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giovedì 20 agosto 2020

L'escursione infinita ( chi si accontenta gode...) - Punta di Forzo da Tressi

 Tanta voglia di Forzo

Spartiacque Forzo - Cogne : al centro la Grande Arolla, a dx la Torre Lavina

"Mi dispiace devo andare", il vallone di Forzo è là,  un pò come una bottiglia buona: se ne bevi un bicchiere ti viene voglia di finirla subito,  di girarlo dalla A alla Z , anche se forse sei già arrivato alla M !
"Mi dispiace di svegliarti"  così presto ma domani è lunga! Ed anzi normalmente in questi casi  alle 6,00 bisognerebbe cominciare a camminare e non ritrovarsi, ma le previsioni meteo sono così belle, le giornate ancora così lunghe ed il nostro allenamento così discreto che  la cosa si può fare!
Insomma ci sono tutte le condizioni per una giornata da segnare nel calendario!


Longo lo cammino, ma grande  la meta !

L'idea è quella di provare ad andare alla Grande Arolla, vetta della divisoria Forzo-Cogne: cresta affilata di buona roccia , passaggi al massimo di III° grado,  mai obbligati. Sembra insomma "potabile"; gli amici Franco e Loris mi dicono  che il peggio è arrivare al Col de la Muraille Rouge, dove negli ultimi metri, quasi verticali, è "tutto marcio", "viene giù tutto".
La Torre Lavina domina la scena ( Grange Costa) 

Sulla parte bassa del vallone di Forzo e sul vallone di Forzo in generale ci siamo già ampiamente soffermati in questo blog: ragion per cui lasciata l'auto a Tressi,  lungo il sentiero n° 608 , sempre ben pulito e segnalato ,  " voliamo" alle grange Lavinetta 2092 m, dove incontriamo anche i primi raggi del sole. 
Grange Lavinetta: sullo sfondo da sx la cresta E-S-E del Monveso, Torre di Forzo, Punta di Forzo, Grande Arolla


Lo scenario è ormai stabilmente dominato dall'imponente versante sud della Torre di Lavina (ci troviamo del resto nel vallone omonimo) e  comincia ad intravedersi  lo spartiacque Forzo - Cogne , visibile solo parzialmente ed a tratti per via dei numerosi dossi erbosi caratterizzano la morfologia del territorio in questo tratto.

Arrivando al Bivacco Davito 

Il nostro sguardo è infatti rivolto costantemente alla meta, al fine di individuare il più precocemente ed efficacemente possibile la via di salita. 
Dalle grange Lavinetta, sempre su ottima traccia, arriviamo al Bivacco Davito  , indi proseguiamo  in direzione del col di Bardoney.  Poco oltre il bivacco, la via di salita per il col della Muraille Rouge diventa  ben evidente di fronte a noi. 
Ora la via di salita è ben evidente

Arrivati a circa 2600 m di quota,  abbandoniamo il percorso segnalato per incamminarci verso sinistra lungo una noiosa pietraia; con l'intento di faticare il meno possibile, decidiamo di attraversarla sempre tenendoci piuttosto in alto, contornando a debita distanza le pareti della dorsale rocciosa che dalla Grande Arolla digrada in direzione  sud-ovest a delimitare dapprima il  canale detritico che sale in direzione del colle  per poi formare in direzione est la cresta verso il colle di Bardoney .
Camosci ..


Nonostante la passione, la voglia e l'allenamento, vi assicuro che la vista del nostro futuro prossimo, cioè un caos di pietre, risulta un pò sconfortante ! Sarà per questo che di fronte ad ogni placca, ad ogni piccola isola erbosa andiamo in visibilio, ci sentiamo ristorati! Perfino la presenza di alcuni camosci , fratelli d'avventura, rinfranca lo spirito ed il corpo!

Un mare di pietre

...nel mare di pietre, noi ed i camosci...
Scavalcata a sinistra la dorsale di cui sopra, eccoci nel largo imbocco del canale di salita, dove dobbiamo anche dire addio ad ogni speranza di occasionale ristoro psicofisico "offerto" dalla morfologia del terreno: stiamo ormai navigando in un mare di pietre! Ma l'importante è non naufragare, giusto ? 
Per fortuna le pendenze non sono così sostenute in questo tratto ed i detriti abbastanza stabili; inoltre sappiamo bene che ormai di dislivello ne manca poco , benchè si tratti della parte più impegnativa del percorso, dato ci troviamo ormai intorno ai 2900 m di quota. 
Man mano che saliamo il canale si restringe ma..

Man mano che saliamo, il canale si restringe e le pendenze aumentano; ora con lo sguardo cerchiamo il tratto più delicato, cioè gli ultimi 15-20 metri prima del colle , che rimangono però "nascosti" sulla destra.

Alle sorgenti del mare, con le spalle al muro...

