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venerdì 3 luglio 2020

Anello selvaggio - Cima Fer da Chiapetto per Andorina e Nivolastro

"Circondato da montagne poco nobili per gli alpinisti e troppo impervie per i semplici camminatori . Perfette per me, invece, perchè quel mondo era quanto di più selvaggio potessi desiderare: fatto di rocce rotte, creste, nevai e senza nessuno intorno"  ( P. Cognetti, Il ragazzo selvatico )


Una "montagna di mezzo"




Cima Fer vista da.. vicino
Cima Fer è una montagna situata al centro della valle Soana e formata da una serie di punte di cui la più alta, 2646 m , è quella con il triangolino del Cai di Rivarolo.  I suoi contrafforti vanno a dividere la valle principale dal  vallone di Forzo ad ovest e da quello di Campiglia a nord


Cartina del percorso

dispetto della modesta quota
, si tratta di una meta di non facile accesso, circondata in ogni direzione da zone rocciose e\o impervie, ad elevata "wilderness" , sulle quali ormai da decenni l'uomo ha posto fine ad ogni forma di utilizzo; a dispetto della posizione geografica strategica e dell'evidente profilo, è infatti una meta molto poco frequentata.
Tuttavia definire Cima Fer una montagna "poco nobile per gli alpinisti" è assolutamente ingiusto, dato che sulle sue pareti il grande Giusto Gervasutti aprì una storica via le cui ripetizioni ogni anno si possono contare sulle dita di una mano. Anche coloro che ogni anno osano avventurarsi per le vie "normali" , "escursionistiche", si possono contare allo stesso modo...

E' una questione di qualità e fiducia, non una formalità!

Camoscio lungo la cresta di Cima Fer
Quando si affronta una "montagna di mezzo" come Cima Fer, è fondamentale scegliere con cura i propri compagni di viaggio: non tutti sarebbero in grado di farcela, e non tanto e non solo per una questione di allenamento (un minimo di preparazione fisica è assolutamente necessaria, ovviamente) o  di tecnica ( per muoversi in questo tipo di ambiente sono richiesti senso dell'orientamento, capacità di muoversi fuori sentiero , su terreni ripidi e\o esposti ed alcune malizie che non insegnano nè le guide alpine, nè ai corsi del Cai - senza nulla togliere ovviamente a queste due importantissime istituzioni) , quanto per una questione di spirito, di mentalità. E' inoltre necessario avere fiducia incondizionata reciproca, essere molto affiatati , pronti e determinati quando si devono effettuare delle scelte, perchè questo genere di itinerari ti pone spesso di fronte a delle alternative non banali!

Per raggiungere la meta - e per chiudere un vecchio conto in sospeso   - questa volta ho scelto di essere in compagnia di Laura. Per lei è la prima volta su un itinerario così "wild", ma io ho piena fiducia nelle sue capacità, so che è assolutamente in grado di farcela perchè ne possiede tutte le caratteristiche! Ed anche lei - dimostrando un notevole spirito d'avventura - ha piena fiducia nella mia "guida". Ed io? Io che dispenso giudizi,  sarò in grado di farcela ? Vedremo!


Da Chiapetto alle Grange Regomb

Mucche al pascolo ad Andorina

Lasciata l'auto alla frazione Chiapetto di Valprato Soana, imbocchiamo il comodo sentiero che sale deciso fino a raggiungere la borgata Andorina, un tempo abitata tutto l'anno. Qui oggi a farci compagnia troviamo unicamente una simpatica mandria di mucche, a cui evidentemente dobbiamo essere risultati molto simpatici, dato che cercheranno di seguirci per un pezzo.
Poco a destra della frazione , un discreto sentiero segnato con tacche rosse riprende a salire, sempre con pendenze abbastanza sostenute, fino alle grange Ardegal.
Grange Ardegal
Dalle Grange Ardegal continuiamo a seguire i bollini di vernice , su traccia che si fa via via più labile e lasciando alla nostra destra il panoramico alpe Giua (  che meriterebbe una visita , ma oggi non abbiamo tempo da perdere) e raggiungiamo la conca occupata dalle Grange Regomb, posta proprio ai piedi di cima Fer.


Il panoramico alpe Giua

I grandi mucchi di pietre che si vedono un pò ovunque testimoniano gli imponenti lavori di "bonifica" del terreno che gli antichi colonizzatori di queste superfici dovettero mettere in atto per aumentare la superficie di pascolo. 
Le grange Regomb e cima Fer

Dalle grange Regomb si potrebbe  salire direttamente verso la cima per il ripido canalino nord-nordest, ma non essendo ancora completamente sgombro dalla neve, decidiamo di andare a prendere la cresta più a sud, traversando in direzione della grangia Malpensata. 

