Tanta voglia di Noaschetta
Alpe La Motta |
Del vallone di Noaschetta su questo blog abbiamo già parlato in lungo ed in largo: per questo nel presente racconto ci soffermeremo unicamente sulla parte più alta dell'escursione, cioè l'estremità nord del vallone sopra il bivacco Ivrea. Per una descrizione più dettagliata delle altre parti vi rimandiamo quindi ai vecchi articoli.
Questa gita e questo racconto sono dedicati ad un caro amico che ci ha lasciati da poco! Un saluto al cielo!
Un itinerario rococò
Cartina della parte alta dell'itinerario ( elaborazione M. Varda su Ctr Regione Piemonte) |
Le previsioni meteorologiche non erano certo quelle ideali per itinerari così lunghi ed impegnativi; eppure , a leggere bene il sempre ottimo bollettino di Nimbus, uno spiraglio c'era eccome! Era infatti previsto un deciso miglioramento del tempo verso le ore centrali della giornata, dopo un inizio caratterizzato dalla possibilità di modeste precipitazioni: dunque perchè non tentare la sorte ?
L'ipotesi di trovarsi nella parte alta del percorso con il bel tempo ( ed il panorama) era più che allettante , così come quella di dover rinunciare alla meta non terrificante: il vallone di Noaschetta vale sempre e comunque il prezzo del biglietto, qualunque sia il finale della commedia!
La raffinatezza delle previsioni consente a volte barocche pianificazioni , per itinerari... rococò!
Vista sul pianoro dell'alpe Bruna inferiore, salendo tra sprazzi di sole e brevi piovvigini |
La meta? In tempo reale...
Pian di Goi |
Sono le 5 del mattino quando lasciata l'auto a Balmarossa superiore, cominciamo a camminare lungo il sentiero che conduce nel vallone di Noaschetta:la nostra pianificazione dell'itinerario è così barocca che ancora non abbiamo deciso dove andare , anche se la notte ha portato consiglio, restringendo la rosa delle mete "candidate" a 3 ipotesi: Deir Vert, Tresenta e Testa Gran Croux, insomma le più facili, da scegliere in base all'evoluzione delle condizioni meteo.
Camminando di buon passo, nell'alternarsi tra spiragli di sole e brevi pioviggini, arriviamo al bivacco Ivrea, dove occorre decidere il da farsi, mentre grigie nubi continuano ad andare e venire sullo spartiacque Noasca-Cogne . Scartata la meta più lontana ( Tresenta) e quella di interesse "locale"( Deir Vert), non ci rimane che la Testa Gran Croux...
Il vallone di Gay
Salendo verso il vasto ripiano glaciale |
Dal dosso erboso sul quale è posta la costruzione del bivacco, si scende ad attraversare il torrente glaciale ( non sempre agevole da attraversare nelle ore centrali ) , per risalire sull'altro versante fino ad accedere ad un vasto ripiano glaciale.
Le condizioni di salita al colle Gran Croux non sono ottimali... |
Da qui in poi la copertura nevosa si fa continua ed occorre calzare i ramponi; si prosegue salendo in direzione nord, mantenendosi a debita distanza sia dalla dorsale che partendo dalla Becca di Gay va a dividere i bacini di Gay e della Losa, sia dalla zona occupata dal rio glaciale sepolto nella neve.
La pendenza del terreno si fa man mano crescente; arriviamo così ai piedi del colle Gran Croux, ma un rapido sguardo alle condizioni di salita ( il pendio di salita al colle, ormai completamente sgombro dalla neve, è molto ripido e caratterizzato dalla presenza di sfasciumi instabili e placche rocciose oggi ancora bagnati) ci fa subito scartare l'ipotesi di raggiungerlo.
Salendo verso il ripiano glaciale superiore, bel colpo d'occhio sulla becca di Gay |
Proseguiamo dunque a salire, compiendo un semicerchio verso ovest ai piedi della Testa Gran Croux in direzione del colle q. 3378 m. Da lì, per cresta o su versante Cogne, dovremmo raggiungere in breve la vetta !
Ironicamente constatiamo come in teoria la nostra meta sarebbe ora perfettamente aggredibile quasi in ogni punto con facili passi di arrampicata , ma in pratica , essendo la roccia bagnata, questo non è possibile!
