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martedì 10 maggio 2016

Ciaspolate alternative - anello invernale della Valfredda.

INTRODUZIONE

E' un grigio venerdì di febbraio, ed è dalla tarda mattinata che sta debolmente nevicando su Locana. Soltanto un paio di giorni prima mi aveva scritto l'amico Francesco, fotografo di Clickalps: si parlava da tempo di fare un'escursione assieme e così decidiamo di organizzare una ciaspolata ( finalmente!)  per l'indomani mattina, tempo permettendo.  Non resta che decidere dove andare: cosa non facile visto che in inverno le possibilità di scelta si restringono, ma rimane inalterato l'imbarazzo nel decidere per questo o quell'itinerario.
La valle Orco offre un discreto numero di itinerari invernali non particolarmente impegnativi ed abbastanza sicuri dal punto di vista del rischio valanghe: Punta Cia, Lago Dres, rifugio Jervis, Cà Bianca e lago Serrù sono di norma i più gettonati ( se andate a fare un giro su Gulliver potete trovare numerose relazioni di gite che, durante la "stagione bianca", sono letteralmente "aggiornate in tempo reale" dai numerosi utenti del sito).
Esempio di bollettino valanghe Arpa...
Ecco, appunto: il rischio valanghe, questo sconosciuto,  lo definisco "sconosciuto" perché  da quando la frequentazione della montagna invernale si è estesa oltre i tradizionali confini dei Cai e dello scialpinismo tradizionale, la percentuale di chi lo legge si è drasticamente abbassata. Alzi la mano e scagli la prima palla di neve chi non annovera tra amici e conoscenti dei "neofiti" che del bollettino valanghe , emesso periodicamente per il Piemonte dall'Arpa, non conoscono l'esistenza né tantomeno la fondamentale utilità per evitare incidenti che possono essere anche molto gravi. Vi prometto che, data l'importanza dell'argomento, sul  bollettino valanghe e sulla sua corretta lettura ed interpretazione torneremo in un prossimo futuro con un post dedicato: per il momento mi limito ad invitare tutti coloro che leggono queste righe e frequentano la montagna invernale ma non il bollettino valanghe a farlo sempre prima di ogni escursione, sia essa con gli sci o con le ciaspole, poiché il rischio è identico.
Ma ora torniamo a noi: dopo aver consultato il bollettino valanghe ed aver verificato che il rischio per quanto riguarda la nostra zona è 3 per quanto riguarda il settore "Alpi Graie di Confine" e 2 per il settore "Alpi Graie" ( spero di avervi messo in testa un pò di curiosità), consultato il meteo e constatato che per l'indomani è previsto vento in quota , decidiamo che, vista anche la sicura presenza di neve fresca, non sarebbe male optare per una gita a bassa quota, in una zona un pò riparata.
Esclusa quindi la zona di Ceresole e rimandata ad un'altra volta la partecipazione al consueto pellegrinaggio del weekend a Punta Cia, ecco che immediatamente  mi viene l'idea: perché non andare a fare due passi nella Valfredda, magari fino all'alpe Ussel e poi si vedrà? E' bella in primavera, in estate, in autunno... ma anche d'inverno! Oltretutto poco più di un anno prima ci si era molto divertiti da quelle parti ! Francesco accetta immediatamente la proposta, essendo stato da poco al sentiero dei ponti romanici nella parte bassa del vallone ed essendosene invaghito, così io provo ad invitare l'esperto Franco: anche lui sarà dei nostri, proponendo immediatamente, da par suo, l'integrazione perfetta per l'itinerario da me abbozzato, e cioè di proseguire dall'alpe Ussel fino al Der del Munt e da qui scendere prima a Fassabella e quindi a Chironio per poi chiudere l'anello. Un giretto mica male!

PRIMA PARTE 

Il sabato mattina ci ritroviamo tutti e tre in piazza a Locana e saliamo sull'auto di Franco, con la quale raggiungiamo Balmella inferiore, 899 m.s.l.m. La quantità di neve presente al suolo è ancora poca, per cui decidiamo di calzare unicamente le ghette, lasciando per il momento le ciaspole appese allo zaino,  ed imbocchiamo l'imbiancato sentiero della Valfredda.
Franco si mette all'asciutto - Alpe Ussel
Attraversato il ponticello sul rio Leitosa si arriva, con un percorso quasi rettilineo e sempre in leggera salita, alle case di  Medan 1085 m; fino a questo punto il percorso è piuttosto evidente nonostante la copertura del manto nevoso, trattandosi di una mulattiera; di lì in poi , anche per via della rada segnaletica e della riduzione del percorso a sentiero, il bel tempo e la buona conoscenza del percorso risultano molto utili per raggiungere l'alpe Pian del Pari prima e l'alpe Casette poi. Avendo compiuto questa seconda parte dell'itinerario praticamente "a memoria" -  data la mia assidua frequentazione di questi luoghi - mi trovo paradossalmente in difficoltà a fornire delle indicazioni invernali utili, anche se , oltre a consigliarvi di seguire fedelmente per quanto possibile il percorso indicato sulla cartografia, un paio di "dritte" mi sento in grado di darvele:

