infinita

Non possiamo indugiare troppo, poichè nel pomeriggio sono previsti temporali ed il tempo sta cambiando: trovare nebbia od attività elettrica in questo punto sarebbe pericoloso! Meglio raggiungere al più presto la mulattiera reale ed il bivacco Ivrea ! 
La discesa ci dà comunque modo di apprezzare ancora meglio la nostra "circumnavigazione" del Paradiso, ripetendola! 
Sotto il Gran Paradiso


Sotto le pareti del Gran Paradiso, del Roc e della Becca di Moncorvè, ecco che rinveniamo una principessa finita sul ghiacciaio...
- "Che cosa ci fa qui, signorina, a pochi metri dalle pareti del Gran Paradiso? Non vede che razza di enormi pietroni cadono da lassù? "
- " Volavo alta nel cielo, quando una raffica di vento mi ha scaraventato sul ghiacciaio sottostante. Poi una pietra mi ha ferito, e non son stata più in grado di volare" 
-"Complimenti! Noi siamo arrivati appena al colle, altro che volare ! Se vuole, possiamo accompagnarla a valle..." -
" No grazie, se non mi potete far volare, almeno lasciatemi quassù in alto, al fresco. E' il destino che mi ha fatta atterrare sul ghiacciaio: non vorrete contrariarlo! "
- " Come vuole signorina, buon pomeriggio e arrivederci!"
Sotto la Cresta Gastaldi e la Punta Ceresole ( si intravede l' omonimo ghiacciaio) 


La Becca di Noaschetta

Il lago di Gay o di Deir Vert, con alle spalle la Becca della Losa e la bocchetta di Gay, che la divide dall'omonima Becca ; sullo sfondo i Becchi della Tribolazione


 Riguadagnato il bivacco Ivrea, integriamo lo spuntino del colle e poi continuiamo la discesa, con il tempo in deciso peggioramento: speriamo di non prenderne troppa oggi!
Giunti al pianoro sottostante il bivacco, notiamo che il percorso segnalato prevede un tratto a nuoto...
Proseguire a nuoto

Proseguendo verso l'alpe La Motta notiamo come un tempo ci dovesse essere una vera e propria passerella ad attraversare il rio del Gias della Losa: se ne intuiscono ancora le opere di basamento in pietra!
Qui forse c'era una passerella
All'alpe la Motta comincia a piovigginare; giunti nei pressi del pian di Goi cominciamo a sentire i primi tuoni, senza tuttavia osservare lampi: il temporale dev'essere ancora lontano!
Sotto il pian di Goi, ecco che cominciamo a vedere i primi fulmini...

A che distanza è il temporale ? 

Fulmine! Conta i secondi: 1,2,3,4,5,6,7,8,9... tuono, Stop! Dividi per tre : l'epicentro del temporale è a  circa 3 km di distanza. Da che parte è arrivato il suono ? Da sinistra! Dal vallone di Piantonetto! Guarda come è nero il cielo da quella parte... 
Questo stratagemma sarà pure empirico ma è molto utile per decidere come comportarsi in caso di temporali.
Quando la distanza dall'epicentro dell'attività elettrica diventa minima, la cosa migliore è quella di cercare un riparo idoneo, se presente: una costruzione non cadente, una "balma" sufficientemente profonda e con le pareti asciutte, un bosco ( evitandone il margine e di sostare sotto gli alberi più alti ) nel quale i rami non tocchino terra;  evitare di fermarsi in posizioni di versante od in prossimità di dorsali, creste o dossi; allontanarsi immediatamente dall'acqua. Assolutamente da evitare alberi isolati o spuntoni di roccia !
In assenza di ripari e sotto intensa attività elettrica la cosa migliore è quella di sistemarsi in posizione "a uovo" sullo zaino, cercando di diminuire al massimo i punti di contatto con il terreno: potremmo infatti anche essere colpiti infatti da scariche secondarie, veicolate dal terreno dopo l'impatto di quella principale; sempre per lo stesso motivo occorre mantenere almeno 10 m di distanza dai compagni di escursione.
Va inoltre evitato il contatto con qualunque oggetto metallico: telefonini , bastoncini da trekking, collane, anelli (da togliere per evitare bruciature in caso di impatto con il fulmine).
Come regola generale, occorre  pianificare l'escursione in modo da evitare il temporale o comunque facendo in modo di trovarsi in posizioni sicure o poco esposte nel periodo della giornata in cui sono previsti i temporali.
Piove all'alpe La Bruna....

Fulmine, conta i secondi... proseguo in questo modo fino all'alpe La Bruna inferiore, raggiunta la quale la precipitazione diminuisce d'intensità e l'attività elettrica sembra nuovamente allontanarsi. 
Verso la pianura è bello: meglio scendere immediatamente prima di prendere altra acqua! Andiamo verso il bel tempo!

Gli "arian" belli ingrossati...
Scendendo ora in direzione del casotto Pngp dell'Arculà possiamo vedere gli "arian" belli ingrossati e le pareti rocciose che grondano acqua. Evidentemente in questo punto del vallone l'intensità della precipitazione è stata maggiore...
Raggiunto il casotto del Pngp troviamo anche uno dei suoi abitanti, cioè Roberto, il quale molto gentilmente ci offre qualcosa di caldo e ci fa riposare un attimo all'asciutto. 
- "Tu porti i temporali!" - mi dice ad un certo punto
-".." - io non capisco immediatamente, forse sarà la stanchezza...
-"Non ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Sei passato dal casotto e poi al pomeriggio è venuto giù un bel temporale!"
-"Vero! E fortunatamente ci ha presi  proprio mentre stavamo scendendo nei pressi del casotto, così ci siamo potuti riparare!"
-" Qui oggi ha tirato giù il mondo... arriva sempre da Piantonetto e qui ne prende!"
-" E si vede!"
"Colano" le pareti del Monte Castello
Sarà vero che porto i temporali quando sono nel vallone di Noaschetta , ma è anche vero che ogni volta l'epicentro rimane nell'adiacente vallone di Piantonetto, quindi non mi posso lamentare in fin dei conti. Non lo stesso ovviamente può dire il guardaparco, perchè evidentemente quella zona del vallone è più soggetta di altre a "sconfinamenti"...
Salutato il guardaparco, riprendiamo a scendere; poco dopo il  rifugio Noaschetta ( che non tocchiamo)  scegliamo il sentiero "lungo" ( che altro non è che un pezzo della mulattiera reale di Caccia del Gran Piano) - quello corto sarebbe pericoloso con le rocce bagnate - ed arriviamo infine alle macchine a Balmarossa.
Nella foto, l'asino
Al colle del Gran Paradiso  siamo arrivati,  l'asino, il gatto, il cane ed il gallo;  ma siccome nella banda municipale erano al completo, siamo dovuti tornare indietro. Riproveremo a fare domanda d'ammissione l'anno prossimo!
Arrivederci ed a presto con le Storie!

Nessun commento:

Posta un commento