Il pian Talurn non è per me ed Elisabetta certo una novità: ma non essendoci mai andati a fine primavera\inizio estate, la curiosità era tanta!
Posto ad una quota di
2722 m , il
monte del Prà o Pian Talurn è a giudizio di chi scrive uno dei luoghi più significativi delle Alpi occidentali. Sulla sue pianeggianti e verdi sommità si incontrano ben tre vallate: la
Valchiusella a est , la
valle Soana a ovest ed il
vallone delle Verdassa a sud-est. Si può dunque raggiungere sia da Fondo per la Bura at Talurn, che da Ronco Canavese per il vallone di Servino o da Frassinetto per il vallone di Verdassa.
Servino e Fontana
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Edicola votiva lungo la storica mulattiera |
Con l'automobile, poco oltre il capoluogo di Ronco Canavese, si imbocca sulla sinistra il ponte per la frazione Cernisio e si prosegue fino al fondo della stradina asfaltata. Da qui una splendida mulattiera, passando attraverso un bel bosco di faggi, ci conduce nei verdi prati che circondano la frazione Servino.
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Vista da monte di Servino con la chiesetta dedicata a Santa Margherita |
Secondo le ricostruzioni storiche , gli insediamenti di
Servino e Fontana sono tra
i più antichi della valle Soana, antecedenti all'odierno capoluogo di Ronco Canavese ; a testimonianza di questo fatto, proprio di fronte a Servino , dall'altra parte del rio omonimo, vi è l'imponente casaforte di origine medioevale del
Gran Betun.
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Magnifiche fioriture |
Attraversata la borgata e lasciata in basso la chiesetta dedicata a Santa Margherita , il sentiero va ad attraversare il rio Cormet ,che scende dal vallone del colle delle Barre , per raggiungere l'abitato di Fontana, il cui nome è dovuto alla presenza appunto di un importante punto di approvvigionamento idrico.
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Magnifiche fioriture\2 |
Più antiche ma precocemente abbandonate...
Pur essendo più antiche, Servino e Fontana sono oggi località quasi del tutto abbandonate, dove nessuno abita tutto l'anno, e questo è emblematico dei profondi cambiamenti socioeconomici avvenuti nel corso dei secoli sui territori montani.
Durante l'epoca medioevale infatti , quando cominciò la colonizzazione su vasta scala dei territori montani, criteri di priorità nella scelta ove ubicare i nuovi insediamenti erano l'esposizione e la potenzialità a fini agricoli delle superfici ; le posizioni di versante erano di solito preferite perchè ritenute più sicure rispetto ai fondovalle, meno solatii e maggiormente esposti alla furia degli episodi di piena dei torrenti.
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Magnifiche fioriture \3 |
Una volta scelto un terreno , con lavori "comunitari" ( magari su impulso/licenza dei signori feudali del luogo ) lo si disboscava , lo si bonificava ed infine venivano costruiti i fabbricati utilizzando il materiale lapideo e legnoso sempre abbondante in loco. Comode ed ampie mulattiere venivano inoltre realizzate quali reti di collegamento con gli altri insediamenti o con gli insediamenti principali.
Man mano che la sete di terreni agricoli aumentava, rendendo insufficienti al sostentamento della popolazione locale i terreni precedentemente disboscati, ecco che si provvedeva alla "roncatura" (che significa bonifica del terreno da sassi , ceppi d'albero etc - da cui il toponimo "Ronco") di altre superfici , che già dal nome possiamo intuire come meno promettenti.
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Magnifiche fioriture |
Oggi invece, con il definitivo declino dell'agricoltura di sussistenza ( per fortuna!!!) in Italia , cosa che ha purtroppo decretato l'abbandono di molte superfici agricole ed insediamenti di versante, le migliori potenzialità di una superficie vengono giudicate prioritariamente in base alla loro infrastrutturazione, in particolare per quanto riguarda la presenza di piste o strade.
Da Fontana all'alpe q. 1697
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Arrivando all'alpe q. 1697 |
Proseguendo oltre Fontana, il sentiero prosegue a mezzacosta lungo i pianori sino al ciglio del torrente, per poi risalire con numerose svolte in direzione nord; tutto intorno a noi splendide fioriture di Polygonum bistorta, Asphodelus albus, Paradisea liliastrum, Leucanthemum gr. vulgare etc etc , verde intenso e notevole altezza dell'erba: tutti indizi della grande fertilità di queste superfici.