Il ripiano glaciale superiore |
Affrontando un traverso nel ripido,giungiamo nei pressi ripiano glaciale superiore, posto ai piedi del colle Valnontey . Il frastuono delle acque di fusione ci invita a tenerci a debita distanza dal ripiano: la morte può avere anche il suono dell'acqua in certi luoghi ed in certe stagioni.
Nei pressi del ripiano glaciale superiore: a sx Testa della Tribolazione, col Valnontey e Testa di Valnontey |
Il canale adducente al col Valnontey, ormai sgombro dalla neve per una buona metà , ci segnala che se avessimo voluto tentare la coppia Testa della Tribolazione\Testa di Valnontey, saremmo stati già in ritardo!
Un bel punto di vista sul Becco Meridionale della Tribolazione |
Quando siamo ormai in vista dell'ultimo pendio nevoso, ecco che la pioggerellina che da qualche tempo aveva ripreso a solleticarci e costretto ad indossare nuovamente la giacca da pioggia, si trasforma in una pioggia battente , che ci accompagnerà fino alla q.3378.
La neve, nonostante il maltempo, è già molle poichè il cielo è rimasto coperto e vi è stato poco raffreddamento notturno, tanto che a volte sembra davvero liquefarsi sotto i ramponi, specie nei traversi più ripidi!
In vista della bocchetta q.3378 m |
La bocchetta quota 3378 m
Ai piedi della bocchetta q. 3378 m |
Per raggiungere la bocchetta è necessario superare un piccolo salto di roccia: visto e considerato che è tutto bagnato e che sul versante Cogne insistono nubi basse che con ogni probabilità toglieranno qualunque visuale panoramica, io comincio a pensare che sia inutile issarsi su quella stretta fenditura.
La pioggia battente continua a sferzarci... |
Ma la mia socia non la pensa allo stesso modo, ed ecco che rompendo gli indugi si issa sulla bocchetta, immediatamente cacciando un urlo: a sorpresa ( per noi incauti "esploratori dell'inutile", naturalmente) la cresta in quel punto è affilatissima e strapiombante ( ed il giorno seguente, recandomi al bivacco Money proprio in quel di Cogne, potrò rendermene bene conto).
Scesa la mia socia, anch'io mi tiro su per guardare dall'altra parte, mentre una fitta pioggia continua a sferzarci: ormai non ci resta che rinunciare alla meta!
Certamente dispiace farlo quando mancano 70 m di dislivello alla vetta, ma avventurarsi su un cresta bagnata, affilata ed esposta con scarsa visibilità sarebbe davvero un gesto folle e sconsiderato!
Meglio quindi scendere subito, cioè prima che il tempo migliori, le temperature aumentino e la neve ( già molle) lo diventi ancora di più!
Il lago di Gay ancora semighiacciato |
Verso il sole ( la discesa)
Scendiamo dunque rapidamente e con molta attenzione per lasciarci in fretta alle spalle i due delicati traversi sulla neve ripida, mentre il miglioramento tarda a palesarsi...
Giunti in vista del primo ripiano glaciale, decidiamo che è d'obbligo andare a vedere il bel lago di Gay o di Deir Vert e qui sostare per consumare il pranzo al sacco. Ed ecco arrivare anche il sole, schiudendo le porte ad un magnifico pomeriggio!
Dal lago di Gay decidiamo di tornare al bivacco Ivrea scendendo più direttamente,cioè più a ovest rispetto alla salita, affrontando un ripido pendio morenico. Da qui in poi sarà tutta una delizia per gli occhi: lasceremo quindi che siano le foto a "parlare"!
Da sx verso dx: Becca della Losa, Becchi della Tribolazione, colle dei Becchi, Blanc Giuir |
Becca di Gay e ghiacciaio orientale di Gay |
Ginestrini fioriti, con sullo sfondo da sx Gran Paradiso e punta Ceresole |
Al centro l'elegante piramide della Becca di Noaschetta |
Bivacco Ivrea |
I pianori della Bruna con il versante sud del Gran Paradiso |
Le Torri del Blanc Giuir ornate da Arnica e Nigritella fiorite |
Le limose acque che scendono dal pian di Goi |
Alpe La Motta con Becchi: sempre nel cuore! |
Amici di sempre |
Conclusione
Che altro aggiungere dopo tutte queste foto ? Andate nel vallone di Noaschetta, nel vallone del Gran Paradiso! Davvero ne vale la pena! E per quanto riguarda la Testa Gran Croux ? Un'altra volta, forse... Arrivederci ed a presto con le Storie!
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