Al cospetto del "muro" finale

Per via dell'andamento sinuoso del canale detritico infatti, il colle non sarà visibile che alla fine; ma a furia di di fare, ecco che giungiamo al suo cospetto. Ormai le pietre di dimensioni varie ma più piccole, sono immerse in un "plasma" di terriccio, cioè il tipico "sfasciume"; anche la pendenza è ormai considerevole, tanto che per salire meglio conviene rimanere sulla sx del canale, aiutandosi nella progressione con le mani sfruttando  le paretine di roccia che lo delimitano, ma senza dare nulla per scontato e saggiando ogni appiglio, dato che in questo punto si possono muovere anche pezzature   di grandi dimensioni!
Ma la portata principale è appunto il muro verticale su cui insiste il colle, che  a prima vista non sembra nulla di che, poichè quei circa 15 metri di parete sembrano pieni di appoggi, prese ed appigli. Si ha  la netta sensazione però, di aver scoperto l'acqua calda.

La mia compagna d'avventura va perciò  immediatamente a verificare sul posto ed al primo tocco scopre purtroppo che quel muro è completamente instabile nei suoi elementi: si ha quasi l'impressione di poterlo smontare pezzo per pezzo!
Ed eccoci  dunque con le spalle al muro, posti di fronte ad una scelta difficile: tentare di salire al colle o no ?  A dispetto del dilemma, apparentemente sfidante, prendiamo la nostra decisione in maniera veloce, contemporanea ed unanime: non vale la pena di salire al colle
La caratteristica "muraglia rossa" della Grande Arolla lato Cogne

Chi si accontenta gode ? 

Fine della salita? Neanche per sogno: io voglio infatti verificare la possibilità , segnalatami da Franco e Loris, di accedere al colle da sinistra, passando per la cresta; mentre cerco il passaggio, ecco che intravedo la possibilità di accedere senza troppi patemi alla vicina Punta di Forzo.
... cercando di volta in volta il passaggio migliore









si arriva in punta per facili roccette...
Visto e considerato che anche riuscendo ad evitare il muro del colle la salita all'Arolla ci avrebbe riservato ancora un'arrampicata sì facile e su roccia buona, ma esposta, l'idea di una comoda ascensione tra sfasciumi fa immediatamente breccia nei nostri cuori! E' deciso: si va alla punta di Forzo!
E così, cercando il percorso  di volta in volta migliore tra sfasciumi, cenge e paretine, ecco che arriviamo al piede della vetta, che raggiungiamo sulla sinistra per facili roccette. Dalla vetta il panorama è  grandioso! Una giornata da incorniciare!
Dalla vetta da sx: Monveso di Forzo, Roccia Azzurra, Punta delle Sengie


Dalla vetta ( 2): da sx punta delle Sengie, al centro catena degli Apostoli ( Torre del Gran San Pietro
, Sant'Orso, Sant'Andrea e punte Patrì; Sullo sfondo dal centro verso dx : Gran Paradiso, Herbetet, Gran Sertz) 
Laggiù la piramide della Tersiva; in primo piano la Grande e Piccola Arolla 
La Torre di Lavina lato Bardoney


E' proprio vero:     queste  montagne, splendide quanto arcigne,  non ti regalano niente, ti costringono ad affrontare lunghi spostamenti e forti dislivelli per raggiungerle. Non regalano niente, ma non sono  certo avare, poichè ripagano le fatiche di chi si impegna a raggiungerle con grandi gioie e soddisfazioni , ricordi indelebili da conservare per il resto della propria vita!
Delle montagne quasi "marxiste", che danno " a ciascuno secondo i propri bisogni", ma pretendono "da ciascuno secondo le proprie possibilità"!  Non c'è programma di giustizia migliore al mondo ! Amanti della montagna di tutto il mondo, unitevi!

Il morbo del ravanatore 2: il contagio!

Stambecco! 
Dopo esserci gustati il meritato riposo e pranzo al sacco in vetta, ecco che con calma ci riportiamo al canale di salita; superato sempre con l'ausilio delle paretine laterali la parte più ripida, ecco che notiamo verso sinistra la presenza di uno stambecco. Mossi dal desiderio di vederlo meglio e, soprattutto, di riuscire a fotografarlo, ecco che cominciamo a scendere verso di lui in direzione est, uscendo in questo modo dal canale e portandoci sulla dorsale discendente dalla Grande Arolla.
... si può raggiungere il colle di Bardoney!

Ma la vera novità è che qui si cammina molto, ma molto meglio! Anzichè camminare tra pietre e detriti, procediamo ora tra placconate di roccia, lastroni e grandi massi, con dolci pendenze!
"Ah no, finchè si può, io scenderei di qui! Col cavolo che ritorno nel canale!"
"Ok!"
La dorsale che scende dalla Grande Arolla


Ma non è finita , perchè man mano che scendiamo risulta sempre più evidente la possibilità di raggiungere il colle di Bardoney!
"Eh, certo che potremmo andare al colle di Bardoney già che ci siamo! Si riesce sicuramente a raggiungere di qui!"