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Paradisea liliastrum |
Pensare che oggi più nessuno sfrutti razionalmente queste vaste superfici , la cui prosperosità è il frutto del lavoro di secoli e secoli , per la produzione in loco di latticini e fieno, pensare al loro inevitabile destino di progressivo degrado, lascia davvero con l'amaro in bocca! Un conto è infatti abbandonare superfici ripide, accidentate, molto pietrose; un conto è abbandonare superfici di tal fatta! Francesco, l'ultimo margaro del vallone, è infatti da qualche anno che non sale più a causa dell'età e e degli acciacchi!
L'arrivo all'alpeggio q. 1697, ottimamente ristrutturato dai proprietari benchè non a fini strettamente agricoli, fa tuttavia intravedere qualche speranza per il futuro. Chissà che un giorno qualcuno non torni a fare questo mestiere ! Una sistemazione dignitosa è infatti la base per poter portare avanti questo duro lavoro!
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La cresta dei rododendri \ 1 |
La cresta dei rododendri
Dopo l'alpe q. 1697, il sentiero 'prosegue con un lungo traverso verso l'alpe Ghiavino: ma ecco che subito dopo l'alpeggio, anzichè proseguire sul percorso principale ,cominciamo accidentalmente a risalire lungo una traccia secondaria, che comincia a salire ripida lungo una dorsale erbosa.
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cresta dei rododendri 2 |
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cresta dei rododendri / 3 |
- "Ho sbagliato! Il sentiero qui non sale , ma traversa quasi in piano! Però sembra bella questa dorsale! Sembra proprio una bella traccia di cacciatori! Che facciamo? Torniamo indietro ? " - chiedo ad Elisabetta.
- "Ma no, continuiamo a salire ! Sono curiosa di vedere cosa c'è dopo!". E ti pareva...
Continuiamo dunque a salire lungo la dorsale discendente dalla Punta delle Barre in direzione sud-ovest, che via via salendo si fa più accidentata, fino a diventare una vera e propria cresta piena di rododendri in fiore ! Che spettacolo!
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Cresta dei rododendri / 4 |
Su uno degli spuntoni della cresta vi è anche una piccola "cappelletta" in legno commemorativa dedicata ad un cacciatore defunto , evidentemente frequentatore di queste montagne: per lui un pensiero ed una preghiera.
Percorriamo avidamente la dorsale fin sui 2060 m di quota circa, quando diventa decisamente più ripida e difficile ipotizzare proseguendo la fattibilità di un traverso verso il sentiero per il pian Talurn.
Certo arrivati a questo punto la tentazione di cambiare itinerario e salire alla Puntaleine o Punta delle Barre, che è proprio lì davanti a noi, è forte, ma decidiamo di rimanere fedeli all'idea iniziale.
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Alpeggio q. 2000 m ca |
E così, in prossimità di un colletto , "scavalchiamo" dall'altra parte e cominciamo un traverso nel ripido per riportarci in prossimità del sentiero principale senza perdere troppa quota, raggiungendolo nei pressi dell'alpe Goiassa inferiore a quota 1987 m. E la prima variante di giornata è servita!
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Uno sguardo al vallone di Servino.. |
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Cervi nei pressi del lago Goiassa |
Al lago Goiassa
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La selvaggia conca del piccolo Lago Goiassa |
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Il lago ancora ricoperto di neve |
Seguendo ora fedelmente il sentiero, segnalato con qualche bollino rosso, arriviamo in breve a destra della conca occupata dal lago Goiassa, situato poco più in basso rispetto a noi ed ancora quasi completamente ricoperto di neve : del resto siamo a circa 2420 m di quota in esposizione ovest ed è il 20 di giugno...
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Uno stambecco fa capolino sulla cresta... |
Nei pressi del lago ecco che cominciamo a vedere i primi ungulati selvatici: cervi , camosci e in alto, sulla cresta divisoria con la Valchiusella, ecco che fa capolino anche uno stambecco.
"Sono davvero in alto questi cervi!" - penso.
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una piccola dorsale in buona parte rocciosa |
Al Pian Talurn
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Ancora neve... |
Lasciato in basso a sinistra il lago Goiassa , saliamo ora in direzione sud-est, rimontando un pendio fino ad un punto con ancora molta neve, che decidiamo di evitare traversando a destra per andare a raggiungere una piccola dorsale in buona parte rocciosa , percorrendo la quale in breve arriviamo ai 2722 m del Pian Talurn: qui è ancora tutto largamente imbiancato e la primavera non ancora arrivata, dobbiamo ammettere di essere un pò in anticipo!
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Al monte del Prà o Pian Talurn |
Sfortunatamente per noi, ora il cielo è ora coperto da una leggera nebbia che va e che viene; mentre il panorama sulla val d'Aosta e sul gruppo del Rosa è sempre coperto . Sarà il prezzo del biglietto per aver percorso la cresta dei rododendri ?