Il traverso verso la Malpensata

Camoscio tra pietre, uline e rododendri
A sinistra delle grange, una traccia segnata dai guardaparco con bollini rossi attraversa il versante est di cima Fer in direzione della Malpensata; parlare di "traccia"è quanto di più appropriato, dato che si tratta di un percorso vago, attraverso pietraie,  ripidi pendii di "erba olina", mirtilli  e rododendri,  valloncelli pieni di "drose", che aggira numerosi salti di roccia con molti saliscendi  e  nel quale occorre fare sempre molta attenzione a dove si mettono i piedi ed a non perdere i segni rossi ( fattore che andrebbe a complicare ed a rendere ulteriormente più faticoso il tutto). Si tratta ormai di vere e proprie "tracce di camosci", che ne sono i principali fruitori!
Traversando nel ripido

E' su questo genere di terreni che si imparano certe  malizie , retaggio degli antichi abitanti delle nostre montagne, e si sviluppano un certo tipo di agilità e la capacità di "intravedere" e scegliere passo per passo il percorso più comodo e meno faticoso , una sorta di ottimizzazione automatica delle proprie energie che si rivela molto utile lungo ed a fine giornata.
Tra le drose
Arriviamo così a raggiungere il contrafforte che scende dalla punta quotata 2317 m sulla carta MU della Valle Soana , dal quale si vede bene tutta la cresta che in direzione  nord-ovest raggiunge la cima Fer. 

Il contrafforte che sale alla punta q. 2317
Dato che raggiungere la Malpensata in questo momento sarebbe soltanto una perdita di tempo, decidiamo di risalire il contrafforte fino alle punta quotata 2317 m. Da questo punto in poi anche i "bollini rossi" ci abbandonano. Siamo ora totalmente padroni del nostro destino e liberi, onori ed oneri, di scegliere dove passare!
Dalla q.2317 - cima Fer è ancora lontana!

"Vedi cos'è che io amo di questi percorsi? La sensazione di libertà che ti dà il fatto di poter scegliere dove passare, senza essere costretto in percorsi prestabiliti . Non ci sono posti giusti o sbagliati in assoluto: tutto dipende dalle tue capacità personali, dal tuo metro di giudizio e dalle condizioni meteorologiche ed ambientali, che sono sempre sovrane." 

La cresta ( ovvero dell'arte di arrangiarsi)

Arrivati a quota 2317...
Arrivati alla punta q. 2317, si schiude di fronte a noi il magnifico panorama delle montagne del vallone di Forzo; io propongo di attraversare tutto sotto cresta in versante Soana per puntare direttamente alla cima, che è ancora lontana, ma Laura, che è un'ottima arrampicatrice,  propone di fare tutta la cresta: decidiamo dunque senza esitazioni di seguire per quanto possibile il filo di cresta fino in cima.
Vista sulle montagne del vallone di Forzo...

La cresta si presenta subito divertente, con le sue prime asperità che ci "regalano" qualche facile passo d'arrampicata; e mentre sull'erba, nei rododendri o nei traversi continuo ad essere io la "guida",  sulla roccia è la mia socia, che ha maggiore dimestichezza con l'arrampicata e l'esposizione rispetto a me, a scegliere ed a valutare. Ed ecco che entra in gioco l'affiatamento !La squadra funziona, insomma! 

La cresta ci regala subito qualche facile passo d'arrampicata...
Quando si affrontano una cresta od un percorso fuori sentiero, ci si trova spesso a che fare con asperità, punti esposti, delicati traversi e, di conseguenza, a doversi un po' inventare il percorso ed operare continuamente delle scelte.
Ed ecco che ad ogni passaggio occorre chiedersi se sarà "obbligato" o se ci sono vie di fuga; ad ogni torrione o blocco di massi accatastati valutare se si è in grado di scendere\disarrampicare dal lato di salita e poi da quello di discesa.In altre parole , occorre sapersi arrangiare!
A dire il vero in questo tratto io, che non amo roccia ed esposizione, sono il più preoccupato: "Laura, di là si riesce a scendere ? Laura di là si passa ? Laura si può eventualmente aggirare anche dopo ?  Controlliamo bene!  ".
"Con calma - risponde  la mia socia - con calma una soluzione si trova sempre!" 
Lungo la cresta...1
E per riuscire a trovare sempre una soluzione occorre sgombrare la mente da ogni pensiero superfluo, valutare attentamente ogni passaggio e le sue conseguenze sul prosieguo dell'escursione ed infine decidere cosa fare in base alle proprie capacità personali e di chi si ha assieme! Se invece si agisce con leggerezza, elevato diventa il rischio di incidenti in percorsi di questo tipo, ma non è il nostro caso. Noi, sia bandita ogni presunzione dal mio scrivere, non agiamo con leggerezza!
Lungo la cresta... 2

Laggiù cima Fer

Asperità lungo il percorso

Un ultimo torrione decisamente proibitivo
Lungo tutta la cresta, soltanto in un punto compiremo una valutazione diversa: io optando per un aggiramento  tra i rododendri in versante Soana, lei per una disarrampicata in versante Forzo.: infatti per qualche minuto non riusciremo più a vederci nè a comunicare .Ed ecco che entra in gioco la fiducia reciproca incondizionata e... ben riposta, dato che ci ritroviamo qualche minuto dopo entrambi interi e... integri.