  • arrivati al Medan il percorso attraversa dapprima il pianoro per poi alzarsi al limite del bosco una volta superate due baite non diroccate (ed ancora utilizzate durante la bella stagione) ;
  • poco prima di arrivare sul dosso erboso su cui è posto il Pian del Pari il sentiero svolta bruscamente  a destra ed in salita in corrispondenza di un piccolo impluvio posto immediatamente alla sinistra del suddetto alpeggio, per poi attraversarlo una volta giunti al livello delle baite;
  • dal Pian del Pari il sentiero prosegue a destra ed in salita senza raggiungere le baite e, dopo un breve tratto in leggera salita al limite del bosco, si porta  all'interno di un bel bosco di faggi dove prosegue, con pendenze leggermente accentuate,  fino alle Casette.
Dalle Casette il sentiero, tenendosi sempre in alto rispetto alle case, entra tosto in una zona di rododendri e radi larici, per poi scendere quasi subito ad attraversare il rio Vallungo in corrispondenza del sentiero per l'alpe Ussel , abbandonando la traccia che prosegue lungo l'asta valliva principale in direzione dell'alpe Muanda.
Dopo pochi metri di ripida salita si entra in  un bello ed ombroso ceduo invecchiato di faggio; arrivati a questo punto occorre trascurare la traccia che si dirige in piano verso sinistra, diretta ai ruderi dell'alpe Montà, e fare attenzione ai segni rossi sulle piante che, con  una brusca svolta in salita verso destra, ci portano sulla sommità della piccola dorsale boscosa che divide la conca dell'alpe Ussel dal vallone principale.
Ancora un'ultimo strappo sulla dorsale ed eccoci di fronte alla conca dell'alpe Ussel , le cui costruzioni si trovano al culmine della zona erbosa circostante; qui decidiamo di fare una pausa ristoratrice, durante la quale decidiamo che  è arrivato il momento di calzare le ciaspole, visti i centimetri di neve fresca presenti.
Laggiù l'alpe Ussel
Arrivati a questo punto  occorre specificare che, per quanto ci riguarda, il percorso con le ciaspole sin qui descritto ( cioè  fino all'alpe Ussel ) è tecnicamente abbastanza facile ed alla portata di tutti, facendo però molta attenzione al fatto che,  trattandosi di un itinerario poco o per nulla frequentato (e di conseguenza non battuto e poco  segnalato), è molto facile smarrire il giusto percorso se non si conosce bene la zona od in condizioni di scarsa visibilità.
Il percorso descritto nella seconda parte presenta invece difficoltà tecniche a tratti anche notevoli, ragion per cui ciascun escursionista dovrà fare le proprie valutazioni.