...sfruttando alcune cenge e disarrampicando a tratti raggiungiamo i nevai
Continuiamo dunque a seguire la dorsale, che ora prosegue in direzione del colle , sino a dove essa si interrompe con salto di alcune decine di metri, per poi cominciare a scendere in direzione dei sottostanti nevai di Bardoney, che raggiungiamo abbastanza agevolmente per esili cenge e disarrampicando in qualche tratto. 




I nevai però sono piuttosto ripidi e decidiamo che è meglio contornarli  , sfruttando la presenza ai loro lati di una minuscola "bersgrunde" ( non abbiamo con noi ramponi o ramponcini) , fino ad arrivare all'altezza del colle. Per fortuna, nonostante l'ora, la consistenza della neve è più che buona!
Proseguiamo in tal modo fino a quando la presenza di alcuni ostacoli rocciosi ci spinge ad optare per la neve: noi naturalmente scendiamo come quelli di Ceresole Reale, cioè pestando forte i piedi! Ancora una volta siamo fortunati, poichè la consistenza della neve in questo tratto è più che decente.
Usciti dal nevaio, con un ultimo traverso in piano, ecco che raggiungiamo la stretta finestra del colle di Bardoney!
 -"Quando hai detto che andavamo al colle di Bardoney, pensavo che scherzassi!"
Eppure non avevo avuto particolari meditazioni! Con tutta evidenza, lo stambecco mi aveva  contagiato con il morbo del ravanatore !  Ecco scoperta una nuova modalità di diffusione, interspecifica per giunta! Nessuno sarà mai in grado di sviluppare un vaccino!

Dal colle di Bardoney, uno sguardo sull'omonimo vallone

Dal colle di Bardoney alla Finestra Valletta 

Il colle di Bardoney in passato costituiva un importante punto di comunicazione tra Cogne e la Val Soana; scendendo dal lato Soana, si notano numerose opere di sostegno e di aggiustamento del percorso, che inizialmente si svolge per lo più in ambiente di pietraia.
Scendendo lungo il percorso segnato, è ben visibile alla nostra destra  l'invitante placconata rocciosa presso cui si trova il colle o finestra Valletta. Questa volta non sono io a proporre una variante di percorso...
Scendendo dal colle di Bardoney...
"Ci andiamo? "
"Beh, si dai, le giornate sono ancora lunghe!"
E così , arrivati al bivio posto poco sopra ed in vista del bivacco Davito , seguiamo la traccia che, sempre ottimamente segnalata, ci porta al valico che mette in comunicazione il vallone di Lavina con quello del Ciardonei. Alcuni scalini in ferro e dei tratti di canapone agevolano il suo raggiungimento. Bene: per oggi le salite sono finite!
il colle o finestra Valletta

Al colle Valletta

Al Pian Valletta, Gran Fumà e ritorno

I piani della Valletta


Il sole tramonta all'orizzonte





Scendendo  lungo un ripido pendio erboso, raggiungiamo i lunghi pianori della Valletta, al cui termine si trova un grazioso laghetto, mentre il sole sta tramontando dietro le vicine vette...
Il laghetto della Valletta
Proprio al fondo dei pianori, ecco che il vallone ci fa un bel regalo botanico, facendoci notare la presenza di una bella stazione di Campanula excisa, specie endemica dell'arco alpino occidentale non così comune.
Campanula Excisa
Proseguendo nella discesa raggiungiamo , ora su buon sentiero, prima  il casotto Pngp dell'alpe Muanda e poi l'alpe Gran Fumà, recentemente ristrutturata e quest'anno utilizzata da alcuni pastori. Che bello vedere le strutture di questo magnifico alpeggio rimesse a nuovo ed abitate per la stagione!
Casotto Pngp all'alpe Muanda

Di buon passo  proseguiamo la discesa  toccando dapprima le Grange Vellerei e Pianas e proseguendo poi sotto un bel bosco di larici fino al ponte sul Rio Lavina nei pressi di Boschiettiera, chiudendo così l'anello.

Gran Fumà "viva", con alle spalle la Torre Lavina

Conclusione

Quando arriviamo a Tressi sono le 21,15 e si è ormai fatta notte, ma ne è valsa la pena : le due varianti per il colle di Bardoney e per la finestra Valletta ci hanno regalato emozioni ed il piacere di effettuare parte della discesa su un percorso diverso da quello di salita, cosa che in ambienti di così rara bellezza è sempre cosa giusta e buona!
Di certo giri così non se ne fanno tanti e  noi speriamo di avere la fortuna di azzeccarne altri !
Arrivederci ed a presto con le Storie! 









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