Mentre vago qua e là per vedere i vicini laghi Canaussa ( quello della Verdassa è completamente invisibile, immerso nella nebbia) , non posso fare a meno di osservare la prosecuzione della cresta verso il monte Canaussa, che sembra molto invitante.
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Uno sguardo verso i laghi di Canaussa |
-"Certo che non sarebbe male fare la cresta: potremmo seguirla fino a Cima Tavorna e poi da lì tornare a Cernisio, oppure dalla punta delle Gheule ridiscendere su Servino. Peccato per la nebbia che va e viene, non è niente di che ma..."
-"Se non è niente di che allora facciamola no? "
-" Ok "
Non è poi così difficile convincermi ( od aiutare gli altri a convincere me stesso). Ma non dovevamo fare un'escursione tranquilla ? Bah!
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L'invitante cresta |
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Uno dei laghi di Canaussa |
Verso il Monte Canaussa e oltre...
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Scendendo dall'Uja at Tjei |
La cresta è facile e divertente , quasi interamente camminabile, e ci regala suggestivi scorci sulla comba della Bora Freida alla nostra destra e sui vicini laghi Canaussa sulla nostra sinistra.
Soltanto un ultimo tratto prima della cima del monte Canaussa, caratterizzato dalla presenza di grandi blocchi accatastati, ci costringerà ad un paio di sali e scendi tra le "ulinne" .
Da qui in poi il percorso lo conosco piuttosto bene, avendolo
già affrontato , e so che c'è soltanto un punto più ripido a scendere dall
'Uja at Tjei 2423 m, il nome che viene dato localmente alla prima sommità del monte Canaussa, il cui profilo è piuttosto aguzzo e rilevato se osservato da sud , in particolare dalla frazione
Tiglietto.
Superato il punto più ripido, non ci resta che rimanere sulla cresta "giusta", in direzione ovest, ignorando quella che a sinistra va a scendere in direzione sud-ovest e ci porterebbe fuori strada,cosa non banale in presenza di nebbia.
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Verso punta delle Gheule |
Dal monte Canaussa alla punta delle Gheule il percorso è di facile intuizione , man mano che scendiamo però si fa più rigoglioso a livello di vegetazione , costringendoci ad un pò di "ravanamento" ed a qualche traverso nell'erba sul ripido.
"Questa cresta è bellissima da fare, specialmente in autunno! Adesso è un pò più scomoda!"
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Cervo maschio |
Balla coi cervi
Ma ecco che inaspettatamente ci vengono in aiuto i cervi: infatti rispetto all'ultima volta che ero stato da queste parti, ora ci sono delle evidenti tracce causate dal loro transito. E quanti ce ne sono! Davvero tanti ! Non c'è che dire: siamo fortunati nelle amicizie!
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Punta delle Gheule |
Arrivati a punta delle Gheule, dove ci concediamo una piccola pausa ristoratrice, siamo di nuovo "nel sole", un caldo sole ! Di qui proseguiamo a vista fino Cima Tavorna, nei pressi della quale passa un traliccio dell'elettrodotto superphenix. Anche in questo tratto di percorso occorre fare molta attenzione a non scivolare nei traversi nel ripido..
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Verso cima Tavorna |
La maledizione di Pianronc
Da cima Tavorna scendiamo più o meno in direzione dell'elettrodotto, ora in un bel bosco di larici ed abeti, fino a sbucare nell'alpe omonima. Di qui, seguendo il sentiero , continuiamo a perdere quota fino a raggiungere l'alpe Pianronc .
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Alpe Tavorna |
Ormai ci siamo: da qui in breve si raggiunge la recentemente ripristinata "vi dle guardie", sentiero un tempo utilizzato dai guardaboschi per spostarsi più velocemente in quota, che porta a Cernisio.
E invece niente da fare: non so come mai, ma tutte le volte che devo scendere da Pianronc finisco per perdere il sentiero in mezzo al bel bosco di faggi ! Il mio errore ci costa una breve ma faticosa risalita ( forse il prezzo del biglietto per aver fatto la cresta dal Pian Talurn), ma alla fine ritroviamo il sentiero , che velocemente ci riporta a Cernisio.
Arrivati qui, non ci resta che armarci di santa pazienza e percorrere la strada asfaltata fino alla macchina : sarà il caldo, sarà un pò di stanchezza, ma la troviamo davvero lunga!
Conclusione
Se le giornate sono lunghe ( e libere) ed il tempo è stabile, perchè porsi dei limiti ? E' divertente "costruire" le proprie escursioni in "tempo reale" ( o quasi)!
Arrivederci ed a presto con le Storie!
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