Giunti in vista della punta 2621, lanciato un occhio all'orologio ed ad un torrione che appare decisamente proibitivo da superare direttamente , puntiamo ora direttamente alla vetta, che in breve raggiungiamo.


In cima!

Dalla cima, panorama verso la catena degli Apostoli

 La giornata è di quelle da segnare nel calendario: un primo giorno d'estate da non credere, senza neanche la formazione di cumuli pomeridiani. Anche il meteo oggi ha deciso di essere un nostro alleato!
Dalla cima , panorama verso Rosa dei Banchi. Sullo sfondo il monte Rosa
Ci godiamo quindi una meritata pausa, mentre ammiriamo il panorama e diamo una sbirciata alla via Gervasutti , che domina la conca dell'alpe Antena, visibile più in basso. Si vede molto bene anche il lago Lazin!
Vista su Torre Lavina e via Gervasutti

Come sempre quando si arriva in un luogo del genere, non si può far a meno di pensare, un pò malinconicamente, che si tratta di uno di quegli itinerari che non si ripetono tutti i giorni o tutti gli anni.
Ma l'arrivo in vetta, come recita l'antico adagio, è soltanto metà del percorso. Nel nostro caso forse anche meno! Non paghi dell'esperienza appena compiuta, decidiamo infatti di ampliare i nostri orizzonti, dirigendoci alla Malpensata, con l'idea di realizzare un anello con la borgata Nivolastro . Come si fa ad andare ad Andorina tralasciando Nivolastro ? Assolutamente non si può fare!


Alla Malpensata ( nuotando tra i rododendri) 

In vista della Malpensata...



Scendendo dalla punta, questa volta decidiamo di tagliare tutto sotto cresta, puntando a tornare  nella piccola spianata in cui avevamo abbandonato la "traccia" segnata con i bollini rossi. 
Grangia Malpensata
Ormai procediamo spediti, rotti  come siamo  alla progressione tra rododendri esuberanti ed "ulinne" rigogliose, affrontando i numerosi e puntuali saliscendi senza affanni... 
 -" Però, alla fine tengono abbastanza questi rododendri!"
- " Si, basta non farci troppo affidamento... e soprattutto fare attenzione a che non ci siano buchi! Quando ce ne sono tanti e fitti, sembra di nuotare - nuotare tra i rododendri! Bisogna lasciarsi andare!".
Uno sguardo verso Forzo
Giunti in vista della suddetta spianata, decidiamo di tagliare direttamente verso la Malpensata, andando a riprendere la traccia un pò più in là. Ecco che l'acqua comincia a scarseggiare, anzi è quasi finita quando arriviamo alla Grangia Malpensata , proprio mentre l'ultimo raggio di sole che la illumina sta volgendo ad ovest. 
In questo luogo incredibile, è d'obbligo una pausa contemplativa! Pare che il nome della località sia dovuto ad un precoce abbandono della grangia a causa della mancanza d'acqua : da qui  il toponimo "Malpensata".Anche noi infatti non abbiamo trovato nessuna fontana arrivando qui, tranne una talmente esigua che era impossibile servirsene.Quale terribile bisogno ha spinto degli uomini a costruire un alpeggio in questo luogo impervio , a cavallo tra val di Forzo e Val Soana ? 

Inizio della traversata verso la bocchetta Furchia

Traversata nelle ulinne - verso la bocchetta Furchia







Si traversa nel ripido





Dalla Malpensata si dipartono altre due tracce : una in direzione dell'alpe Cial, posta lungo il versante ovest di Cima Fer in versante Forzo, ed una in direzione della bocchetta Furchia  1820 m ( non segnata sulla carta) . Noi cominciamo a seguire quindi i segni che conducono alla bocchetta...
come i camosci...lungo la loro traccia!



E comincia così una lunga traversata tra ripidi pendii di erba ulinna, dove occorre fare la massima attenzione ad ogni passo, poichè su quest'erba scivolosa, in presenza di pendenze sostenute come nel nostro caso, davvero si rischiano lunghe scivolate.Ma noi sappiamo come muoverci, ormai conosciamo bene i segreti delle ulinne, e ci sentiamo proprio come i numerosi camosci che incontriamo lungo la traccia, anzi questa e' proprio la loro traccia!
Gli esseri umani non hanno dovuto far altro che "segnarla", a quanto pare!
Una dorsale via l'altra...