SECONDA PARTE


Dopo aver dato un ultimo sguardo alle belle ( ed ancora in discrete condizioni ) costruzioni dell'alpeggio, ci dirigiamo verso l'alpe Tola,  posta immediatamente a monte ed a sinistra dell'Ussel , su una panoramica spalletta  che raggiungiamo non senza qualche difficoltà nell'interpretazione del percorso, tant'è che dopo aver smarrito in mezzo alla boscaglia la traccia di sentiero, la raggiungiamo percorrendo i resti di una roggia posta immediatamente a monte della traccia. Caratteristica di questo alpeggio è  la presenza di un grande faggio bitorzoluto, forse lasciato lì per fare ombra, foglia o per motivi estetici ( difficile stabilirlo ). Piccola nota personale: la facciata dell'Alpe Tola è rivolta proprio in direzione della... facciata della mia casa in frazione Casetti, dalla quale posso distinguere bene ad occhio nudo sia la baita che il grande faggio.
Abbraccio prospettico per Franco e Francesco all'Alpe Tola
Appena al di sotto della baita una labile traccia di sentiero prosegue in direzione Sparone , diretta ad una piccola ma evidente insellatura, localmente chiamata Bocchetta del Fo , sita lungo uno dei contrafforti discendenti dal monte Cimeron. La suddetta traccia, già scarsamente visibile durante la bella stagione, è resa ancora più incerta dalla presenza del manto nevoso: a fare da segnavia in queste condizioni contribuiscono i rigogliosi arbusteti di sorbo degli uccellatori in mezzo ai quali essa è ricavata.
Questa parte del percorso è parecchio ostica: si tratta di un traverso lungo ripidi pendii, durante il quale è necessario anche attraversare un canalino in parte roccioso ( occorre fare molta attenzione all'eventuale presenza di ghiaccio) e molto disturbato dagli arbusti, tanto che in molti punti non si riesce letteralmente a tenere una ciaspola vicino all'altra.
Una volta attraversato il canalino, con un'ultima salita si arriva alla bocchetta del Fo; da qui la traccia continua verso un'evidente spalla boscosa, posta lungo il contrafforte che dal Cimeron prosegue con il Der del Munt a separare la Valfredda dal vallone inciso dal rio Fassabella, spalla boscosa che si raggiunge senza troppe difficoltà, almeno dopo aver superato il tratto precedente.
Laggiù la Bocchetta dla Crava
Ed  è proprio quando pensi che il peggio sia alle spalle che viene il bello, la parte più "divertente" del percorso: sia sul versante Fassabella che in direzione dell'ormai vicino Der del Munt l'ambiente si mostra parecchio ripido e dirupato. E noi dalla spalla appena raggiunta dobbiamo scendere per raggiungere quella che localmente viene chiamata Bocchetta dla Crava ( ed ad osservarla da qui non stentiamo a capire la logica che sta dietro all'etimologia del nome) : senza la neve non sarebbe un problema, ma con la neve e con le ciaspole si.
Mentre ragioniamo sul da farsi ( io ad esempio propongo di scendere in mezzo ai sorbi sul versante Fassabella per poi risalire appena possibile alla bocchetta dla Crava) , ecco che Franco nota un inequivocabile segno rosso sul tronco di una betulla posta lungo la cresta al limite inferiore della spalla: il "sentiero" ( parola enorme in questo caso) scende ripidissimo lungo la cresta, sembra quasi verticale.
Francesco a fine discesone
Valutata la situazione, decidiamo che il discesone è superabile grazie alla presenza di numerosi alberi ed arbusti a cui appigliarsi, a patto di togliere momentaneamente le ciaspole, tant'è che l'esperto Franco sentenzia: "se non ci fossero le piante, con la neve non sarei mai sceso".  Una sentenza quantomai giusta, sia secondo me che secondo Francesco, che nonostante la numerosa ed ingombrante attrezzatura è arrivato sin qui senza fare una piega e senza dubitare della salute mentale mia e\o di quella di Franco ( ma più avanti ci stupirà ancora).
Quindi togliamo le ciaspole, ed aggrappandoci ad alberi ed arbusti scendiamo incolumi fino all'agognata bocchetta, dalla quale in breve raggiungiamo il Der del Munt, cima Coppi di giornata.
Dopo una breve pausa ed un'occhiata al panorama, pensiamo che sia meglio scendere fino alle alpi di Fassabella prima di fare la pausa pranzo.  Comincia così la terza parte del percorso, la cui difficoltà è intermedia rispetto a quella delle prime due parti ( ma più vicina alla prima che alla seconda).


TERZA PARTE


Sotto la sicura guida di Franco cominciamo dunque a scendere lungo la dorsale boscosa, nel bel bosco misto di larici ed abeti, in direzione delle alpi Fassabella di sopra , che tuttavia non raggiungiamo lasciandole alla nostra destra, giungendo invece presso un altro gruppo di rustici, che offre alla nostra vista uno spettacolo meraviglioso, assolutamente da immortalare in una fotografia fatta come si deve, cioè fatta da Francesco.
Panorama dalle alpi Fassabella
Da questo gruppo di baite giungiamo alle alpi Fassabella, dove effettuiamo la preventivata pausa pranzo. Scartata l'idea di scendere direttamente a Balmella per via del percorso non così evidente, decidiamo di prendere la mulattiera che scende a Chironio, passando per la borgata Picca, attraverso magnifici boschi di faggio e di castagno.
Al termine della discesa attraversiamo il rio Vallungo sul bellissimo ponte romanico e raggiungiamo le case di Chironio; da Chironio proseguiamo lungo un sentiero nel bosco di castagni fino a raggiungere l'auto a Balmella inferiore.
Ed ecco che una volta giunti alla meta, Francesco decide di stupirci, chiedendoci di provare a dare un peso al suo zaino ed all'attrezzatura a tracolla: secondo me saranno di sicuro più di 15 kg, ragion per cui non possiamo che fargli i complimenti per l'allenamento e la resistenza degni della sua arte fotografica. Come sempre l'ambiente invernale e la neve fresca ci hanno dato grandi soddisfazioni ed abbiamo avuto fortuna nel trovare un itinerario di questo tipo in condizioni ideali.


CONCLUSIONE


Ci consigli di fare questa escursione? Ni. La prima parte e la terza parte possono essere percorse abbastanza agevolmente ( salendo rispettivamente da Balmella all'alpe Ussel e da Chironio al Der del Munt), ragion per cui mi sento assolutamente di consigliarle come gite indipendenti; l'aggiunta della seconda parte (  per realizzare l'anello o per raggiungere il Der del Munt da Balmella inferiore), come ho già scritto sopra, va subordinata ad un'adeguata   autovalutazione delle proprie capacità tecniche ed ad un discreto allenamento. Penso di avervi detto proprio tutto: a presto con le Storie!







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