Una via l'altra attraversiamo numerose dorsali in versante Forzo, punteggiate da ciclopiche emergenze rocciose, alle quali la nostra fantasia si diverte ad assegnare analogie, nomi , significati.
Tra ciclopici affioramenti rocciosi...
Perfino ora che abbiamo finito l'acqua ed ogni dorsale scavalcata non è mai l'ultima, l'ottimismo ed il sorriso non abbandonano i nostri volti, perchè l'ambiente che attraversiamo ci ripaga ampiamente di ogni fatica , fisica e di concentrazione.
Quando infine raggiungiamo la bocchetta Furchia, siamo fuori dal sole già da un pezzo, anche se abbiamo ancora dinanzi a noi ore di luce!
Il grande monolite della Furchia
"- Una volta che siamo arrivati alla bocchetta siamo a posto: in poco tempo saremo a Nivolastro, poi di lì a Chiapetto si va in autostrada, anche se venisse notte non ci sarebbe nessun problema" - sentenzio.
Ed eccoci infine alla bocchetta, a picco su Nivolastro.

























Le ultime parole famose: ( il colpo di coda dell'avventura...)

"Un ultimo pezzo più ripido, poi  arriveremo nel bosco e potremo cominciare a rilassarci: sono stato qui già parecchie volte, l'ultima solo quest'autunno". Ormai è fatta dunque... e invece piccola sorpresa: la rigogliosa vegetazione fa sì che per la prima volta smarriamo la traccia!
Ecco l'imprevisto "imprevedibile" che comincia a scalfire un pò l'ottimismo, anche se cerchiamo di ingannarlo tenendoci il morale alto a vicenda, tra canti e barzellette...Perdere la traccia quando si è quasi arrivati a Nivolastro è davvero il colmo! E invece va proprio così, e non saremo in grado di ritrovarla che nell'ultimo pezzo!
Eccoci infine a Nivolastro!!!
A dire il vero io sono terrorizzato all'idea di non arrivare a Nivolastro di giorno e comincio ad allungare:
- " Marco, aspettami  , fammi vedere bene dove passi!" - ma io sono sempre qualche passo avanti, perchè voglio accorciare i tempi il più possibile. La nostra progressione ora si è fatta infatti più difficile, sicuramente anche per la stanchezza , ma soprattutto per via del terreno, ripido ,senza sentiero ed invaso dalla vegetazione. Ormai ci siamo abbonati, ma speriamo di non trovare altri ostacoli che ci costringano a perdere tempo!
Una volta rilocalizzata visivamente Nivolastro, in uno dei pochi punti aperti, ecco che decidiamo di scendere il più linearmente possibile, dato che siamo proprio in direzione !
Ed ecco che entrano in gioco la capacità di orientamento e di leggere il territorio: fortunatamente qua e là si vedono ceppi di tronchi tagliati, zone con folti noccioli, indice del fatto che ci troviamo in luoghi un tempo praticati dagli esseri umani. 
E così, quasi arrivati a Nivolastro, ecco che ritroviamo un discreto sentiero e sbuchiamo finalmente nei suoi grandi prati!E' ancora giorno! Ce l'abbiamo fatta!


La notte comincia pian piano a scendere

Chiusura dell'anello

Dopo una meritata pausa dissetatrice ( eravamo senza acqua dalla Malpensata!) , andiamo ad imboccare il comodo sentiero che raggiunge Chiapetto attraverso bellissimi boschi di faggio ed abete rosso, mentre la notte comincia a scendere pian piano su di noi. 
Laura ha anche una pila frontale e non posso davvero dire che abbia fatto male a portarla con sè: non si sa mai ed oggi in definitiva sarebbe proprio servita ! 
Attraversata la passerella sull'omonimo rio, raggiungiamo infine l'agognata Chiapetto, dopo ben 13 ore di cammino, stanchi neanche troppo, soddisfatti tantissimo!
E questo è quello che conta, perchè fare un giro ad anello così non è roba da poco! E non vediamo l'ora di farne altri simili! "Next time Everest ?" 


Conclusione: 

Come scala di difficoltà questo itinerario può essere classificato come EE/F ;se vi fosse  piaciuto ed aveste intenzione di provarlo,  l'unica raccomandazione che vi facciamo è quella di non prenderlo sottogamba, tenendo conto di tutte le criticità che speriamo di aver ben evidenziato nell'articolo e facendo attentamente le vostre valutazioni.
Arrivederci ed a presto con le Storie!










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